Archive for Febbraio 23rd, 2023

Beatrice al Sabo Rosa

 

Sono tante le partecipanti al concorso per il “Sabo Rosa 2023”, ben trenta candidate si contendono il titolo di “Camionista dell’anno”, tra di loro c’è anche Beatrice, in questo articolo di “Varesenoi” ecco la sua storia, questo è il link:

https://www.varesenoi.it/2023/02/23/leggi-notizia/argomenti/territorio/articolo/dal-cantiere-al-camion-la-varesina-beatrice-donghi-candidata-per-il-premio-camionista-dellann.html

e questo l’articolo:

| 23 febbraio 2023, 15:44

Dal cantiere al camion: la varesina Beatrice Donghi candidata per il premio “Camionista dell’anno”

C’è anche una rappresentante della provincia di Varese tra le trenta lavoratrici nella filiera dei trasporti candidate alla quattordicesima edizione del Sabo Rosa. La giovane di Azzio ha iniziato a lavorare nell’azienda di famiglia che si occupa di edilizia, poi la passione per i camion l’ha conquistata ed è diventata lavoro

Dal cantiere al camion: la varesina Beatrice Donghi candidata per il premio “Camionista dell’anno”

 

 

C’è anche una rappresentante della provincia di Varese, Beatrice Donghi di Azzio, tra le trenta lavoratrici nella filiera dei trasporti che si sono candidate alla quattordicesima edizione del Sabo Rosa. Riconoscimento che, in occasione della Festa della Donna, viene conferito alla “Camionista dell’Anno” dal main sponsor dell’iniziativa, il Roberto Nuti Group, importante realtà industriale internazionale fondata nel 1962 a Bologna.

Durante la cerimonia, che si svolgerà martedì 7 marzo nella sede bolognese del Gruppo, la “Camionista dell’Anno” riceverà un esemplare unico dell’ammortizzatore Sabo con la livrea rosa.

La Lombardia è rappresentata da cinque candidate: oltre Varese, sono in lizza le province di Sondrio, Lecco, Bergamo e Cremona.

Ecco l’intervista a Beatrice Donghi, autista di camion di Azzio.

Quando e come è nata la tua passione per i camion? 

«La passione per questo lavoro è nata e cresciuta in me nel tempo. Non sono una “figlia d’arte”: i miei genitori hanno un’azienda edile con alcuni camion, ma io non ho mai pensato di fare la camionista, almeno non prima di aver terminato gli studi e aver iniziato a lavorare con loro. All’inizio, per un paio d’anni, ho guidato un camioncino, poi quando ho avuto l’età giusta ho preso la patente C e ho guidato per tre anni e mezzo un camion con cassone ribaltabile e gru. Mi è sempre piaciuto lavorare per i miei genitori ma ogni volta che facevo una breve tratta in autostrada e vedevo gli autotreni mi si illuminavano gli occhi e sentivo di appartenere a quel mondo. Quindi mi sono fatta coraggio e ho preso la patente E. Da un anno ho iniziato la mia “nuova vita” e guido un Renault T440 per un’azienda di trasporti».

Perché hai deciso di partecipare al Sabo Rosa?

«Ho conosciuto il concorso Sabo Rosa tramite i Social. Mi piace molto l’idea che metta in luce la parte femminile dell’autotrasporto e ho deciso di partecipare per poter dare ancora un’altra visione su questo lavoro che ha mille e più sfaccettature. Mi piacerebbe che altre ragazze, altre giovani donne, si appassionassero a questo mestiere, consapevoli del fatto che occorre fare sacrifici ma che si ottengono anche molte soddisfazioni. Siamo in tante autiste, in Italia… ma vorrei che fossimo ancora di più».

Quali sono i lati positivi del tuo lavoro e quelli che vorresti cambiare?

«La mia passione, ancora molto viva, mi fa vedere quasi solo i lati positivi: per me è ancora tutto rose e fiori. Mi piace viaggiare, conoscere nuove realtà e persone, imparare a fare manovra in posti in cui è difficile. Sul camion e nei luoghi che raggiungo mi sento davvero a casa. I lati negativi sono la sveglia alle tre e mezza di mattina, a cui si fa fatica ad abituarsi, e le poche aree di servizio, che ci costringono a fermarci in piazzole scomode e senza servizi».

 

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La storia di Raffaella

 

Un’altra collega, un altro articolo, un’altra bella storia, quella di Raffaella, raccontata da “La Gazzetta del Mezzogiorno”.

Questo è il link :

https://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/news/potenza/1384349/dalla-moda-alla-guida-di-un-bisonte-storia-di-raffaella-una-delle-poche-camioniste-lucane.html

L’articolo inizia cosi:

Dalla moda alla guida di un «bisonte»: storia di Raffaella, una delle poche camioniste lucane

Un passato da modella, il primo viaggio in Francia per sciogliere il ghiaccio, e come la pandemia ha messo in crisi l’azienda di famiglia

Gianfranco Gallo

23 Febbraio 2023

SAN GIORGIO LUCANO – Fare il camionista spesso è una scelta di passione, altre di necessità, altre ancora di tradizione. Si sa, è il tipico ambiente maschile. Si vive, come si usa dire «in mezzo a una strada» gran parte della propria vita! Le camioniste in Italia sono pochissime; a differenza di altre realtà europee. Anche in una regione come la Basilicata ce n’è qualcuna. Sono pochissime. Se ne conoscono tre, di cui una solo residente in Basilicata. Fra di loro c’è Raffaella Castellana. Ha 46 anni. Di San Giorgio Lucano. Dipendente da un paio d’anni della ditta di trasporti Cirigliano, di Abriola, con sede operativa a Tito, nella zona industriale alle porte di Potenza. Quale il modo migliore che fare un viaggio con lei, sul suo camion, per avere il quadro di come una donna viva questo lavoro.

Un viaggio di pochi chilometri, da Potenza a Pisticci, andata e ritorno. Cinque ore in tutto fra viaggio e carico della merce. È il viaggio del fine settimana. Il lunedì invece si parte per quello di tre giorni e due notti, da passare nel camion. Per il nord o a volte per l’estero. Una necessità, quella di fare la camionista per Raffaella. Discendente di giostrai lucani, era abituata a maneggiare mezzi come i camion per gestire l’attività di famiglia. Poi è arrivata la pandemia. E come molte attività dello svago anche quella dei giostrai è andata a diminuire man mano fino a sospenderla. La crisi ha morso e allora, la futura camionista per necessità, si è rimboccata le maniche e ha provato diversi lavori. Compresa la raccolta delle fragole. Fin quando ha pensato di sfruttare le sue patenti idonee a guidare tutti i mezzi compreso il rimorchio. Nonostante la contrarietà del compagno, ha iniziato ad avere colloqui con varie ditte del settore che, probabilmente, perchè donna non le hanno aperte le porte. Fin quando, delusa e sconsolata, ha fatto il suo ultimo tentativo: ha chiesto il titolare della ditta Cirigliano, il capo stirpe Angelo, ottantenne che ancora ama guidare i suoi camion. Contro ogni aspettativa le ha dato un appuntamento per un colloquio. Poche parole sono bastate e la pratica per l’assunzione in prova è stata attivata. Dopo tre giorni dal colloquio, avvento il venerdì, il lunedì successivo il primo viaggio in Belgio con un tutor della ditta. Poi una settimana nel piazzale della ditta, per capire, insieme al responsabile, come funziona quell’aspetto. E finalmente il primo viaggio, quello del battesimo da sola; nonostante le sue paure e la sorpresa di molti colleghi: in Francia per tre giorni, con la benedizione del suo titolare che ha insistito affinchè facesse il viaggio che è andato bene e il ghiaccio si è sciolto.

(…) il resto della storia lo potete leggere nella pagina de La Gazzetta del mezzogiorno.

Buona strada Raffaelle!!!

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