Archive for Novembre 10th, 2007

"NIGHTMARE"

“Era notte, pioveva a dirotto. Sembrava che tutte le nuvole del cielo si fossero date appuntamento sopra di me. Ogni tanto qualche lampo squarciava l’oscurità, illuminava l’asfalto nero e lucido per chilometri subito seguito dal rombare del tuono.

Come avrebbe scritto “Snoopy” : “Era una notte buia e tempestosa…” Guidavo, ormai da ore, strizzavo gli occhi per la stanchezza, cercavo di vedere qualcosa oltre la cortina d’acqua che i tergicristalli non riuscivano a togliere dal parabrezza. Mi sembrava di non avere fatto altro che guidare, guidare, guidare, per tutta la vita ero rimasta su quel sedile col volante in mano, il piede sull’acceleratore. I fari illuminavano la pioggia, non mi ricordavo più quando mi ero fermata l’ultima volta.

Sapevo di avere sonno. Molto, arretrato. Quante notti erano che non dormivo? Le immagini mi turbinavano nella mente a una velocità pazzesca, eccessiva, non riuscivo a mettere a fuoco i miei pensieri, li rincorrevo inutilmente, sgusciavano viscidi, si accavallavano uno sull’altro incomprensibili, non capivo dove mi volessero portare.

Continuava a piovere, non mi era mai capitato niente del genere, c’era come un accanimento nell’acqua che batteva incessantemente sulla mia cabina, sulla strada, sul mondo.

Un altro lampo, più vicino e più intenso di tutti gli altri che l’avevano preceduto mi ha abbagliato, per qualche decimo di secondo non ho visto più niente, poi quando la vista mi è tornata era troppo tardi per qualsiasi cosa. Li’ davanti a me si era come materializzato  dall’oscurità il rimorchio di un altro camion. Ho frenato con tutte le mie forze, ho stretto il volante con tutta la disperazione che avevo in corpo, poi l’ho mollato e mi sono messa le mani sugli occhi per non vedere il colore della morte nel momento dell’impatto. Ho sentito un grande botto, un’esplosione. Ho aspettato un secondo, due, poi ho riaperto gli occhi sbalordita: il rimorchio era ancora li’ davanti a me a meno di due metri di distanza e l’acqua scorreva veloce sul mio vetro intatto. Ero sudata fradicia. Il mio motore era spento, le luci anche. Non capivo. Mi sono guardata in giro, nel buio…altri camion parcheggiati. Parcheggiati??

Sono scoppiata a ridere, una risata isterica, incontrollabile, irrefrenabile.

Ero talmente stanca quando mi ero fermata che mi ero addormentata con la testa sul volante senza accorgermi di averlo fatto!!

Era stato tutto un brutto sogno, peggio, un incubo.

E il botto che avevo sentito era un tuono, non riuscivo a smettere di ridere. Ridevo per il sollievo e per la paura provata. Accidenti se mi ero spaventata!

Ho aperto il tachigrafo e guardato il disco: erano già passate tre ore da quando mi ero fermata…TRE ORE??? Troppe!! Dovevo rimettermi in marcia, la notte stava per finire e il viaggio era ancora lungo. Forse.

Non ne ero proprio sicura, non riuscivo nemmeno a ricordarmi dove ero arrivata….”

 

Piaciuta la storia? Qualcuna di voi l’aveva già sentita?…non è successa veramente a me…ho solo messo per iscritto un “incubo  ricorrente” dei camionari degli anni ’80…è una specie di leggenda metropolitana/autostradale sulla stanchezza accumulata al volante…l’ho sentita raccontare talmente tante volte per CB da talmente tanti colleghi che alla fine non so se sia partita da una storia vera, se sia successa veramente a cosi’ tanti  o raccontarla era solo un modo per passare il tempo chiacchierando al CB per tenersi svegli….

Buona strada…

Ironduck.

 

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