Senza titolo 53

Scusa Gisy…..

Grazie per la telefonata Gisy, fà sempre piacere sentire una voce amica, quando durante la settimana non hai neanche il tempo di respirare, perchè carichi… e scarichi… e ricarichi…. e riscarichi…. i supermercati non aspettano …. mi dispiace solo di non aver potuto parlare di piu, ma ero intenta ad ammirare questo fantastico scarico e mentre facevo manovra dovevo fare attenzione a non rovinare l'artistico …. panorama …

  

                                                                                                           

                                                         

Spero di avere presto occasione di poterVi conoscere care Lady Truck , per il momento godiamoci queste splendide ….. vedute ….

Ciao a tutte e tutti, e Sempre Buona Strada ….

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Senza titolo 51

Al volante con il velo

09 Settembre 2010

Lina Ibrahim ha finalmente vinto la sua lunga battaglia per mettersi
alla guida di un camion, in una società ancora tradizionalista.
Dopo aver superato l'esame di guida, Lina è diventata la prima donna camionista
della Striscia di Gaza.
Grazie a questo lavoro,
riuscirà a proseguire gli studi universitari e laurearsi in optometria.
"L'intera classe era sorpresa di vedere una donna che voleva conseguire
la patente dei camion", spiega il suo istruttore. "All'inizio eravamo dubbiosi,
perché Lina non aveva neppure la patente per l'auto.
Ma lei era decisa e alla fine ha avuto successo".

Anche se penso sia un bel pò scomodo lavorare vestita in quel modo, e che i mezzi lì siano gli avi dei mezzi che usiamo noi,  ammiro questa donna così determinata e coraggiosa ……

http://www.youtube.com/watch?v=N0VbZM_LFSQ&feature=player_embedded

( il video delle sue lezioni  di scuola guida)

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Senza titolo 49

Ciao a Colleghe e Colleghi
Volevo presentarvi il mio nuovo " Compagno di Lavoro"  da due settimane,
ha bisogno di un pò di lavoretti , ma piano piano , se resterà il mio  "bimbo" , ce li farò e diventerà bellissimo ……
vedremo …….

Ciao a Tutte e Tutti e sempre BUONA STRADA

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Senza titolo 48

Allarmi da non sottovalutare….

Il corpo ci manda segnali precisi riguardo la nostra salute.
Sfortunatamente, per senso del dovere, poca attenzione e, soprattutto, i tantissimi impegni che obbligano i camionisti ad avere poco tempo per se stessi, tendiamo ad ignorarli fino a quando non sfociano in problemi reali. Per esempio, dolori muscolari alla schiena e alle gambe possono essere segno di una posizione non corretta alla guida, che, se protratta per ore , nel tempo, può portare seri problemi alla schiena.
Frequenti mal di testa potrebbero indicare un affaticamento della vista, specie se ci sembra di avvertire un leggero calo della stessa.
Un altro segnale da non trascurare è il forte russare e la sonnolenza durante il giorno, se si presentano entrambi questi due “allarmi”, probabilmente si soffre di problemi del sonno, come l’apnea notturna, che può causare il tanto temuto colpo di sonno.
Non bisogna trascurare sintomi più vaghi come l’irritabilità, la stanchezza, la fame eccessiva rispetto al solito o la mancanza di appetito e la tristezza. Potrebbero essere, infatti, segnali del famoso “stress”, un agente molto spesso sottovalutato ma che a lungo andare può causare problemi a stomaco, cuore e fegato.
E’ quindi fondamentale non controllare solo il corretto funzionamento del proprio mezzo, ma anche del proprio corpo e, se si notano dei campanelli d’allarme, fare una telefonata al proprio medico per un consiglio o concedersi un po’ di riposo in più.

" Abbiamo soltanto una vita, trattiamola bene…. "

 
 
 
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""" LA SAPETE QUESTA ????? """""

Preti in autogrill e aree di servizio contro la solitudine del camionista

E’ l’Autostrada del sole l’ultima frontiera della missione pastorale cattolica. Il Pontificio Consiglio per la pastorale dei migranti e degli itineranti ha diffuso una nota che si presenta come un vero e proprio decalogo per la salvezza del camionista. La Chiesa, ricorda il documento, non deve dimenticare “chi svolge la sua professione percorrendo per lunghi tratti di tempo le autostrade, i camionisti, per esempio, e corre il pericolo di trovarsi particolarmente in solitudine, lontano dalla famiglia e dalla sua dignità”
Per questo la raccomandazione del presidente del dicastero, il cardinale Renato Raffaele Martino, è quella di “creare luoghi e occasioni di incontro con i professionisti della strada, poiché a differenza di chi va in macchina per esigenze personali o familiari, essi sperimentano di più la solitudine e la lontananza dalla famiglia”. Il Pontificio Consiglio per la pastorale suggerisce di “svolgere tali incontri negli spazi che gli interessati considerano propri, come sono i grandi piazzali per le soste, senza dimenticare gli autogrill”. E di “rendere gli incontri momenti in cui si vive più intensamente e spiritualmente, con possibilità di crescere nella fede”.
Per difendere la vita, spiega ancora il cardinal Martino, “bisogna osservare le regole del traffico, l’infrazione delle quali conduce a gravi perdite di vite umane”. Accanto al suo dovere di riproporre questa prima e principale raccomandazione, la Chiesa, rileva il porporato, non perde di vista le “necessità pastorali del settore, nelle loro varie espressioni, e cerca di darvi risposte adeguate” individuando “quali siano i mezzi più appropriati per assistere viaggiatori e addetti al trasporto, nonché gli abitanti della strada”.
Il comunicato del Pontificio Consiglio sottolinea che occorre “approfondire l’attenzione pastorale per una mobilità sicura, sostenibile, che rispetti la vita, l’uomo, la sua dignità, i suoi diritti e il suo destino” e ricorda la necessità di promuovere “una conoscenza condivisa, favorendo il dialogo fra tutti gli attori sociali che si occupano di mobilità”. A vescovi e operatori pastorali è richiesto quindi di “intensificare i contatti con i mezzi di comunicazione sociale per invitarli ad una più attenta analisi dei messaggi quotidiani e a diventare alleati in un’opera di educazione, anche di quella stradale”.

Fonte: Repubblica.it

Alcuni Commenti…..
1) Non sono camionista, ma sottoporre a questa ulteriore “tortura” i camionisti mi pare un po’ troppo. I pedaggi autostradali, il disco, i punti sulla patente, gli “agguati della polizia”, la finanza, le ore di viaggio, la necessità di dover “correre” per starci dentro con i prezzi, le tariffe, il traffico, le sigarette che magari non riesci a trovare, ecc.ecc. penso che siano già abbastanza. Uno ha già le palle piene e la nausea senza trovarsi anche un prete che magari si mette a “pontificare” e a dirti che la sua divinità tanto “buonina e carina” pensa a te perchè ha un suo “disegno”.
Se fossi camionista avrei già il mal di pancia per conto mio, non vorrei trovare un prete che mi faccia venire pure la diarrea.

2) Chissà se installeranno anche dei confessionali accanto ai distributori di benzina, o se nascerà una linea di panini sponsorizzata dal Vaticano: accanto al “Fattoria”, al “Rustichella” e al “Capri”, il “Sagrestia”, il “Parrocchietta” e il “Lourdes”.
Si attendono sviluppi.

3) “nascerà una linea di panini sponsorizzata dal Vaticano:
B16 – con wurst und kraut e limatura di ferro
Fatima – con pecorino, cipolle e incenso
Teresa – carne putrefatta e curry
Vaticanella – pane azimo e arrosto di tacchino
– –

ma dopo aver riportato il camionista sulla retta via, il prete passerà a “confessare” la lucciola scoperta in sua compagnia?

La chiesa è a corto di fedeli ? Ce mancano pure loro che vengono a bussà mentre si fa la pausa ……..
Io credo in D.. anche se non lo vedo
non credo nei preti anche se li vedo….

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"" La schiena a pezzi ""

Lombalgia del camionista, un disturbo che colpisce tantissimi trasportatori ma curabile. Le vibrazioni, le lunghe ore seduti, il peso sempre sullo stesso punto e, spessissimo, la non corretta postura al volante, affaticano tremendamente le vertebre lombari, fino a usurarle. Questo genera dolori costanti, infiammazioni e riduce sensibilmente il benessere durante il proprio lavoro. Non ci stancheremo mai di dirlo, come controlliamo e curiamo il nostro camion, dobbiamo curare anche il nostro corpo. Se avvertite frequenti dolori alla schiena,  una visita dal vostro medico generico può risolvere il problema qualora fosse una semplice infiammazione, oppure indirizzarvi verso lo specialista più adatto. In linea di massima i consigli sono sempre gli stessi, ma ripeterli fa sempre bene. Innanzitutto avere una postura corretta al volante e, durante il carico-scarico della merce, fare attenzione a non stressare la schiena, con brusche torsioni o sollevando i pesi senza piegare le gambe, fondamentali per aiutare il corpo a sollevare agilmente i pesi gravosi senza far flettere troppo la zona lombare. E’ importante anche mantenersi in forma, il sovrappeso è una delle cause principali della “lombalgia del camionista”, infatti la colonna vertebrale è fatta ad “S” (se osservata di profilo), proprio per ammortizzare i carichi e le sollecitazioni che gravano sul nostro corpo. Maggiore sarà il carico (peso corporeo), minore sarà la capacità di ammortizzarlo facilmente, generando dolore e infiammazioni. Ultimo, ma non per importanza, i mezzi più vecchi, ma ancora molto usati nelle campagne o nel piccolo trasporto locale, possiedono tanto fascino e tanti ricordi, ma di sicuro non sono il massimo per quanto riguarda il comfort di guida e la riduzione delle vibrazioni, se soffrite di problemi alla schiena, meglio limitarne l'uso.

 

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Donne che guidano il camion

Sono sempre di più le donne alla guida di camion. Anche se dalle statistiche ufficiali il dato non sembra emergere visto che per vari motivi questo universo rimane sommerso. I dati, infatti, rischiano di essere poco rappresentativi dato che alcune sono titolari d'azienda e non guidano, mentre altre preferiscono non avere troppa pubblicità. Noi ci siamo rivolti al “Buona Strada” Lady Truck Driver Team e abbiamo fatto due chiacchiere con alcune di loro. Quello del camionista è un mestiere duro perché lo porta spesso lontano da casa e perché è sempre solo. Per una donna, poi, è ancora più duro, perché non è facile trovare un compagno in grado di accettare che lei lavori fuori, in un ambiente, comunque, maschile.

Se, poi, la forza e la determinazione sono fondamentali per guidare un camion, possono, di contro, diventare un problema in un rapporto di coppia. Chi è padrone della propria libertà difficilmente si adatta alle limitazioni, c’è sicuramente spazio per i compromessi, ma deve proprio valerne la pena. Le lady truck che abbiamo intervistato , infatti, ci hanno confessato che sarebbero disposte a valutare l’ipotesi di discutere sul proprio lavoro solo per i figli. Qualcuna non rinuncerebbe, comunque, al camion, altre, invece, sarebbero disposte a lasciare tutto, ma solo per il principe azzurro.

La passione per i camion nasce in molte di loro a partire dalla famiglia, il papà di Alessia, per esempio, era camionista, così come il papà di Tania e di Caterina. Ma la passione può nascere anche per caso, come per Marianna che faceva un altro lavoro e per arrotondare ha iniziato a lavare i camion dell’azienda in cui oggi fa l’autista. “Ho sempre amato guidare – ci racconta – ma avrei potuto fare anche la rappresentante di commercio, in effetti, però quando sono salita in cabina per spostare i mezzi ho capito che guidare il camion era la mia strada”. Rimane però un problema fondamentale, le aziende italiane, infatti, ancora preferiscono assumere uomini piuttosto che donne. Il tasto dolente è la maternità, prospettiva che i datori di lavoro vedono come una “scocciatura inutile”, che gli uomini non danno. “Nel 2007 su otto donne che hanno avuto figli solo una è tornata sul camion – ci ha detto Gisella, portavoce delle Lady Truck – e probabilmente proprio per questo le donne camioniste sono per la maggior parte nella fascia d'età tra i 30 e i 45 anni, cioè un’età in cui, in linea di massima, chi doveva farsi una famiglia se l’è già fatta e ha i figli già abbastanza grandi”.

“Sconsiglio vivamente di iniziare questo lavoro oggi. La crisi c’è ed è pesante per tutti, uomini o donne, non fa differenza” Tania è categorica quando le chiediamo cosa direbbe a chi sta cominciando adesso la professione, ma si riferisce, in generale, alla situazione economica del settore, non è certo pentita della sua scelta. Lei, 33 anni, vive e lavora a Modena e guida una motrice frigo su tratte nazionali del Nord e centro Italia. Il padre, camionista, è stato fiero quando ha deciso di seguire le sue orme, la madre un po’ meno.

Marianna, 28 anni, di Verona. Trasporta inerti nel Nord-Est, non è usuale incontrare una donna in cava che carica e scarica un bilico, ma il suo capo l’ha aiutata molto, soprattutto all’inizio, insegnandole i trucchi del mestiere. Ha cominciato lavando i mezzi nel piazzale dell’azienda per arrotondare, ma una volta salita a bordo non è più riuscita a scendere dal camion e ha trovato nell’attuale datore di lavoro uno dei primi sostenitori. Ottimo il rapporto con i colleghi, anche se, all’inizio, non è stato facile inserirsi, I pregiudizi all’esterno, invece, rimangono. Dire di fare la camionista a chi non è del settore, nel migliore dei casi, può risultare quantomeno “strano”, soprattutto per una bella ragazza. Le battutine maliziose e pesanti, purtroppo, non mancano.

 

Sofia non guida e non ha mai guidato un camion, la sua passione per i pesanti è nata grazie ai bus, suo padre aveva una piccola azienda e accompagnava i turisti in tutta Italia. Lei, da bambina lo seguiva, poi ha iniziato a guidare il pullman vuoto fino al deposito e, alla fine, dopo aver guadagnato la fiducia dei passeggeri, ha guidato per tutto il viaggio.Da quando il padre è in pensione, però, ha venduto il mezzo e lei ha dovuto dedicarsi, con grande rammarico, all’altra attività di famiglia: le autoscuole. “Ciò che mi affascina del mondo dei pesanti non sono tanto le caratteristiche tecniche, ma il cuore e la passione di chi fa questo lavoro – ci ha confessato – per questo mi piace andare ai raduni e seguire le attività dei club e degli appassionati”. Nella sua attività di insegnante e istruttore di scuola guida le capita anche di avere degli allievi per le patenti c e superiori “di donne, per la verità, non me ne sono capitate tante – continua – ma devo dire che, trattandosi di persone motivate dalla passione e non altro, è molto più facile insegnare a loro e mi hanno dato delle belle soddisfazioni. Non posso negare, comunque, che gli uomini sono avvantaggiati perché hanno più dimestichezza”.

 

Nicoletta ha 37 anni e tre figlie di 15, 14 e 4 anni. Era autista per un corriere, ma “dopo tre anni sono scoppiata – racconta – le ore erano, forse, troppe, ma, essendomi appena separata e avendo due figlie da crescere, il lavoro mi dava la forza per andare avanti.  Partivo alle 5.30 e rientravo alle 20.30, mi dispiace essere crollata, ma il fisico purtroppo mi ha dato lo stop, anche perché le due figlie non le vedevo quasi più”. È così che Nicoletta, Nikita, è passata a fare le consegne per un’azienda di vini. “Avevo vinto al lotto, il titolare era una persona molto comprensiva, sono stati due anni da favola – continua – poi ho conosciuto mio marito Giovanni che, guarda caso, fa l'autista. Sono arrivata all’altare con lo Scania di un nostro carissimo amico, finalmente avevo preso la patente C per guidare un mezzo pesante e non solo furgoni, ero contentissima. Poco dopo il matrimonio ho saputo di essere incinta e per questo il mio sogno è sfumato definitivamente”. Nikita, però, non è pentita della sua scelta “ho una famiglia fantastica e sono comunque felice, coltivo ancora la passione per i camion: ogni anno organizzo un raduno nel mio paese, Spirano”.

Bè che dire…. siete e….. siamo grandi ragazze…. !!!!! W le donne !!!!

 

 

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E' L'EVENTO DELL'ANNO……..

Ciao a tutte e a tutti …….

Non sono una grande tifosa di calcio, anche se la mia squadra del cuore è……..
la
Romaaaaaa  !!!!

Ma in questa occasione è doveroso dire ………..

    

 

Mettetecela tuttaaaaaaa !!!!!!

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Piu se ne parla e piu possono cambiare le cose ……….

  • Corriere della Sera
  •  
  • Lavoro e pregiudizi Sul web i blog e i racconti dei viaggi

    Sempre più signore dei camion «All' alba sul tir, a casa per cena»

    «Resta una carriera difficile, ma sfidiamo il machismo»

     

     

    MILANO – Alle 5 di ogni mattina Cinzia Franchini ha già in messo in moto il suo camion blu e bianco. Alle 18.30 è di nuovo a casa a Modena, a scrutare il frigorifero e a farsi venire un' idea per la cena. In mezzo ci sono 500-600 chilometri, qualche telefonata al marito, socio e camionista pure lui, operazioni di carico e scarico, un paio di soste in autogrill «per dare una sistemata al trucco e ai capelli». Anche la giornata di Angiolina Mignolli è piuttosto pesante. Vive e lavora a Negrar, in provincia di Verona, dove gestisce un' azienda di autotrasporti, con 9 automezzi e 14 dipendenti. Ancora oggi, quando serve, si mette al volante di un 440 «il classico bestione», dopo aver sorvegliato il lavoro dei muletti che stivano le lastre di marmo sui cassoni. Attenzione, però, questa non è l' ennesima storia edificante o consolatoria sull' 8 marzo e dintorni. Cinzia Franchini, 38 anni, e Angiolina Mignolli, 51 anni, non sono il tocco di colore in un ambiente di lavoro considerato, a torto o a ragione, «machista» per definizione. Al contrario sono due dirigenti di vertice della categoria, due protagoniste della trattativa su costi e sicurezza, intavolata a Roma dagli autotrasportatori con il governo e la committenza (industriali, artigiani, commercianti). «Al di là dei luoghi comuni e delle difficoltà oggettive che rimangono, anche il nostro settore sta cambiando ed è un segnale importante, concreto, per tutto il mondo del lavoro. Siamo già oltre il folclore», dice Cinzia. Dall' ottobre del 2009 Franchini e Mignolli ricoprono la carica di «vicepresidente vicario» della Cna-Fita, l' Unione nazionale delle imprese di trasporto (35 mila associati). Il nuovo gruppo dirigente, guidato da Daniele Caffi, sta vivendo in questi giorni il test chiave: spuntare qualche margine in più sui costi, qualche garanzia aggiuntiva sui tempi di percorrenza e sulle condizioni di sicurezza delle strade. «Non so se in questo caso pesi la nostra sensibilità femminile – osserva Mignolli – ma la cosa importante è che ora al tavolo ci siamo anche noi. Certo, con Cinzia stiamo insistendo molto per far passare il principio che i committenti non possono chiedere a un autista di coprire un percorso in 9 ore, quando le norme europee prevedono per quella stessa tratta, tra pause e riposo continuativo, un tempo di 18 ore». Le associazioni principali, Cna-Fita, Confartigianato e Anita contano circa 110 mila imprese, dalle società individuali (i «padroncini») ad aziende con 100-150 dipendenti. Non esistono al momento dati sulla divisione percentuale tra i sessi. «Le donne al volante dei tir sono in aumento. Forse oggi sono pari al 10-15%. È un lavoro che piace perché ti mette in contatto con il mondo della produzione, ti dà un pizzico di avventura e una certa libertà», dice ancora Angiolina Mignolli. La «normalità» di essere camionista sta diventando anche il principio ispiratore di alcuni gruppi di base. Lo strumento, naturalmente, è la Rete. Gisella Corradini, 44 anni, di Fiorano Modenese, diploma di scuola professionale, patente D (abilitazione a guidare camion e pullman) da più di vent' anni, guida una «motricetta da sette metri e mezzo». Per tutti i colleghi da due anni è «Ladytrack», lo pseudonimo usato nel blog «Buonastrada», all' interno di un forum animato da altre 10 «compagne di strada», come Rosa Di Gregorio e Marzia Guareschi. «I motori e il viaggio sono le mie passioni – racconta Gisella Corradini – Ho un marito che fa il mio stesso lavoro e una figlia di 21 anni che ha appena preso la patente C, ma che frequenta anche la facoltà di Economia all' Università di Modena. Chi visita il nostro forum sul web troverà le tracce del nostro percorso. Siamo tutte donne che hanno faticato molto per farsi accettare, che ci hanno messo tanta determinazione. Ma oggi stiamo raccogliendo i risultati: abbiamo il nostro spazio e il rispetto della grande maggioranza dei colleghi maschi». Nel sito di «Ladytrack» si trovano chiacchiere innocue e analisi di grande spessore sull' autotrasporto, sulla concorrenza, o meglio sul «dumping» dei conducenti in arrivo dall' Est, disposti ad accettare tratte massacranti a costi stracciati. La crisi livella i guadagni: l' incasso netto di un «padroncino» arriva a fatica a 2.300 mila euro al mese; 3-4 mila al massimo se lavora anche oltre frontiera. Senza distinzioni tra i sessi. Giuseppe Sarcina gsarcina@corriere.it RIPRODUZIONE RISERVATA 110.000 2.300

    Sarcina Giuseppe

     

     

     

     

    Pagina 25
    (12 marzo 2010) – Corriere della Sera

     

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    8 Marzo……

     8 Marzo  “Festa” della Donna"

    L’otto marzo ricorda una terribile tragedia, avvenuta l’8 Marzo 1908, a New York, quest’anno ne ricorre il centenario. Si tratta di una tragedia dove morirono 129 donne, le operaie della fabbrica tessile “Cotton” avevano deciso di scioperare per protestare contro le pessime condizioni in cui erano costrette a lavorare in cambio di pochi dollari. Il proprietario, esasperato ed impazzito, dopo alcuni giorni di sciopero e precisamente l’8 Marzo diede ordine di chiudere i cancelli e sbarrare le porte della fabbrica, poi fece appiccare il fuoco e nell’incendio tutte le donne morirono arse vive. Negli anni che seguirono, in ricordo della tragedia, venne istituita la festa delle donna, inizialmente solo in America ma poi anche in Europa quando le donne cominciarono a ribellarsi ed a combattere per i loro diritti.  Ma soprattutto a ricordare che sono delle persone, con un cuore immenso ……….

    "EVVIVA LE DONNE" BUONA FESTA DELLE DONNE A TUTTE "


    Ricordate… Avremo tutte i nostri difetti… Avremo tutte combinato dei guai… Ci saremo tutte innamorate, anche più di una volta nella nostra vita, probabilmente anche di uomini sbagliati e ci avremo perso dietro anche tanto tempo… Avremo sofferto per crescere i nostri figli, e per non fargli mancare nulla, magari da sole, rinunciando a noi stesse, soprattutto chi fa questo mestiere…. Ma l'unicità  di ognuna di noi è sorprendentemente speciale… Auguri Amiche Lady Truck !!!!
    By Tiziana


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