Archive for Dicembre, 2021

Nuova stagione per le “Regine”

 

Torna sugli schermi in Francia la serie “Les reines de la route” a partire dal 6 gennaio 2022 su 6Ter, format dedicato alle avventure delle camioniste francesi.

 

 

Questo è il link:

https://www.routiers.com/pagetype.asp?revue=routiers&pagetype=breves&num=0&brevenum=57169

E questo l’articolo trovato su “Les Routiers”:

 

La saison 2 des Reines de la route diffusée à partir du 6 janvier sur 6ter

Après le succès de la saison 1, les Reines de la Route reviennent sur 6Ter. Le jeudi 6 janvier 2022 à 21h05 sera lancée la saison 2 inédite. Les missions se compliquent pour Lexie (des Transports suisses Dreier), Émilie (des Transports Oberson – racheté depuis par Coquelle) ) et Chrystelle (des Transports Brevet)… et six nouvelles routières, au caractère bien trempé ! Un final exceptionnel se joue aux 24 Heures du Mans Camions 2021, où elles se sont rencontrées pour la première fois…

Clotilde, nouvelle reine de la route, s’apprête à parcourir le Grand Est à bord de son camion chargé de palettes. Lexie traverse la Suisse d’est en ouest pour y déposer ses containers. Sur sa route, elle montera dans le camion de ses rêves. Émilie part en direction de Naples pour livrer 6 t de jouets mais se retrouve bloquée dans les embouteillages italiens.

Pour la première fois, Leila doit charger seule 150 troncs d’arbres pour les transférer d’Allemagne en Belgique. Notons qu’elle roule pour Jost, tristement célèbre selon les syndicats de routiers belges, pour exploiter depuis plus de dix ans des Bulgares et des Roumains low cost. Se rachètent-ils une virginité en exhibant l’une de leurs conductrices bien belges ? – MF

Chrystelle et Emilie, ici sur le stand du Monde du Transport réuni sur Solutrans.

 Reproduction autorisée avec mention Routiers.com

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Donne alla guida dei camion

 

Ho trovato questo articolo su Golia che parla di un sondaggio effettuato tra le camioniste rivolto alle problematiche che devono affrontare: voi cosa ne pensate?

Questo è il link:

https://www.goliaweb.it/news/donne-alla-guida-dei-camion-numeri-e-futuro

 

Inizia cosi:

Donne alla guida dei camion: numeri e futuro

20/12/2021

Quanto sicure si sentono le donne alla guida di un camion? Avete mai provato a farvi questa domanda?

Certo, il raggio d’azione va allargato a tutto il mondo degli autotrasportatori, con aree di sosta e parcheggi poco sicuri, ma limitando questo interrogativo al mondo femminile si può inturire molto su un settore, quello dei trasporti e della logistica, che lotta da tempo sulla possibilità di diminuire il gender gap.

Secondo un sondaggio promosso dalla Women in Trucking Association, che ha coinvolto 450 autiste professioniste tra luglio e settembre 2021, circa il 54% ritiene il mondo dell’autotrasporto sicuro per le donne, mentre il 18% afferma che ci sia ancora molto lavoro da fare. I punti da migliorare? Addirittura l’87% ritiene i parcheggi poco sicuri, l’85% punta il dito contro le aree di sosta per poi passare a cabina (75%) e magazzino logistico (74%).

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(…) continua nella pagina ufficiale.

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Il libro nelle vostre mani!

 

Il nostro libro viaggia e piano piano raggiunge

sempre più colleghe e amici!

Ecco altre foto che lo ritraggono nelle vostre mani!

 

Silvana

Lissy

E’ arrivato anche in Svezia dalla collega Cathie!

 

E  ultimo per oggi Stef !

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Donne in viaggio, dedicato alle camioniste

 

 

Un altro bel video del collega Domenico che pone domande – e ottiene risposte – alle colleghe Silvia e Lola!

Buona visione e buona strada a tutti!

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MA QUANTE SIETE?

 

“Ma quante siete?” credo che sia una domanda che molte di noi si siano sentite spesso rivolgere nel corso della vita.

Arrivi per la prima volta a scaricare in un’azienda e ti guardano stupiti, qualcuno ti dice: “Sei la prima camionista che vedo!”, qualcun altro  “Che bello, finalmente una donna invece dei soliti  omaccioni!”, poi di seguito ti chiedono “Come mai hai scelto di  fare questo mestiere?” e dopo “Ma quante siete?”

Già, quante siamo? Non lo sappiamo nemmeno noi, nel gruppo siamo tante ma non ci siamo mai contate anche perché è praticamente impossibile conoscerci tutte tra di noi.

Quando ancora si usava comunicare col baracchino e ti mettevi a chiacchierare con qualcuno saltava sempre fuori il discorso sulle colleghe : “Conosci questa, conosci quella…”, “Io una volta ho incontrato una ragazza su un bilico…” e via di seguito.

E il più delle volte tu non le avevi mai incontrate né avevi mai sentito parlare di loro…

Non ho mai capito perché molti davano per scontato che in quanto donne ci dovessimo conoscere tutte tra di noi, anche se sarebbe stato bello!

In effetti nel corso degli anni ho conosciuto parecchie colleghe e ne ho anche incrociate tante con cui ci siamo scambiate un semplice sorriso o un gesto di saluto. Però credo di averne “conosciute” di più tramite gli articoli di giornale, soprattutto negli ultimi tempi. Si perché non c’è verso, una donna camionista fa sempre notizia. Una donna al volante di un camion è ancora vista come un’anomalia. Negli ultimi mesi è capitato di leggere di ragazze e donne che hanno dato una svolta alla loro vita, hanno mollato tutto per fare le camioniste (sono gli articoli che linko nelle pagine di questo blog quando li trovo,  una sorta di benvenuto nel nostro mondo oppure di ben vista nel caso di colleghe di lungo corso con cui non c’è mai stata l’occasione di incontrarsi di persona).

E’ bello sapere che molte ci riescono, che realizzano un sogno o che cercano di fare nuove esperienze di vita. Dico molte ma in realtà non è che siano poi cosi tante …io continuo col mio giochetto di guardare quante altre donne incrocio alla guida di un camion, quel famoso 2% sul totale dei camionisti di cui si legge spesso non sembra tanto corrispondere alla realtà. Logicamente non è che riesco a vedere in tutti i camion che incrocio, lo faccio solo sulle statali dove si è più vicini.

In una settimana di solito incrocio tre/quattro colleghe, e spesso sono le stesse, con alcune siamo amiche, con altre ci si saluta e basta… a volte nemmeno quello perché le vedo all’ultimo istante… Poi è logico che io non percorro tutte le strade d’Italia, il mio è soltanto un discorso di percentuali.

Tornando alla domanda iniziale “Ma quante siete?” mi viene da rispondere poche, pochissime, sembrava che sarebbero state le donne a risolvere il problema della carenza di nuovi autisti e al contrario sembra che invece che aumentare il numero delle camioniste stia diminuendo…peccato. (Anche questa cosa l’ho letta in un articolo!).

 

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Una mostra fotografica

 

In questi articoli di marzo del 2019 si parla di una mostra fotografica in occasione della festa della donna.

Protagonista  (o sarebbe meglio dire “soggetto”? ) di uno dei due reportage  “La camionara” (l’altro è intitolato “La scelta“),  è Leonarda, amica del gruppo, collega pugliese sulle strade da più di 30 anni!

Peccato non averlo saputo allora, sarebbe stato bello andare a farci un giro, purtroppo negli articoli non si vedono le foto….

Questi sono i link:

https://www.bresciaoggi.it/argomenti/cultura/l-emancipazione-rosa-riflessioni-in-un-click-1.7171083?refresh_ce

 

https://primabrescia.it/cultura/non-mi-piace-l8-marzo/

 

Questo uno dei due articoli:

L’emancipazione rosa Riflessioni in un click

«La scelta» di una poliziotta: opera di Rosetta Zampedrini«La camionara»: si è raccontata a Felice Bianchetti
«La scelta» di una poliziotta: opera di Rosetta Zampedrini«La camionara»: si è raccontata a Felice Bianchetti

Impossibile restare impassibili. Quando lei non serve a chicchessia ma serve a sé stessa, è esultanza. «Non mi piace l’8 marzo», tornano a dire quelli del Gruppo fotografico Click. Siamo a Flero, a Palazzo Loda, in via Umberto I. Si solennizza col consueto contrappunto la Festa della donna. Felice Bianchetti e Rosetta Zampedrini (inossidabilmente) comunicano, per la 15esima manche, l’idea concreta dell’emancipazione rosa. «La camionara» e «La scelta» sono le loro rispettive riflessioni sul femminile, quest’anno tanto sradicato dai cliché professionali quanto avvinghiato all’indipendenza – di ruolo, genere, specularità. LE MOSTRE (informazioni e ingressi su www.gfclick.it) inaugurano domani alle 20.30 assieme ai toni caldi della Filarmonica Ligasacchi. «Incontro casuale, quello con Leonarda – racconta Bianchetti –, camionista leccese controcorrente». A 5 anni capisce che lavoro vuol fare, oggi ne sono passati 33 dal suo debutto su strada. «Solitudine, claustrofobia, movimento costante» sono i vertici del triangolo cui s’appende il reportage. Un viaggio da Piacenza a Genova, verso i mercati generali, partiti di giorno rientrati a notte fonda, mangiando in cabina, riposando nella cuccetta «di un mezzo spaziosissimo, immenso, pure comodo. Mi sono divertito ad accompagnare Leonarda nella sua casa mobile». Dimenticando finanche il bianco e nero sul guardrail: «Questa volta, sì. Questa volta colore, per il colpo d’occhio di blu e rossi quasi alieni», di nuvolosità indecifrabili entro la tragittante cronologia atemporale. PER LA CAMIONARA (così è nota, così si fa chiamare), attraverso la fatica in pullover cipria e sigarette lunghe un traforo, l’andamento cingolato diventa litania: «Ho combattuto contro giudizi e pregiudizi – commenta –. Tanta gente, pochi amici, ma veri. Vado ancora avanti sul nero asfalto a mangiare chilometri fin quando Dio lo vorrà».

(continua)

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ROUTIERS

 

ILS SONT PARTOUT SUR LE ROUTES

ILS ROULENT DE  JOUR COMME DE NUIT, POUR LIVRER A’ TEMPS

ILS SONT INDISPENSABLES A’ L’ECONOMIE, MAIS SE SENTENT MEPRISES

SANS LE ROUTIER TOUT S’ARRETE

MAIS QUE SAIT-ON D’EUX?

 

“Routiers” è un libro inchiesta realizzato da Jean-Claude  Respiengeas,  pubblicato nel 2020 in Francia.

L’avventura di questo libro comincia quando nel gennaio 2019 il suo editore lo manda a “L’Escale Village” il più grande resto routier di Francia, a Dèols, vicino Chateauroux. Doveva descriverlo dall’interno, vedere come funzionava questa struttura aperta giorno e notte dal 1937. Li naturalmente incontra molti camionisti, comincia a parlare con loro, prima sono un po’ diffidenti ma poi cominciano a raccontargli com’è la loro vita. Ben presto si rende conto che c’è una parola ricorrente in tutti i loro discorsi: “le mépris”, il disprezzo. E’ come si sentono loro. Cosi decide di approfondire la conoscenza di quel mondo in movimento, ai più sconosciuto, privato di attenzioni, di solidarietà, di compassione. Impiega un anno a realizzare il suo progetto. Ad ogni stagione sale in camion con uno di loro per più giorni, condivide lo spazio della cabina, ascolta le loro storie.

In primavera parte con Annick “Toupinette” che trasporta container tra Le Havre e Parigi, poi d’estate va con Pierre “Pierrot 64″, in autunno con Bruno, uomo di poche parole ma dette al momento giusto, e infine d’inverno con Malfleury “Maya 972” che fa la linea notturna. Con loro affronta sia lunghe giornate in viaggio che lunghe attese agli scarichi, scopre le varie problematiche che devono affrontare tutti i giorni, i tempi che devono rispettare, sia quelli di consegna che quelli di guida, Scopre la realtà di un mondo sempre più difficile, con troppa concorrenza, non sempre leale, troppi problemi. Ma scopre anche che tutte queste persone sono legate al camion dalla passione per questo mestiere. Nonostante tutto.

A completamento dei diari di bordo ci sono altri capitoli che spaziano in tutto il mondo dell’autotrasporto, raccontando la sua storia  dagli inizi con i primi rudimentali camion ai giorni nostri, ci racconta dell’evoluzione della logistica, della gestione delle imprese di autotrasporto, sia grandi che piccole.

Raccoglie le testimonianze di alcune camioniste del passato che hanno dovuto lottare contro i pregiudizi per riuscire ad ottenere il diritto di guidare un camion.

Racconta la storia di Max Meynier e del suo mitico e seguitissimo programma radiofonico “Les routiers sont sympa” in onda tutte le sere su RTL a partire dai primi anni ’70 fino alla sua scomparsa.

Ci parla dei ristoranti “Les routiers” che devono il nome all’omonima rivista di autotrasporto.

Descrive la situazione degli autisti dell’est impiegati dalle aziende dell’ovest per abbassare i costi e rimanere concorrenziali…i cosiddetti schiavi della strada.

Affronta il problema della mancanza di autisti: i giovani non vogliono più fare questo mestiere.

Va anche ai raduni a conoscere chi invece di  passione ne ha ancora pieno il cuore.

Incontra Jennifer Janiec, autista e pilota di camion da corsa nel campionato nazionale.

Racconta la storia del camion mito per i francesi: il Berliet. Marchio ormai scomparso (inglobato in Renault Trucks) per poi volgere lo sguardo al futuro, ai mezzi sempre più tecnologici, alla transizione ecologica.

Sono più di 400 pagine che, a mio parere, meritano di essere lette. Se conoscete un po’ il francese ve lo consiglio, per conoscere un po’ la storia e per fare un confronto con la realtà italiana, che non è poi cosi diversa come crediamo noi.

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La storia di Aneta, un’autista in rosa

 

Anche questa intervista non è nuova, è di marzo 2020 e l’ho trovata come sempre nelle mie ricerche gironzolando nel Web.

Aneta è una collega che fa distribuzione a Roma per la Fercam, questo è il link dell’articolo:

https://www.fercam.com/it/news-stampa/news/aneta-kolanek-unautista-in-rosa–1-606.html

E questa è la sua storia:

 

08.03.2020

Aneta Kolanek: un’autista in rosa

Da ottobre dello scorso anno, Aneta Kolanek collabora con FERCAM come autista, un ruolo che spesso nell’immaginario viene considerato maschile. Intervistandola, abbiamo potuto scoprire il suo carattere intraprendente, il suo approccio limpido e genuino, l’invidiabile grinta con cui fronteggia le sue giornate.

 

Com’è essere una delle pochissime donne che svolgono questa professione?

È vero che questo mestiere di solito è riservato agli uomini, però per me non è una cosa così strana e non mi trovo in difficoltà. Nella vita ho sempre fatto lavori pesanti, quindi lo trovo normalissimo. Per esigenze familiari ho guidato trattori, ho lavorato in una fabbrica di treni,… non mi è nuovo fare cose che di solito si pensa le donne non facciano. Io mi sento di poter fare tutto e non mi manca niente!

Ti capita di sentirti discriminata perché donna?

Non mi trattano diversamente perché sono donna, ed è giusto così, secondo me. Non c’è discriminazione, anzi. Un esempio? Una volta ho scaricato una lastra di ferro da 170kg. Dal magazzino c’erano ben 3 uomini a guardare l’operazione, e nessuno di loro si è mosso per dare una mano. Quella volta in verità ci sono rimasta male, dopo aver scaricato li ho guardati e non ho potuto non commentare il loro comportamento

E i clienti come reagiscono?

Mi fanno tanti complimenti! Molti clienti sono sorpresi, li vedi che pensano “Oddio! È una donna! È la prima volta che vedo una donna arrivare per fare consegne per FERCAM”. A volte commentano ad alta voce e allora io chiedo “Ma le fa piacere?” e mi rispondono “Sì! Magari ce ne fossero di più! Più donne ci vorrebbero, voi capite di più!”. Il fatto di dimostrare gentilezza, ascoltando le esigenze di chi ho di fronte, viene molto apprezzato. Con la gente bisogna saper parlare e mi fa piacere poter fare felici i clienti, è quello che mi dà più soddisfazione. Altrimenti il lavoro diventa stressante, i rapporti non sono buoni e la giornata si fa pesante. Una volta ho avuto a che fare con un cliente insoddisfatto, che voleva cambiare fornitore. Gli ho parlato con tranquillità, convincendolo che se ci fossero stati problemi li avremmo risolti insieme. Ogni volta che ci vado ora è sempre sorridente e non ha mai più parlato di lasciare FERCAM.

Ci racconti un po’ di te?

Sono polacca, sono in Italia da 20 anni, mi sono sposata qui e ho 4 figli. Vivo in campagna, ad Aprilia, con 12 cani e 7 gatti. Da quasi sei mesi collaboro con FERCAM. In Italia sono venuta quando avevo 18 anni, in cerca di lavoro. Non parlavo la lingua e non conoscevo la cultura, è stato come ricominciare da zero. Piano piano sono andata avanti, cominciando dal lavoro che potevo fare in cui non era necessario comunicare con gli altri (le pulizie). Ma non mi sono fatta spaventare, mi sono adattata: dopo 6 mesi parlavo italiano e ho trovato un lavoro stabile presso una famiglia con 3 figli. Ma non era un lavoro per me, preferisco di gran lunga guidare un camion che fare le pulizie!

Sono sicuramente cresciuta in una cultura diversa: io vedo i miei figli andare a scuola come se fosse il parco giochi, ma in Polonia è come un addestramento, per me è stato un ambiente molto rigido e severo. Mia madre ha sempre lavorato in fabbrica, era uno dei responsabili perché sapeva manovrare tutti i macchinari. Anche mio padre ha sempre fatto lavori pesanti, da operaio.

Come si svolge la tua giornata lavorativa tipo?

Mi alzo alle 3 di notte, alle 4 sono fuori casa, alle 5 comincio a caricare il furgone. Intorno alle 7, al massimo, esco e vado a fare il giro nella mia zona. Una volta terminate le consegne torno al magazzino, restituisco ciò che non ho potuto consegnare, vado in ufficio per chiudere il giro e lasciare i documenti. Se finisco presto comincio a caricare per il giorno successivo. Ma questo non significa che il giorno dopo mi sveglio più tardi! Alle 5 il giorno dopo sono comunque in magazzino, a prendere in consegna altre bolle.

Come concili impegno lavorativo e vita familiare?

I miei figli ormai sono indipendenti, il primo ha 20 anni, l’ultima 11. Stanno con mio marito e io li vedo nel fine settimana, perché non posso andare avanti e indietro da Roma tutti i giorni, quindi sto in settimana in città da un’amica. Ho in progetto di comprare una macchina per poter tornare a casa la sera, spero di poterlo fare presto.

E nel fine settimana che cosa ti piace fare?

Ballare! Ho un grande stereo, in campagna non disturbo nessuno e posso fare festa con i miei figli. Se c’è bel tempo facciamo un bel barbecue. Gioco coi miei cani e cerco di divertirmi il più possibile, recuperando tutto quello che non ho potuto fare gli altri giorni. La giornata e mezza che ho con la mia famiglia cerco di godermela il più possibile.

Quali sono i lati migliori e quelli peggiori di questo lavoro?

È un lavoro in cui non ci si annoia, si incontrano persone diverse, ci sono sempre occasioni per fare una battuta. La parte che preferisco è poter rientrare a sera con il furgone vuoto, avendo consegnato tutto, quella è una soddisfazione.

Lati negativi? Mah… sai l’unica cosa che mi viene in mente? Il traffico!

Se potessi cambiare qualcosa?

Ho sempre affrontato di petto tutto quello che mi si è presentato davanti e sono molto orgogliosa di quello che ho imparato e che ho saputo fare. Rifarei tutto da capo allo stesso modo. Nella vita non ti devi mai pentire di tutto quello che passi, chi incontri, che cosa ti capita sulla strada. Perché quello è, non si può cambiare, è da accettare.

Grazie mille Aneta per il tempo che ci hai dedicato e per aver condiviso la tua storia!

 

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CAMIONISTE DI IERI: IN FRANCIA

 

Vi ricordate del libro di LilyaneFantastique”  di cui vi ho parlato un po’ di tempo fa?

Lei è stata una delle prime camioniste francesi, ma non la prima in assoluto…

In un capitolo del suo libro “38 Tonnes de souvenirs en vrac”  racconta un episodio che le capitò nel mese di luglio del 1957 a Parigi. All’epoca aveva 20 anni, era arrivata in città a bordo del camion Renault del suo amico Bernard, avevano scaricato  a Les Halles, il mercato della frutta. Poi lei era rimasta a Parigi, ospite della sua amica Sylvette per un paio di giorni. E mentre l’amica era al lavoro, Lilyane girava per  La Bastille, il quartiere dove abitava Sylvette, armata della sua macchina fotografica, pronta ad immortalare ogni camion che incrociava per aggiungere nuove immagini alla sua collezione di foto.

E’ durante quel suo girovagare per le vie parigine che incontra la “sua” prima donna camionista

Dietro il grande parabrezza di un Berliet vede una donna piccola, bionda, al volante di un camion con rimorchio sul quale è scritto a grandi lettere “BERGER”.

Riesce a scattarle una foto. Una foto che lei conserverà per tutta la vita come una reliquia, un’icona preziosa come un gioiello.

Quella piccola donna camionista diviene il suo idolo. Il suo pensiero fu:”Se lei fa questo mestiere, allora potrò farlo anch’io!”

L’aver visto una donna camionista la fa sentire meno un’eccezione, significa che ci sono altre donne come lei, donne che hanno sognato di fare le camioniste e ci sono riuscite!

 

Ma chi era quella piccola donna al volante di quel grande camion?

Si chiamava  Yvette Pottier e guidava un Berliet musone, un camion molto diffuso in Francia in quegli anni.

A Lilyane capitò ancora di incontrarla nel corso degli anni, quando finalmente anche lei si trovava al volante di un “poids lourd”. La salutava con un colpo di fari al quale Yvette rispondeva sempre, finché un giorno si fermò per abbracciarla, le raccontò che  lei non voleva essere notata sulla strada, che per lei era normale guidare un camion e che ognuno doveva fare la sua strada.

Di Yvette ho trovato tempo fa questo vecchio articolo che purtroppo parla della sua scomparsa in un incidente stradale. Un incidente provocato da una Mercedes che viaggiando troppo velocemente urtò un camion che poi si scontrò con quello di Yvette uccidendola sul colpo.

Era il 9 marzo del 1987, aveva 62 anni, guidava i camion dal 1943 e non aveva mai fatto un incidente nella sua carriera di autista. Trasportava esclusivamente per Berger, delle bottiglie, 20 tonnellate e 3000 km minimo alla settimana. Aveva una grande passione per la “route” e tutti quelli che l’avevano conosciuta avevano di lei il ricordo di una “Grand Dame”!

Perché vi parlo di loro? Perché mi è sempre piaciuto leggere le storie delle altre donne camioniste. Scoprire che in questo mondo dell’autotrasporto ancora troppo maschilista, ogni tanto c’è una donna al volante di un camion.

E se ancora oggi quando ci vedono alla guida un po’ di stupore lo suscitiamo, posso solo vagamente immaginare come potesse essere la vita di una camionista  in quegli anni. Soprattutto in relazione ai mezzi di allora.

Avete mai visto qualche film sui camionisti degli anni ’50?  In realtà non ce ne sono molti, di italiano c’è “Esterina” del 1959, dove i protagonisti, tra cui Carla Gravina, Domenico Modugno e Geoffrey Horne, viaggiano su un vecchio Fiat 634, in Francia ce ne sono un paio che vedono Jean Gabin nelle vesti di un “routier”: “Gas-oil” del 1955 e “Des gens sans importance” (Appuntamento al km 424) del 1956. Non è dei film che vi voglio parlare, ma dei camion che viaggiavano sulle strade in quegli anni.

 

 

Quando ho iniziato io negli anni ’80 i camion erano già abbastanza moderni e servoassistiti, ma all’epoca in cui cominciò Yvette non era cosi, la comodità dell’autista non veniva ancora presa in considerazione, e pensare a una donna da sola al volante di un autotreno in quel periodo mi suscita un sentimento di grande ammirazione. E’ grazie a donne come lei – che non finirò mai di ringraziare – se anche noi anni dopo abbiamo potuto salire quei gradini, sederci in cabina e partire.

Se ancora oggi, 21 anni dopo il 2000, mi capita di sentirmi dire “Sei la prima camionista che vedo”, mentre in realtà (il condizionale è d’obbligo) dovremmo essere circa 2000 qui in Italia, cosa si saranno sentite dire le pioniere degli anni ’50? A quante battute legate al pregiudizio sulle donne al volante avranno dovuto ribattere dovendo in più dimostrare la propria bravura? Quello che molti uomini non capivano allora  – e forse neanche oggi – è che le donne che  scelgono di fare questo mestiere, al 90% lo fanno spinte dalla passione e non per pura necessità, per loro è inconcepibile pensare che una donna possa desiderare di fare questa “vitaccia” sui camion, e invece è proprio cosi. Lo si legge nelle pagine del libro di Lilyane, lo si legge nelle varie interviste ad altre camioniste pubblicate nel corso degli anni, lo si sente dire da quasi tutte le colleghe che si ha la fortuna di incontrare.

Bonne route a tutte le dame del volante!

 

 

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Le consegne agli amici!

 

Le consegne del libro procedono!

E visto che sono a casa qualche giorno sono andata a farle di persona ad un paio di amici storici del nostro gruppo:

 

 

L’ho portato al mitico Chiodo che scaricava – la vigilia di Natale – a pochi km da casa mia:

 

E al nostro caro Gianni, un ex collega che ci sostiene da sempre!

A tutti buona strada sempre!!!

 

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