Archive for Agosto, 2018

Illustrato Fiat – novembre 1988 – Emilia Mestroni

Il web può essere un posto “bellissimo”, per chi come me è sempre alla ricerca di qualcosa. Soprattutto mi piace conoscere le storie delle colleghe… e cosi girando e rigirando ho trovato questo articolo, “Illustrato Fiat”  datato novembre 1988!!!
La protagonista è la signora Emilia Mestroni, e sono contenta di averlo trovato perchè… perchè mi porta alla mente ricordi di un tempo passato, di quando ero una new entry nella categoria ed ero andata a Misano ad assistere alla finale del “Camionista dell’anno” e li c’era lei con un gruppo di colleghe (tra cui la mia grande amica Betty!) che partecipavano alla prima “Gimkana femminile”. (Ho ancora le foto, magari prima o poi le metto e qualcuna si riconosce! Anzi, quella di gruppo la metto ora!). 

 

Lei è stata una pioniera nel settore, e dobbiamo solo dire grazie a donne come lei che ci hanno aperto la strada dimostrando che quando si vuole fare qualcosa è la volontà che conta e gli ostacoli si superano.

Comunque, tornando all’articolo, questo è il link:
http://www.byterfly.eu/islandora/object/librif:28389/datastream/PDF/content/librif_28389.pdf 
E questo è l’articolo ricopiato dal pdf:
 LA  DONNA-TIR  GUIDA IN ALLEGRIA
 Cronaca di una giornata di viaggio sull’Iveco “190 di Emilia Mestroni, da 25 anni al volante dei

giganteschi  camion Fiat. Udinese, sposata, due figli, è felice del suo lavoro: «Se mi fermo, mi annoio» dice. E’ anche una splendida cuoca.

di GRAZIELLA TETA

Maschiacce in jeans e stivali da cow-boy che guidano mostri gommati sulle «speed-way», le grandi

tostrade americane.Dormono nelle cabine degli autocarri, dicono le parolacce, fanno l’occhiolino

ai poliziotti e amoreggiano con i colleghi via CB. E’ l’immagine delle donne camioniste, protagoniste

di tanti telefilm girati sulle strade d’America. E’tutto fìnto, si capisce. Che cosa significa allora essere una donna-Tir? Ce lo racconta una camionista «vera»: la durezza del lavoro, le difficoltà degli inizi, i rapporti con i colleghi.Ecco com’è il mondo dell’autotrasporto, tradizionale dominio maschile, quando nella cabina di guida c’è una signora.La protagonista della nostra storia è Emilia Mestroni, di Moretto di Tomba, provincia di Udine. Spalle larghe e braccia robuste, ma anche garbo civettuolo,tanto da sfoggiare orecchini e collane e nascondere l’età.

Camionista da 25 anni, vive a Pasian di Prato, alle porte di Udine, dove con il marito Antonio Paulon, 59 anni, trevigiano, trentacinque anni fa ha messo su un’azienda di autotrasporti specializzata in carichi per le ferriere. In ufficio c’è la figlia Flavia, 31 anni, madre di due bambini. «Papà Toni» daqualche anno ha lasciato il volante per organizzare il lavoro degli autocarri. Il figlio Graziano, 19 anni, prossimo perito meccanico, dopo il diploma lavorerà nell’azienda di famiglia. E la signora Emilia? Dopo tanti anni di guida da sola o con il marito, ora fa il «jolly», sostituendo gli autisti quando occorre. E accade spesso.

Con lei abbiamo compiuto un viaggio: da Udine alla provincia di Brescia e ritorno, quasi 600 chilometri, un giorno e una notte su un Iveco 190.

Mercoledì 19 ottobre,ore 16. Destinazione:una ferriera di San Giorgio di Nogaro, la zona industriale a sud di Udine.Viaggiamo su un autocarro articolato, un colosso di 380 cavalli, 18 marce, lungo 15 metri e mezzo. All’arrivo, la prima operazione è la pesatura del veicolo vuoto per calcolare la tara. Poi si procede al carico di«billette» (sbarre di ferro) mediante immense calamite. Emilia si infila i guantoni, salta sul rimorchio per sistemare ilcarico. Poi di nuovo sul bilico per il peso totale.Torniamo in aziendache è già sera. La cena è a base di risotto e polpettone, merlot e bianco dei Colli Euganei. Una fetta di «gubana»,tipico dolce friulano, per chiudere. «Siamo una famiglia di camionisti-musicisti» dice papà Toni. Lui ha studiato da tenore e con il figlio Graziano suona la tromba nella filarmonica cittadina. Emilia è una cantante lirica mancata.«Ero

soprano.  Una operazione alle corde vocali mi ha fatto abbandonare la carriera artistica.Ma la passione per la musica no, quella ce l’ho sempre.

Giovedì 20, ore 3. Un paio di ore di riposo sono sufficienti: Emilia è già pronta per mettersi in viaggio. Pullover e calzoni, un filo di trucco.

Affronta il rituale di ogni partenza: controlla i documenti di viaggio e di carico, compila il giornale di bordo, dà un’occhiata agli indicatori sulcruscotto. Il motore si scalda. Partiamo. La notte è tiepida. In autostrada, poche luci. D silenzio è rotto solo dal brontolìo del motore.«Questo cambio si chiama Fuller – mi spiega — bisogna ‘ascoltare’ il motore e inserire le marce quando ha raggiunto il giusto numero di giri».Arrivano, inevitabili, i ricordi. Di quando lavorava in una fabbrica di dinamite e faceva la «cartucciaia». Poi le prime esibizioni su un palcoscenico. E quando disse al marito poco convinto:«Toni, mi faccio la patente per il camion». E il primo autocarro comprato a rate con i due milioni guadagnati con il canto. «Quando ho cominciato ero una delle prime donne camioniste. Nell’ambiente ero vista con un po’ di diffidenza. Viaggiavo con mio marito. Guidavo io. All’arrivo lui si occupava del carico e scarico,mentre io dormivo in cabina. Ci sono voluti anni per farmi accettare».-E iviaggi?«Ho girato tutta l’Italia, poi la Svizzera e i Paesi dell’Est».

Emilia guida con sicurezza, rispettando scrupolosamente i limiti di velocità. «Sono coscienziosa. In 25 anni non ho mai preso un verbale».

-Come è cambiato il lavoro del camionista? «Il traffico è aumentato ma gli automobilisti oggi sono più esperti. Non è vero che siamo prepotenti. Basta un idiota a screditare tutta la categoria. Ci vorrebbe più collaborazione fragli utenti della strada»

-E gli automezzi? «Oggi sono più maneggevoli e facili da guidare. Una volta sì che toccava far muscoli».I suoi autocarri sono targati Fiat e Iveco.«Abbiamo avuto vari modelli, dal 690 TI al 682 ed ora 170, 180 e questo 190 che è il mio preferito: è docile, sicuro, confortevole. Scegliere il camion giusto è essenziale per il nostro mestiere».

Ore 6. Sosta alla stazione di servizio per il rifornimento di carburante; poi al bar per un caffè.

Gli  unici avventori sono i camionisti che al nostro arrivo fanno qualche prevedibile commento.

«Un autogrill all’alba non è posto per una donna» dico.«Vero, se non è una camionista» ribatte Emilia.

Ore 8, Carpenedolo(Brescia). Scarichiamo l’autocarro e ripartiamo di corsa. Bisogna caricare a Odolo ed essere a casa prima di sera.

Ore 10, Odolo (Brescia). Abbiamo fortuna. Davanti a noi solo un paio di Tir. Due autisti napoletani tentano un po’ di conversazione. «A signurì, come vi trovate lassù in cabina?». «Certo che la signora è in gamba» aggiungono rivolti a Emilia, già impegnata a caricare tondini di ferro.  Urla  verso l’operatore della gru scorrevole.  Ogni tanto scappa un imprecazione in friulano.

Ore 11.30 Sfumata la prima colazione, anche il pranzo è speranza vana. Emilia sentenzia:”Mangio raramente in trattoria: mi rovina la linea. Preferisco cucinare io”. Addio ristorantini “da camionisti” che hanno fama di cucina rustica e prezzi bassi.

Ore 12.00 Ci fermiamo in un autogrill a Desenzano. Emilia telefona in azienda. Io ingollo un panino al volo

E subito in marcia. Incrociamo Tir, autobus zeppi di studenti in gita, mezzi militari. Tutti ci salutano: non si incontrano tutti i giorni due donne in camion. Emilia ricambia, allegra. Mi racconta aneddoti di viaggio.

“Una volta mi sono presa un bello spavento. Viaggiavo su una strada in discesa. Nevicava. Mancava l’aria nei freni. Frenavo col motore, scalando mezza marcia alla volta, e col rimorchio che accostavo ai bordi della strada, contro i mucchi di neve.”  E quell’altra volta, quando ha fatto da scudo, con i lampeggianti accesi, ad un’auto che era finita contro il guard-rail per un testa-coda. Rischiando grosso, Emilia ha evitato una serie di pericolosi tamponamenti.

A sentirla parlare si capisce che è una donna soddisfatta. Di se stessa, della sua vita movimentata, interrotta da serate davanti alla tv a sferruzzare. Poi piante e fiori da curare, i lavori di casa, le vacanze in camper, le serate a ballare con gli amici, la domenica a tifare per l’Udinese. Un vulcano in continua eruzione, cosi è Emilia che partecipa, e spesso vince, unica donna, alle gare del “Camionista dell’anno” organizzate dall’Iveco.

Ore 16.00. Scarichiamo nei pressi di Portogruaro, in una ferriera che è l’ultimo porto di navi in disarmo. La brezza che sa di salsedine spazza le nubi e il fumo della ciminiera. “E’ finita” penso con sollievo. Sulla strada del ritorno gracchia il CB, anzi il “baracco” come è chiamato nel gergo dei camionisti. “Papà Alfa” (il marito di Emilia) chiede notizie. “Ariete” (Emilia) risponde “tutto ok” e domanda di “Charlie” (la figlia) e di “Golia” (il figlio).

Ore 18.00. Finalmente a casa. Emilia fa un salto in ufficio per registrare i documenti , poi si mette in cucina. Sembra una massaia appena tornata dal supermercato, non una camionista che non dorme da 48 ore. E allora scappa la domanda banale: “Come riesce a fare un mestiere cosi faticoso?”. “Se mi fermo m’annoio” risponde mentre butta giù la pasta.

 

 IN  ITALIA  VENTI  CAMIONISTE
Le donne-Tir in Italia sono una ventina.
Rappresentano una realtà variegata, sia per l’età, sia per il tipo di approccio
al mestiere. Ci sono ragazze poco più che ventenni  che hanno lasciato la scrivania dell’ufficio
per il volante e signore che hanno seguito il marito o il figlio camionisti.
Poche le “dipendenti”. Quasi tutte sono “padroncine”, cioè proprietarie dell’automezzo con cui compiono i trasporti. Alcune, dopo anni di lavoro, mettono su aziende proprie. “Per rimanere nel campo bisogna darsi da fare, lavorare bene e sperare che i mezzi non si fermino. I guasti equivalgono a biglietti di banca che volano via” dicono.
Il denominatore comune: risiedono nelle regioni settentrionali, l’Emilia Romagna in testa. Una curiosità: tra loro non si conoscono, e tutte manifestano  il desiderio di incontrare le colleghe, magari al bar di una stazione di servizio.

 

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Appuntamento a Giussano!

 

Anche quest’anno si avvicina la data del Raduno del Coast to Coast Truck Team, 27^ edizione!!!

Come sempre vi aspettiamo numerosi per passare delle belle giornate in compagnia di amici/e e colleghi/e  e contornati dai nostri amati trucks!!

Quindi appuntamento per tutti il 31 agosto e l’1 e 2 settembre 2018,  in piazza del mercato a Giussano (MB), non mancate!!!

 

Buona strada a tutti!!

Locandina Coast 2018

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Una collega dal Brasile!

 

In questi video la storia di Bharbara, una collega brasiliana!!

Buona strada sempre!!

 

 

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