Raduno Truck River Tezze Sul Brenta

 

Dal canale del collega e  youtuber Pierantonio questo simpatico video dal raduno di Tezze sul Brenta, c’è anche la nostra amica Elda!

Ciao a tutti e buona strada sempre!

Buona visione!

 

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In viaggio sulle strade del ferro

 

Questo fine settimana la LAM – Lega Antichi Motori – organizza questa rievocazione storica con i mezzi d’epoca, sulle strade del ferro tra le province di Brescia e Bergamo.

 

Il link:

https://www.legantichimotori.it/evento_strade_del_ferro_2023.html

 

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La storia di Silvia!

 

La bella storia della nostra collega Silvia, da 18 anni al volante di un camion, raccontata in questa intervista di Elisa Bianchi nel blog  “Anche io volevo il camion” di “Uomini e trasporti”.

Questo è il link:

https://www.uominietrasporti.it/uet-blog/anche-io-volevo-il-camion/silvia-compagno-ai-piu-giovani-bisogna-spiegare-che-quello-che-trovano-nei-supermercati-arriva-grazie-agli-autisti/

E questa la sua storia:

Silvia Compagno: «Ai più giovani bisogna spiegare che quello che trovano nei supermercati arriva grazie agli autisti»

Un’infanzia passata nella campagna veneta, tra trattori e mezzi da lavoro. Silvia Compagno è solo una bambina quando si innamora per la prima volta dei camion: suo papà sta facendo dei lavori in casa e l’iconico Lupetto fa capolinea nel cortile dell’abitazione per portare i materiali. Non è un bestione della strada come quelli che guida oggi, ma è sufficiente per far nascere in lei l’interesse. Quando decide, per gioco, di salire su quel Lupetto qualcosa scatta: è quello l’inizio della sua storia con l’autotrasporto

 

All’inizio Silvia si limita a guardare i camion da lontano: «Dalla camera da letto dei mei genitori si vedeva il posteggio di un concessionario Volvo. All’epoca insieme ai detersivi regalavano delle macchinette fotografiche, quelle con il rullino. Mi nascondevo in camera dei miei e usavo l’obiettivo della macchina fotografica come binocolo, per vedere meglio i camion posteggiati». Oggi Silvia Compagno ha 49 anni, è diventata Volvo Trucks Ambassador e il prossimo 6 ottobre festeggerà la maturità al volante: autista da 18 anni. Nel mezzo, tanti viaggi, tanti sacrifici e soprattutto tanti cambiamenti. Il primo, il più importante di tutti, a 31 anni, quando si trova di fronte a una scelta: cambiare vita e inseguire il suo sogno, o proseguire con il lavoro in fabbrica. «Mia mamma era morta da poco – ricorda Silvia – e io mi dovevo prendere cura di mio papà. Non sapevo cosa fare, ma dovevo decidere nel giro di breve tempo. Ricordo che un giorno mi fermai in un piazzale vicino all’autostrada e lì, in lacrime, decisi di provarci».

Silvia supera in poco tempo tutti gli esami delle patenti con la speranza di trovare facilmente lavoro. Di donne al volante se ne vedevano ancora poche e il successo non era affatto scontato. «Io, tra l’altro, sono sempre stata piccolina, per questo mi chiamavano affettuosamente “Silvietta”, non sembravo certo adatta a un lavoro come questo. Inizialmente trovai lavoro solo come autista di bus: prima per una cooperativa per la quale guidavo i pulmini per i ragazzi disabili, poi per l’ACTV di Venezia, l’azienda di trasporto pubblico. Per tre anni e mezzo mi sono accontentata di fare un po’ da jolly, mi chiamavano quando mancava un altro autista, ma sentivo che non era quella la mia strada, anche se sicuramente è stata un’esperienza utile». La svolta arriva nel 2004. «Mi fu data una possibilità come autista di un portacontainer. Fu grazie a quell’esperienza che capii che davvero era il lavoro che faceva per me. Ogni giorno imparavo cose nuove e conoscevo nuove persone».

Oggi Silvia ha cambiato azienda e alla guida del suo Volvo trasporta un po’ di tutto: stoffe, vino, mobili, talvolta anche merci pericolose. Da Ballò di Mirano, in provincia di Venezia, dove vive, parte per le altre province del Veneto, per il Trentino e per la Liguria. Viaggi giornalieri che però l’hanno spesso portata a togliere tempo alla famiglia e ai tre nipoti di cui è zia orgogliosa. «Anni fa mia nipote Linda, allora adolescente, mi fece notare che il mio non era un bel lavoro, almeno dal suo punto di vista. Non avevo orari, non c’ero per loro tutte le volte che ne avevano bisogno. Ci rimasi molto male, ma cercai di spiegarle che è grazie a chi fa questo mestiere se tutti i giorni al supermercato trova il cibo che mangia. Le cose non arrivano per caso, qualcuno le deve portare, anche se costa qualche sacrificio. Certo che finché questo non lo si spiega ai più giovani, giustamente è difficile che lo capiscano. Inoltre, oggi la nostra professione non gode più del rispetto di un tempo, per colpa della mancanza di educazione di pochi ci abbiamo rimesso tutti. Dal mio punto di vista il progresso ha portato anche a tanto regresso. Oggi abbiamo camion più belli, più comodi e più sicuri, ma mancano i servizi che ci permettono di svolgere questo lavoro con dignità».

Silvia insieme a Elda

La rabbia, però, lascia presto il posto ai bei ricordi che la legano a questo mestiere. «Negli anni ho avuto modo di conoscere persone straordinarie con cui ho costruito rapporti bellissimi, perché se ti presenti con il sorriso e con educazione, penso che il rispetto venga da sé». Una delle persone a cui Silvia è più legata è l’amica storica Elda Guarise, anche lei una veterana del settore. «Conobbi Elda in concessionaria Volvo a Dolo all’inizio della mia carriera. All’epoca lei già guidava la motrice, io ancora il furgone e la prima cosa che pensai fu che era bello vedere una donna alla guida di un camion. Elda aprì una speranza in me. Vedere lei farcela dava a me la forza di provarci». La loro amicizia che dura ormai da 18 anni è immortalata anche sui profili social di Silvia dove spesso e volentieri condivide le sue esperienze, come quella vissuta proprio con Elda qualche mese fa alla guida di un camion elettrico. Le chiediamo quindi se, dal suo punto di vista, sia questa la strada giusta da seguire per la decarbonizzazione del settore. «Penso si debba trovare una soluzione ibrida: i mezzi elettrici per trasporti più brevi e i mezzi diesel per i trasporti più lunghi e pesanti, perché oggi i costi sono ancora molto elevati, si è limitati nel kilometraggio e soprattutto mancano i punti di ricarica. Credo che la valutazione debba essere fatta in base alla tipologia di lavoro».

Prima di salutare Silvia, diretta all’Interporto di Padova per uno scarico, le chiediamo come festeggerà i suoi 18 anni in cabina. «Penso che non ci sia cosa migliore da fare che fermarsi per cinque minuti, tirare il freno a mano e ringraziare per quello che si ha. La vita non è fatta di cose materiali ma di sentimenti e il camion, per me, è un pezzo di cuore».

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I RADUNI DEL WEEKEND

questo weekend ci sono alcuni raduni da non perdere:

TRUCK RIVER FESTIVAL a Tezze sul Brenta (VI) c/o Parco dell’amicizia

PROGRAMMA:

– Sabato 24 Giugno–
14.00 Ritrovo mezzi presso zona industriale Tezze sul Brenta, in via Enrico Fermi
16.00 Partenza verso il parco in convoglio, con sfilata per le vie del paese
18.00 Inaugurazione manifestazione con la presenza delle autorità
19.00 Apertura stand gastronomici
21.00 Party FEBBRE A 90

– Domenica 25 Giugno –
10.00 Apertura manifestazione con colazione offerta a tutti gli autisti partecipanti
11.00 Preghiera dell’autista con benedizione dei mezzi
12.00 Pranzo sociale (da prenotare presenza e numero entro il sabato sera ore 19:00)
14.00 Lotteria
15.00 Tiro del camion a squadre

5° TRUCK FESTIVAL VALSASSINA Località Fornace Merlo – Barzio (LC)

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Incontro con Lucia

ciao a tutte/i

qualche giorno fa ho ritrovato Lucia nello stesso posto dove ci siamo conosciute. Stavolta le ho consegnato la nostra tabella così anche lei sarà riconoscibile on the road!

Benvenuta Lucia, la prossima volta ci prenderemo anche il caffè!

Lucia

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Sempre Elda!

 

Questo articolo non è nuovo, risale a ottobre 2020, ma visto che non l’avevo trovato prima e quindi non l’avevo condiviso, lo faccio adesso, anche perchè racconta la storia della nostra Elda vista attraverso gli occhi di sua figlia Marta quando parteciparono al programma “Tutto su mia madre”.

Questo è il link:

https://mattinopadova.gelocal.it/padova/cronaca/2020/10/21/news/la-donna-al-volante-del-man-che-vince-il-pregiudizio-1.39445083

E questo è il testo:

 

l personaggio

«Mia mamma fa la camionista».

Non ci credeva nessuno, vent’anni fa, quando Marta Pegorin raccontava la professione della madre, Elda. La storia, tutta cittadellese e con le mura a fare da suggestivo sfondo, è stata svelata dal programma di Rai Tre “Tutto su mia madre”, che riprende un capolavoro di coralità al femminile di Almodovar. Oggi Elda Guarise, 57 anni, e il marito Giovanni Pegorin hanno una ditta di trasporti a conduzione familiare dove lavora anche la primogenita Marta, che si occupa di contabilità. «I miei genitori guidano il camion. Anche mia mamma. Tutti pensano ad un camioncino. Quando la incrociano dal vivo esclamano: “Ma non immaginavo così grande”»: è l’incipit della testimonianza di Marta, 37 anni, tre figli. Quello di mamma Elda è un carattere fermo: «Non sono una fru fru, fatico a dire “ti voglio bene”, ma i messaggi sul telefonino aiutano».

Una storia di fatica, di Nordest laborioso, di prime occupazioni a 14 anni, di sudore e di famiglie che crescono.

«Non c’erano tante possibilità», spiega l’autotrasportatrice, «a 14 anni ho iniziato a lavorare, in un magazzino di frutta, arrivavano camion dall’estero, grandi, mi ricordo il rumore del frigo che funzionava». Poi arriva l’incontro con il futuro marito, è un amore importante, a neanche vent’anni Elda diventa mamma di Marta, che però si lamenta, nel quartiere in cui cresce non ci sono tanti bambini, e la famiglia aumenta, arrivano Mattia ed Ermes.

Poi arriva lo sfratto, il condominio viene messo in vendita, mamma e papà decidono di trovare una nuova soluzione, scelgono la casa, con un’attenzione particolare per il camion di Giovanni. Che, a cavallo del 2000, lancia una proposta alla moglie: «Perché non prendi la patente del camion?». Lei ci pensa, poi si butta, va alla scuola guida, registra le lezioni, le riascolta mentre si occupa della faccende domestiche, all’esame teme le domande dell’ingegnere, che la interroga sul cambio, il suo punto debole.

Da lì, la vita cambia: levatacce, ritorno alla sera tardi, e i piccoli prendono confidenza con i post-it e le indicazioni di mamma, che non è più lì a seguirli, a fare colazione con loro. Prepara tutto e poi parte, via a lavorare. Marta cresce in fretta, tocca a lei prendersi una buona fetta della cura dei fratellini.

«Inizialmente affiancava papà e poi è partita. Lui le diceva “devi viaggiare da sola se vuoi imparare”. E poi è arrivato il suo camion», racconta la figlia. Elda se lo personalizza, ci mette il suo tocco femminile: «Mi sono sempre piaciute le tende. Il primo aveva i sedili bianchi e le finiture gialle, un confetto». Non sono mancati gli episodi di sessismo, i veleni: «Che vada a lavare i piatti». Ma Elda ha tirato dritto: «Si infastidiscono di più se sei indifferente». E la famiglia le è sempre rimasta vicina: «Non l’ho mai criticata», ricorda Marta, «anche se la chiamavo sempre, le chiedevo dove fosse, e le raccomandavo di chiudere i finestrini. Una notte mi ha chiamato, si è dovuta fermare, c’era vicino a lei una persona poco raccomandabile, siamo rimaste al telefono, e alla fine è partita». Chi sta sulla strada incrocia pericoli, ogni giorno. A settembre del 2009 Elda è stata coinvolta in un incidente: «Avevo una consegna unica, ero tranquillissima, in sorpasso, quando mi si è parata davanti una colonna, il camion che avevo davanti a me mi è entrato in cabina». Marta ricorda quegli istanti: «Mamma piangeva e urlava, sono corsa, il camion era accartocciato, ma lei non aveva un graffio». Ma il martito l’ha spronata: «Riprendi e vai». È ritornata, alla sua passione, al suo lavoro, «con la volontà di portare avanti un progetto di famiglia». E ora i nipotini sono entusiasti del camion di nonna, uno spazio di gioco, che trasmette loro il senso dell’avventura. Scenderà? «Solo quando mi toglieranno la patente». —

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Camionista a 79 anni!

 

Ho trovato questo video, di qualche mese fa, dedicato a una collega canadese che fa ancora la “camionneuse” all’età di 79 anni!

Si chiama Florence Noel e non ha nessuna intenzione di fermarsi!

Bonne route!

 

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10 domande a …Beatrice

 

Ancora da “Uomini e trasporti”, dalla rubrica   Voci on the road, un’intervista a cura di Elisa Bianchi, alla nostra collega Beatrice!

 

Il link: https://www.uominietrasporti.it/dopolavoro/voci-on-the-road/10-domande-a-beatrice-donghi/

 

  • Da quanto tempo fai l’autista?

Ho preso le patenti nel dicembre del 2021 e ho trovato lavoro subito dopo, a distanza di pochi giorni. Oggi è un anno e mezzo che sono in cabina.

  • Cosa ti ha spinto a intraprendere questa professione?

Nell’azienda edile di famiglia guidavo già un camion con cassone ribaltabile e gru, ma ho sempre sognato in grande, ero molto attratta dal mondo dell’autotrasporto e così spinta da amici e famiglia ho preso coraggio e ho deciso di provarci.

  • Cosa trasporti oggi?

Un po’ di tutto, dipende dai viaggi che si trovano, ma prevalentemente carta da macero, bobine, vaschette di plastica, terriccio e lamiere. Mi piace portare di tutto, non ho preferenze, perché ogni trasporto lo vivo come una sfida per me stessa.

  • Che tratte percorri?

Principalmente giro per il Nord e il Centro Italia, tra Lombardia, Piemonte, Veneto ed Emilia-Romagna.

  • Che camion guidi?

Un bilico centinato Renault Trucks, lo stesso che mi accompagna da quando ho iniziato. Dicono che il bilico sia il più difficile, a me piace, non mi vedrei altrove per ora.

  • Perché una giovane donna si appassiona a questo mestiere?

Un pizzico di passione e di interesse penso debbano essere nel Dna. Io sono partita da zero, non c’erano altri autisti in famiglia, ma ho sempre avuto il gene dell’autotrasporto. Ho conosciuto persone che si sono appassionate al mestiere strada facendo, ma ci deve comunque essere sempre una certa predisposizione e tanta curiosità. Oltre ad apprezzare la solitudine, si passa tanto tempo con se stessi in cabina.

  • Cosa ami di più e cosa di meno del tuo lavoro?

Traffico a parte, che non piace a nessuno e con nessun mezzo, il problema più grande oggi sono le aree di servizio inadeguate. Si guida sempre con la speranza di trovare un posto sicuro in cui fermarsi a riposare, ma si fa fatica a trovarne. Tra gli aspetti positivi, invece, sicuramente amo il fatto di poter incontrare e conoscere tanta gente lungo la strada, parlare e confrontarmi con loro. Sono sempre stati tutti molto cordiali con me.

  • Dal tuo punto di vista, qual è la prima cosa da fare per avvicinare i giovani?

Sicuramente abbassare il costo delle patenti. Molte aziende già aiutano i giovani a conseguire le patenti dando loro la certezza di un posto di lavoro. Forse dovrebbero farlo più realtà. E poi, se posso aggiungere, bisogna andare a cercare la nostra generazione là dove sta: cioè sui social, che possono dare un grande esempio.

  • Oltre al camion, hai altre passioni nel tempo libero?

Mi sono da poco avvicinata allo Yoga, penso sia molto utile per rilassarsi dopo una dura giornata di lavoro.

  • Come immagini il tuo futuro?

Nel breve periodo mi vedo qui, sul mio camion, ma non nascondo che sogno una famiglia. Bisognerà vedere se potrò conciliare le due cose, vedo molte donne che lo hanno fatto, spero e penso sarà anche il mio caso.

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Piacere di conoscerti…Marta

 

Il collega Mauro Gadaleta questa volta si cimenta in un insolito “domanda – risposta” con la collega Marta, per cercare di conoscerla al di fuori della vita lavorativa!

Buona strada sempre a tutti e due!

 

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UN LIBRO PER IL FINE SETTIMANA – “I NEGOZI APRONO AL SABATO”

 

Avvincente: è l’aggettivo per presentare il libro di questa settimana, “I negozi aprono al sabato”.

Ambientato sulle autostrade intorno a Bologna, dove una sera un misterioso camionista rapisce una ricca signora, chiedendo poi il riscatto tramite una telefonata a un’emittente radiofonica che trasmette in diretta la notte. Poche ore dopo, sempre in autostrada, c’è un assalto a un furgone portavalori… Diversi personaggi e diverse storie si intrecciano tra loro, in un susseguirsi di eventi fino al finale….

Non  è un libro che parla del nostro mestiere ma un  “noir” da leggere tutto d’un fiato, scritto da Paolo Innocenti, e pubblicato nel 2021  dalle Edizioni della Goccia.

Buona lettura!

 

Un link:

https://www.ibs.it/negozi-aprono-al-sabato-libro-paolo-innocenti/e/9788898916979

La copertina:

 

La trama:

Un misterioso camionista che in un autogrill rapisce una donna e chiede il riscatto in diretta radiofonica mentre scorrazza per le autostrade italiane è una brutta gatta da pelare. Niente, però, in confronto a quanto accade in poche ore intorno a Bologna in una fredda giornata di metà dicembre: prima l’assalto a un furgone portavalori, poi il ritrovamento del cadavere della donna rapita, che si scopre essere erede di una nobile famiglia tanto ricca quanto prigioniera di anacronistici retaggi, e infine la scoperta del corpo del presunto capo dei rapinatori, ucciso con un colpo di pistola. Una matassa difficile da sbrogliare per Laura Mori, vicequestore della Polstrada e comandante del Centro Operativo Autostradale, costretta ad affrontare, oltre alle difficoltà del caso, anche l’ottusità di qualche superiore. Mai come in questo caso nulla è come appare. Una lettura che non lascia indifferenti, che sonda aspetti poco approfonditi dell’animo umano e della società in cui viviamo.

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