Mi piace ripubblicare qui le storie raccolte da Elisa Bianchi di “Uomini e trasporti”, sono sempre belle testimonianze di colleghe, alcune le conosciamo, altre no, ed è bello scoprire come si sono avvicinate a questo mestiere e, soprattutto, che ne sono entusiaste!
Questa è la storia di Consuelo dalla Liguria, alla quale auguriamo buona strada sempre!!!
Consuelo Viola: «Le autiste sono sempre sottovalutate»
«Le autiste sono sempre sottovalutate, ma che soddisfazione far ricredere chi pensa che le donne non possano fare questo lavoro!». A parlare è Consuelo Viola, classe 1989, ligure e orgogliosamente (se non si era ancora capito) autotrasportatrice. Non è una veterana, è in cabina solo da un anno, ma ha già le idee chiarissime su cosa dovrebbe cambiare per rendere il settore meno «maschilista»
«Ci tengo a precisare che non sono una figlia d’arte, nessuno in famiglia faceva questo lavoro. Eppure, quando ho comunicato la mia scelta di fare l’autista nessuno ne è rimasto troppo sorpreso. Certo, qualcuno ha tentato di dissuadermi, ma anche se il mondo mi dice che qualcosa è sbagliato, io faccio da sola le mie scelte, e questa, per me, è stata una scelta di successo». Consuelo Viola, 35 anni, vive a Loano, in Liguria. Da un anno ha stravolto la sua vita: ha lasciato il lavoro da impiegata, ha preso le patenti ed è salita in cabina.
«Non credevo fosse davvero possibile trasformare una passione in un lavoro», ci racconta, «eppure è quanto mi è successo». Consuelo è una donna solare, spontanea, estroversa, anche un po’ uno spirito libero come il mare vicino al quale è cresciuta, lo si intuisce subito parlando con lei. Quando la raggiungiamo il suo weekend è appena iniziato, è venerdì pomeriggio e, come qualsiasi ragazza della sua età, è pronta a goderselo. Il programma è genuino: «faccio un tuffo al mare, poi ceno con un’amica. La mia vita è normalissima anche se guido un bilico». Guidare quel bilico era il suo sogno fin da ragazzina, poi si sa, la vita a volte va diversamente, ma quando meno ce lo si aspetta, ecco che i sogni tornano a bussare alla parete del cassetto nel quale sono stati rinchiusi, e un momento difficile diventa il trampolino di lancio per un nuovo inizio. Un tuffo e via, verso la libertà.
L’entusiasmo per questo nuovo lavoro, per questa nuova vita, è palpabile, ma allora perché hai aspettato così a lungo?
Fino a luglio del 2023 lavoravo come impiegata in ambito assicurativo. Il mio lavoro mi piaceva, mi dava soddisfazione e in qualche modo mi permetteva anche di stare sempre a contatto con mezzi diversi. I motori sono sempre stati la mia passione. È cambiato tutto quando da un giorno all’altro ho perso la mia cagnolina, un Golden retriever che mi faceva compagnia da 11 anni. Questa perdita mi ha sconvolta, mi ha gettata in un periodo molto difficile della mia vita. Vedendomi così, il mio ex compagno, anche lui autista, ha pensato di farmi un regalo che potesse darmi una scossa: è andato a scuola guida e mi ha iscritta alla C. Sapeva che era il mio sogno e l’ha sempre sostenuto. È a lui che devo essere grata se oggi l’ho realizzato.
Come hai vissuto il passaggio da una vita regolata da orari di ufficio, a una vita il più delle volte senza orari?
Sono grata alla vita per gli 11 anni che mi ha regalato insieme alla mia Golden, ma sono altrettanto grata di aver potuto realizzare oggi il mio sogno. Con lei non avrei potuto farlo, non si sarebbe mai abituata a viaggiare in cabina con me. Però da una situazione brutta mi è svoltata la vita. È vero, il più delle volte non ci sono orari, ma la soddisfazione che mi dà questo lavoro è impagabile.
Una volta prese le patenti necessarie, come è andata?
Conosco i proprietari della ditta per cui lavoro oggi, la Fratelli Ravera, da molti anni. Li avevo informati della mia scelta già quando studiavo per le patenti, e appena patentata loro mi hanno dato questa opportunità. Ho iniziato con il due assi, trasportavo terriccio. Poi a febbraio si è liberato un trattore, non aspettavo altro.
Oggi cosa guidi e cosa trasporti?
Guido orgogliosamente un Volvo FH 500, un po’ datato ma di cui non mi posso certo lamentare, anche se il mio sogno sarebbe provare il nuovo Volvo elettrico. Come ho detto, sono un’appassionata e come tale vorrei provare tutto ciò che è nuovo. Per quanto riguarda il tipo di trasporto, prevalentemente carico rottami di diverse entità in Francia e li porto in acciaieria in Italia, e tornando ricarico terriccio, non viaggio mai vuota.
Della Francia si sente dire spesso che è tutto diverso, migliore. Falso mito o verità?
Verità, forse non al confine, ma nelle zone più interne è davvero un’altra storia rispetto all’Italia. Tanto per cominciare, nelle aree di sosta ci sono servizi dedicati alle donne: bagni e docce puliti, addirittura una volta ho trovato bagnoschiuma e crema corpo a disposizione. Vedere autotrasportatrici in Francia è del tutto normalizzato, lì nessuno si sconvolge. In Italia non è esattamente così.
E come è in Italia?
Una donna che arriva su un bilico è vista ancora come qualcosa di assurdo. L’opinione generalizzata delle donne autotrasportatrici è ancora molto negativa e stereotipata. È la mentalità che deve cambiare.
Qual è la chiave per riuscirci?
È molto difficile far cambiare idee o mentalità a qualcuno, però penso abbia sempre senso dire la propria idea. Io sono molto attiva sui social, mi piace postare i momenti della mia vita, e quindi anche del mio lavoro, su Instagram o su TikTok come fa chiunque tra l’altro. Questo ha portato anche a qualche commento negativo nei miei confronti, ma ci sta, nel momento in cui si pubblica ci si espone in qualche modo. Il motivo per il quale io lo faccio, però, oltre al piacere di condividere e raccontare una mia passione, è anche dimostrare che qualunque donna che desidera fare questo lavoro lo può fare.
Quindi i social possono aiutare a lanciare questo messaggio?
Quando avevo quindici anni e dicevo che volevo guidare un bilico nessuno mi credeva, o mi dicevano che non faceva per me. Alla fine, io ho anche finito per crederci un po’. Ecco, se oggi una ragazza mi vedesse sui social e pensasse «ah vedi, allora lo posso fare anche io», sarei contenta. Quindi sì, penso che i social possano aiutare a lanciare un messaggio più attuale alle ragazze. Di donne autiste ancora non ce ne sono moltissime, ma quelle che ci sono possono fare la differenza.
E ai commenti negativi come rispondi, se rispondi?
Io non lascio mai perdere quando sento dire certe frasi, perché penso sia giusto non lasciar correre, altrimenti si contribuisce ad alimentare ulteriormente questa cultura se nessuno fa mai notare che c’è qualcosa di sbagliato.
Sui social spesso però si tende a condividere solo «il bello» della vita, di un mestiere o di una situazione. C’è il rischio che si sminuiscano i problemi o le difficoltà di questo mestiere?
Tutti abbiamo delle giornate più dure di altre, dei momenti difficili, e questo mestiere è innegabile che metta spesso di fronte a situazioni non facili. È un lavoro duro, non bisogna nasconderlo. Il più delle volte, per esempio, mi trovo a dover andare in posti nuovi, sconosciuti, e al volante di un bilico non sempre è facile gestire queste situazioni, però se si ha la passione si superano anche le difficoltà e gli aspetti positivi superano quelli negativi.
Qual è quindi l’aspetto che ti dà più soddisfazione della tua nuova vita e del tuo nuovo lavoro come autista?
Sto per dare una risposta che so essere arrogante, ma che è la verità. La mia soddisfazione più grande è mettere a tacere gli uomini che non credono che io sia in grado di fare una buona manovra al primo colpo con un bilico. E invece ci riesco.
Questo significa che succede spesso…
Perché ci sottovalutano sempre! Eppure, al giorno d’oggi con le nuove tecnologie e i nuovi mezzi non è più una questione di fisico, quindi è solo una questione di cultura. Non conta avere i muscoli, ma serve capire il mezzo.
Tu oggi sei felice della tua scelta?
Lavorativamente parlando sì, sono molto felice. La mia è stata una scelta di successo, anche se ci tengo a ribadire che il merito di questa scelta è stato del mio ex compagno, a cui sono molto grata. Poi devo ammettere di essere stata privilegiata, perché avevo l’aggancio per trovare lavoro in una realtà virtuosa nella quale mi trovo benissimo e in cui i colleghi mi hanno sempre aiutata.
Adesso che questo sogno nel cassetto si è realizzato, quale altro rimane?
Voglio semplicemente dare priorità a me stessa ed essere felice, e se proprio posso aggiungere un piccolo desiderio, beh, il Volvo elettrico mi piacerebbe davvero provarlo!
Questo è un articolo pubblicato su Vanity Fair in occasione della Festa della donna, l’8 di marzo. E’ la storia di Federica che da bambina sognava di guidare gli autobus e…c’è riuscita! E questo lavoro le da grandi soddisfazioni, anche e soprattutto quando riesce a far cambiare idea ai suoi passeggere sulle “donne al volante”!
Federica che guida i bus: «Basta un viaggio per far cambiare idea a chi non si fida di una donna al volante»
In famiglia guidano tutti e lei ha la passione da bambina per un mestiere che l’ha portato a diventare autista per FlixBus. In Italia solo il 16% delle persone che attualmente svolgono questa professione è donna
Se avessero chiesto da bambina a Federica Bocchinfuso cosa voleva fare da grande, avrebbero avuto una risposta immediata e ben poco usuale: guidare un bus, ma anche guidare e basta. Un sogno realizzato e condiviso in famiglia. «Nasce tutto da mio padre che è il titolare di una scuola guida», racconta la 31enne autista FlixBus originaria di Cellino San Marco, nel brindisino, «Ho conseguito lì tutte le patenti, amo guidare e mi piace vedere posti nuovi. Una sfida personale contro i pregiudizi sulle donne al volante e un divertimento per me».
Si diverte anche quando le persone vedendola arrivare, giovane e donna, fanno facce che dicono chiaramente che si fidano poco. Basta un viaggio per cambiare idea. Se la cosa più faticosa infatti è l’organizzazione fra turni, lontananza e riposo, la più grande soddisfazione sono i passeggeri. «Quando arrivano a fine corsa e vengono appositamente da me a complimentarsi, a chiedere l’indirizzo e-mail al quale mandare un’email perché vogliono fare delle recensioni sul mio conto. Dicono che hanno preso sonno e si sono rilassati quando alla partenza si sentono frasi come “chissà se arriviamo”, “ma siamo sicuri?”, “Scusi signora, ma l’autista dov’è?”. Ci sono state delle persone delle clienti che si sono fatte foto con me per mostrarle ai mariti».
Sono sei anni che fa questo mestiere. Per Flixbus le sue tratte vanno da Lecce a Napoli e a Roma, ma fa altre tratte e viaggi anche all’estero. Per esempio accompagna i ragazzi che vanno a visitare i campi di concentramento, un viaggio di 9 giorni. Fa un mestiere molto richiesto, tanto che esistono in molte città incentivi, come il pagamento del corso della patente, per trovare autisti. Ne mancano almeno 8.000 in tutta Italia e solo il 16% delle persone che attualmente svolgono questa professione è donna.
«Difficile guidare? A me viene naturale. Dopo che hai imparato è come la bicicletta non lo dimentichi. Devi fare le curve un po’ più larghe e guardare di più gli specchietti. Diamo una mano a livello ambientale (l’autobus può sostituire fino a 30 auto private su strada, in base all’analisi Well-to-Wheel di atmosfair 2021, il fattore di emissione medio di un FlixBus in Europa è di 26 g per persona per km, con l’obiettivo di diventare carbon neutral in Europa entro il 2040 e a livello globale entro il 2050) e permettiamo alle persone di non dover prendere l’auto e viaggiare tranquille. I mezzi moderni poi ti permettono di guidare più facilmente: il cambio automatico, il servosterzo, il volante non dico che è più leggero di quello della macchina, ma più maneggevole».
Federica Bocchinfuso, premiata per il maggior numero di turni diurni fra i conducenti impiegati sulle linee FlixBus, consiglierebbe questo mestiere a tutti quelli che vogliono vedere tante realtà e conoscere persone. «La gratificazione sta nelle persone che si siedono nei primi posti per scambiare qualche parola e in quelli che si ricongiungono. Tante volte genitori mi hanno ringraziato per aver riportato i figli a casa. Chi ci sceglie trova un buon compromesso fra servizio e costo: tante famiglie vanno a Napoli per partire in crociera e spendono meno rispetto al treno».
Le statistiche dicono che sono meno gli incidenti causati da donne al volante e che in generale le donne sono più sicure alla guida. «Prestiamo più attenzione alla guida e anche con i clienti» conclude Federica invitando a fare un viaggio con lei e provare quanto questo sia vero.
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