Ciao Lady
gli Amici con la A Maiuscola sono pochi, conserviamo gelosamente quelli che abbiamo incontrato lungo il nostro percorso, condividiamo la loro passione per il camion e la strada… Grazie Chiodo delle emozioni che sai trasmettere… Buona Strada sempre!!!
Ciao Lady un amico delle Lady è sicuramente Ricky, ha sacrificato gambe e dignità in occasione della partita a Grisignano, ma non tutte hanno avuto l'occasione di conoscerlo e apprezzare le sue qualità, ho trovato questo video e lo pubblico volentieri, anche se non è un racconto di viaggio… e mando un abbraccio a Ricky … splendida persona, incontrata sulle nostre "pink road"
Buona Strada a Ricky, alla sua Famiglia & al suo Demone Giallo!!!
I convogli stradali lunghi trenta metri e pesanti novanta tonnellate non viaggiano solamente sulle strade australiane. Li potete vedere anche su quelle europee, anche se non proprio sotto casa. Bisogna, andare, infatti, in Svezia, su quelle interminabili strade del centro-nord, percorse sol0 da qualche autovettura e dai camion che trasportano lunghi e pesanti tronchi di legno.
Qua già da anni è consentito un peso totale di 56 tonnellate e si sperimentano lunghezze di 25 metri, con lo scopo di caricare il più possibile ogni veicolo industriale, diminuendo così il numero delle unità utilizzate e, di conseguenza, i costi del trasporto. Ma gli svedesi hanno compiuto un passo avanti, con il progetto One Pile More, ossia "una catasta in più", avviato due anni fa nel nord del Paese, dove il traffico automobilistico è praticamente inesistente (come avviene all'interno dell'Australia). Esso prevede la sperimentazione operativa di convogli da trenta metri e con massa complessiva di 90 tonnellate (che consente una portata di 66 ton). Una soluzione applicata solamente nel trasporto di tronchi, dove porta un risparmio di carburante fino al venti percento, come mostra il primo biennio di test.
Gli autisti hanno dichiarato che guidare 90 tonnellate non comporta particolari problemi. Lo fa anche una donna autista, Sanna Brännholm: "Confesso che la prima volta che sono salita in cabina di questi convogli ero un po' nervosa. Ora sono arrivata al ventesimo viaggio e questa è diventata la mia seconda natura". Guida un Volvo FH16 da 660 CV nella insolita configurazione prevista per questo tipo di trasporto: una motrice a tre assi aggancia un tandem dotato di ralla, su cui poggia un semirimorchio, e quest'ultimo ha un'altra ralla posteriore per un secondo semirimorchio. Il contachilometri segna già 544mila chilometri, percorsi tutti in due anni e con 90 tonnellate sulle spalle. "Finora, questo veicolo ha trasportato 100mila tonnellate di tronchi tra Överkalix e Munksund, guidato a turno da otto autisti", precisa Sanna. "Il camion è molto comodo e si comporta come ogni altro veicolo pesante. Certo, bisogna stare più attenti ed avere una guida predittiva. Inoltre, bisogna ricordarsi di dare più gas prima di affrontare una salita", spiega Sanna.
il web da spazio a chiunque voglia esprimere le proprie idee; esistono milioni di blog e navigando ne ho trovato uno di una studentessa che s'intitola;" Volevo fare la principessa" e fino a qui potrebbe essere uno dei tanti, poi la mia attenzione cade sul sottotitolo: Diario di una camionista senza morale"; chissà come lei immagina le donne che guidano i camion? Chissà cosa pensa? Mi fa sorridere, parla di esami e incomprensioni con i genitori… è stato un bell'incontro, anche a casa nostra si respira aria d'esami e lei potrebbe essere coetanea di Romy. Chissà come le è venuto in mente questo titolo? Siccome è appassionata di cucina forse parteciperà volentieri alla quarta edizione del ricettario:"Non solo camioniste!"…
Coincidenze Voi sapete cosa sono le coincidenze. Quell’accadere di fatti così straordinario da sembrare programmato da una mente invisibile. Alcuni credono che tutto capiti per caso, altri lo chiamano destino. Vi racconterò qualcosa che mi è capitato e lascerò che siate a voi a trarre le conclusioni. C’è una strada che scende verso la città e che io percorro tutti i giorni per andare a lavorare. Tempo fa, si poteva ancora vedere tra i grandi palazzi di vetro e cemento, come se fosse stata dimenticata dal tempo e dagli uomini, una graziosa villetta dai muri rosa pallido. Attorno si stendeva un giardino in verità piuttosto trascurato e, in un angolo, proprio vicino alla strada, si ergeva un grande pino verde scuro. Un albero molto alto con una forma perfetta, da abete natalizio. Penso che quel pino sia stato in gioventù proprio un albero di natale: mi piace immaginare che tanto tempo fa, nei primi giorni di gennaio, un papà che viveva in quella villetta, si sia recato in giardino e abbia piantato quell’albero, dandogli – dopo le festa e le decorazioni – una nuova vita. In quel lontano giorno, la città sembrava ancora lontana e la strada forse era stretta e tranquilla. Attorno c’erano campi, cascine e altre villette con i balconi stretti, i tetti a punta e i cancelli di ferro battuto. Poi, come è normale, il tempo è passato, i padroni sono morti o partiti, forse hanno lasciato la casa in eredità a figli che abitavano lontano e che l’hanno venduta. Tutto questo lo immagino, ma c’è qualcosa che so per certo: la città, come l’albero, è cresciuta, le stradine sono diventate strade asfaltate a più corsie, le villette hanno lasciato il posto ad alti palazzi con uffici, centri commerciali e appartamenti. Così io passavo ogni giorno in automobile e vedevo quella villetta dall’aria abbandonata, le persiane chiuse e le erbacce che invadevano il giardino. Tutto attorno, come giganti, si ergevano i nuovi palazzi e il sole faceva ormai fatica ad arrivare fino alle aiuole incolte. Però sull’angolo del giardino c’era sempre, maestoso e fiero, il grande pino verde scuro. Un giorno infine è successo l’inevitabile: ruspe, scavatrici e gru hanno attaccato la villetta, mentre tutt’attorno gli operai ergevano una palizzata di legno. La villa è ben presto sparita e, nelle settimane che seguirono, vidi che era stato scavato un grande buco. Per diversi mesi, passando ho visto sorgere i muri, arrivare le betoniere con il cemento, i camion con le finestre, gli elettricisti, i pittori e tutti gli altri artigiani che servono a costruire un palazzo. Il pino però sopravviveva. Avevano costruito la baracca di cantiere – dove gli operai vanno a mezzogiorno a mangiare e l’architetto stende i suoi piani – proprio a ridosso del tronco e per farlo avevano tagliato tutti i rami bassi, così ora l’albero non aveva più una bella forma. Però c’era! Il cantiere finì e il palazzo si popolò di famiglie. Alla mattina vedevo dei bambini aspettare l’autobus sul marciapiede sotto i rami del grande pino. Nessuno dei suoi vecchi abitanti avrebbe riconosciuto il giardino o il posto: invece del cancello di ferro c’erano le grandi porte dei garage, invece del giardino una specie di piazzola di cemento con un’altalena e un fazzoletto di prato. Ma l’albero era sempre lì! Tutto finì un giorno di gennaio, proprio l’anno scorso. Aveva nevicato un poco e poi era arrivato un grande freddo. La strada che scendeva in città era gelata e lucida come una lastra di vetro. I bambini del palazzo si erano radunati attorno all’altalena e giocavano ridendo con la neve gelata. Un grosso camion giunse in cima alla strada e iniziò a scendere. L’autista si accorse subito di quello che stava accadendo e iniziò a suonare a distesa il clacson. Le ruote slittavano sul ghiaccio e lui non poteva ormai più né sterzare, né frenare. Come un incubo al rallentatore il pesante veicolo scendeva di traverso tra gli sguardi impauriti dei passanti. Salì sul marciapiede, sobbalzò e continuò lungo la discesa. I bambini sentirono quel suono freddo come una sirena e si voltarono: impietriti guardarono senza potersi muovere il camion scendere verso di loro. Videro distintamente la faccia terrorizzata dell’autista che si preparava all’urto. Ci fu un grande crack, boom, crash… e poi il silenzio. Alcuni passanti accorsero mentre altra gente si sporgeva da finestre e balconi. L’autista scese illeso dal camion, pallido come un lenzuolo, i bambini iniziarono a piangere per la paura mentre i genitori accorsi li abbracciavano. Tra di loro rimase il camion, avvolto come uno straccio attorno al grande pino. L’albero era inclinato, con metà delle radici che uscivano dalla terra e il tronco spaccato. Tutto intorno c’era un tappeto di ramoscelli, pigne e aghi. l’albero ora non c`è più. Hanno dovuto tagliarlo e forse c’è anche più sole sull’altalena. Io passo la mattina e penso al destino. Sì, penso a tutti quelli che avrebbero potuto abbatterlo, com’era logico, nei tanti anni della sua esistenza. E che non l’hanno fatto. Chissà perché. Forse perché, in quel giorno di gennaio, doveva essere lì, tra il camion e i bambini, tra l’autista e i rimorsi, tra i genitori e il lutto. Il giorno dopo alcuni passanti, spostando con il piede qualche pigna rimasta, dicevano: “Pensa che fortuna! “Sì, e che coincidenza: l’unico albero lungo tutta la strada. Questo è un racconto che ho trovato in rete, è un semplice e con un lieto fine, tranne per l'albero… il camion, non è diventato il "mostro" grazie alla presenza dell'abete… Buona Strada a Tutte/i!!!
Ciao Lady
ho sempre letto volentieri i racconti di viaggio, su questo blog ma anche sugli altri forum, ne ho letti di veramente interessanti… ci sono tante possibilità… e seguo la mia amica Mony su Youtube..
Sempre Buona Strada viaggiare con lei…
è da qualche tempo che abbiamo inserito il nostro gruppo anche su facebook trovando molti consensi tant'è vero che abbiamo superato i 1000 iscritti. Si può aggiungere foto, video e lasciare un commento, oltre a ricevere periodicamente una notifica via messaggio sui raduni del weekend. Ma lo scopo principale del profilo su fb è un altro modo per farci conoscere e stringere amicizie soprattutto con ragazze autiste che vogliono far parte del gruppo e partecipare alle relative iniziative a scopo benefico. Ecco il link del gruppo via fb: http://www.facebook.com/group.php?gid=52675660348&v=photos&ref=ts#!/group.php?gid=52675660348
Altra cosa interessante è l'aver scoperto altri gruppi di donne camioniste estere come il gruppo di "Convoy for a cure" fondato da Rachèle Champagne in Canada. Il sito ufficiale è http://www.convoyforacure.com e il gruppo su fb http://www.facebook.com/group.php?gid=52675660348&v=photos&ref=ts#!/group.php?gid=32208227212 Si tratta di un evento al quale ogni anno partecipano numerose camioniste ovvero una sfilata organizzata per la raccolta fondi per la Canadian Breast Cancer Foundation l'Associazione per la lotta al tumore in Canada. La prima edizione svoltasi il 18 ottobre 2008 Ontario vide ben 29 camioniste sfilare per ben 62 km che grazie agli sponsor riuscirono a raccogliere 15.000 dollari. Da quella semplice idea di Rachèle, il "Convoi vers la guèrison" ebbe tale successo che divenne un evento annuale; infatti l'anno successivo si replicò a Ontario ma anche ad Alberta, Texas e New Brunswick, 4 convogli che portarono ben 93.000 dollari. La terza edizione ebbe altrettanto successo e avendo coinvolto altre province e stati lo si voleva portare a livello internazionale, tanto che una delle organizzatrici, Joanne Millen, mi contattò via fb giusto un anno fa:
"Hello Rosa.. My name is Joanne Millen from Canada,also a fellow truck driver! I'm part of the convoy for a cure family, this is a all female convoy running in the month of October celebrating the roll women play in the trucking industry, and raising funds for Breast Cancer Awareness. We have 4 convoys running here and our sisters south of the border in the USA in Texas had their 1st convoy in 2009. I was wondering if you would want to get on board with the convoy family and have your own convoy running there,its a great way to get the gals together and raise funds for Breast Cancer in your area. If your interested let me no, we can help you with how we have been running our convoys and make this truly a International event for the ladies!! Take care and be safe!! Kind Regards Joanne ;o) "
Era molto interessante, l'idea mi piaceva tantissimo, ma si doveva fare i conti con la realtà, perchè da noi gli sponsor non sono molto disponibili a contribuire e con la crisi che galoppa i raduni sono sempre più scarsi di partecipanti. A malincuore le spiegai i nostri problemi, ma le dissi anche di restare in contatto, non si sa mai che in futuro e quindi in tempi migliori si riesca ad organizzare il primo convoglio in Italia!
Ringrazio a queste colleghe di avermi contattata e auguro loro di continuare per questa buona strada, la strada verso la guarigione! E oE
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