Camioniste dal mondo

 

Oggi vi presento il canale You Tube di una ragazza indiana, Fouzia,  che fa la camionista in Dubai!

Naturalmente non capisco una parola quando parla, tranne quando dice qualche parola in inglese, come nella descrizione del suo canale.

Questo è il link:

https://www.youtube.com/@FZ_vlogger/about

 

E un paio di video di lei alla guida:

 

 

 

Buona strada sempre!

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Grazie perchè…

 

Un nuovo video di Laura Broglio, dal canale You Tube di “Uomini e trasporti”

La presentazione del video da YT:

Oggi, insieme a Laura Broglio, cominciamo un nuovo viaggio alla scoperta delle esperienze per cui essere grati all’autotrasporto. Un viaggio diverso, dal taglio introspettivo, lontano da narrazioni che spesso dipingono chi guida un camion come brutto, sporco e cattivo. Il primo “grazie” di questa nuova serie è dedicato a un episodio particolare vissuto da Laura, che le ha fatto provare la meraviglia di avere un ruolo sociale. E di sentirsi utile. .

 

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La storia di Beatriz

 

Un’altra nuova collega, Beatriz,  ci racconta la sua storia in questa intervista di Elisa Bianchi dal blog di Uomini e Trasporti – Anche io volevo il camion.

Questo è il link:

https://www.uominietrasporti.it/uet-blog/anche-io-volevo-il-camion/beatriz-alvez-la-mia-nuova-vita-felice-alla-guida-di-un-camion/

Questo il testo:

Beatriz Alvez: «La mia nuova vita (felice) alla guida di un camion»

Ha 52 anni, è argentina ed è «una forza della natura», o almeno così si sente dire di lei in giro. In effetti, la storia di Beatriz Alvez, autista da poco più di un anno, è tutt’altro che scontata: nella sua famiglia nessuno è autista e anzi, nemmeno lei ha mai pensato di trovare posto in cabina. E allora cosa ci fa un’ex odontoiatra di Buenos Aires alla guida di una motrice?

Ci sono interviste che non hanno bisogno di frasi a effetto introduttive. Questa a Beatriz Alvez è una di quelle, perché la sua storia è un susseguirsi di colpi di scena che forse più che un’introduzione servirebbe una premessa: per leggerla non bisogna aver paura di saltare nel vuoto.
Beatriz Alvez nasce cinquantadue anni fa da una famiglia di militari, nella campagna argentina. Dopo l’infanzia si trasferisce a Buenos Aires dove si laurea in odontoiatria e conosce l’amore. Si sposa e diventa mamma di due bambini, un maschio e una femmina, che cresce mentre avvia la sua carriera in uno studio dentistico. 11.147 chilometri più in là, esattamente la distanza che divide l’Italia da Buenos Aires, l’attende però la sua nuova vita. Ecco il primo salto nel vuoto.
Undici anni fa l’ormai ex marito di Beatriz decide di trasferirsi in Italia con i figli: l’Argentina sta passando un periodo buio, il pericolo è dietro l’angolo e Beatriz decide di seguire la sua famiglia. Si traferisce a Frosinone, in campagna, dove ritrova le abitudini dell’infanzia e inizia una nuova vita. «Non è stato facile all’inizio, lo ammetto. La mia laurea argentina in Italia non vale, quindi ho dovuto reinventarmi». E Beatriz ci riesce benissimo: trova lavoro come divulgatrice scientifica per una grande azienda e inizia così a viaggiare in tutto il mondo per lavoro. «Ho fatto questa vita per sette anni, poi mi sono resa conto che ero stanca. Quando il mio contratto è scaduto, ho deciso di non rinnovare, di prendermi del tempo per me. Di mezzo c’è stato il covid e poi ho iniziato a viaggiare per piacere, da sola, prendevo la mia macchina e partivo. Avevo voglia di guidare». Ed è qui che qualcosa scatta. La scintilla si accende e in una come Beatriz è difficile spegnerla: «Vedevo spesso i camion posteggiati nelle piazzole di sosta, mi incuriosiva guardali, finché a un certo punto mi sono detta: perché non guidare per lavoro?». Dalla nascita dell’idea alla sua esecuzione il passo è breve. Beatriz prende le patenti e in poco tempo si ritrova a cercare lavoro come autotrasportatrice.

Ma qui il dubbio sorge: forse era già un sogno custodito nel cassetto?

Assolutamente no, mai mi sarei immaginata di fare l’autista, nella mia famiglia nessuno ha fatto questo mestiere prima e sicuramente nessuno si aspettava che io a 52 anni prendessi questa strada. Ma nella mia vita mi è sempre stato detto quello che dovevo fare, per una volta volevo decidere per me stessa, seguire quello che mi faceva stare bene e quello che mi faceva stare bene in quel momento era guidare.

Per iniziare, però, serve trovare un lavoro.

Caricai il mio curriculum su internet ma fu un errore perché iniziai a ricevere diverse chiamate che possiamo definire delle prese in giro. Un giorno mi suonò il telefono, era un uomo e mi chiedeva se davvero stessi cercando lavoro come autista. Alla mia risposta affermativa mi disse che era meglio se andavo a lavare i piatti. Appesi, non vale la pena arrabbiarsi.  Molte ditte a cui mi rivolsi però mi dissero che non potevano assumermi perché non avevano donne con cui farmi fare l’affiancamento e con un collega uomo sarebbero sicuramente sorti problemi. Ci sono ancora tante barriere da abbattere, evidentemente. Però alla fine ce l’ho fatta, ho trovato il lavoro che volevo alla guida di una motrice frigo.

A distanza di poco più di un anno la scintilla c’è ancora?

Rifarei questa scelta anche prima, non so perché ho perso tanto tempo. Dicono tutti che quella dell’autista è una vitaccia, per carità è vero non è facile. Si lavora tante ore, la maggior parte delle quali passate in solitudine e se c’è qualche problema te lo devi risolvere da solo, ma in fondo anche nel mio primo lavoro era così. Se hai un paziente sul lettino hai comunque delle responsabilità, hai dei problemi da risolvere. Sul camion ne hai di più e soprattutto devi pensare che sulla strada non sei solo, ci sono macchine, pedoni e ciclisti.

Un problema di cui si sente parlare spesso ultimamente…

Sì, ma viene mostrato solo un lato. La colpa, alla fine, ricade sempre sull’autista ma ci si dimentica di guardare cosa sta dietro al problema. Spesso si lavora in condizioni difficili, le regole non vengono rispettate oppure chi si occupa di pianificare i trasporti non conosce le reali caratteristiche di un determinato territorio e il risultato è che ti trovi a dover scegliere tra il meno peggio. Così non va bene, non funziona, serve più controllo perché quello che vediamo è solo la punta dell’iceberg.

A risentirne, alla fine, è l’immagine del settore.

Ci sono molti stereotipi rispetto alla figura dell’autista, di conseguenza spesso si pensa di poterne approfittare. Ma l’intelligenza non è data dai titoli di studio, ho conosciuto persone che sanno fare benissimo il proprio lavoro alla guida di un camion pur non avendo studiato. Questo settore, che non è sicuramente facile, è fatto da persone competenti e dobbiamo essere orgogliosi di questo, noi autisti in primis. Eppure, le aziende che la pensano così sono ancora poche. Faccio un esempio: qualche tempo fa ho ripreso a mandare il mio curriculum perché volevo cambiare, ma alla fine su consiglio di mio figlio ho dovuto togliere la mia esperienza come odontoiatra e divulgatrice scientifica. A quanto pare ero “troppo qualificata” e penso sia un peccato perché è una cosa di cui io vado orgogliosa.

Alla fine, il lavoro l’hai trovato?

Sì, ho iniziato da pochi giorni. Guido il bilico e faccio trasporti in ADR. L’affiancamento lo sto facendo con una ragazza, l’unica altra donna oltre a me in azienda.

Perché ci sono ancora così poche donne secondo te?

I tabù ci sono ancora non possiamo negarlo, eppure è provatissimo che noi donne possiamo fare questo mestiere. Dobbiamo entrare nel settore perché possiamo essere un valore aggiunto, possiamo cambiarne l’immagine. E poi non se ne può più dello stereotipo che una donna autista non sia femminile. Io oggi mi sento femminile tanto quanto lo ero da odontoiatra e non perderò questa caratteristica facendo questo lavoro.

Però sicuramente è richiesto uno sforzo fisico.

Sì, ma il camion non lo devo portare in spalla. La prima volta che sono salita in cabina pensai che fosse un mezzo davvero imponente, eppure potevo controllarlo con le mie mani. Se devo essere sincera, mi sono sentita come un Transformers, quelli dei film. Certo non nego che all’inizio anche io ero preoccupata per il peso dei carichi e degli scarichi, ma ho capito che basta un po’ di pratica e manualità ed è fatta. Sicuramente è richiesto uno sforzo, ma non sovraumano, altrimenti non sarei qui oggi a parlarne. E pensare che io non avevo mai guidato neanche un suv, ho sempre avuto macchine piuttosto piccole.

Qual è il ricordo più bello che hai collezionato in questo primo anno come autista?

Qualche mese fa andai a scaricare a Roma. Stavo facendo manovra quando vidi una donna nel piazzale che guardava incuriosita in cabina. Quando entrai in magazzino mi ricevettero tutti con un applauso: era stata lei a dire ai ragazzi che c’era una donna a fare manovra con il camion e che meritavo un applauso. Questi momenti sono emozionanti, una cosa del genere non mi era mai successa nella mia precedente professione.

Hai già in programma altri cambiamenti per il futuro?

Io sono fatta così, quando mi annoio devo cambiare. Ho pensato di fare l’estero, era una delle opzioni sul tavolo quando ho scelto di lasciare la precedente ditta per cui lavoravo, ma ho già viaggiato tanto in vita mia e la sera mi piace tornare a casa, ai miei spazi. Sono nonna adesso e vorrei godermi anche la mia nipotina, le mie amicizie, la mia casa, il mio orto, le mie passioni. Sicuramente voglio fare questo lavoro finché potrò e nel frattempo studiare per continuare a crescere. Sto seguendo un corso per diventare gestore dei trasporti, ma prima di tutto occorre imparare le basi, imparare il mestiere.

Un’ultima domanda: dove trovi tutta questa determinazione?

Credo nella forza di noi donne.
Come dicevo sono nonna adesso, non voglio che mia nipote si senta fuori posto nel mondo o che pensi che non possa fare qualcosa solo perché donna.
Deve poter scegliere di fare quello che le piace.
Mi dico sempre che se un essere umano fa qualcosa lo può fare anche un altro, indipendentemente dal fatto che sia uomo o donna.

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Joanna Wilson lady trucker

 

Decisamente un’altra epoca!

 

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La storia di Valentina

 

 

Ho appena trovato questo articolo (è di oggi!) che racconta la storia di Valentina, camionista da pochi mesi e felice della sua scelta!

E’ pubblicato su “Maremma oggi”  e lo potete leggere a questo link:

https://www.maremmaoggi.net/ciao-sono-valentina-e-di-lavoro-faccio-la-camionista/

Siamo sempre di più a dare un tocco rosa a questo mestiere!

Buona strada Valentina!

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Un tributo a Teresina…

 

Oggi, tornando dal Raduno di Susa, abbiamo pensato di fermarci  a Settimo Torinese per rendere omaggio alla memoria di Teresina Bruno, la prima donna camionista italiana.

Vi ricordate che qualche tempo fa ho pubblicato il link dell’articolo in cui si parlava della panchina che le era stata dedicata nel “Sentiero delle donne”?

https://primasettimo.it/attualita/una-panchina-per-teresina-in-via-modigliani-il-tributo-alla-staffetta-partigiana-settimese/

Ci siamo fermati li, in via Modigliani, e abbiamo scattato qualche foto rivolgendole un pensiero…

Mi ha sempre affascinato la sua storia, immaginarla alla guida del suo camion nel dopoguerra, in un epoca in cui le donne difficilmente guidavano le automobili, cosa che allora era riservata quasi esclusivamente agli uomini.

Pensare che lei fu praticamente obbligata da suo papà a prendere la patente superiore, quando ancora ai nostri giorni tanti papà camionisti impediscono (o almeno ci provano!) alle proprie figlie di seguire le loro orme!

Mi sono seduta su quella panchina e ho immaginato di poter scambiare due parole con lei, di poterle chiedere tante cose della sua vita da ragazza camionista… di poterle dire grazie per avere aperto la porta a tutte noi che dopo di lei abbiamo avuto la voglia e la forza di salire su un camion e di affrontare la strada. 

 

 

Non è facile ancora oggi entrare in questo settore sempre troppo maschile, è vero che le cose stanno pian piano cambiando, ma la strada è ancora lunga e la si costruisce con la tenacia di tutte quelle donne che non rinunciano a realizzare il proprio sogno nonostante tutti gli ostacoli che devono affrontare.

Un ultima cosa, un appello a chi si siede, magari alla sera, su quella panchina e sulle altre li intorno: è vero che il cestino dei rifiuti era pieno, ma perchè sporcare tutto, perchè buttare carte e cartoni per terra? E’ brutto farlo già normalmente, ma è ancora più brutto pensando a cosa Teresina ha rappresentato per Settimo Torinese, è una mancanza di rispetto alla sua memoria, anche se quello non è il luogo in cui riposa…

Grazie, buona strada sempre!

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Un raduno domenicale!

 

Oggi a Susa si è svolto il ” 1* Raduno camion storici Valle di Susa”, una calda domenica di luglio in compagnia dei mezzi che hanno fatto la storia dell’autotrasporto italiano.

Vi pubblico qualche foto scattata nella piazza del raduno:

 

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Al lavoro con LAURA BROGLIO….

 

Ecco gli altri episodi della nuova serie “Al lavoro con Laura Broglio“, dal canale You Tube K 44 risponde, dedicati alle attese nel mondo dell’autotrasporto e alle soluzioni per ridurle.

Buona visione e buona strada sempre!

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Una vita in attesa | Al lavoro con LAURA BROGLIO | Stagione 4 Ep.2 –

 

Secondo episodio della nuova serie di video con Laura Broglio, che in questa puntata ci racconta le sue esperienze e quanto le lunghe attese influiscano sullo stato psicofisico degli autisti.

Buona visione e buona strada sempre!

 

 

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La storia di Francesca alla guida degli autobus

 

La storia di Francesca, una giovane donna alla guida degli autobus.

Questo è il link dell’articolo:

https://www.corrierecesenate.it/Rubicone/Francesca-la-giovane-che-guida-gli-autobus

E questa la sua storia:

 

Francesca, la giovane che guida gli autobus

D’inverno guida lo scuolabus e d’estate copre la linea “R” per il mare

 

Francesca Foschini

A vederla tra i ragazzi che porta tutti i giorni a scuola, andata e ritorno, si confonde con loro. Minuta e giovane, Francesca invece è l’autista che d’inverno guida lo scuolabus dell’Unione Rubicone e mare e d’estate copre la linea “R”, al mare e viceversa, ogni giorno, tutti i giorni.

Vedere una donna al volante di un autobus, ma anche di un’ambulanza o addirittura di un camion, è un evento sempre più frequente, eppure non ancora comune e ogni volta desta curiosità e anche un po’ di sorpresa.

Lo conferma anche lei, Francesca Foschini, 33 anni, di Gambettola, da due anni vive a Sala di Cesenatico, alle prese con motori e annessi e connessi sin da giovane età. In possesso della patente da sei anni, prima si occupava del rifornimento dei mezzi di Start Romagna muovendoli, senza persone a bordo, dall’autorimessa alla stazione del metano o del gasolio per farli trovare pronti all’uso.

Dal giugno del 2022 è l’autista della linea estiva “R” per Start Romagna, dipendente di Autoservizi Casadei che fornisce il servizio a Start. La cesenate Servizi Casadei su un totale di 50 autisti, impiega oltre a Francesca, altre cinque donne.

Dallo scorso autunno la giovane autista ha preso in mano anche gli scuolabus, a inizio estate lascia e riprende il servizio di collegamento terra mare da Savignano, San Mauro e Gatteo. Magra e minuta, guida anche i dodici metri con 51 posti.

“Ho iniziato – racconta – dopo che, come volontaria nel 2015 in una comunità di ragazzi con disturbi psichiatrici, facevo l’addetta al trasporto con un furgoncino di massimo otto posti. Da quella prima esperienza ho iniziato a valutare l’idea di trasformare la passione per la guida in una professione e ho cominciato a prendere tutte le patenti e le certificazioni necessarie. Ora eccomi qua”.

Come si sente, donna in un mondo come quello dei conducenti, popolato in genere da uomini?
“Sono sincera, mi sento coccolata anche se confermo che la mia presenza a bordo, al posto della guida, desta sempre una certa curiosità. Anche negli insegnanti che poi imparano a conoscermi e si fidano di me”.

Guida per passione?
“Guidare mi piace perché dà un grande senso di libertà. Questo mestiere è di grande responsabilità, noi autisti siamo una categoria che si ribella da anni per ottenere condizioni di lavoro ed economiche migliori. Questa è tuttora anche la mia personale grande battaglia”.

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