Archive for Maggio, 2021

Camioniste alla radio!

Su Isoradio c’è un bel programma dedicato ai camionisti, condotto da  Paolo Barilari, che di volta in volta intervista colleghi e colleghe.

Questa puntata del 26 maggio 2021,  è interamente dedicata alle donne camioniste, in ordine sono Barbara, Angela, Francesca e Laura.

Buon ascolto!

https://www.raiplayradio.it/programmi/camionisti/

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Tinka – Geil (Official Music Video)

 

Una nuova canzone interpretata da Tinka, un pò di allegria on the road!

 

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“Un camion dans la tete”, un libro di Carole Pither

 

Il libro di cui vi parlo oggi non è recente, anzi, risale al 2003. Ma poiché ho appena finito di leggerlo non potevo scriverne prima. Mi è stato regalato, con mia grande gioia da uno dei miei fratelli. Si intitola “Un camion dans la tete”, scritto da Carole Pither. E’ la storia di una passione. La passione che lega i camionisti francesi, anzi tutti i camionisti nel mondo, ai loro camion, al loro mestiere. Da allora probabilmente molte cose sono cambiate sulle strade d’Europa e non solo, ma la passione credo faccia ancora parte della vita di tanti routiers,

L’autrice del libro è una giornalista che ha passato un paio d’anni in viaggio con vari camionisti condividendo con loro la cabina, i problemi, le strade, le gioie e i dolori della vita on the road. E si è appassionata cosi tanto da voler prendere la patente per i mezzi pesanti per poter comprendere meglio cosa unisce questi uomini e queste donne (poche, ma ci sono anche loro nel libro) al loro camion, al loro stile di vita. Per poter provare la sensazione di essere alla guida di un camion. Per capire questo “mondo a parte” dal di dentro e non da semplice spettatrice. Naturalmente è scritto in francese e purtroppo non c’è la versione italiana. Per leggerlo ogni tanto ho avuto bisogno del vocabolario, ogni tanto ho intuito il senso delle frasi, di sicuro ringrazio la mia prof di francese per i suoi insegnamenti ai tempi della scuola!

Il primo viaggio Carole lo fa in compagnia di Didier, a bordo di una bisarca diretta in Ucraina. Estenuanti attese alle dogane, in colonna per ore e ore e senza nessun servizio igienico a disposizione… e povertà ovunque intorno a loro. Poi viaggia su un camion frigo decorato, guidato da “Cherokee” l’indiano, molto conosciuto nel mondo dei raduni, dove va a incontrarlo per la prima volta. Poi è la volta di Annie, con lei va dalla Francia all’Inghilterra e ritorno. Annie è la presidentessa del gruppo “La route au feminin” che riunisce le camioniste francesi. Doveva fare un altro viaggio in compagnia di una donna, Monique, sulla rotta per la Spagna, ma un drammatico incidente in cui la routiere resta vittima finendo in ospedale (un’automobilista si addormenta al volante, fa un salto di corsia e vola contro la cabina del suo camion) glielo impedisce. Va comunque a incontrarla e le confida il suo sogno di voler fare la patente, non per diventare camionista a sua volta, ma per capire meglio il mondo dei camionisti da cui è sempre più affascinata. E naturalmente porta a termine il suo progetto.

Altri viaggi li fa in giro per il mondo: in Canada a bordo di un magnifico Peterbilt California 379, e in India a bordo di un Tata che trasporta tè a Calcutta, un mondo completamente diverso. Tornata in Europa viaggia su un camion che trasporta bestiame dagli allevamenti ai macelli.

E mentre viaggia prende appunti, cerca di capire, si pone domande, si rende conto di aver imparato molto sul mondo dell’autotrasporto, sulle varie tipologie di mezzi, ecc, ma una giornalista senza anima non ha più valore di una comune macchina da scrivere. Quello che conta è l’aspetto umano, arrivare a capire, cercare di scoprire qual è la fonte dell’ossessione per la strada che unisce  i camionisti di tutto il mondo. E perché ai camionisti non importa accogliere gli estranei nel loro mondo a parte.

I viaggi continuano e cosi si ritrova a percorrere le rotte del Medio oriente con i pochi camionisti europei che ancora vi si avventurano, uomini duri e solitari. Poi una brutta disavventura sembra infrangere il suo ideale: forse i camionisti non sono tutti brava gente. Ma nell’ultimo viaggio, quello con Pete, si ricrederà…

Ci ho messo tanti anni per avere l’opportunità di leggerlo, ma devo dire che ne è valsa la pena, se masticate il francese io ve lo consiglio, chi è camionista si riconoscerà in molte situazioni narrate nel libro, chi non lo è forse capirà qualcosa di più di un mondo che è intorno a tutti noi ma per molti versi sconosciuto.

Buona lettura e buona strada sempre!

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La storia di Sara e di Sara!

 

Due belle storie di due colleghe che hanno in comune il nome, Sara, la passione per i mezzi pesanti e anche la marca del camion: Volvo!

Gli articoli li ho trovati appunto nel sito di Volvo Truck Italia, ecco i link:

https://www.volvotrucks.it/it-it/news/magazine-online/2021/May/Mamma_camionista_volvo_ambassador_l_avventura_di_Sara_Marino.html

Mamma, Camionista, Volvo Ambassador: l’avventura di Sara Marino

| 3 Minuti
Sara lavora nell’azienda Vittoria Group S.r.l. che ha fondato da giovanissima insieme al marito. Venti austisti da gestire ogni giorno e la voglia di salire su un camion che non si esaurisce mai. Alla guida di un Volvo, naturalmente.

Cosa volevi fare “da grande”?

La hostess sugli aerei. Sono cresciuta in Germania, sono madrelingua tedesca e parlo molto bene l’inglese. In Germania avevo iniziato a studiare per realizzare il mio sogno, poi mi sono traferita con la mia famiglia in Italia e il sogno ha preso una piega inaspettata.

Quando hai capito di voler diventare camionista?

È una passione che avevo fin da piccola, adoravo quando mio padre mi portava con sé. A 18 anni ho conosciuto mio marito, era già camionista e ho iniziato ad accompagnarlo in tanti viaggi. Quando abbiamo deciso di aprire la nostra azienda avevamo pochi mezzi ma già il problema di sostituire gli autisti malati. Prendere la patente è stata una scelta dettata quindi dalla situazione, ma ho capito da subito che si trattava della mia strada: non scenderei mai da un camion!

Che cosa ti piace di più e che cosa di meno del tuo lavoro?

Sul camion mi sento al 100% me stessa, protetta e libera. Alla guida di un camion, ogni giorno è un’avventura: non conta quanti chilometri devo percorrere, anche su una tratta breve ho l’opportunità di vedere e conoscere nuove persone e nuovi luoghi.

La cosa che mi piace di mento è legata all’essere una donna: spesso le persone mi sottovalutano, vogliono aiutarmi a scaricare anche se non ne ho bisogno. Non si tratta di galanteria, ma di mancanza di fiducia.

(…) continua nel sito Volvo

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https://www.volvotrucks.it/it-it/news/magazine-online/2021/May/Sara_Libbinori_Volvo_Ambassador.html

Sara Libbinori, Volvo Ambassador, è un prezioso jolly con la passione per la guida

| 3 minuti
Sara Libbinori ha 29 anni e lavora per la Ceroni S.r.l. di Montefiore dell’Aso (AP). Si occupa di tante cose, dalla logistica all’amministrazione. Ama tutto del suo lavoro, ma la cosa che in assoluto le piace di più è guidare un camion. Un Volvo, naturalmente.

Quando hai capito di voler diventare camionista?

Avevo 22 anni e lavoravo per un’azienda di scarpe di proprietà della moglie del mio attuale titolare. Ogni volta che vedevo rientrare un camion mi si accendeva una luce dentro. Così alla fine mi sono buttata: ho preso le patenti ed è iniziata questa avventura.

Abbiamo 10 mezzi, tutti Volvo FH: non guido tutti i giorni, ma quando lo faccio non vorrei mai smettere.

Che cosa ti piace di più e che cosa di meno del tuo lavoro?

Quando sali su un camion vedi il mondo letteralmente da una prospettiva diversa. Noi facciamo lungo raggio, capita di stare fuori anche di notte, ma guidare è la cosa che in assoluto mi piace di più, non mi pesa mai.

La cosa che mi piace di meno è il ritorno a casa, quando scendo dal camion!

In quale aspetto del tuo lavoro essere una donna ti aiuta e in quale ti limita?

Quando arrivo a destinazione e devo scaricare il camion, in genere le persone sono più gentili e si offrono di aiutarmi: una “cavalleria” positiva che mi fa piacere ricevere. In genere verso i colleghi uomini non dimostrano la stessa disponibilità e attenzione.

Ma ci sono purtroppo anche dei limiti: è una questione di sicurezza, soprattutto. Se devo fare un viaggio lungo, che prevede la sosta di notte in un’area di servizio, non viaggio mai da sola. Come donna corro maggiori rischi: è un limite che non dipende da noi donne, ma dal contesto.

Se fai il giornaliero, parti al mattino e rientri a casa in serata, non c’è differenza tra uomo e donna. Se fai il lungo raggio purtroppo i limiti ci sono, anche se non si tratta di difficoltà oggettive.

(…) continua nel sito Volvo

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Buona strada a Sara & Sara!

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Buon compleanno “Thelma & Louise”

“Thelma & Louise”. Ho scoperto che proprio oggi questo film compie 30 anni tondi tondi…

In realtà è un pò di giorni che le notizie su questo compleanno e sul significato di questo film si susseguono sui vari siti di film e giornalistici… basta girare nel web e si trovano articoli su articoli.

Cosi ho pensato di scriverne anche qui, perchè questo film l’ho visto e rivisto… e mi è sempre piaciuto tantissimo, ma… il finale, no. Non ho mai sopportato l’idea che due donne stupende come le protagoniste del film, per poter essere finalmente libere dovessero morire. In un mondo ancora troppo maschilista la libertà femminile non era una cosa normale.

Ma la vita è un prezzo troppo alto da pagare… ieri come oggi.

Sono passati trentanni, sembra ieri, cosa è cambiato veramente nella società? Nella mentalità delle persone?

Le donne sono più libere di essere se stesse o è tutta un’illusione?

Per chi non l’avesse mai visto, glielo consiglio perchè merita, per chi come me l’ha visto e rivisto è l’occasione buona per guardarlo un’altra volta….

Buona strada “Thelma & Louise”!

P.S. : non è una storia di camioniste, è una storia di DONNE!

 

In questo video c’è il finale:

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Una minoranza troppo visibile

 

Torno sull’argomento della  “minoranza che attira l’attenzione”.

Il problema di essere “troppo visibili” non è solo nostro, ricordo di aver letto un post di una collega canadese, Sandra Doyon, che faceva viaggi negli Stati Uniti, che diceva appunto che doveva rendersi “invisibile” come donna. Abbigliamento aziendale (lavorava per una grande Compagnia) che camuffava le forme, atteggiamento professionale, doveva cercare di essere vista come autista e non come donna. Non c’era spazio per espressioni di femminilità, per  il maquillage, per qualche frivolezza. Anche semplicemente rispondere a un sorriso veniva visto come un via libera a successive avances. Addirittura non guardava mai gli autisti di altri camion che la sorpassavano proprio per non creare malintesi. E soprattutto quando li sentiva parlare al CB di altre donne, il suo unico desiderio era di non essere notata.

La parte più divertente del racconto era quando parlava dei Truck Stop americani dove una donna camionista veniva vista come una preda dagli altri camionisti, e chi riusciva ad attaccare bottone con la collega si sentiva vincitore… e soprattutto dover attraversare un piazzale e sentirsi addosso gli sguardi di tutti i camionisti parcheggiati non era per niente divertente.

Diceva anche che quando si è donne, il Quebec è il miglior posto al mondo dove vivere e sentirsi uguali agli uomini, grazie all’impegno di tante femministe che avevano permesso alle donne di ottenere la giusta libertà.

Naturalmente non tutti i camionisti erano cosi, ce n’erano anche di molto gentili, persone con le quali si poteva essere se stesse e non bisognava camuffarsi  per non apparire come una preda da conquistare. Sarà migliorata la situazione col passare degli anni?

E da noi? Parlando con alcune colleghe sembra che le cose non siano poi tanto differenti, quel pizzico di stupore quando le vedono per la prima volta su un camion c’è ancora, come in alcuni casi, purtroppo, c’è anche chi cerca di ostacolarle nel lavoro con stupidi dispetti. Competitività maschile forse? Cosi  come ancora c’è chi si sente rivolgere le solite battute trite e ritrite.

Ovviamente e per fortuna, anche da noi ci sono tanti colleghi corretti con cui condividere la nostra passione per questo mestiere come è giusto che sia.

E voi cosa ne pensate? Vi è capitato di trovarvi in situazioni simili?

Ciao a tutte e Buona strada sempre!

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Un incontro inaspettato…

 

Spesso al venerdi mi mandano in Veneto. Anche ieri mi aggiravo in quelle zone quando è arrivato il momento di fare la pausa. Avevo appena ripreso la Transpolesana, avevo già quattro ore di guida, mi sono fermata alla prima area di servizio. Entrando ho visto un bilico che mi sembrava di conoscere… non perchè l’avessi già visto prima, ma perchè me ne aveva parlato lei, la Rò! E difatti era lei, ho fatto il giro del piazzale e mi sono fermata di fianco. Siccome non la vedevo in cabina le ho telefonato, ed eccola comparire da dietro le tende! Cosi abbiamo passato i 45 minuti di pausa chiacchierando, un pò da cabina a cabina, un pò al bar dove abbiamo bevuto il caffè e un pò davanti ai camion dove ci siamo fatte un pò di foto ricordo.

Ma quanto è bello incontrarsi per strada quando meno te lo aspetti e passare un pò di tempo in tranquillità a chiacchierare di tutto e di pù? Ciao Rò, è stato un piacere, speriamo di ritrovarci presto, buona strada sempre!

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Stranezze….

 

Sulla pagina “Lasapeviquestanotizia?” ho trovato questo articolo:

https://lasapeviquestanotizia.altervista.org/fermata-anziana-alla-guida-di-un-camion-ecco-cose-successo/

Fermata anziana alla guida di un camion: ecco cos’è successo

All’età di 79 anni era alla guida di un camion. La particolarità sta però nel fatto che l’arzilla anziana lo faceva con la patente sbagliata.

Stando a quanto si apprende, la donna è stata fermata su una statale del vicentino, ad Arzignano, da una pattuglia della polizia stradale…….

(continua sul sito)

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La storia di Sakura

 

Ecco un’altra bella storia di una collega appassionata del suo lavoro, lei si chiama Saura, “Sakura” per gli amici, l’articolo è su Camion e furgoni mag“, firmato da Gabriele Bolognini.

Questo è il link dell’articolo:

http://www.camionefurgonimag.com/saura-sacchetti-sakura/

E questo è l’inizio della sua storia:

 

Saura Sacchetti (Sakura)

Saura, Sakura per gli amici, è una ciociara DOC. Camionista nel DNA ha ereditato geni e passione dal papà Giuseppe

Nata 44 anni fa a Frosinone, Saura oggi vive a Vallecorsa, un paesino del Frusinate di 2500 anime ai piedi di Monte Calvilli. Saura ama la sua terra ricca di storia e verde come le centinaia di ulivi piantati su terrazzamenti secolari trattenuti dai muri a secco, testimonianza della grande operosità che contraddistingue la gente del luogo. I momenti di tempo libero Saura se li divide tra le campagne intorno a casa ed i suoi due cavalli che tiene in un maneggio vicino Fondi (LT): “Mi piace stare a contatto con la natura e passeggiare a cavallo è una cosa che amo profondamente e mi rilassa!”

Il camion nel DNA

“La passione per il camion l’ho ereditata da mio padre – racconta Saura – Lui ha una ditta di autotrasporto ed ha fatto sempre il camionista in vita sua. Io sin da bambina sono stata ammaliata dai camion. Li vedevo così grandi e potenti. Papà qualche volta mi portava in giro con lui e poi a 17 anni me lo fece provare, un’emozione incredibile. Finite le scuole presi subito tutte le patenti e mi misi a lavorare con lui. Poi, dopo una decina d’anni, decisi di sganciarmi per diventare un’autista dipendente. Volevo viaggiare senza i pensieri e le preoccupazioni della vita da imprenditrice. E poi volevo rendermi indipendente economicamente dalla famiglia. Ancora oggi mi va bene così anche se continuo a vivere con i miei genitori.”

Dal centinato al frigo

“Con mio padre facevamo trasporto centinato, ma non mi piaceva molto. Fino a che non ho deciso di staccarmi dall’azienda di famigli per andare a lavorare presso un’azienda che faceva trasporto frigo. Da allora sono rimasta sempre su questo settore. Il lavoro non è molto diverso dal centinato, ma è molto più pulito, anche se ha i suoi contro: si viaggia giorno e notte, sia di domenica che nei giorni festivi. Tuttavia lo preferisco, e, soprattutto, lo faccio con passione. Aggiungo anche che non è un lavoro per tutti, devi amarlo.”

Trasporti nazionali ed esteri

“Fino a poco tempo fa lavoravo per un’azienda che faceva estero. Mi piaceva molto anche se mi teneva molto lontano da casa e dalla mia famiglia. Una volta mi capitò di andare in Inghilterra, a Liverpool. E’ stata un’esperienza bellissima – racconta entusiasta Saura – Ero già stata in Inghilterra, ma come turista. Andarci con il camion però è stata un’esperienza magnifica. La cosa incredibile è che mi sono trovata bene anche con il diverso senso di marcia. Stavo attaccata al bordo della strada, potendolo controllare bene senza dare fastidio a nessuno. Non ho mai avuto problemi. Solo nelle rotonde mi sono trovata un po’ in difficoltà inizialmente ma poi ci ho preso la mano. Poi mi sono voluta avvicinare a casa e per qualche tempo ho fatto solo viaggi nazionali. Oggi lavoro nuovamente per una ditta che fa estero. Mi piace troppo viaggiare e merita sicuramente qualche sacrificio.”

Il Grifone nel cuore

“I camion li ho provati quasi tutti ma la mia passione è lo Scania. Ho avuto modo di lavorare per qualche tempo con un 500 S  di ultima generazione. Una macchina stupenda con la quale si è creato subito un feeling. Poi cambiando ditta mi è capitato di guidare un nuovissimo IVECO S-Way. Non male come macchina anche se il mio cuore appartiene solo al Grifone svedese da sempre. Chiaro che col nostro lavoro alla fine ti abitui a qualsiasi veicolo, l’importante è che non dia noie. Anni fa ero alla guida di un vecchio Mercedes che, purtroppo, mi giocò un brutto scherzo: rimasi senza freni! Ad un certo punto andai a frenare prima di una rotonda e scoppiò un tubo dell’impianto idraulico. Scalai e feci di tutto per rallentarlo. Bene o male riuscii a fare la rotonda e, per fortuna, subito dopo iniziava una salita. Così rallentai al massimo e riuscii a riportarlo in magazzino con i nervi a fior di pelle. Non si può assegnare un veicolo ad un autista in quelle condizioni. I mezzi vanno sempre controllati e la manutenzione deve essere eseguita regolarmente se non si vogliono sorprese. Con il lavoro attuale guido un Volvo FH500. Atra macchina di gran pregio anche se la tenuta di strada dello Scania mi da più sicurezza. So che la ditta ne ha ordinati di nuovi, 500 S come quello che guidavo prima, spero proprio me ne assegnino uno!”

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Storie di vita

 

In questo video la storia di vita di una collega, Franca, che da tanti anni viaggia sulle strade d’Europa a bordo del suo “Bisonte” affrontando i pregiudizi e lo scetticismo che da sempre accompagnano questa scelta di vita.

Buona strada sempre, Franca!

 

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