donne camioniste

Una “piccola” pioniera…

 

“E’ alta solo 1,52 metri,  pesa 48 kg e guida un diesel da 33 ton.” la più piccola camionista della Germania!

 

Questo articolo del giornale interno di Kraftverkehr Nagel me lo ha inviato un mio amico dalla Germania (grazie Michael!), risale al 1987 ed è la storia di Helga Windel che all’epoca aveva 33 anni e guidava un camion nella filiale di Kassel.

 

 

Vi faccio un breve riassunto della traduzione dell’articolo che mi ha inviato Michael:

“Helga inizialmente  guidava un taxi a Kassel, ma il sua sogno da quando era bambina è sempre stato quello di guidare un camion. E alla fine il suo sogno si è trasformato in un lavoro a tempo indeterminato, ha preso la patente con lode e da tre anni dal taxi è passata al volante di un camion.

All’inizio non è stato facile, i colleghi la deridevano e anche il suo principale era scettico, ma poi è riuscita a convincere tutti delle sue capacità, del fatto che anche una donna può fare questo lavoro.

Ha dovuto superare un periodo di prova di una settimana e quando fu convocata del direttore della filiale aveva un brutto presentimento, e invece lui le chiese se voleva il lavoro!

Percorre tutti i giorni la tratta da Kassel a Brema e ritorno, la puntualità è molto importante, Helga conosce bene il suo mezzo, fa retromarcia senza problemi, anche se all’inizio aveva un pò di timore nelle manovre, ma ora è in grado di gestire anche le situazioni più difficili. (…)”

Per curiosità ho guardato quanti km separano Kassel da Brema: circa 300! Quindi tutti i giorni si faceva più o meno 600 chilometri, decisamente era in grado di fare lo stesso mestiere degli uomini, nonostante fosse piccolina di statura non le mancava la grinta!

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Piacere di conoscerti….Palmira

 

Un simpatico video del collega Mauro Gadaleta che fa una serie di domande (non necessariamente sul nostro mestiere) alla collega Palmira per conoscerla meglio!

Buona visione!

 

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Una collega…figlia d’arte!

 

Questa è la presentazione di questo video:

 

“PREMIO FILM IMPRESA – UNINDUSTRIA – PFI 2024 L’evento annuale di Film Impresa dedicato alla premiazione dei corti, dei cortissimi e dei migliori documentari dell’impresa italiana che si svela raccontando la sua storia e l’origine della produzione industriale. AUTOTRASPORTI PIGLIACELLI SPA Cerca di Tornare Regista Nicolò Donnantuoni Produttore Romano Pigliacelli Nd Film di Nicolò Donnantuoni “Fare un viaggio a due metri da terra apre una nuova prospettiva sul mondo”: ecco le vite dei camionisti, storie immobili di uomini eternamente in movimento, che portano avanti la Pigliacelli spa. Un documentario tradizionale con un finale quasi thriller.”

 

Ve lo condivido perchè tra le tante testimonianze c’è anche quella di una collega che racconta di quando da bambina vedeva tornare a casa il suo papà col camion e poi….

….Guardate il video!!!

 

 

Buona strada a tutti sempre!

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La storia di Marzia!

 

Marzia è una delle “colonne” del nostro gruppo di Lady Truck, in questo articolo di Elisa Bianchi (che consideriamo una cara amica!) su Uomini e Trasporti, ripercorre la sua vita da camionista e la sua storia di passione per il nostro mestiere!

Il link dell’articolo.

https://www.uominietrasporti.it/uet-blog/anche-io-volevo-il-camion/marzia-guareschi-lautotrasporto-mi-ha-cambiata-in-meglio-ma-non-e-un-mestiere-facile/

 

Il testo:

Marzia Guareschi, «L’autotrasporto mi ha cambiata in meglio, ma non è un mestiere facile»

Marzia Guareschi ha 59 anni e vive a Salsomaggiore Terme, in provincia di Parma. Nella sua vita ha fatto di tutto: dalla rilegatrice in tipografia fino alla commessa in pescheria, ed è anche mamma e nonna. Ma è in cabina che la sua vita ha trovato la piega giusta. Dal 2003, quando ha preso le patenti, è il “jolly” dell’azienda di trasporto di famiglia, che si occupa di trasporto mangimi. Ha anche contribuito a fondare il Lady Truck Driver Team “Buona Strada” e non si è mai risparmiata per far sentire la sua voce, e quella di tutte le donne, nel settore

Uno spirito libero ma dall’animo timido. Questa era Marzia Guareschi fino a qualche anno fa, prima di prendere la decisione che le ha cambiato la vita e anche il carattere: quella di salire in cabina. Lo spirito libero infatti è rimasto, ma la timidezza ha lasciato spazio alla voglia di condividere la passione per l’autotrasporto che la accompagna fin da bambina. Non è “figlia d’arte”, ma in qualche modo il mondo del trasporto è sempre stato il fil rouge della sua vita. Il papà, infatti, era un casaro e più volte al giorno usciva con il camion per la raccolta del latte fresco, da lavorare per produrre il Parmigiano Reggiano. Marzia lo accompagnava volentieri, sedendosi accanto a lui e sognando il giorno in cui avrebbe guidato lei quel camion. Compiuti i 18 anni è il papà stesso a invitare Marzia a prendere le patenti per il camion, ma «all’epoca quasi nessuna donna faceva questo mestiere e io temevo il confronto con gli uomini, avevo paura che mi avrebbero derisa» ci racconta. Il sogno lascia così spazio alla realtà. L’anno dopo Marzia si sposa e poco dopo diventa mamma di Alessandro e Stefania. C’è però un dettaglio non indifferente: il marito, Enzo, è un camionista. «Appena avevo modo lo seguivo nei suoi viaggi e fu proprio in una di quelle occasioni che mi diede la possibilità di provare a mettermi al volante. Questione di pochi metri in un posteggio, ma lì capii che dovevo lasciare da parte la mia timidezza e provarci, anche perché in azienda c’era bisogno di una mano».
Marzia ed Enzo, infatti, gestiscono da oltre trent’anni la loro azienda di autotrasporto a Fidenza. La flotta è composta, oltre che dal marito, da due autisti e da Marzia, il “Jolly”, così si definisce. Il lavoro è tanto e una patente in più fa comodo. «Era il 2003 e all’epoca avevo 37 anni. Mi sono detta: la passione c’è, il lavoro mi piace, i figli ormai sono grandi, perché non provarci? Nel giro di un anno e mezzo ho conseguito tutte le patenti, ADR compresa. Fu proprio a scuola guida che misi da parte la mia timidezza per lasciare spazio a una Marzia nuova, il cui tratto caratteristico è la parlantina».

La tua famiglia come accolse la tua decisione?

Ricordo ancora il momento in cui dissi a mia mamma che stavo prendendo le patenti. Era malata, eravamo in macchina e la stavo accompagnando a un controllo. Scosse la testa, ma non perché fosse contrariata. Se lo aspettava. Purtroppo, è mancata appena un paio di giorni dopo. Non ha fatto in tempo a vedermi raggiungere questo traguardo, ma sono contenta di aver fatto in tempo a dirglielo. I miei figli, invece, che all’epoca erano già abbastanza grandi, avevano 16 e 15 anni, l’hanno presa molto bene, e tutt’oggi sono orgogliosi di me. Mio figlio, anzi, ha seguito le nostre orme. Ha le patenti e da quest’anno ci dà una mano in azienda. E poi c’è mio nipote, Mirko, il figlio di Alessandro, che oggi ha 11 anni ma già dice di voler fare il camionista. Quando mi vede in cabina urla sempre orgoglioso “quella è mia nonna!”.

Di che tipo di trasporto vi occupate?

Il nostro è un lavoro abbastanza duro. Traportiamo mangime a sacchi. Negli anni però ci siamo occupati anche di altre tipologie di logistiche, per esempio la scorsa estate abbiamo fatto il trasporto di cocomeri. Viaggio spesso in coppia con mio marito, così da essere più efficienti sulle tratte lunghe dandoci il cambio. Quando si lavora a stretto contatto con gli animali è così: mangiano sempre e siamo noi a portare il mangime, non ci possiamo fermare.

Tu cosa guidi oggi?

Io non ho un camion mio, sono un po’ la “tappabuchi” in azienda, per cui mi è capitato anche di guidare mezzi diversi. Per un periodo ho guidato principalmente la motrice, un altro l’autotreno ma ho portato anche il bilico. Non è facile doversi adattare ogni volta e non nascondo che mi sono capitati anche episodi spiacevoli.

Per esempio?

Guidavo da poco l’autotreno e dovevo fare manovra per andare in pesa, ma non ci riuscivo. Un ragazzo dell’azienda si mise a ridere. Lo lasciai fare, ma una volta conclusa la manovra gli dissi che nessuno nasce imparato, io stavo imparando a portare un mezzo nuovo e mi ci voleva il mio tempo, se pensava di essere più bravo poteva fare lui. Naturalmente non era nemmeno in grado di guidare un mezzo pesante. Fortunatamente non sono tutti così.
Ricordo un’altra situazione simile in cui dovevo portare il bilico in rampa. Mi scusai perché sapevo di essere lenta, mi risposero di non preoccuparmi, perché dei tre autisti che mi avevano preceduta ero l’unica a essere riuscita ad arrivare fino in rampa.

A 18 anni fu proprio il timore che si potessero verificare queste situazioni a dissuaderti dal prendere le patenti. Cosa è cambiato?

Sono cambiata io, prima di tutto, ed è cambiato anche il settore. Oggi conosco personalmente aziende che preferiscono donne autiste rispetto agli uomini, perché più precise, più rispettose. Quando si dice che una donna fa questo mestiere solo per passione è vero, e questo fa la differenza.

Le donne nel settore oggi non mancano e anzi tu ne conosci parecchie. Sei infatti tra le fondatrici del Lady Truck Driver Team “Buona Strada”. Come è iniziata questa avventura?

Erano i primi anni 2000, avevo appena preso le patenti e decisi di andare a un raduno a Montichiari. Lì conobbi Nora Pizzati, la prima donna autista, oltre che le altre fondatrici del gruppo, Monica e Gisella, e in seguito arrivò anche Milena su mio invito. Fu in quell’occasione che nacque l’idea di fondare il Lady Truck Driver Team e oggi, a distanza di quasi vent’anni, sono orgogliosa di vedere quanto sia cresciuto, soprattutto grazie al contribuito delle altre ragazze che passano molto più tempo di me in strada.

Il Lady Truck però non è l’unica esperienza nella quale ti sei lanciata in questi anni. Nel 2018 hai partecipato (e vinto) anche a Camionisti in Trattoria. Come è andata?

È stata una bella esperienza, una giornata incredibile. Fu la redazione del programma a contattarmi. Anzi per la precisione fu la mia amica e collega Gisella a dirmi di rispondere alle loro telefonate perché io stavo lavorando e non avevo fatto caso alle chiamate. Non so per quale motivo scelsero proprio me, forse per via di altre esperienze televisive in passato.

Avevi già preso parte ad altri programmi?

Per un periodo, diversi anni fa, girò su una televisione locale uno spot girato qui nella mia azienda dedicato alle donne camioniste. In quell’occasione devo essere sincera mi sono sentita un po’ un “fenomeno da baraccone”, perché era tutto molto costruito, anche se in fondo mi faceva piacere perché serviva a dimostrare, in un momento in cui eravamo ancora poche, che anche le donne possono fare questo mestiere. Nello spot dovevo salire sul camion in jeans e scarponi e solo quando il camion partiva si rivelava che al volante c’era una donna. Insomma, un’immagine molto stereotipata di noi donne autiste. Io, per esempio, ci tengo a essere sempre ordinata. Se scendo dal camion per prendere un caffè non vedo perché non possa cambiarmi le scarpe e mettermi anche un tacco. La scarpa infortunistica la uso solo per il carico e lo scarico.

Un’immagine stereotipata che non fa bene alle donne e non fa bene al settore…

Vero, ma il problema principale, secondo me, oggi sono i costi esorbitanti, quasi inaccessibili, delle patenti. Andare a scuola guida in Italia è quasi come andare in gioielleria, mentre ci sono Paesi dell’Est in cui le patenti costano poche centinaia di euro. I problemi di questo settore sono iniziati lontano nel tempo, anche se le conseguenze si avvertono oggi, come per esempio la carenza di autisti. Bisognerebbe fare qualcosa per avvicinare i giovani al mestiere.

Nel concreto, cosa?

I bonus patenti, per esempio, possono essere un incentivo, però devono essere erogati per davvero. Nel 2017 era stato aperto un bando al quale mio figlio si è iscritto classificandosi tra coloro che avrebbero dovuto ricevere il bonus. Nel frattempo, lui ha conseguito le patenti, ma i soldi non sono mai arrivati perché il budget stanziato non era sufficiente per far fronte a tutte le richieste. Personalmente ci sono rimasta male, anche se per fortuna abbiamo comunque potuto coprire il costo, ma chi invece contava su quei soldi? Non può funzionare così. Poi c’è un altro fattore a mio avviso da tenere in considerazione. Oggi c’è una cultura del lavoro completamente diversa. Io a 15 anni lavoravo già, facevo la rilegatrice in tipografia. Poi ho lavorato in pescheria e in ortofrutta, e infine in una ditta dove si confezionavano oggetti per la casa. Insomma, c’era un approccio al lavoro diverso, oggi invece i ragazzi studiano fino a 30 anni e a quell’età chi ha voglia poi di mettersi a fare un lavoro duro come questo?

Per invogliare i giovani forse servirebbe anche risolvere alcune problematiche importanti nel settore…

È vero, oggi è difficile andare avanti. I costi delle assicurazioni, non solo quelli delle patenti, sono esorbitanti, così come quelli dei pezzi di ricambio e dei pedaggi autostradali. Il prezzo al chilometro è basato sul gasolio, aumenta il costo del gasolio e ti danno un centesimo in più, poi quando il prezzo scende ti tolgono anche quel poco che ti avevano dato. Per non parlare delle aree di servizio inadeguate. Eppure, tutto tace. Personalmente ho cercato di coinvolgere anche il trasporto con le proteste degli agricoltori dei mesi scorsi che si sono tenute qui in zona. Ho pensato che l’unione potesse fare la forza, anche perché questi settori sono collegati e nel mio caso, che trasporto mangime, questo è evidente. Ma forse manca davvero la volontà di cambiare le cose.

E il tuo futuro, invece, come lo vedi?

Non so quando andrò in pensione e non ci voglio pensare. Mi hanno proposto di fare l’istruttrice a scuola guida, ma non credo che faccia per me. Io ho bisogno di stare in giro, ho bisogno della libertà che questo mestiere mi trasmette.

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Un libro, un podcast

 

 

Quando usci questo libro, “CB Filomena” di Carmela Bruscella nel 2020,  ve ne parlai qui nel blog, ora mi è capitato di trovare questo podcast dedicato e ho pensato di proporvelo.

 

 

 

 

 

Lo so, è passato qualche anno dalla pubblicazione ma i libri non hanno tempo, rimangono  inalterati negli anni con le loro storie scritte nero su bianco… come quella di Filomena, pioniera del mestiere!

Buon ascolto!

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news from Australia

Un bel record e soddisfazione per Natalizia, calabrese di nascita e australiana di adozione! con sorpresa ricevo alcune foto dove mi fa sapere che da un Kenworth B-double è passata al Road Train!

Ecco i post dove ho parlato di lei: Morris e Natalizia Natalizia from Australia

Ci sentiamo al telefono, sta per iniziare il suo turno di lavoro, e se in Italia erano quasi le 16 in Australia era quasi mezzanotte. La tipologia di lavoro è rimasta la stessa, scambio rimorchi da un posto all’altro, con la novità che il fatto di trainare un ulteriore rimorchio comporta anche un’ora in più di impegno. Per cui dalle 5 ore di andata continue e 5 ore di ritorno con la pausa di un’ora centrale, stavolta ne deve fare 6 di andata e 6 di ritorno.. cosa impensabile da noi! certo, altre velocità, altre strade, ma pur sempre si deve guidare, di notte e nessun cambio alla guida! sono convinta che gli autisti del Down Under hanno una marcia in più in tutti i sensi! Great Job Natalizia!!

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Un ricordo di Teresina

 

Un piccolo video dedicato a due donne piemontesi, pioniere nel loro lavoro.

Una è Rita Levi Montalcini, scienziata, l’altra è Teresina Bruno, la prima donna camionista italiana.

E’ sempre bello sapere che viene ricordata e che è grazie a lei che ha dato il via, che poi negli anni altre donne hanno potuto intraprendere questo lavoro.

Grazie Teresina, buona strada, ovunque tu sia adesso!

 

Il link del video:

https://www.rainews.it/tgr/piemonte/video/2024/03/prima-camionista-scienziata-nobel-83467508-1ef7-4ffc-90c3-e4409fb340b0.html

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I consigli di una collega: Marzia!

 

Questa volta su “Uomini e Trasporti” nella pagina dedicata ai consigli per i ristoranti, “Me l’ha detto un camionista”,  c’è l’intervista di Elisa Bianchi alla nostra Marzia.

E di che ristorante poteva parlare se non della mitica Trattoria La 45 di Niviano di Rivergaro dove siamo di casa e dove tutti gli anni ci ritroviamo per il nostro pranzo annuale ?!?

 

Il link dell’articolo:

https://www.uominietrasporti.it/uet-blog/me-lha-detto-un-camionista/trattoria-la-45-niviano-pc/

Il testo:

Trattoria LA 45 | Niviano (PC)

Marzia Guareschi

Il ristorante truck del mese è il luogo di ritrovo di fiducia del Lady Truck Driver Team “Buona Strada”, gruppo di oltre un centinaio di donne tra trasportatrici e appassionate del mestiere che dal 2007 si riunisce una volta l’anno presso la Trattoria LA 45 di Niviano. A parlarcene è Marzia Guareschi, membro storico del gruppo nonché colei che per prima scovò la trattoria. Marzia ha 58 anni e vive a Salsomaggiore Terme, in provincia di Parma. Da ormai vent’anni lavora come autotrasportatrice “jolly” – come si definisce lei, perché si mette in cabina all’esigenza – per l’azienda di famiglia, l’Autotrasporti Rigolini Enzo, insieme al marito e, da quest’anno, anche il secondo figlio, Alessandro.

La passione per il mestiere l’ha ereditata dal papà, ex casaro con cui amava passare i pomeriggi di infanzia consegnando il latte. «La Trattoria LA 45 mi fu consigliata da un ristoratore della zona – ci racconta Marzia -. Cercavamo un posto dove poter organizzare i nostri pranzi/raduni e così, dopo un pranzo “di prova” con le altre ragazze del Lady Truck Driver Team, è nato subito un bellissimo feeling con il titolare del locale, Mauro, che ci ha accolte da subito. Si mangia benissimo, soprattutto i piatti locali, e ad un buon prezzo. Inoltre ci sono molti posteggi per i camion, ecco perché per noi è diventato un posto di fiducia».

TRATTORIA LA 45

La Trattoria LA 45 è gestita da Mauro Magnani insieme alla moglie, e al figlio, William. Aperto dal 2001, il locale è un punto di riferimento non solo per il Lady Truck Driver Team, ma per tutti coloro che si trovano a passare (affamati) sulla Statale 45 nel Piacentino. Tutti i giorni a pranzo accoglie non solo autisti, ma molti lavoratori della zona, attratti dal menu di lavoro – che comprende un primo e un secondo a scelta, contorno, vino, acqua e caffè – al prezzo di 16 euro. «Il nostro fiore all’occhiello è il bollito misto – spiega Mauro – ma tra i nostri piatti più apprezzati, oltre a quelli della tradizione piacentina, ci sono anche gli arrosti e la carne alla griglia. Il menu è molto ampio, perché cerchiamo di soddisfare i gusti di tutti, con una vasta scelta anche di primi». Per quanto riguarda invece il posteggio, «è abbastanza ampio e può ospitare all’incirca una ventina di camion, in più c’è un ulteriore piazzale davanti alla Trattoria che può ospitare altri tre o quattro camion».

Mauro poi ci rivela con grande entusiasmo che nel 2018 hanno partecipato (e vinto, sottolinea) a “Camionisti in trattoria”, condotto allora da Chef Rubio.
«Anche in quella occasione era stata Marzia a proporre la nostra attività. Il rapporto con il Lady Truck Driver Team è speciale, le abbiamo nel cuore e ogni anno non vediamo l’ora della prima domenica di dicembre, dedicata sempre al loro pranzo di raduno».
Una cosa che manca, però è il servizio doccia, molto utile per le persone che restano fuori da casa diversi giorni.

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Il maschilismo nell’autotrasporto…c’è ancora? Sembrerebbe proprio di si!

 

Parlavo al telefono con una mia carissima amica ed ex collega (purtroppo, perchè questa cosa è successa anche a lei) della Liguria, e mi ha detto che c’era sui giornali locali questa notizia di una donna che non riusciva a trovare un posto da autista, anche e soprattutto perchè è donna!

Ultimamente si fa tanto parlare di donne autiste, soprattutto da parte di colleghi uomini che pretendono di sapere meglio di noi come noi ci approciamo a questo mestiere,  facendo a volte battute e discorsi a sproposito, non rendendosi conto che sono proprio loro i primi maschilisti. Ancora ritirano in ballo la domanda trita e ritrita: “Se devi cambiare una gomma come fai?”, cosa che ci sentivamo dire già 40 anni fa, ma che ormai dovrebbe essere sorpassata visto che anche loro chiamano l’assistenza quasi sempre al bisogno, che si domandano come potremmo fare a buttare un telo sopra un carico, dimenticando che per fare le camioniste non è necessario fare quella tipologia di lavoro (che comunque non è quella effettuata dalla maggior parte degli uomini), che ci sono mille possibilità diverse e non per forza bisogna fare la “Sardegna” e cambiare semirimorchio ad ogni viaggio, che esistono i frigo, i container, le cisterne, ecc, ecc. E che non tutte le donne vogliono fare le camioniste, ma quelle che lo desiderano sanno bene a cosa vanno incontro, non sono bambine sprovvedute. E che se la maggior parte, quando vengono intervistate, nominano la passione è perchè ce l’hanno davvero, perchè amano questo mestiere, questo stile di vita, e che sanno benissimo che ci sono tanti problemi da affrontare, che il mondo dell’autotrasporto non è tutto rose e fiori, ma proprio per questo motivo cercano di evidenziare anche e soprattutto i lati positivi, perchè piangersi addosso ultimamente è più cosa da uomini che non da donne.

Alla futura collega Carmen facciamo tanti auguri di buona strada per il suo futuro al volante di un camion!

I link degli articoli al riguardo:

https://www.ilsecoloxix.it/liguria/2024/03/25/news/la_camionista_senza_tir_ho_investito_su_questa_professione_e_non_mi_arrendo-14172580/

https://www.ivg.it/2024/03/ho-la-patente-c-ma-nessuno-mi-assume-perche-sono-donna-la-rabbia-di-unaspirante-camionista/

Il testo:

Altare. Esistono ancora lavori per soli uomini? A quanto pare sì, e ne è una testimone diretta una donna altarese, di 37 anni, che fin da bambina ha la passione per i camion ma nessuno la vuole assumere come autista. Carmen Prota è sposata e ha due figli, tempo fa ha deciso di iscriversi a scuola guida per conseguire la patente C, ottenuta a dicembre 2022, e poter così condurre mezzi pesanti ma con un limite sul rimorchio. “Ho sempre svolto lavori diversi nella mia vita, tra cui la cameriera, la lavapiatti, l’addetta alle pulizie, l’operaia in fabbrica, e per quattro mesi nel 2023 in un’azienda di trasporti. Dopo quella esperienza non sono riuscita a trovare nessun altro lavoro in questo settore”.

“Ho inviato il curriculum a decine di aziende, ma sempre con esito negativo – prosegue l’aspirante camionista – Quasi nessuno mi contatta, se lo fanno mi illudono dicendomi che vorrebbero assumermi e poi spariscono o cambiano idea, o, addirittura, mi dicono che preferiscono un uomo perchè sopporta meglio la stanchezza ed è più forte. A breve dovrò sostenere l’esame per la patente E, quindi mi chiedo se qualcuno sarebbe disposto ad avermi come dipendente, ho voglia e bisogno di lavorare, nonché la passione per la guida”.

L’amarezza di Carmen non si ferma soltanto all’aspetto professionale, bensì si amplia sul piano socio-culturale: “Perché c’è così tanto maschilismo? Il mondo è pieno di camioniste donne, non capisco perché io non possa avere l’opportunità di fare questo lavoro?”. A breve la donna potrà guidare anche i tir, inoltre il conseguimento delle due patenti le è costato qualche migliaio di euro: ci sarà qualche speranza che possa finalmente dedicarsi a ciò che le piace e che le garantirebbe un reddito?

 

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Truck Day by South Tyrol Trucker Bolzano

Si parte con il primo camion raduno della stagione in quel di Bolzano. I camion presenti erano pazzeschi oltre che numerosi e provenienti da ogni parte d’Italia come pure dall’estero.

La mia attenzione era tutta per i volvo F16, il modello che ho nel cuore da quando ho iniziato a guidare…. e poi gli amici in special modo Luisa che ho avuto piacere di conoscere in pista ad Arese al corso di guida sicura. Le consegno la nostra tabella di benvenuto che la espone per bene sul Daf che guida Matteo, in attesa di iniziare a guidare il suo camion personale. Ho avuto piacere di conoscere anche Carletto La Peste con il suo Renault stilizzato indiano con agganciato il semirimorchio con esposto il suo trike… favoloso!

Presente anche Simone da Albenga che con il suo carisma ha reso tutto ancora più divertente! Faccio conoscenza anche con Cristiano, amministratore del gruppo L’autotrenista che seguo da un pò. Ci sarebbero un elenco di nomi di gente che ho ritrovato e fra una battuta e l’altra arriva anche il momento delle premiazioni! con mia sorpresa lo speaker chiama sul palco tutte le lady truck presenti… e ad ognuna un trofeo! è stata una sorpresa incredibile, eravamo numerose: io, Luisa, Lucia, Lissy… e altre ragazze che non conoscevo perchè tante provenienti da Svizzera Austria e Germania!

Purtroppo per me era arrivato il momento di rientrare, e devo dire che il raduno è stato molto positivo! un grande ringraziamento agli organizzatori sempre molto disponibili che hanno reso questo evento un appuntamento da non perdere per le prossime edizioni! Bravi!

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