Archive for Agosto, 2023

La storia di Palmira

 

Cambiare vita e realizzare i propri sogni, quelli abbandonati in fondo ad un cassetto, è quello che ha fatto Palmira e che ci racconta in questa bella intervista di Elisa Bianchi, come sempre dal blog “Anche io volevo il camion” di “Uomini e Trasporti”.

Buona strada sempre Palmira!

Il link dell’articolo:

https://www.uominietrasporti.it/uet-blog/anche-io-volevo-il-camion/palmira-mura-sono-unautista-con-il-cuore-da-oss/

E il testo:

 

Palmira Mura, «Sono un’autista con il cuore da OSS»

A 50 anni cambia radicalmente la sua vita: dopo anni passati in corsia come Operatrice Socio-Sanitaria e aver lavorato in reparto Covid nei mesi più duri della pandemia, Palmira Mura ha scelto di ripescare un sogno lasciato nel cassetto. Prende le patenti, saluta figli e nipoti e parte per la linea. In cabina oggi vive la sua “seconda gioventù”

«Sono un’autista con il cuore da Operatrice Socio Sanitaria, il lavoro che ho svolto per una vita prima di salire in cabina». Si presenta così Palmira Mura, 52 anni “portati con orgoglio” e originaria della Provincia di Oristano, ma trapiantata nel Nord Italia fin da piccolissima.
La raggiungiamo al telefono mentre è impegnata al volante. Si trova sull’A1, direzione Varese. Davanti a lei circa 500 km di strada da percorrere. «Sto trasportando del vino in questo momento – ci dice – ma è un carico sporadico. Normalmente porto materie prime, soprattutto plastica».
Dall’agosto 2021 Palmira lavora per un padroncino di Piacenza, Piccoli Riccardo. «È un’azienda piccola – spiega Palmira – ma con la quale sogno di andare in pensione perché qui sento di aver trovato finalmente il mio posto». Palmira è l’unica donna della flotta ed è anche l’unica ad aver scelto di cambiare vita a 50 anni. Una scelta radicale che arriva dopo uno dei periodi più bui degli ultimi anni, non solo per Palmira ma per tutti noi. «Come OSS ho lavorato nei reparti Covid per tutto il periodo della pandemia. È stato doloroso, ho vissuto la solitudine e la sofferenza delle persone, anziani che morivano senza l’affetto dei propri cari, senza la possibilità di dare loro una carezza. Ho dato tutta me stessa al mio lavoro in quei mesi e una volta superato il peggio mi sono resa conto che avevo finito le energie, non avevo più nulla da dare, dovevo cambiare. Siamo solo di passaggio in questa vita quindi mi sono detta: perché no, perché non riprendere in mano il sogno dell’autotrasporto lasciato nel cassetto tanti anni fa».

Perché l’avevi accantonato?

Furono i miei genitori a mettermi in testa l’idea di prendere le patenti. Mio papà aveva la C da quando aveva fatto il miliare e mia mamma negli anni ’80 guidava un Daily telonato, faceva le consegne a Milano e dintorni. Non mi sarebbe dispiaciuto seguire i progetti che avevano per me, però le cose andarono diversamente: quando avevo 19 anni nacque la mia prima figlia, Mariangela. Seguirono poi altri tre figli: Andrea Francesca, Matteo e Martina. Così accantonai l’idea di mettermi al volante e presi l’attestato da OSS. A dire il vero nel 2015 provai a tornare sui miei passi. Dopo la separazione da mio marito feci l’orale della C e lo superai, ma al momento di iniziare le guide i soldi scarseggiavano e così lasciai perdere un’altra volta.

Il momento giusto è arrivato nel 2021. Come è andata?

All’inizio lavoravo di giorno e la sera andavo in scuola guida, seguivo delle lezioni private. Fortunatamente ho trovato supporto da parte di tutti, sia dei mei figli – soprattutto le ragazze – ormai già grandi e che mi spronavano a inseguire il mio desiderio, sia dell’Azienda sanitaria per la quale lavoravo. Mi sono licenziata solo prima di conseguire le ultime patenti, investendo tutti i soldi della liquidazione per poterle completare, perché le cifre si sa, sono importanti.

Un salto nel buio…

Sì, ma tramite mio fratello, anche lui autista, sono riuscita ad avere un colloquio con quella che oggi è l’azienda per cui lavoro. Nessuno ci avrebbe scommesso perché ero una donna di ormai 51 anni senza esperienza, eppure credo che il mio capo abbia visto in me la volontà di metterci il massimo dell’impegno. Da allora ho fatto tanti errori e ho versato tante lacrime, lo ammetto, ma oggi posso dire che la donna che sono è il risultato delle difficoltà che ho saputo affrontare. Non da sola, naturalmente. Devo tantissimo all’aiuto di colleghi e amici con più esperienza di me.

Come è la tua vita oggi?

Non mi annoio mai. Faccio la linea, una media di due scarichi e un ricarico al giorno. La mia casa per tutta la settimana è la cabina, mentre nel weekend torno a essere la mamma e la nonna di sempre.

Il rapporto con i tuoi figli è cambiato?

Questo cambio di vita è arrivato quando i miei figli erano già grandi; quindi, in realtà, il rapporto con loro si è rafforzato perché se prima ero spesso stanca e nervosa, oggi quando rientro abbiamo sempre qualcosa da raccontarci. I miei quattro nipoti, Gaia, Eleonora, Eduardo e Greta, che vanno dai 7 anni ai 9 mesi, posso godermeli nel weekend, anche se mi piacerebbe poterli coinvolgere, fargli vedere da vicino cosa faccio, come funziona il mio lavoro. Fare l’autista non significa solo guidare, come invece pensano molti. Bisogna stare attenti al carico e soprattutto a chi viaggia sulla strada insieme a te. Penso che sarebbe utile se tutti i ragazzi che prendono la patente della macchina provassero anche l’esperienza del camion, anche solo con un simulatore, per capire com’è stare alla guida di un mezzo del genere. Gli automobilisti non lo comprendono, non immaginano quanto sia difficile gestire un camion quando qualcuno ti taglia bruscamente la strada, non sanno che non li vediamo se ti sorpassano a destra. Viaggiamo tutti sulla stessa strada ma con ottiche diverse. Bisogna quindi far capire ai ragazzi l’importanza e anche le difficoltà del lavoro che svolgiamo.

Sarebbe un modo anche per avvicinarli al settore?

A me dispiace sempre quando sento dire ai giovani di stare alla larga da questo mestiere, penso invece che andrebbero incentivati. Capisco che ci possano essere esperienze diverse, ma per la mia – seppur breve – esperienza, posso dire di sentirmi gratificata, sia come persona che a livello economico. Però non vorrei essere fraintesa. Mi spiego meglio: non voglio dire che l’autotrasporto è un’oasi felice. Le difficoltà ci sono, ma come in qualunque altro mestiere e in qualunque altro settore. Per esempio, lo stipendio di un OSS si aggira sui 1200/1300 euro al massimo, nonostante si lavori anche la notte, il sabato e la domenica e durante tutte le feste comandate. Non ho mai passato un Natale o un Capodanno con i miei figli. Questo per dire che tutti i lavori richiedono dei sacrifici. Il vero problema di questo settore, a mio avviso, sono i servizi che non offre.

In questi due anni di servizio quali sono i servizi che ti sono mancati?

I punti critici sono sempre gli stessi: aree di sosta troppo piccole e affollate, aree di parcheggio non dotate di servizi adeguati, mancanza di spazi dedicati alle donne che fanno questo mestiere, banalmente come un bagno o una doccia. Servirebbe maggiore riguardo per i lavoratori dell’autotrasporto. Faccio due esempi: uno è il caso della pausa breve da 15 minuti e l’altro della pausa lunga, quella da 45 ore. Se un autista ha solo 15 minuti di pausa ed entra in Autogrill per un caffè, non può perdere tutti e 15 i minuti in fila dietro a decine di turisti e alla fine rischiare di non riuscire neanche a bere o mangiare qualcosa. Noi non siamo in vacanza, siamo lì per lavorare. Basterebbe un minimo di attenzione, una corsia preferenziale per prendere un caffè. Non è chiedere molto. Nel caso della pausa lunga, invece, basterebbe far rispettare le regole intensificando i controlli. Un autista non può passare 45 ore di riposo in cabina, magari posteggiato in una piazzola di sosta in autostrada, ma ha bisogno di un luogo adeguato. Se non può essere casa sua almeno che sia un albergo, pagato dall’azienda. Il riposo nel nostro lavoro è fondamentale perché viaggiamo tutti i giorni sulle strade mettendo a rischio la vita nostra e di tutti gli altri automobilisti. Servirebbe più attenzione al benessere fisico e psicofisico delle persone.

Qual è invece, per te, l’aspetto più bello di questo mestiere?

Questo lavoro è la mia rivincita, sto vivendo la mia seconda gioventù. Ho cresciuto quattro figli da sola, ero sempre impegnata, oggi invece posso finalmente viaggiare e sentirmi libera. Ho dimostrato loro che non c’è età per cambiare e di questo sono molto orgogliosa. Certo, non avrò mai l’esperienza di chi fa questo mestiere da una vita, ma io ci metto il massimo dell’impegno, imparo giorno dopo giorno. Qualcuno criticherà, io rispondo che lo faccio con il cuore.

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Il raduno di Giussano!

 

 

Comincia il conto alla rovescia!

Appuntamento a Giussano (MB) venerdi 1, sabato 2 e domenica 3 settembre in Piazza Mercato per il 31° raduno del Coast to Coast Truck Team!

Noi ci saremo, come sempre, col nostro gazebo in rosa, vi aspettiamo numerose per scambiare quattro chiacchiere in compagnia e non solo…

Per le nuove amiche ci sarà, come sempre. in omaggio la nostra targa rosa!

 

 

 

 

 

 

E  per chi lo volesse acquistare ci sarà anche il nostro libro  “Soprattutto camioniste”,

52 storie di donne con un camion nel cuore!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ci vediamo li, vi aspettiamo!!!

Buona strada sempre!

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Il canale di Silvia

 

Vi ricordate della collega Silvia di cui abbiamo postato alcuni articoli qui nel blog?

Silvia ha anche un canale You Tube:

https://www.youtube.com/@silvymar1664/videos

in cui pubblica brevi video della sua vita da camionista, racconta di carichi, di incontri, di cose che le capitano viaggiando.

 

Ve ne linko uno e auguro una buona strada sempre a Silvia, sperando di incontrarla prima o poi on the road!

 

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Una pioniera francese

 

Ho trovato questi due articoli che parlano di Denise Fraiture, classe 1021, una delle prime donne camioniste francesi, il primo articolo è stato scritto in occasione dei suoi 100 anni,

https://actu.fr/normandie/gournay-en-bray_76312/gournay-en-bray-denise-une-des-premieres-femmes-a-posseder-son-permis-poids-lourd-fete-ses-100-ans_46452788.html

e il secondo in occasione dei suoi 101 anni!

https://actu.fr/normandie/gournay-en-bray_76312/denise-fraiture-fete-ses-101-ans-a-gournay-en-bray_55188984.html

In attesa di leggerne un altro anche quest’anno, per il momento vi metto il testo che racconta un pò della sua storia di donna e di camionista:

 

Denise a été une des 1re femme à posséder le permis poids lourd, elle fête ses 101 ans à Gournay-en-Bray

Les années passent et semblent ne pas avoir d’effet sur Denise Fraiture. Celle qui a été une des 1re femmes à posséder le permis poids lourd fête ses 101 ans à Gournay-en-Bray.

Denise a fêté ses 101ans à la maison de retraite de Gournay-en-Bray.
Denise a fêté ses 101 ans à la maison de retraite de Gournay-en-Bray. (©eclaireur-La dépêche)

Les années passent et semblent ne pas avoir d’effet sur Denise Fraiture. Elle vient de fêter ses 101 ans à la maison de retraite de Gournay-en-Bray entourée de sa famille.

« Elle rajeunit de jour en jour » estime la nièce de Denise Fraiture, Michèle Coutant, lors de la cérémonie organisée en l’honneur de la centenaire.

 Ici, l’ensemble du personnel est aux petits soins pour les résidents.

Famille de Denise

Un moment que Mario Ménielle, président des relations avec les familles, n’aurait manqué pour rien au monde. Tout comme le directeur de l’hôpital, Olivier Delahais, lequel a offert un bouquet de fleurs et partagé une part de gâteau avec Denise avant de discuter longuement avec l’héroïne du jour.

Si pour l’occasion, le champagne était de circonstance, Denis Fraiture a eu le droit à un verre de porto, son pêché mignon.

Denise est née le 5 novembre 1921 à Bosc-Hyons. Ils tiendront pendant de nombreuses années le restaurant Les négociants à Gournay-en-Bray. Aujourd’hui, le lieu est devenu un restaurant asiatique.

À lire aussi

Une des premières femme à posséder le permis poids lourd

Denise s’est mariée avec Paul, un négociant en bestiaux. Elle a travaillé à ses côtés. Notre centenaire a été l’une des rares femmes de son époque à posséder le permis poids lourd.

Femme de caractère, elle transportait les bêtes jusqu’au marché de Paris à La Villette. Un travail rude et de nuit mais qui ne lui faisait pas peur.

Lors de ses 100 ans, elle expliquait :

 Au marché, il n’y avait pratiquement que des hommes. Ils m’aidaient pour descendre les bêtes. Et lors de la vente, je ne me laissais pas faire. Je défendais nos intérêts.

Très élégante, lors de la petite cérémonie en son honneur, Denise s’est mise sur son 31 entourée de ses nièces et neveux qu’elle considère comme ses enfants. « Sa maison était l’endroit où tout le monde se retrouvait. Recevoir et préparer à manger a toujours été sa raison de vivre ».

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La storia di Giulia

 

Non sempre essere figlie d’arte aiuta ad entrare nel mondo dell’autotrasporto a tempo pieno: è il caso di Giulia, che ci racconta la sua storia in questa intervista di “Camion e furgoni mag” a firma di Gabriele Bolognini.

Questo è il link dell’articolo:

https://www.camionefurgonimag.com/giulia-camionista-di-giovedi/

E questa è la sua storia:

 

Giulia, camionista di giovedì

29 luglio 2023

Ragioniera per professione, camionista per vocazione, Giulia prima o poi lascerà la scrivania per mettersi definitivamente alla guida del camion

Giulia Zambolin, 34 anni, di Albiano di Ivrea, durante la settimana lavora presso uno studio di commercialisti, tranne il giovedì che dedica al camion. Discendente da una stirpe di camionisti, Giulia ha il camion nel DNA: “L’impresa a conduzione familiare, fondata da mio nonno nel 1947 è passata successivamente nelle mani dei figli, Franco mio padre e Luigi (68 anni) mio zio. Da sempre si sono occupati di trasporto bovini. Io ho una sorella e mio zio una figlia, maschi non ne sono arrivati, e tra tre femmine io sono l’unica che ereditato la passione per i camion – racconta Giulia – da piccolina, finita la scuola salivo sul camion con papà da giugno a ottobre. Scendevo solo durante la settimana di mare che trascorrevamo tutti insieme. Papà però voleva che studiassi. Non le andava per niente l’idea di farmi fare il suo lavoro da grande. Così mi portavo sul camion, libri e quaderni per i compiti estivi ma non scendevo mai dalla cabina. A 14 anni iniziai a fare le manovre con l’autotreno sul piazzale del mercato di Montichiari. Mi divertivo come una matta.”

Raggiunta la maggiore età, Giulia, oltre a diplomarsi come ragioniera, prende subito tutte le patenti da camion, trovando contemporaneamente lavoro presso uno studio di commercialisti.

“Quando occorreva, davo una mano a papà e allo zio, accompagnandoli, magari nei viaggi in Francia per caricare il bestiame, per sostituirli alla guida quando finivano il tempo. Ogni viaggio era un’avventura diversa. Anni prima di prendere le patenti – ricorda Giulia – in uno di quei viaggi in Francia, mentre tornavamo con il camion carico, in una stradina di montagna, piena di curve e tornanti, un furgoncino ci colpì in piena curva. Un urto frontale terribile dalla parte di papà. Io ricordo che mi misi a piangere disperata. Papà per un momento rimase in uno stato catatonico. Per fortuna non si fece male nessuno.”

“Per questo e per tanti altri motivi papà non ha mai gradito che io facessi la camionista, tuttavia, ho continuato a dare loro una mano almeno un giorno alla settimana. Si andava nella Francia sud-occidentale per caricare le mucche Limousine, che prendono il nome dalla regione dove vengono allevate. È una razza non particolarmente grande che in Italia viene utilizzata come vitello da ristallo, per l’ingrasso e il macello, sia come allevamento, per ottenere femmine fattrici. In pratica negli anni il lavoro è rimasto sempre lo stesso – spiega Giulia – Il trasporto bestiame è un mestiere molto particolare. Devi stare molto attento perché se c’è qualche bestia nervosa può creare problemi e innervosire le altre facendo oscillare il camion o il rimorchio. Dopo averle consegnate bisogna pulire e disinfettare bene camion e rimorchio. In genere i cassoni sono divisi in due piani. Su ogni cassone entrano circa 18 mucche per piano, quindi alle volte viaggi con 60 – 70 capi.”  

 

“Durante i primi anni di guida me ne sono capitate di cotte e di crude. Una volta zio Luigi era appena tornato dalla Francia che venne chiamato subito da un cliente. Non potendo guidare subito per rispettare i turni di riposo mi affidò la guida del camion. Era inverno e mentre ci arrampicavamo sul Monte Bianco ci prese una tempesta di neve. Ero spaventatissima. Ma zio mi incoraggiò dicendomi di rimanere tranquilla e procedere lentamente. Così mentre lui riprese a dormire io mi sono ritrovata a viaggiare in mezzo alla neve alla guida del suo amato Volvo F12. Me la cavai egregiamente. Mentre un’altra volta – ricorda Giulia – eravamo in viaggio con lo Scania 144L 530 di papà. Il camion carico. Forammo una gomma del rimorchio. Fortuna che papà è un omone forzuto grande e grosso. Con calma riuscì a sostituire la ruota con la scorta. Pochi chilometri dopo forammo una gomma della motrice. Ho pensato che se mi fosse capitato quando ero sola, sarebbe stato un vero guaio con il camion carico. Finalmente dopo aver sostituito anche la seconda ruota riprendemmo il viaggio verso casa.”

A sinistra il papà di Giulia, Franco, a destra lo zio Luigi

Ora il papà di Giulia è in pensione da una decina d’anni. Lo Zio Luigi, che che sta per compiere 68 anni, subirà per legge il declassamento della patente e potrà guidare solo la sua motrice DAF: “Alla fine dell’anno zio andrà in pensione e vuole chiudere l’attività. Un vero dolore per me che intendevo portarla fino ai 100 anni – spiega Giulia – Così io continuo a collaborare con dei loro amici che fanno lo stesso lavoro, la Autotrasporti Bollero. Generalmente il giovedì, quando i loro autisti arrivano a Torino con le ore di guida esaurite, io gli do il cambio per consegnare i capi in Piemonte, Lombardia o Veneto. Tutti camion Scania, Volvo o IVECO.”  

Circa 13 anni fa Giulia ha conosciuto il suo attuale marito, Francesco, che lavora in uno dei tanti macelli dove lei va a scaricare il bestiame: “Eh già, io sto tanto attenta a non farle soffrire in viaggio povere bestioline che lui me le macella appena arrivano – scherza Giulia – Lo scorso anno ci siamo sposati ma da sei anni abbiamo la nostra meravigliosa bambina, Marta. Lei è il motivo principale per il quale ho scelto di non fare la camionista a tempo pieno. Starò con la mia bimba almeno finché non arriva alle medie. Appena sarò autosufficiente, penso di iniziare a tempo pieno l’attività di camionista. Magari con un camion tutto mio e magari cambiando settore. Chissà, staremo a vedere. Comunque, il mio futuro lavorativo è sul camion di sicuro!”


 

Buona strada sempre Giulia!

 

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La storia di Agnese

 

Agnese è una conducente di autobus con una sorella che faceva la camionista, leggendo questo articolo che “Ancona Today” le ha dedicato per la meritata pensione, mi è tornato alla memoria un incontro di tanti anni fa con sua sorella, sull’A 14, chissà se anche lei è già in pensione? Non ho più avuto occasione di trovarla… piccola divagazione,  la protagonista del post è Agnese a cui auguriamo lo stesso buona strada, con qualunque mezzo la percorra!

Questo è il link dell’articolo:

https://www.anconatoday.it/attualita/prima-donna-tranviera-ancona-pensione.html

Questo è il testo:

La prima donna tranviera di Ancona va in pensione: «La mia è una passione, guidare mi emoziona»

Agnese Lazzari ha effettuato la prima corsa della linea 3 nel 1991. Ci ha raccontato la sua storia

Agnese Lazzari alla guida dell’autobus

ANCONA- Fu una novità assoluta per Ancona: una donna alla guida di un autobus. Agnese Lazzari è stata la prima tranviera del capoluogo e dopo 32 anni di servizio alla Conerobus (prima si chiamava Atma) il 30 giugno 2023 è andata in pensione. «La mia prima corsa risale al 1° luglio 1991, la 3, quella che porta a Posatora. Avevo 25 anni- ricorda commossa la signora Agnese-. Quando ho iniziato l’azienda si chiamava Atma. Ho guidato filobus e autobus di linea urbana ed extraurbana, ho fatto l’ascensorista al Passetto e l’agente di polizia amministrativa, ovvero il controllore». Come mai la scelta, considerata insolita 30 anni fa, di guidare un autobus? «Mia sorella guidava il camion, mia madre il trattore in campagna. Io a 4 anni volevo guidare il trattore. La mia è una vera e propria passione, qualcosa che mi emoziona e ne ho avuto la conferma quando ho guidato l’autobus per l’ultima volta. Non penso di essere stata coraggiosa per aver fatto un lavoro insolito per una donna, per me è stato un piacere. Di coraggio ce ne vuole per stare in mezzo al traffico e alla gente, quello sì, perché può capitare di tutto».

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Agnese Lazzari sull’autobus

Come è stato lavorare come unica donna tranviera in mezzo a tanti autisti uomini? «Sono stata l’unica donna nel comune di Ancona per 5-6 anni, oggi le autiste in azienda sono una quindicina su circa 300 autisti nella provincia di Ancona. Io sono stata ben accolta dai colleghi, mi hanno aiutato in questo lavoro. Gli anconetani sono stati molto gentili con me e curiosi di questa novità. Fortunatamente nei miei 32 anni di servizio non ho mai avuto problemi a bordo». Come sono cambiati i mezzi in questi 30 anni? «Ad esempio, quando ho iniziato il mezzo era meno elettronico, oggi invece c’è un computerino di bordo». Si parla molto di mobilità sostenibile, alla luce della sua esperienza, consiglia di lasciare l’auto a casa e di utilizzare invece il trasporto pubblico locale? «Per spostarsi consiglio di integrare bicicletta, autobus e treno senza utilizzare la macchina».

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Agnese Lazzari

Guidato l’autobus per l’ultima volta, il pensiero della signora Agnese Lazzari va a tutte le persone che ha incontrato negli anni sugli autobus e nei capolinea, nonché ai suoi colleghi. «Vorrei salutare il quartiere di Posatora. Io sono di Arcevia, ma da anni vivo a Montemarciano. Quando sono arrivata ad Ancona ero spaesata, invece a Posatora ho trovato degli arceviesi e mi sono sentita a casa. Ringrazio Ancona che mi ha adottata, i grottaroli che prendevano l’ascensore, le persone che ho conosciuto durante il mio lavoro, i colleghi di allora e di adesso».

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La storia di Iuliana

 

Un altro articolo dedicato alle donne camioniste, questa volta è la storia di Iuliana in un’intervista su “il Resto del Carlino – Forli”

Questo è il link dell’articolo:

https://www.ilrestodelcarlino.it/forli/cronaca/donne-camioniste-stereotipi-b5907e89

 

E questo il testo:

 

Donne camioniste, la storia di Iuliana: “Stereotipi da sradicare”

Ha aperto nel 2021 un’azienda di autotrasporti con il marito e ora è componente del consiglio trasporti di Confartigianato Forlì. “Esigo lo stesso rispetto di un uomo”

L’autotrasportatrice Iuliana Maria Caliman

L’autotrasportatrice Iuliana Maria Calimani

 

Forlì, 9 agosto 2023 – La parte più difficile del suo lavoro, dice, è far capire ai clienti che gli autotrasportatori non sono facchini, dunque non sono tenuti, da contratto, a sollevare o spostare carichi gravosi: “è uno dei tanti stereotipi maschilisti ancora da sradicare”, sorride Iuliana Maria Caliman, titolare, assieme al marito Florin, di una ditta di autotrasporti a Forlì e nominata (unica donna) tra i componenti del Consiglio trasporti di Confartigianato Forlì. “Quando lavoro, esigo lo stesso rispetto che si usa nei confronti di un collega uomo, ma non perdo mai la pazienza. Siamo donne, una delle nostre qualità è la gentilezza. Unita sempre alla fermezza”.

Caliman, da quanto tempo si occupa di autotrasporti?

“Mio marito e io siamo in Romagna da più di 10 anni e abbiamo aperto la società nel 2021, in piena pandemia. Siamo in possesso della licenza per il trasporto merci fino a 40 tonnellate: lui guida un autocarro con rimorchio, io un furgone a temperatura controllata, trasporto principalmente alimenti freschi per conto di alberghi, ristoranti e attività commerciali”.

Come mai ha scelto questa professione ‘da uomo’?

“Il settore dei trasporti mi ha sempre appassionata: le sfide mi entusiasmano, cerco di dare il massimo in tutto quello che faccio. Prima di cominciare ho seguito diversi corsi di formazione, eppure, quando ho iniziato a muovermi col furgone, ho capito che avevo ancora, letteralmente, tanta strada da fare. In questo lavoro si impara qualcosa ogni giorno”.

Lei è madre di due figlie di 16 e 20 anni. Parla mai con loro del suo lavoro?

“È stato proprio quando le ragazze sono cresciute che ho deciso di riprendere in mano la mia vita e i progetti professionali messi nel cassetto anni prima. La più grande è venuta a fare le consegne con me qualche volta, la piccola mi aiuta ogni tanto con le fatture. Ma le lascio libere di scegliere cosa vorranno fare da adulte”.

“In estate lavoro tutto il giorno, con un’ora di pausa pranzo; in inverno cerco di concentrare le consegne nella mattinata. Mi muovo lungo tutta la Riviera, da Jesolo fino alle Marche”.

Muoversi tutti i giorni nel traffico sarà stressante.

“I fattori di stress, in realtà, sono tanti: oltre al traffico, occorre mantenere il livello di attenzione sempre alto, per evitare di sbagliare le consegne o commettere errori nei documenti di trasporto. L’estate è davvero impegnativa: l’anno scorso ero distrutta”.

Troppe consegne?

“Troppo caldo. Quando abbiamo avviato l’attività non avevo abbastanza budget per permettermi un furgone nuovo e mi sono dovuta accontentare di uno usato, sprovvisto di aria condizionata. È stata dura. Ora le cose vanno meglio, sono in attesa del nuovo mezzo”.

“Vorremmo far crescere l’attività e assumere dei giovani che ci diano una mano”.

Proprio il settore degli autotrasporti lamenta il problema della mancanza di manodopera.

“Credo che oggi i giovani non abbiano bisogno solo di un lavoro per ricevere uno stipendio, ma di essere motivati. È importante che credano in sé stessi e guardino con più fiducia al proprio avvenire”.


 

 

Buona strada sempre Iuliana!

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La storia di Lola

 

 

Dal sito di “Camion e furgoni magazine”,  Gabriele Bolognini intervista la collega Lola Marta Bertazzo!

 

Il link dell’articolo:

https://www.camionefurgonimag.com/lola-marta-bertazzo-e-il-camion/

La sua storia:

“Lola” Marta Bertazzo e il camion

18 luglio 2023

Dall’informatica al fuoristrada per poi arrivare alla guida dei camion e nel futuro? Magari una cyber-trucker

Marta, Lola per gli amici, ha 41 anni, ma ne dimostra 20. Brillante, spigliata, ha pure una bella penna con la quale descrive brevi attimi della propria vita da camionista in modo incisivo e sarcastico sui social. Ma soprattutto quello che traspare dai suoi post è una grande passione per tutto quello che fa. Insomma, ci ha incuriosito e l’abbiamo intervistata.

Come nasce questa passione per i camion?

“In realtà non lo so nemmeno io. O meglio, prima di fare questo mestiere ho lavorato nel settore del web digitale insieme ad altri due amici soci per quasi quindici anni. Sono stati anni stupendi, abbiamo creato siti internet, applicazioni e tanto altro ancora ma ad un certo punto quel lavoro non mi dava più soddisfazione. Non riuscivo più ad esprimere la mia creatività. Stava diventando una routine. Così ho deciso di mollare. Proprio in quel periodo stava nascendo in me una gran passione per le auto fuoristrada. Mi affascinava quel mondo di appassionati che ama intervenire personalmente nelle modifiche al mezzo. Partecipare ai raduni. La sfida di percorrere strade impossibili immersi nel fango. Diciamo che l’appetito vien mangiando… volevo spingermi oltre. I camion sarebbero stati la mia prossima meta.”

Dal fuoristrada al camion

“Sta di fatto che nel mese di settembre 2019 mi sono iscritta all’autoscuola per prendere la patente C che ho acquisito a gennaio 2020. Il mese successivo è esplosa la pandemia che ha bloccato tutti i corsi e le sessioni d’esame. Siccome quando inizio un percorso, lo devo portare fino in fondo, ho iniziato a studiare da casa come una forsennata e, appena si è allentata la morsa delle chiusure, ad agosto sono riuscita a dare gli esami del CQC e ad ottobre ho concluso il mio percorso con l’ottenimento della CE. A quel punto dovevo cercare lavoro. In vita mia non ho mai chiesto raccomandazioni, però la passione e la voglia di guidare i camion era tanta che andai a trovare mio cugino, che è socio fondatore della Cooperativa Lusia Service partner di Translusia, importante consorzio di autotrasportatori del nord Italia, per chiedergli se mi potevano assumere. Detto, fatto: il 20 febbraio 2021 ho sottoscritto il primo contratto di quattro mesi e sono stata catapultata direttamente sul “bilico.” 

“Da allora non sono più scesa! Ho lavorato come frigorista e da qualche mese ho voluto imparare la vasca. Oggi mi sembra incredibile di trovarmi qui a raccontare questa storia e, soprattutto, di fare questo lavoro che amo, con tutti i suoi pro e i suoi contro.” 

Sentire il tuo racconto ed il tuo entusiasmo fa riflettere: come mai, secondo te, i giovani non vengono attratti da questo mestiere?

“I vecchi camionisti direbbero per mancanza di passione. Vero, ma le “vecchie guardie” vivono e vedono la realtà secondo la propria prospettiva, com’è giusto che sia. Il che però non costituisce automaticamente una corretta lettura degli scenari attuali. C’è un inevitabile cambiamento in atto. Bisognerebbe spiegare questo alle nuove generazioni di autisti. I nuovi camion sono ricchi di tecnologia. E il trasporto intermodale, spesso citato nei manuali di Scuola Guida, sta diventando realtà, permettendo soluzioni di viaggi più sostenibili. Tutto questo porterà la figura dell’autista come la conosciamo, a sparire, sostituita da una figura più tecnica e sostenuta alla guida dalla tecnologia, in grado quindi di “guidare” un mezzo pesante limitando la fatica fisica delle ore di guida quotidiane.”


“Mi piace anche pensare che la naturale evoluzione di questo mestiere sarà un autista che molto probabilmente non dovrà nemmeno più preoccuparsi di parcheggiare il rimorchio in ribalta perché, una volta programmata l’azione, mezzo e ribalta dialogheranno tra loro realizzando la manovra perfetta. 
Questi tecno-autisti saranno insomma un po’ come piloti di droni: prepareranno i veicoli e le tratte da un tablet, monitorando seduti sul sedile di guida o a distanza su una poltrona d’ufficio. Sono quasi certa che una professione così “pulita” e comoda, attirerà l’attenzione delle nuove generazioni, più a loro agio con tutto ciò che è virtuale rispetto a ciò che è reale. Quindi, per riprendere la riflessione – continua Lola – il cerchio si chiuderà, secondo gli scenari futuri e non secondo non più attuabili, romantiche concezioni di riqualificazione di un mestiere che sta naturalmente evolvendo. Una volta per far il camionista servivano unicamente la passione per la guida, per i viaggi, per il voler essere autonomi e liberi dalla routine. Insomma, credo che molto probabilmente un giorno la professione diventerà più tecnica… ma onestamente sono contenta di poter vivere questo momento davanti a un volante big size anzichè un monitor!”


Con il decreto Milleproroghe il governo concede un voucher dal valore di 2500 euro per ogni individuo di età compresa tra i 18 e i 35 anni, che intende prendere le patenti C1, C, C1E, CE, D1, D, D1E, DE e CQC. Pensi che sia utile questa iniziativa per attirare i giovani al mestiere di camionista?

“Riguardo all’agevolazione sui corsi per l’ottenimento delle patenti, penso che oggi nessuno acquisterebbe qualcosa che non sia stata pubblicizzata nel modo più accattivante possibile. Intendo dire che i giovani non conoscono quasi nulla di questa professione e quello che sanno, lo hanno imparato da superati cliché cinematografici o folkloristici. I voucher hanno un’anima prettamente commerciale e pertanto acquistano valore se quello a cui servono viene dato valore. E in Italia il mestiere dell’autista di mezzi pesanti non è valorizzato dalle Istituzioni, è sempre più sconosciuto, invisibile, maltrattato. Una professione priva di un valore riconosciuto sia in termini di economia che di status del lavoratore.”


 

Buona strada sempre Lola!

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Un raduno per il fine settimana!

 

Un collega della Val Brembana  mi ha contattato per invitarci al raduno di San Giovanni Bianco (BG) sabato 12 e domenica 13 agosto, per chi non è al mare o in montagna, un’occasione per fare festa!

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Grazie perché – Solidarietà

 

 

Nuovo video di “ringraziamento” di Laura Broglio al mondo dell’autotrasporto, questa volta ci parla di solidarietà.

Questo è il racconto della sua esperienza, tutto da ascoltare!

Ciao Laura, buona strada sempre!

 

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