Si continua a parlare di Covid-19, anche se siamo entrati nella fase 2 l’emergenza non è finita, soprattutto per chi fa il camionista i problemi sono ancora tanti.
Ho trovato questo bell’articolo con la testimonianza della collega Silvia sul sito di “Uomini e trasporti”.
Silvia Cester «Paura, solitudine e tanta voglia di normalità»
Il Covid-19 visto e vissuto
dagli autisti. Abbiamo sentito diverse voci, con i loro problemi e le
loro mancanze. Ne abbiamo voluto isolare alcune al femminile. Ecco la
storia di Silvia Cester, che ha quasi dell’incredibile: dopo aver
coltivato per anni il sogno di guidare un camion, questa quarantenne
veneta lo ha realizzato proprio qualche mese prima che iniziasse a
circolare il coronavirus
Quaranta, due, tre, uno. È la versione numerica
della vita di Silvia Cester, «veneziana di terra ferma», come ama
definirsi: alle spalle quasi quarant’anni e sulle spalle due bimbi –
Agnese e Filippo – da accudire con l’aiuto dell’ex marito da cui si è
separata tre anni fa. A stupire è quell’uno finale, perché indica gli
anni trascorsi a guidare un camion. In realtà sono meno di dodici mesi,
malgrado il suo amore per i camion nasca molto prima.
Perché una donna decide di fare la camionista?
È
la domanda che mi fanno spesso. La risposta non la so: in famiglia
nessuno è camionista. Però, ho sempre abitato in zona industriale, di
fronte alla tangenziale di Mestre. Ogni mattina, per andare a prendere
l’autobus, mio nonno mi caricava in bicicletta e zigzagavamo in mezzo ai
camion. Ero affascinata da quei bestioni colorati: il profumo
di gasolio e di pneumatici mi inebriava. Un immaginario “annaffiato” da
bambina; ma poi come ha fatto a sbocciare? Ho preso la patente per
l’auto appena compiuti 18 anni. Poi, raggiunti i 23 ho deciso che volevo
anche quella per i camion. Così mi sono iscritta in un’autoscuola e,
contro il volere di tutta la famiglia, ho preso C e D. Nel frattempo
conobbi quello che poi è diventato mio marito. Perché questa puntualizzazione: camion e marito non vanno d’accordo?
No,
il desiderio di salire sul camion era sempre tanto, ma una volta
sposati abbiamo avuto due figli, cambiato tre case e aperto un negozio
di prodotti per animali. E quindi, quand’è che il sogno camionaro diventa realtà?
Quando
ci siamo separati. Inizialmente il mondo mi è crollato addosso. Poi,
grazie al mio atavico sogno sono riuscita a ripartire. È successo a
Misano, durante il weekend del camionista: sono risalita su un camion
per gioco quando erano trascorsi quindici anni da quando avevo preso le
patenti. A quel punto ho pensato che anche il CQC stava per scadere. E
mi sono chiesta: che faccio? Così ho riguardato il sogno e ho deciso di
rinnovare il CQC. A quel punto ho iniziato la ricerca di un lavoro.
Dapprima ho ricevuto proposte assurde, poi ho trovato un messaggio su
facebook che sembrava serio da parte del mio attuale datore di lavoro,
un padroncino veneto come me, Carlo Greghi. Ha avuto molta pazienza e mi
ha dedicato molto tempo, forse ha perso viaggi per colpa mia, ma mi ha
dato fiducia: è stato un grande maestro. Così l’8 luglio 2019 è iniziata
la mia vita da camionista. Il primo viaggio da sola è stato per andare
a prendere le vasche per la campagna delle barbabietole: se ci ripenso
sento ancora il cuore battere a mille. Che emozione! Come hai fatto a conciliare la tua condizione di separata con due figli?
Fortunatamente
sono rimasta in ottimi rapporti con il mio ex marito: durante
la settimana è lui a tenere i bambini. Poi il sabato e la domenica,
quando non lavoro, me li godo io. E comunque ora trasporto container per
lo più tra Veneto e Friuli, con qualche viaggio più lungo di tanto
in tanto. Ma per fortuna riesco a rientrare a casa tutte le sere. Poi,
dopo appena otto mesi vissuti da camionista arriva la pandemia. Questa
mattina ho percorso quella che io chiamo la «strada delle barbabietole»,
da Marcon a Cervignano del Friuli, quella che la scorsa estate
facevo tutti i giorni più volte al giorno durante la campagna. Nel
vedere le strade vuote, i bar chiusi, le serrande abbassate mi sono
scese le lacrime.
Ma nell’operatività quotidiana qual è il problema principale?
Posso
dirlo? Andare in bagno. Trascorro intere giornate trattenendo la pipì,
senza avere la possibilità di trovare un servizio. E per una donna è
anche più complicato di un uomo… Ti ammetto che qualche volta quando
arrivo la sera a casa, dopo aver parcheggiato il camion faccio fatica a
entrare dentro, tanto sono arrivata al limite. Mi è capitato anche di
dovermi nascondere dietro al semirimorchio… Poi c’è il problema di
alimentarsi. Io torno a casa. Ma abito ancora nei pressi di una zona
industriale e vedo i camion fermi, con gli autisti dentro che
restano ore nei parcheggi. Mi piacerebbe andargli incontro, chiedere se
hanno bisogno di qualcosa, se gradiscono un piatto caldo, ma alla fine
ho paura: non soltanto del contagio, ma anche delle persone.
Un sentimento che prima non provavo: strano come in così poco tempo il
Covid-19 ci abbia cambiati. Riesci comunque ad avere contatti con i colleghi?
Sì
e devo dire che in tanti nel corso delle ultime settimane mi hanno
salutata perché si fermano, smettono di lavorare perché manca lavoro. Mi
auguro con tutto il cuore che si possa ritornare alla normalità il
prima possibile. Quando succederà? Mi piace pensare che la terra si stia
prendendo una pausa da noi. Ma poi, quando ci rincontreremo di nuovo e
sarà tutto più bello. Ne sono sicura.
Un pò di video trovati su You Tube che raccontano la situazione che stanno vivendo i camionisti e le camioniste in questi giorni di emergenza, come sempre e più di sempre manca il rispetto per gli autisti… qualcuno si dovrebbe ricordare che non è tutto dovuto…
Un altro video trovato su Youtube, stavolta non si parla di lady truck, ma è un invito ai giovani di andare a prendere la patente del camion perchè….
Il collega è un “GRANDE”, in un modo “seriamente simpatico” in poco più di due minuti spiega la situazione dell’autotrasporto italiano/europeo senza vittimismi ma con grande ironia ed educazione.
Un appuntamento da non perdere per chi passerà il sabato sera in casa:
Va in onda su RAI NEWS 24 la video inchiesta “I CAMION DEGLI ALTRI” di Lorenzo Pirovano.
Si parla tanto di diritti dei lavoratori, soprattutto in questi giorni… credo che questa inchiesta metterà in luce delle situazioni di sfruttamento “legalizzato” che non dovrebbero esistere…
In attesa del film, vi linko un altro video che lo riguarda:
Buon ascolto e buona strada a Lorenzo e alle sue inchieste!
“I camion degli altri” è un film documentario vincitore ex aequo del premio Roberto Morrione 2014.
Un inchiesta realizzata da Lorenzo Pirovano, giovane giornalista ventiduenne che va alla scoperta delle condizioni contrattuali del mondo dell’autotrasporto, condizioni che sempre più si rivelano una sorta di schiavitù legalizzata…
Ho trovato questo articolo girando per il web, non è recente, è di fine 2012, però mi è piaciuto molto, è tratto dal sito trasportiamo.eu, si intitola: “Dichiarazioni dal mondo dei vip – IO E IL CAMION, PAROLA DI GASSMAN, BOLLANI, LAGERBACK E…”
E questa, che trascrivo, è la parte che mi è piaciuta di più (senza nulla togliere agli altri!), perché in poche righe ha descritto alla perfezione il problema e la soluzione! Grande Antonio Lubrano!!!
“(…) Più seria e competente la valutazione di Antonio Lubrano che, oltre alla sua fortunatissima «Mi manda Lubrano», ha condotto diverse trasmissioni sulla sicurezza stradale. «Credo che il trasporto su gomma in questo momento si attesti intorno all’80% del traffico merci globale. E di questo mai nessuno tiene conto quando viaggia sulle strade. Io lo chiamo l’egoismo del volante, perché pensiamo di essere sempre i padroni delle strade e che i tir e i camion siano dei nemici da sconfiggere, mentre invece stanno svolgendo un servizio importante per il Paese e per il nostro vivere quotidiano. Il loro è un compito primario ed imprescindibile per l’economia, mentre noi ogni giorno li facciamo sentire degli intrusi. Il problema è che l’italiano è un popolo di individualisti: non pensiamo mai abbastanza agli altri, siamo dei grandi egoisti e lo diventiamo ancora di più quando siamo al volante».
Buona lettura dell’articolo (ne vale la pena!!) e buona strada a tutti!!!
La nostra amica Gisytruck mi ha inviato un altro testo che pubblico volentieri:
“SETTIMANA NERA”
Ciao a tutte/i
Gli ultimi giorni scrivono una brutta pagina di cronaca del trasporto, il contributo di vite umane è molto alto, troppo!!!
Ripenso a quante volte ci siamo scambiati racconti d’incidenti gravi, ognuno ha dei ricordi e in segreto la speranza di non essere il protagonista di una brutta storia…
Ricordo di aver già scritto su questo blog di questo argomento e rileggendo ritrovo la stessa attualità, non è cambiato molto (https://buonastrada.altervista.org/2008/01/carne-da-macello.html); e nel frattempo i nostri colleghi e colleghe che hanno pagato con la vita lo svolgere unicamente il loro lavoro sono stai tantissimi… Le tipologie del trasporto sono tante,ognuna con rischi correlati; ma hanno tutte in comune la strada e le sue insidie, gli altri utenti, i malori, il degrado dei mezzi e le fatalità… con il risultato che chi smette di guidare, spesso afferma:” Ho smesso prima che mi capiti qualcosa di grave o irreparabile!”.
L’irreparabile può succedere a poche ore di distanza nello stesso tratto di autostrada o nel paese più isolato, con allestimento frigo o centina, movimento terra o container…
Ci sarà mai un giorno in cui anche la morte di un camionista sarà un episodio stupefacente anziché qualcosa di quasi scontato? Spero proprio di sì! E’ molto triste sentire un tono rassegnato :
” Faceva il camionista…”- “Ha tamponato…” – “ Ha avuto un colpo di sonno…” – “Gli è scoppiata la gomma davanti e…” – “ Per evitare un’auto si è buttato fuori… “ –“ Gli è uscito uno davanti all’improvviso…” – “ Un malore alla guida…” –“ Si è rovesciato ed è rimasto schiacciato…”- “ Ha sbandato e si è chiuso ad L…”e tante altre, Poche parole ma terribili.
Frasi che intendono una vita interrotta più o meno avanti d’età e che si vorrebbe sentire sempre meno e soprattutto con un tono che non dia per scontato che chi guida per professione debba pagare un prezzo così alto, lui, lei che sia e le loro famiglie.
I nostri colleghi che non ci sono più ci devono ricordare che bisogna usare prudenza ma ci devono anche spronare a pretendere che le morti sul lavoro siano considerate tutte uguali e che diminuiscano.
Ora siamo in periodo di ferie, come tutti gli anni le strade si tingono del sangue dei camionisti, ci sono i divieti di circolazione ai mezzi pesanti per permettere ai vacanzieri di muoversi indisturbati, e i camionisti costretti a far conti su conti per poter lavorare senza sgarrare con le “ore di guida” non saranno poi costretti a guidare quando hanno sonno per consegnare in tempo la merce? o per non rimaner bloccati in qualche posto dimenticato da Dio, ma soprattutto dal resto della Società? Non si aumentano le probabilità di rischio con tredici blocchi in un mese? Non si mette a rischio la vita di un lavoratore di troppo forzandolo a far quadrare troppi fattori che non dipendono da lui stesso? E quando succede il peggio, qualcuno si fa delle domande o fa solo accuse?
Poi qualcuno farà grandi titoli sui giornali.. Corri Bisonte Corri… ma al volante del bisonte c’è un uomo, con i suoi limiti, ma anche il diritto di svolgere il suo lavoro in sicurezza!
Buone VACANZE ma soprattutto BUONA STRADA A TUTTE/I !!!
E’ da parecchio tempo che la nostra collega e portavoce del gruppo, la Gisy (conosciuta nel blog come “Gisytruck”) non scrive più qui… problemi di connessione, problemi di orari, di tempo, di lavoro, tante cose tutte sommate le hanno impedito di tenerci compagnia da queste pagine, ma finalmente oggi ho ricevuto una sua mail in cui mi chiedeva se pubblicavo per lei un testo.
MA CERTO CHE SI!!!! Con immenso piacere, il ritorno della Gisy!!!
LA NOSTRA CRISI…
Ciao a tutte/i
Non passa giorno in cui non si pronunci questo termine, o lo si
senta pronunciare e peggio ancora, ne facciamo le spese ogni giorno, tutti.
Dietro questa parola si trascinano brutte sorprese, cambiamenti
in peggio e malumore; negli occhi degli altri non vedi altro che riflesso il
nostro stesso malumore, questo è uno, non l’unico motivo per cui non mi sentivo
più di scrivere qui.
Una conversazione con una lady truck mi ha disarmato, la frase
chiave:”mi collego per leggere ciò che hai scritto, per sentirmi più vicina,
anche per condividere cattivi pensieri, ma se non trovo nulla mi trovo spaesata
e spengo subito! Scrivi, anche solo per chi come me soffre della distanza…
pensaci!”
Ho risposto che la crisi tira fuori il peggio dalle persone e le
faccio qualche esempio, ma lei non desiste e mi elenca le volte in cui sono
stata io a spronare qualcun altro, lei compresa.
Ridiamo di una volta in cui ho usato la parola CRISI in una
situazione che mi aveva messo in agitazione parecchio per la mia emotività, ma
parlare di un argomento, che purtroppo conoscevo bene , mi ha sciolto la
lingua…
.. si trattava di una trasmissione televisiva con insolito
conduttore Fabrizio Corona, ci eravamo capitati io e Gianni convinti di poter
parlare di problematiche del trasporto, in realtà ci ritrovammo in uno studio
con 100 persone e tutte con il proprio bagaglio pieno di esperienze, racconti
di disperazione e miseria. Il titolo prometteva bene: LIBERTA’ DI PAROLA e
anche la discussione sembrava costruttiva, ma durante le prove, ne io ne Gianni
avevamo avuto possibilità d’intervenire, quindi non eravamo convinti di aver
impiegato bene il nostro tempo, ma durante la diretta senza nessun preavviso mi
sono trovata ad essere interpellata, la domanda era se avevo partecipato allo
sciopero di qualche mese prima, dopo
avermi presentato dicendo di avermi conosciuto in un’area di servizio, la mia
risposta questa:” Son rimasta bloccata a Livorno e vi son rimasta finchè non è
stato revocato, ma ho preso parte attiva in quello del 2007 perché è da allora
che i trasportatori manifestano le loro difficoltà, perché siamo stati i primi
a sentire gli effetti della CRISI e purtroppo saremo gli ultimi ad uscirne!!”
La trasmissione non ha avuto altre puntate, il conduttore ha riempito
le pagine dei giornali con altre vicende, io e Gianni abbiamo forse sprecato un
giorno, ma no, in realtà abbiamo conosciuto vari aspetti della crisi che non
conoscevamo, trascorso qualche ora a chiacchierare tra noi e dulcis in fondo…
gli ho fatto conoscere un’osteria romana a conduzione familiare dove si gustano
ottimi piatti tipici a costi contenuti, eravamo e purtroppo siamo ancora in
CRISI.
Ringrazio la mia sostenitrice e le prometto di scrivere a breve
, subito dopo però penso cosa posso dire di questo argomento che altri non
conoscano o che non sia banale… no, devo scrivere ciò che sento, come sempre,
altrimenti sarà crisi anche di parole.
Purtroppo si, è la quarta ed ultima puntata del programma “Inarrestabili” di Marco Berry.
UFFA!!!!! L’ho già scritto che mi piaceva?
Le cose belle durano sempre poco….
Chissà se ne faranno un’altra serie? Spero di si, mi piaceva un sacco vedere le storie dei colleghi…siamo tutti cosi uguali eppure cosi diversi, comune denominatore il camion, ma ognuno poi con la sua vita, le sue vicende, le sue esperienze…
Grazie di nuovo a Marco Berry per aver condiviso un pò del suo tempo con la nostra categoria e buona strada ai suoi nuovi progetti!!!
Ecco la quarta ed ultima puntata con Raffaele e Walter:
Un’ intervista, tutta da vedere, a Marco Berry da parte di Pamela Mauro conduttrice di ” Tracky News” e con la partecipazione diCarlo Otto Brambilla direttore della rivista “Trasporto Commerciale“.
Devo fare i complimenti (per l’ennesima volta!) a Marco Berry per la sua trasmissione, gli “Inarrestabili“, perché è riuscito a capire e portare la gente nelle cabine dei camion facendo vedere a tutti che chi li guida sono “persone” che tutti i giorni affrontano un sacco di problemi, sconosciuti ai più, per consegnare le merci che servono a tutti per vivere.!!!
Un grande, veramente!
Buona visione!!!
Chi non conosce non sa.
Chi non sa, troppo spesso “immagina”, e immagina male.
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