Archive for Dicembre 6th, 2021

Una collega olandese

 

Direttamente dal sito della DAF, la storia di Bianca, una collega olandese al volante di un EcoCombi da 25,25 metri!

Questo è il link dell’articolo

https://www.daftrucks.it/it-IT/Cosa-dicono-di-DAF/Drivers/Bianca-Weijers-Tuss

E questo il testo:

Bianca Weijers Tüss

“Cosa vuol dire ‘lavoro da uomo’? Sono costantemente circondata da donne”

Testo: Bert Roozendaal

Fotografia: Roozworks e Mitch Weijers

EcoCombi da 25,25 metri con una donna al volante: una vista abbastanza comune in Scandinavia. Ora ce n’è almeno una anche nei Paesi Bassi, che non accetta l’etichetta di “insolita” applicata alle donne conducenti. “Cosa vuol dire ‘lavoro da uomo’? Sono costantemente circondata da donne.” In parte, ciò si deve al fatto che Bianca Weijers guida un veicolo per la catena di negozi generici Kruidvat per conto del suo datore di lavoro, Cornelissen.

“Dicono che una conducente donna venga sempre servita per prima. Ma il rossetto e i ricci biondi non mi servono a molto quando arrivo con il mio transpallet”, ride. “Alla fine, anche la direttrice del negozio che firma le mie distinte ha ricci e rossetto!”

Bianca Weijers Tüss (34) è sposata con Paul, anch’egli camionista. La coppia ha due figli. “Una famiglia con due conducenti può essere piuttosto stressante”, afferma Bianca. “Ma sono appassionata di autovetture e della scena automobilistica da quando ero giovane. Volevo vivere nel mondo di ‘Fast and Furious’. Avevo una Honda CRX, che mi era costata una fortuna all’epoca. Ma è grazie a quell’auto che ho incontrato Paul.”

Anche se suo padre era conducente di veicoli industriali, sulle prime Banca non aveva intenzione di seguire le sue orme. “Ho iniziato con un furgone per le consegne e poi ho pensato di diventare corriere. Ma non c’erano molte opportunità nel settore, in quel momento era come se tutti avessero deciso di diventare corrieri. A quel punto ho fatto l’esame per la patente di guida per autoveicoli pesanti e ho iniziato a lavorare per l’industria edile e quella adibita al trasporto merci. Sono entrata a far parte di Cornelissen otto anni fa e da allora ho lavorato sempre per loro.”

“Una partenza alle 5:30 è un inizio rilassante per me”

Oggi, Mitch (6 anni), il figlio di Bianca, l’accompagna nel viaggio seduto sul suo seggiolino per bambini nel grande DAF, che traina due rimorchi urbani B-Double. “La pedana posteriore si è bloccata e ho dovuto premere un pulsante in modo che la mamma potesse tornare a usarla”, afferma con orgoglio. “Mitch ama venire con me nei miei giri. Mia figlia Sterre è ancora troppo piccola”, spiega Bianca. “Io lavoro tre giorni a settimana, e Paul cinque. Lavoriamo entrambi per la stessa azienda. Paul è libero il lunedì, quindi posso guidare il suo veicolo. Ma siamo tutti e due occupati il venerdì e il sabato, perciò lasciamo i bambini a mia madre. Non siamo esattamente come la famiglia media. Spesso devo alzarmi alle 2:30 del mattino perché il mio turno di solito inizia alle 3:30. Ma a volte inizio alle 5:30 ed è un inizio rilassante per me.”

Il lavoro non è mai troppo impegnativo per Bianca. “Una donna può fare questo lavoro senza problemi. Prendiamo ad esempio questo DAF: non ha il cambio marcia manuale, sterza facilmente e il sedile è perfetto anche per chi non è molto grande. Ci si abitua rapidamente a guidare un EcoCombi. Naturalmente, raggiungere l’indirizzo di consegna in città può essere una vera sfida. E a volte devo scaricare le merci su strada. Se c’è un’auto parcheggiata nell’area di carico, scatto sempre una foto, nel caso in cui sia sparita quando arriva l’ausiliario del traffico. E la prudenza non è mai troppa con i ciclisti. Alcuni fanno manovre intorno al veicolo che fanno venire il cuore in bocca.”

“Se pensi di sapere tutto, perché non lo fai tu?”

Bianca si diverte tantissimo a guidare l’EcoCombi. “È una sensazione straordinaria avere il controllo completo di un veicolo così gigantesco. Sicuramente bisogna prestare attenzione quando si percorre una rotatoria o si svolta un angolo a causa dei quattro diversi punti di articolazione. E all’inizio facevo fatica a eseguire l’inversione verso la banchina di carico. Ho guidato un cassonato con un rimorchio quando seguivo le lezioni per l’EcoCombi. È molto più facile rispetto alla guida con due rimorchi urbani. La prima settimana, quindi, è stata davvero difficile. Ho persino preso seriamente in considerazione di lasciar perdere. ‘Non riuscirò mai a farcela’, pensavo. Soprattutto perché un veicolo così grande causa sempre ingorghi seri e non mancano mai le persone che cercano di spiegarti come guidarlo. E non parliamo degli sguardi dei colleghi. In questo, essere una donna non aiuta affatto. Ma dico sempre: ‘Se pensi di sapere tutto, perché non lo fai tu?’. Dopo una settimana ho iniziato a capire meglio. Ora so come procedere, e loro no.

E per quanto riguarda carico e scarico? “A Kruidvat si utilizzano i pallet anziché i roll container, quindi è molto più facile perché ho un transpallet elettrico. Così non ci si logora. Lo consiglierei come carriera a qualsiasi donna. Chi cerca un lavoro fantastico in cui distinguersi deve prendere in considerazione quello di conducente di veicoli industriali. Mi dispiace solo che non posso davvero distinguermi perché a Kruidvat ci sono così pochi uomini!”

 

(…) il testo con le foto lo trovate sul sito ufficiale

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La storia di Mara, un altro vecchio articolo…

 

Questo articolo de “Il Tirreno” è del 2012 e racconta la storia della collega Mara di Prato.

Questo è il link:

https://iltirreno.gelocal.it/prato/cronaca/2012/03/07/news/al-volante-di-un-camion-da-tredici-anni-1.3264204

Questo è il testo:

Al volante di un camion da tredici anni

Mara Ciasullo è capace di sopportare fatiche da uomo: viaggia per giorni e scarica pancali

PRATO. Prima regola: non ditele mai che le donne al volante sono un pericolo costante, perché potrebbe prenderla male. Lei, al volante, c’è tutti i giorni e per lavoro. Fregandosene di stereotipi e pregiudizi. E dell’immaginario comune che vuole come certi mestieri si possano declinare solo al maschile. Quando è alba, Mara Ciasullo sale sul suo autocarro da 35 quintali con cassone, mette in moto e saluta Prato. Marito e figli li rivede, se tutto va bene, per l’ora di cena. «Perché in questo lavoro sai a che ora inizi ma non sai a che ora finisci», ammette. Destinazione tutte le località del Nord Italia.

Ben si capisce come l’8 marzo non faccia né caldo né freddo a Mara, 46 anni e con la voglia di scoprire altre città che 13 anni fa le ha fatto venire il desiderio di salire su un camion. Fisico minuto, capace di sopportare fatiche da maschio. Come quando c’è da scaricare pancali e pancali di merce. Quella di Mara non è una storia qualunque, una di quelle che danno una nota di colore al dibattito sulla questione “femminile” che ogni anno si ripropone con l’8 marzo. Mara è una voce in difesa del mondo degli autotrasportatori, facendo parte del consiglio di categoria di Confartigianato Prato.

«Subiamo molto la crisi: ultimamente si deve lavorare tanto giusto per vivere». Mara è una “padroncina”, ovvero titolare di un’impresa individuale (la Gvm Autotrasporti di Casale) in espansione: «Sto mettendo in piedi una società insieme al marito. Ho aumentato il parco mezzi e adesso ho nove camion». A proposito di uomini: una volta camion e gentil sesso erano due pianeti lontani. «Ho iniziato a 33 anni. Dopo la licenza media mi sono subito messa a lavorare: le prime esperienze sono state nel tessile. Capii dopo un po’ che quello non era il mestiere adatto a me. Volevo vedere posti nuovi, conoscere persone. Il lavoro in viaggio mi affascinava. E così decisi di aprire un’attività di autotrasporti, dopo aver preso patente e licenza».

Certo, all’inizio non sono state rose e fiori. Il muro dei pregiudizi maschili non si infrange dall’oggi al domani. «C’è voluto un po’ di tempo per guadagnarsi la fiducia e il rispetto dei colleghi uomini. Non mi agevolava il fisico minuto. Ai miei committenti dicevo: “Mettevi alla prova e poi giudicate”». (m.l.)

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La storia di Franca

 

In questo  articolo de “Il gazzettino” di Padova del 2018, la storia di Franca che qualche anno fa ha deciso di cambiare vita e salire sul camion!

Questo è il link:

https://www.ilgazzettino.it/pay/padova_pay/franca_dai_piatti_al_volante_vi_spiego_una_scelta_di_vita-3628105.html

E questo è l’inizio dell’articolo:

 

Franca, dai piatti al volante: «Vi spiego una scelta di vita»

Domenica 25 Marzo 2018

Franca, dai piatti al volante: «Vi spiego una scelta di vita»

 

L’INTERVISTA / 1
ARZERGRANDE Serviva raffinati piatti in tavola lavorando in alcuni eleganti ristoranti del Padovano e del Veneziano, ora guida un bestione pesante 180 quintali quando è a carico pieno. «Non chiamatemi camionista. Mi piace la definizione di autotrasportatrice» mette subito le mani avanti Franca Perosa, 44enne chioggiotta che vive ad Arzergrande. Da questo piccolo comune padovano fa base per poi viaggiare in tutto il nord Italia, lavorando in un settore composto quasi esclusivamente da colleghi uomini. Franca Perosa è infatti la titolare dell’azienda di autostraporti che porta il suo nome. La sede legale è ad Arzegrande, quella commerciale a Padova. L’inizio dell’avventura è stato frutto di una scelta di vita ben precisa.
Franca, come ha iniziato?
«Ho lavorato per anni nel settore della ristorazione, nell’area della Saccisica e non solo. Facevo la responsabile di sala, ho svolto pure il corso da sommelier e quello per la degustazione di formaggi. Mio marito faceva già il camionista, ma non riuscivamo mai a incrociarci con gli orari. Quando lui era a casa io lavoravo, e viceversa. È a quel punto che ho deciso di farla finita con la ristorazione.
Dalla cucina al volante?
«Esattamente. Prima sono salita in camion con mio marito, giusto per farli compagnia, poi ho deciso di cimentarmi anche io alla guida. Sono partita con un furgone, lavorando per una cooperativa, ma è durato poco. Ero giovane, avevo voglia di crescere. Per questo mi sono formata, ho preso la licenza di autotrasportatrice e ho iniziato a lavorare in proprio. A luglio 2007 ho aperto un’azienda assieme al mio marito».

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(…) continua sul sito del Gazzettino.

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