Archive for Ottobre, 2022

La storia di Donatella

 

Forse hanno ragione a dire che in Italia ci sono tante camioniste!

Ecco la storia di un’altra collega, Donatella, alla quale auguriamo tanta buona strada sempre!

Questo è il link dell’articolo:

https://www.ilrestodelcarlino.it/macerata/cronaca/faccio-la-camionista-come-mio-padre-ho-coronato-il-sogno-da-bambina-1.8201667

E questo il testo:

21 ott 2022

“Faccio la camionista come mio padre Ho coronato il sogno da bambina”

Donatella Longarini: mi alzo alle 4, ma non mi pesa. Qualche battutina all’inizio, ma sono stata sempre rispettata”

Donatella Longarini di Sant’Angelo in Pontano è felice della sua professione

di Lucia Gentili

Ha deciso di intraprendere questo lavoro per seguire le orme del padre Vittorio. Da bambina, appena si svegliava, voleva salire sul camion con lui e accompagnarlo. Oggi Donatella Longarini, di Sant’Angelo in Pontano, ha 46 anni e da una quindicina trasporta gli animali (vivi), soprattutto bovini e suini, alla guida del suo Eurocargo da 75 quintali. Ha preso la patente per il camion appena raggiunta l’età consentita. E di sicuro è stata tra le prime a farlo in provincia. Non conosce ferie né festivi, ma non le pesa, per la grande passione che la spinge ogni giorno ad alzarsi alle 4.30. Al suo fianco, il marito Claudio, coltivatore diretto e suo primo collaboratore. E’ stimata da tutti nel suo ambiente. All’inizio quando la vedevano arrivare, gli uomini le dicevano: “Sei sicura di riuscire a fare manovra?” e non staccavano gli occhi dal mezzo finché non terminava l’operazione di guida. Adesso non ci fanno più caso. “Per me è una cosa naturale fare questo mestiere, da sempre”, dice la Longarini.

Donatella, com’è la sua giornata tipo?

“Mi sveglio alle 4.30. Passo a caricare gli animali, dalle stalle che si trovano sul territorio, e li trasporto. Verso mezzogiorno sono a casa, poi il pomeriggio lavoro in base agli impegni, però massimo fino alle 18. Alle 21 vado a dormire. Mio marito Claudio mi aiuta; mi alterno con lui nei giorni di pausa (necessari, essendo camionista, dopo un tot di giorni consecutivi). Non abbiamo figli”.

Qual è la parte più impegnativa?

“Il rischio maggiore è rappresentato non tanto dalla strada, quanto dagli animali. In un primo momento i miei genitori erano un po’ perplessi in merito alla mia scelta, soprattutto per questo, ma poi si sono abituati. E mio padre è contento che ho proseguito la sua attività. Non ho orari precisi a causa del lavoro, quindi i miei spesso mi lasciano il pranzo”.

Nel suo ambiente c’è ancora un retaggio culturale?

“Forse all’inizio facevano qualche battutina, quando arrivavo dicevano: “E’ una donna!”. Ma devo ammettere che sono stata sempre rispettata. Sceglierei altre cento volte questa professione, amo i mezzi e gli animali. Mi dispiace non aver preso dall’inizio la patente anche per il rimorchio, ci sono bilici in cui dormirei. Non mi sono mai posta la domanda se il mio lavoro fosse troppo “da uomo”, per me è stato naturale farlo”.

 

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Donne al volante – in America

 

Un altro articolo dedicato alle donne al volante, ma questa volta siamo negli USA e tre autiste veterane di UPS ci danno dei consigli su come condividere la strada con gli altri utenti.

Questo è il link:

https://about.ups.com/it/it/social-impact/diversity-equity-and-inclusion/women-behind-the-wheel.html

 

Donne al volante

Le autiste condividono il loro punto di vista sul lavoro e offrono alcuni consigli su come condividere la strada
Donna al volante - Curry

 

Gli autisti UPS Sylvia Ochoa, Sherry Curry e Renee Garcia, ciascuno con più di un quarto di secolo di esperienza, indossano con orgoglio la loro toppa Circle of Honor. La toppa, assegnata agli autisti di UPS con almeno 25 anni di carriera senza incidenti evitabili, segnala che appartengono a un gruppo scelto di professionisti.

Risultati del genere non si ottengono facilmente. Ecco le loro riflessioni sul raggiungimento del Circle of Honor, le difficoltà di essere donna in una professione prevalentemente maschile e i consigli per guidare in sicurezza. 

Sylvia Ochoa, autista di autoarticolati da Phoenix a Chicago, 27 anni di guida sicura.

Le sue capacità vennero messe alla prova fin dal primo giorno di lavoro… e 37 anni dopo, ha messo a tacere i suoi detrattori. “Non lasciatevi scoraggiare”, afferma Sylvia. “Dateci dentro e mantenete una mentalità positiva”.

Sorride quando ricorda che all’epoca era una delle due uniche autiste. “Gli uomini hanno sempre più bagni di noi”, afferma Sylvia. “Non riuscivo mai a fargli separare le mie uniformi, che finivano regolarmente nello spogliatoio degli uomini”.

Sherry Curry, autista di furgoni, Mesa, Arizona, 30 anni di guida sicura.

Come autista di camion, Sherry dice che per lei la sfida principale è la gestione di pacchi pesanti e fuori misura. “Usa i tuoi strumenti”, sostiene Sherry. “Ho imparato a manovrare i pacchi e usare il carrello invece di sollevarli continuamente”.

Renee Garcia, autista di autoarticolati da Phoenix a Goodyear, in Arizona, 26 anni di guida sicura.

Con i suoi 155 cm, alcuni potrebbero pensare che non sia all’altezza di quei mastodonti. All’inizio della sua carriera, alcuni autisti maschi la sbeffeggiavano dicendole che non era un lavoro da donne. “Se ti ci dedichi anima e corpo, ce la puoi fare”, dice.

Renee, co-presidente sicurezza per UPS, voleva aiutare altre donne. “Voglio che altre donne si sentano a proprio agio, perché all’inizio il lavoro può spaventare”.

Consiglia di mantenere una routine e seguire i protocolli di sicurezza.

Oltre a imparare a muoversi in una professione dominata dagli uomini, queste autiste offrono alcuni consigli di guida sicura per aiutare il pubblico a evitare comportamenti rischiosi in strada.

  • Non guidate accanto a un altro autoarticolato in autostrada. Se lo sorpassate, fatelo in fretta, usando sempre gli indicatori di direzione e assicuratevi di poter vedere l’autista nello specchietto e che possa vedervi. Prima di completare il cambio di corsia, dovete essere in grado di vedere l’intera parte anteriore del camion che state sorpassando nello specchietto retrovisore. 
  • Sorpassate sempre a sinistra per la massima visibilità. Il lato destro è una corsia di immissione. 
  • Se entrate di fronte a un autocarro, lasciate spazio a sufficienza. I camion non possono frenare con la stessa rapidità delle automobili. 
  • State sempre all’erta. Tenete sempre gli occhi aperti, guardando gli altri autisti. 
  • Comunicate sempre con le luci, gli indicatori e il contatto visivo per assicurarvi che le altre persone sappiano cosa state facendo. 
  • Rimanete calmi. 
  • Adattate la guida alle condizioni meteorologiche. 
  • Prima di mettervi al volante, fate un giro per identificare eventuali pericoli o problemi di sicurezza.
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Donne al volante

Questa è la copertina del nuovo numero di Tuttotrasporti (ottobre 2022) in cui potrete leggere un bell’articolo sulla storia di due colleghe che lavorano presso la Lannutti trasporti, una è Adriana, in azienda da diversi anni e molto stimata dai suoi capi tanto da affidarle la valutazione dei nuovi modelli che entrano a far parte della flotta e soprattutto a fare da tutor ai neoassunti, tra cui c’è anche la giovane collega Loredana.

E’ bello leggere di  colleghe che riescono a conquistarsi la fiducia grazie alle loro capacità e anche di ragazze giovani che intraprendono questa “carriera” che le porterà a percorrere chilometri su chilometri in giro per l’Italia e l’Europa!

Buona strada sempre ad Adriana e a Loredana!

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Tocca a te Ironduck Mony!

Fra tante interviste di colleghe camioniste da parte di Elisa Bianchi, giornalista della rivista “Uomini e Trasporti”, arriva una nostra vecchia conoscenza: Monica! Buona lettura!

L’articolo su trova su  Uomini e trasporti

 

 

Dalla cabina del camion a YouTube per raccontare la sua passione: Monica, la “Iron Duck” dell’autotrasporto

La voce è squillante e trasmette tanta allegria che sembra quella di una ragazzina perché, come dice lei, «La passione aiuta a vivere meglio, e fare di una passione il proprio lavoro aiuta a tenersi giovane». E la passione di Monica, nota al mondo di YouTube come “Ironduckmoni64”, si percepisce forte e chiara. Quando parla di camion la voce diventa ancor più brillante e si capisce che, in fondo, è ancora quella ragazzina felice che ha realizzato il suo sogno. Non sappiamo se il destino esista davvero, ma quel che è certo è che in questa storia ha messo il suo zampino perché l’anagramma di Monica è camion, e Monica, il camion, ce l’ha nel sangue.

«È bastato un attimo. Il camion è entrato prepotentemente nella mia testa e ha occupato completamente lo spazio vuoto riservato al sogno della mia vita» scrive Monica in “Soprattutto camioniste”, il libro edito dal gruppo “Buona Strada” Lady Truck Driver Team di cui fa parte e che ha contribuito a fondare. Un colpo di fulmine che ha dato inizio a una lunga storia d’amore per l’autotrasporto che resiste ancora oggi e che nasce proprio da una storia d’amore, per un uomo. A 18 anni Monica si fidanza con un camionista e un giorno succede qualcosa che cambierà radicalmente la sua vita. Monica scrive: «Andai con lui a caricare il camion. Arrivati nel cortile della ditta lui è sceso, ma nella fretta non aveva tirato il freno a mano. Sentii il camion muoversi, puntava dritto verso il capannone di fonte. Non sapevo cosa fare, non sapevo quale fosse il manettino, non sapevo dove mettere le mani. Sono saltata al posto di guida e ho schiacciato il pedale del freno. E non l’ho più mollato fino a quando il mio ragazzo non è risalito in cabina. Da quel giorno del 1984 ogni volta che potevo andavo con lui».

Monica, è stato quello il momento in cui hai capito che l’autotrasporto sarebbe stata la tua strada?

Devo ammettere che da piccola ho sempre sognato di fare qualcosa di diverso, che non fosse un ripetitivo lavoro d’ufficio o di fabbrica, ma non immaginavo certo di guidare un camion. Giocavo con le macchinine e ricordo che guardavo affascinata quei bestioni della strada, ma senza capire fino in fondo perché mi interessassero così tanto. La passione forse era già lì, nascosta dentro di me, ma io ancora non lo sapevo. Poi a 18 anni, dopo quell’episodio, iniziai a viaggiare con il mio ragazzo, viaggi anche molto lunghi verso Napoli e Bari in un camion con cabina corta. Nel 1986 presi la patente e l’anno successivo iniziai a lavorare per la ditta della sua famiglia, nonostante l’opinione contraria di molte persone, soprattutto dei camionari. Li chiamo ancora così io, come si diceva una volta nel gergo del baracchino. Mi parlavano solo dei lati negativi di questo mestiere cercando di scoraggiarmi, ma io avevo scelto la mia strada, avevo scommesso che ce l’avrei fatta.

Monica al volante nel 1987.

Nel libro scrivi: «Ho sposato il mio moroso e il camion. Ero innamorata di entrambi. Del camion lo sono ancora, lui adesso è il mio migliore amico».

È andata esattamente così. Il nostro matrimonio è finito anche se oggi siamo in ottimi rapporti, oltre che colleghi. L’amore per il camion, invece, è rimasto. Come si dice nel mitico film il Bestione, in fondo, «Il camion non è solo una macchina, il camion c’ha un’anima!». La mia è una passione a 360 gradi, quando non sono alla guida dipingo quadri di camion che ho avuto anche l’occasione di vendere per beneficienza e colleziono mascherine di vecchi mezzi che tengo esposte in casa, al posto dei quadri. Per me il camion ha un’anima

Cosa è cambiato da allora nella professione?

Il modo di fare trasporto è cambiato radicalmente negli anni. Per esempio, una volta si dormiva qualche ora quando si era stanchi e si viaggiava quando si era riposati. Dopo l’applicazione della Legge sulle ore di guida e di riposo per assurdo a volte si sta fermi di più, ma ci si riposa di meno e spesso ci si ritrova a fare la sosta in luoghi senza servizi. Ci sono sempre vantaggi e svantaggi, che vanno valutati caso per caso. Se si viaggia da soli almeno oggi esistono dei limiti, ma si viaggia sempre con la fretta, un occhio alla strada e uno al tachigrafo per controllare le ore di guida. Non c’è più tempo per la solidarietà o per parlare al baracchino che non esiste quasi più. Di conseguenza sono cambiati molto anche i rapporti umani. Una volta con il baracchino c’era più dialogo, si conosceva gente e si stringevano amicizie. Anche il gergo del baracchino aiutava a creare un legame, ma ormai si è perso. A volte mi ritrovo a pensare di essere un po’ nostalgica, il mondo deve andare avanti lo so, però il progresso troppo spesso aggiunge tecnologia e toglie umanità.

Da cosa deriva il tuo soprannome “Iron Duck”?

Ognuno cercava un nome originale per il CB e io avevo un braccialetto che mi aveva regalato mio papà, di cuoio con delle perline e sul bottone di chiusura era stampata la scritta “Anatra metallica”. Mi è sempre piaciuto, oltre a essere un ricordo prezioso, così lo scelsi come nominativo. Ricordo però un aneddoto simpatico. Anni fa mi trovavo con il camion all’altezza di Bologna e al baracchino vengo contattata da un uomo che mi chiede piuttosto brusco dove e perché avessi preso quel nome e quel logo. Avevo infatti stampato anche degli adesivi con lo stesso disegno del braccialetto e li avevo messi sul camion. Gli spiegai la storia del mio soprannome e mi disse che era il padre del produttore dei braccialetti, che aveva fondato il brand “Anatra metallica” appunto. Non sembrava molto felice della mia scelta, però persi il contatto radio e io continuai a chiamarmi così! È una storia buffa, ma la mia cara amica e collega Betty mi diceva sempre che con il nostro lavoro succede sempre qualcosa che alla gente normale non capita. Ed è così, c’è sempre una storia da raccontare se stai alla guida di un camion.

Ironduckmoni64 – a dreamer on the road”, il tuo canale YouTube, oggi è seguito da quasi 7mila persone. Come è nata l’idea di fare dei video?

È in iniziato tutto con “ChiodoVideo”, che è forse il capostipite dei camionisti YouTuber italiani. Guardavo i suoi video e mi piacevano molto, così nel 2009, su suo suggerimento, mi sono lanciata anche io. Iniziai con dei video fotografici, tra cui “Dreamer on the road”, perché in fondo è quello che sono, una sognatrice a cui piace trasmettere emozioni e la propria passione.

Come scegli i temi di cui parlare nei tuoi video?

La scelta è del tutto casuale, quando faccio un viaggio parlo di quello che capita. Per le musiche, invece, cerco sempre di scegliere qualcosa che mi trasmetta e trasmetta anche agli altri delle emozioni. Il mio papà ha sempre sognato che ci fosse un modo per abbinare le immagini alle emozioni e oggi YouTube consente di farlo, per cui se scelgo così attentamente le musiche è perché lo faccio anche in suo onore.

Tra i tuoi tanti video, qual è il tuo preferito?

Si chiama “Tutto scorre”, un video di 9 anni fa. Con quel video ho cercato di far passare un messaggio per me molto importante: non puoi amare una cosa se non conosci il suo contrario. Per esempio, se non hai mai viaggiato non puoi dire che ti piace, così come non puoi dire che è brutto. Chi non ha mai fatto questo mestiere non può giudicarlo negativamente. Certo, le giornate difficili ci sono, i problemi ci sono, ma io sono felice di quello che faccio e cerco di trasmettere questa felicità.

Come descriveresti la tua vita e il tuo lavoro?

È sicuramente una vita molto particolare e che deve piacere, se sei donna forse ancora di più. Ci vuole spirito di adattamento ma non mi è mai mancato. Non mi è mai servito restare a casa molto tempo, io volevo stare sul mio camion. Oggi non faccio più viaggi lunghi, resto prevalentemente nella mia zona, in Lombardia, e solo ogni tanto faccio qualche viaggio fuori regione, ma va bene così, ho fatto le mie esperienze. Quello che conta di più per me oggi è trovarmi bene dove sto ed è così, nell’azienda in cui lavoro siamo tutte persone, non numeri. Nel tempo libero poi sono una persona abbastanza solitaria, mi piace girare in bicicletta per i boschi o dipingere, sempre cose di camion, ovviamente.

Alcuni dei tuoi quadri sono stati anche venduti per beneficienza…

Sì, in occasione di qualche raduno. Perché è questo l’obiettivo dei raduni, non mettersi in mostra, ma cercare di creare dei legami e fare anche qualcosa di utile. Lo spirito non è la competizione, ma la collaborazione. È quello che facciamo anche con il gruppo “Buona Strada – Lady Truck Driver Team” di cui faccio parte. Abbiamo sempre realizzato album, calendari e da ultimo il nostro libro per raccogliere fondi da donare. Il nostro stesso nome è un inno. “Buona strada” deriva dal francese “bonne route”, un’espressione molto utilizzata all’estero e che abbiamo deciso di “importare”. È un augurio che vale non solo quando si è alla guida di un camion, ma in generale nella vita, quello di seguire sempre una “buona strada”.

Ti aspetti che in futuro ci saranno più donne alla guida di un camion?

I numeri dicono che le donne al volante di un camion stanno aumentando ma io sono un po’ sorpresa. In giro non mi capita spesso di vedere volti nuovi e anche quando sono per strada sbircio nelle cabine e vedo poche donne. Forse è vero che sempre più donne prendono le patenti superiori, ma forse non per guidare un camion. Ancora oggi ci sono tante difficoltà e porte sbattute in faccia. Ho delle amiche che hanno dovuto rinunciare a realizzare il loro sogno in quanto donne, non è giusto. Poi ci sono gli stereotipi che vanno superati, anche per avvicinare i giovani, non solo le donne. Dovremmo forse prendere spunto dall’estero e fare in modo che si arrivi all’età per guidare già con un po’ di esperienza pregressa, per esempio grazie ad un tirocinio.

Un’ultima curiosità: qual è il tuo ricordo più bello legato al tuo lavoro?

Anni fa feci un’intervista insieme ad altre autiste per una rivista. Il pezzo era “7 donne su 7 camion” e ognuna descriveva il suo mezzo, tutti di diverse case costruttrici. Dopo la pubblicazione un giorno mi suonò il telefono. Era la Renault Trucks. Inizialmente pensai addirittura che si trattasse di uno scherzo. Invece avevano apprezzato la mia intervista e mi invitarono nella loro sede in Francia a visitare lo stabilimento. Per un’appassionata come me è stato un altro sogno che si è realizzato.

 

 

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Un appuntamento per il fine settimana

 

Un appuntamento per il fine settimana per chi è del varesotto!

 

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La storia di Bruna, un’altra pioniera!

 

Quando, girando e rigirando nel web, mi imbatto nella storia di una pioniera del camionismo al femminile, sono contenta. Lo sono perchè è grazie a queste donne coraggiose che si è aperta anche per noi la porta per accedere a questa professione. Lo sono perchè ogni volta è bello scoprire che di camioniste ce ne sono state anche negli anni passati, in quegli anni in cui si pensava che solo gli uomini potessero essere in grado di fare quessto mestiere, e invece, una qua e una là, c’erano anche loro e facevano la loro parte al volante di camion che non erano certo comodi e maneggevoli come quelli di oggi!

Ho trovato la storia di Bruna di Trieste, classe 1926, a cui è stato dedicato questo articolo per farle gli auguri per il suo novantaseiesimo compleanno (il 13 giugno scorso), vi metto il link:

https://www.triestecafe.it/it/news/segnalazioni-appelli/la-mulona-nonna-bruna-compie-96-anni-e-stata-la-seconda-donna-in-italia-a-conseguire-la-patente-13-giugno-2022.html

E l’inizio dell’articolo:

La “mulona” Nonna Bruna compie 96 anni! Seconda donna in Italia a conseguire la patente per guidare i camion!

La "mulona" Nonna Bruna compie 96 anni! Seconda donna in Italia a conseguire la patente per guidare i camion! (FOTO)

 

Un caloroso augurio da tutta la redazione di Trieste Cafe a Bruna Carli nata il 13 giugno del 1926.
Oggi gli fanno gli auguri le 4 figlie gli 8 nipoti i 14 pronipoti e un trisnipote. Praticamente 5 generazioni! 
Nel raccontarsi abbiamo saputo quindi che è madre di 4 figlie e che nel 1965 il marito si è purtroppo ammalato. Una vicenda triste, ma che non ha affatto fatto perdere d’animo la tenacia di Bruna che ha deciso di prendere la patente per guidare un camion in modo da affiancare il marito a lavoro. 
Un gesto unico nel suo genere che porta con sé molti record. 
Infatti una patente del genere – dalle notizie di quei tempi – è stata la prima a conseguirla una donna a Trieste (Autoscuola Mambrini) e la seconda in Italia. 
Il primo camion che Bruna ha guidato per tutta Trieste e dintorni era un autobianchi Scaligero portata 120 quintali e poi il Leoncino il Betford, il 130 e per ultimo il 190 scarrabile, ribaltabile su tre lati tre cassoni scambiabili di cui uno con la gru.
Un record portato avanti per ben 20 anni fino a 65 anni senza mai preso una multa e nemmeno mai fatto un incidente.
E se dopo i 65 anni Bruna non abbia più guidato camion, la passione per i motori è rimasta guidando l’auto e non solo, partecipando per due edizioni alla Trieste Opicina Historic.
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(…) il resto dell’articolo lo potete leggere aprendo il link sopra.
Buona strada e grazie  a Bruna e a tutte le pioniere del volante!”
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Buona strada Emilia!

 

Si, lo so, il titolo di questo video è “8 marzo 2022” ed è stato dedicato dalla Tirso alla propria autista che in queste immagini ci racconta la sua storia.

Io però l’ho trovato solo oggi e cosi ve lo propongo augurando contemporaneamente buona strada alla collega Emilia!

 

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Un appuntamento per il fine settimana!

 

 

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L’incontro del venerdi con Chiara!

Ci sono dei posti dove mi piace andare  perchè so che ad accogliermi troverò persone sorridenti  e con cui potrò scambiare quattro chiacchiere e bere un caffè prima di iniziare a caricare. Non sono poi cosi rari come qualcuno dice, almeno tra quelli in cui vado abitualmente. Sarò fortunata? Può essere!

Se poi in questi posti so che probabilmente incontrerò una mia carissima collega con cui condividere racconti di viaggio e non solo, la giornata non può che cominciare bene!

Stamattina sapevo che avrei trovato la Chiara e cosi le ho portato uno dei miei “quadretti”, quelli che mi diletto a dipingere quando mi capitano lunghe attese nei posti di scarico (poi li rifinisco a casa, naturalmente!), la country girl/pink roads è la mia ultima creazione!

E siccome parlando mi ha detto che la nostra targa le si era sbiadita (purtroppo succede stando troppo al sole sul cruscotto del camion),  gliene ho data un’altra, ci voleva la foto di rito, ma mi è venuta un pò sfuocata (o mossa?)… scusami Chiara, ho cercato di rimediare un pò :-D,  ma cosi si notano meno i tuoi ricci ribelli! E comunque quello che conta è il sorriso!

Arrivederci a presto e buona strada sempre! Ciao !!!!

 

 

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Buon compleanno blog!

 

Correva l’anno 2007, quindici anni fa il 13 ottobre abbiamo pubblicato il primo post sul nostro blog presentandoci come gruppo, spiegando le nostre motivazioni, le nostre passioni, la nostra “voglia di camion”!

Cosa è cambiato da allora? Tutto e niente potremmo dire, perchè se è vero che adesso, in seguito alla carenza di nuove leve nel mondo dell’autotrasporto, si cerca di invogliare anche le donne a intraprendere questa professione è anche vero che ancora alcune di noi si scontrano con pregiudizi e discriminazioni, porte sbattute in faccia, risatine e battutine varie…

Quante volte ne abbiamo scritto in queste pagine? Tante… Ne abbiamo parlato anche nel nostro libro, “Soprattutto camioniste”, quello in cui abbiamo raccolto tante testimonianze delle ragazze del gruppo.

E se è vero che sui camion ultimamente sono salite tante nuove colleghe è anche vero che tante in questi anni sono scese per i più svariati motivi. Non è una vita facile già per gli uomini, per le donne lo è ancora meno. E a volte non è sufficiente nemmeno lo spirito di adattamento che comunque è fondamentale per svolgere questo mestiere. Noi speriamo sempre in un futuro migliore, nell’espandersi del “rosa” sui camion, nell’incontrare un sorriso femminile nelle altre cabine che ci faccia sentire meno sole in questo mondo ancora troppo maschile!

Lo scopo di questo blog era quello di raccontare le nostre storie, di raccogliere testimonianze, articoli, fotografie, video, tutto quello che riguarda il nostro modo di essere donne camioniste, speriamo di esserci riuscite!

Buon compleanno blog e buona strada a tutte le colleghe, a chi guida, a chi ha guidato e a chi sogna di guidare!

E adesso vi ripubblico il nostro primo post, con un pò di nostalgia per tutti gli anni passati sotto le gomme dei nostri camion!

 

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“BUONA STRADA”  è il nostro saluto quello che ci scambiamo quando ci incontriamo ed è anche il nome del nostro gruppo di amiche/colleghe…un gruppo senza limiti e confini…niente iscrizioni, tessere ecc ma un solo denominatore comune: l’amore per il camion e per la vita on the road…

L’idea di avere anche noi un blog ci è venuta quasi per caso,  anzi è venuta a Rò e noi l’abbiamo accettata al volo perché ci piaceva l’idea di un posto dove scrivere i nostri pensieri, scambiarci informazioni sui nostri progetti, spiegare le nostre passioni…..

Ci sono persone che pensano che siamo delle donne strane perché abbiamo la passione per i camion…..magari leggendo i nostri pensieri in questo diario riusciranno a capire che cosa ci lega cosi tanto a queste “macchine”, perché non ne possiamo fare a meno. Supereranno i pregiudizi.

Perché anche se sembra sempre strano non sono solo gli uomini che possono fare questo lavoro, non è un discorso di competitività con l’altra metà del cielo ma di imparare a condividere le stesse strade, gli stessi sogni, le stesse emozioni…chi non ha mai provato a salire in cabina non sa cosa vuol dire sentire cantare il motore…cambiare al momento giusto…portare a termine un viaggio senza inconvenienti…guardare il mondo dal parabrezza…non ditemi che si può fare anche dall’automobile, non è cosi’, cambia completamente la visuale, è tutta un’altra cosa!!

Questo lavoro però ha anche un rovescio della medaglia, come tutte le cose, fatto di fatica, lontananza, orari impossibili, sacrifici, ed è solo la grande passione che ci mettiamo che ci permette di andare avanti. Il segreto è tutto li’…metterci il cuore e tenere duro!

Potrei scrivere pagine e pagine su questo argomento, ma preferisco salutare e cedere la parola a un’altra collega e ai suoi pensieri…

Ciao e…..Buona strada!!!!

 

 

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