Archive for Dicembre 28th, 2021

ROUTIERS

 

ILS SONT PARTOUT SUR LE ROUTES

ILS ROULENT DE  JOUR COMME DE NUIT, POUR LIVRER A’ TEMPS

ILS SONT INDISPENSABLES A’ L’ECONOMIE, MAIS SE SENTENT MEPRISES

SANS LE ROUTIER TOUT S’ARRETE

MAIS QUE SAIT-ON D’EUX?

 

“Routiers” è un libro inchiesta realizzato da Jean-Claude  Respiengeas,  pubblicato nel 2020 in Francia.

L’avventura di questo libro comincia quando nel gennaio 2019 il suo editore lo manda a “L’Escale Village” il più grande resto routier di Francia, a Dèols, vicino Chateauroux. Doveva descriverlo dall’interno, vedere come funzionava questa struttura aperta giorno e notte dal 1937. Li naturalmente incontra molti camionisti, comincia a parlare con loro, prima sono un po’ diffidenti ma poi cominciano a raccontargli com’è la loro vita. Ben presto si rende conto che c’è una parola ricorrente in tutti i loro discorsi: “le mépris”, il disprezzo. E’ come si sentono loro. Cosi decide di approfondire la conoscenza di quel mondo in movimento, ai più sconosciuto, privato di attenzioni, di solidarietà, di compassione. Impiega un anno a realizzare il suo progetto. Ad ogni stagione sale in camion con uno di loro per più giorni, condivide lo spazio della cabina, ascolta le loro storie.

In primavera parte con Annick “Toupinette” che trasporta container tra Le Havre e Parigi, poi d’estate va con Pierre “Pierrot 64″, in autunno con Bruno, uomo di poche parole ma dette al momento giusto, e infine d’inverno con Malfleury “Maya 972” che fa la linea notturna. Con loro affronta sia lunghe giornate in viaggio che lunghe attese agli scarichi, scopre le varie problematiche che devono affrontare tutti i giorni, i tempi che devono rispettare, sia quelli di consegna che quelli di guida, Scopre la realtà di un mondo sempre più difficile, con troppa concorrenza, non sempre leale, troppi problemi. Ma scopre anche che tutte queste persone sono legate al camion dalla passione per questo mestiere. Nonostante tutto.

A completamento dei diari di bordo ci sono altri capitoli che spaziano in tutto il mondo dell’autotrasporto, raccontando la sua storia  dagli inizi con i primi rudimentali camion ai giorni nostri, ci racconta dell’evoluzione della logistica, della gestione delle imprese di autotrasporto, sia grandi che piccole.

Raccoglie le testimonianze di alcune camioniste del passato che hanno dovuto lottare contro i pregiudizi per riuscire ad ottenere il diritto di guidare un camion.

Racconta la storia di Max Meynier e del suo mitico e seguitissimo programma radiofonico “Les routiers sont sympa” in onda tutte le sere su RTL a partire dai primi anni ’70 fino alla sua scomparsa.

Ci parla dei ristoranti “Les routiers” che devono il nome all’omonima rivista di autotrasporto.

Descrive la situazione degli autisti dell’est impiegati dalle aziende dell’ovest per abbassare i costi e rimanere concorrenziali…i cosiddetti schiavi della strada.

Affronta il problema della mancanza di autisti: i giovani non vogliono più fare questo mestiere.

Va anche ai raduni a conoscere chi invece di  passione ne ha ancora pieno il cuore.

Incontra Jennifer Janiec, autista e pilota di camion da corsa nel campionato nazionale.

Racconta la storia del camion mito per i francesi: il Berliet. Marchio ormai scomparso (inglobato in Renault Trucks) per poi volgere lo sguardo al futuro, ai mezzi sempre più tecnologici, alla transizione ecologica.

Sono più di 400 pagine che, a mio parere, meritano di essere lette. Se conoscete un po’ il francese ve lo consiglio, per conoscere un po’ la storia e per fare un confronto con la realtà italiana, che non è poi cosi diversa come crediamo noi.

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La storia di Aneta, un’autista in rosa

 

Anche questa intervista non è nuova, è di marzo 2020 e l’ho trovata come sempre nelle mie ricerche gironzolando nel Web.

Aneta è una collega che fa distribuzione a Roma per la Fercam, questo è il link dell’articolo:

https://www.fercam.com/it/news-stampa/news/aneta-kolanek-unautista-in-rosa–1-606.html

E questa è la sua storia:

 

08.03.2020

Aneta Kolanek: un’autista in rosa

Da ottobre dello scorso anno, Aneta Kolanek collabora con FERCAM come autista, un ruolo che spesso nell’immaginario viene considerato maschile. Intervistandola, abbiamo potuto scoprire il suo carattere intraprendente, il suo approccio limpido e genuino, l’invidiabile grinta con cui fronteggia le sue giornate.

 

Com’è essere una delle pochissime donne che svolgono questa professione?

È vero che questo mestiere di solito è riservato agli uomini, però per me non è una cosa così strana e non mi trovo in difficoltà. Nella vita ho sempre fatto lavori pesanti, quindi lo trovo normalissimo. Per esigenze familiari ho guidato trattori, ho lavorato in una fabbrica di treni,… non mi è nuovo fare cose che di solito si pensa le donne non facciano. Io mi sento di poter fare tutto e non mi manca niente!

Ti capita di sentirti discriminata perché donna?

Non mi trattano diversamente perché sono donna, ed è giusto così, secondo me. Non c’è discriminazione, anzi. Un esempio? Una volta ho scaricato una lastra di ferro da 170kg. Dal magazzino c’erano ben 3 uomini a guardare l’operazione, e nessuno di loro si è mosso per dare una mano. Quella volta in verità ci sono rimasta male, dopo aver scaricato li ho guardati e non ho potuto non commentare il loro comportamento

E i clienti come reagiscono?

Mi fanno tanti complimenti! Molti clienti sono sorpresi, li vedi che pensano “Oddio! È una donna! È la prima volta che vedo una donna arrivare per fare consegne per FERCAM”. A volte commentano ad alta voce e allora io chiedo “Ma le fa piacere?” e mi rispondono “Sì! Magari ce ne fossero di più! Più donne ci vorrebbero, voi capite di più!”. Il fatto di dimostrare gentilezza, ascoltando le esigenze di chi ho di fronte, viene molto apprezzato. Con la gente bisogna saper parlare e mi fa piacere poter fare felici i clienti, è quello che mi dà più soddisfazione. Altrimenti il lavoro diventa stressante, i rapporti non sono buoni e la giornata si fa pesante. Una volta ho avuto a che fare con un cliente insoddisfatto, che voleva cambiare fornitore. Gli ho parlato con tranquillità, convincendolo che se ci fossero stati problemi li avremmo risolti insieme. Ogni volta che ci vado ora è sempre sorridente e non ha mai più parlato di lasciare FERCAM.

Ci racconti un po’ di te?

Sono polacca, sono in Italia da 20 anni, mi sono sposata qui e ho 4 figli. Vivo in campagna, ad Aprilia, con 12 cani e 7 gatti. Da quasi sei mesi collaboro con FERCAM. In Italia sono venuta quando avevo 18 anni, in cerca di lavoro. Non parlavo la lingua e non conoscevo la cultura, è stato come ricominciare da zero. Piano piano sono andata avanti, cominciando dal lavoro che potevo fare in cui non era necessario comunicare con gli altri (le pulizie). Ma non mi sono fatta spaventare, mi sono adattata: dopo 6 mesi parlavo italiano e ho trovato un lavoro stabile presso una famiglia con 3 figli. Ma non era un lavoro per me, preferisco di gran lunga guidare un camion che fare le pulizie!

Sono sicuramente cresciuta in una cultura diversa: io vedo i miei figli andare a scuola come se fosse il parco giochi, ma in Polonia è come un addestramento, per me è stato un ambiente molto rigido e severo. Mia madre ha sempre lavorato in fabbrica, era uno dei responsabili perché sapeva manovrare tutti i macchinari. Anche mio padre ha sempre fatto lavori pesanti, da operaio.

Come si svolge la tua giornata lavorativa tipo?

Mi alzo alle 3 di notte, alle 4 sono fuori casa, alle 5 comincio a caricare il furgone. Intorno alle 7, al massimo, esco e vado a fare il giro nella mia zona. Una volta terminate le consegne torno al magazzino, restituisco ciò che non ho potuto consegnare, vado in ufficio per chiudere il giro e lasciare i documenti. Se finisco presto comincio a caricare per il giorno successivo. Ma questo non significa che il giorno dopo mi sveglio più tardi! Alle 5 il giorno dopo sono comunque in magazzino, a prendere in consegna altre bolle.

Come concili impegno lavorativo e vita familiare?

I miei figli ormai sono indipendenti, il primo ha 20 anni, l’ultima 11. Stanno con mio marito e io li vedo nel fine settimana, perché non posso andare avanti e indietro da Roma tutti i giorni, quindi sto in settimana in città da un’amica. Ho in progetto di comprare una macchina per poter tornare a casa la sera, spero di poterlo fare presto.

E nel fine settimana che cosa ti piace fare?

Ballare! Ho un grande stereo, in campagna non disturbo nessuno e posso fare festa con i miei figli. Se c’è bel tempo facciamo un bel barbecue. Gioco coi miei cani e cerco di divertirmi il più possibile, recuperando tutto quello che non ho potuto fare gli altri giorni. La giornata e mezza che ho con la mia famiglia cerco di godermela il più possibile.

Quali sono i lati migliori e quelli peggiori di questo lavoro?

È un lavoro in cui non ci si annoia, si incontrano persone diverse, ci sono sempre occasioni per fare una battuta. La parte che preferisco è poter rientrare a sera con il furgone vuoto, avendo consegnato tutto, quella è una soddisfazione.

Lati negativi? Mah… sai l’unica cosa che mi viene in mente? Il traffico!

Se potessi cambiare qualcosa?

Ho sempre affrontato di petto tutto quello che mi si è presentato davanti e sono molto orgogliosa di quello che ho imparato e che ho saputo fare. Rifarei tutto da capo allo stesso modo. Nella vita non ti devi mai pentire di tutto quello che passi, chi incontri, che cosa ti capita sulla strada. Perché quello è, non si può cambiare, è da accettare.

Grazie mille Aneta per il tempo che ci hai dedicato e per aver condiviso la tua storia!

 

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