Archive for Novembre 4th, 2009

Lady Driver

 

 IL PASSEGGERO INVISIBILE

Lo si poteva vedere tutti i giorni alle dieci e dieci prendere sempre lo stesso autobus, sia col sole che con la pioggia, era fermo ad aspettare poggiato sul suo bastone. Due corse in silenzio, non una parola, non un sorriso. Seduto nella parte anteriore, vicino al vetro, quello era il suo posto, che nei giorni di calca si accaparrava man mano che scendevano gli altri passeggeri.

Il vecchio aveva il volto disteso, pochi capelli che copriva con un cappello nero, la barba rasata tutti i giorni, ma con qua e là ciuffi sfuggiti al rasoio.

Il vestito, scuro anch’ esso, logorato dal tempo, ma mai acciuffato.

Camminava a stento, quasi trascinando le gambe, ma rifiutava ogni tipo di aiuto da parte degli altri passeggeri nel salire a bordo.

Passava tre ore del suo tempo guardando attraverso il vetro dell’ autobus, sia stato esso sporco di polvere o bagnato dalla pioggia.

Successe in una giornata d’ inverno, una di quelle che sembra uguale alle altre, che, al ritorno dalla seconda corsa, salì a bordo una persona, una donna sulla settantina, ma impegnata a nascondere bene la sua età.

Una di quelle con pelliccia di ratto e posizione bene eretta sui tacchi, le labbra rosso fuoco ed uno spesso strato di cipria insinuata tra le rughe della pelle.

Notai il vecchio scrutarle il volto e chiederle: <<Vive qua? Io sono nato in quella casa laggiù!>>

Nel giro di pochi attimi prese vita un discorso fatto di ricordi, di palazzi che non esistevano e campi di grano che non esistono più, di amici che non avrebbero più rivisto e di altri che ancora troppo giovani se n’ erano andati, di chi era rimasto solo con i figli lontani e di chi si sentiva solo anche con la famiglia in casa.

Ascoltai attenta, quasi a voler cogliere dal loro discorso il vero senso della vita; sentii passarmi accanto l’ intera esistenza di una persona che in dieci minuti la stava ripercorrendo tutta.

Eravamo spettatori di un cinema dove lo schermo era il vetro di un autobus.

Si potevano percepire le forti emozioni del vecchio dal tono della voce, mentre lei rispondeva alle domande in maniera essenziale e si specchiava sul vetro rimettendosi in ordine con veloci passate di mano la permanente color mogano.

Due vite diverse, due modi diversi di reagire al passare degli anni: lui con un vestito ormai sciupato, lei con una gonna che quasi le strozzava la vita; l’ una con una borsetta firmata, l’ altro con le tasche della giacca rammendate; lui con un cappello ormai infeltrito, lei con una messa in piega fresca di parrucchiera.

Arrivammo alla fermata dove la signora era diretta, dieci minuti sono pochi per tornare a vivere e li sentii mettersi d’ accordo per rivedersi il giorno seguente. << A domani allora>>, <<si, a domani>> rispose lei.

Il vecchio entrò nell’ autobus l’ indomani alle dieci e dieci con un entusiasmo nuovo, un altro vestito, sempre scuro, ma riesumato dall’ armadio, con scolpiti i segni delle crucce alle quali per chissà quanti anni era rimasto appeso.

Pochi istanti dopo che mi era passato accanto sentii la scia di un profumo pungente, un misto di acqua di colonia e fragranza di pino, di chi ha coperto l’ odore della pelle con il profumo.

 

 

Arrivati alla fermata dell’ appuntamento, non c’era nessuno.

Fece anche la terza corsa quel giorno, ma man mano che scorrevano le fermate, cresceva la malinconia per un passato ormai perso.

Tre giri per tornare al punto di partenza.

Arrivammo a pochi metri dalla fermata dove tutti i giorni saliva a bordo e lo sentii borbottare con voce cupa: << signorina!>> con tono di domanda.

Non gli diedi peso, l’ autobus era colmo e la sua richiesta troppo comune.

<<Autista!>> disse con voce più alta.

<<Si>> risposi io.

<<Mi può scendere alla prossima per cortesia?>>.

Calisti Simona

Questo è il racconto di una Lady Driver, secondo il mio parere stupendo, lei è un’autista di pulmann, che ho trovato navigando, è stata protagonista di uno spiacevole episodio di discriminazione…
ho pensato di rendervi partecipi, cosa ne pensate? ;

http://file.bastia.it/giornali/corriere/2006/perugia-240506.pdf

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