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Da Repubblica

INCHIESTA ITALIANA
Trucchi, caffè, droghe, niente soste
camionisti-schiavi diventano assassini

Il 37% dei sinistri in autostrada coinvolge i Tir. E in sei episodi su dieci si tratta di tamponamenti. Tanti chilometri, niente riposo. E chi si ribella è fuori. Il ribasso selvaggio è uno dei connotati del settore. Crescono gli illeciti e l'evasione. E si ricicla denaro
di LUIGI CARLETTI

Ha caricato il suo tir ben oltre le 44 tonnellate consentite. Starà a 55, forse a 60, ma in altri viaggi ha sfiorato anche le 70. Enzo parte da Battipaglia, trenta chilometri a sud di Salerno, carico di verdura e di frutta. Sono le sette di sera e all'alba di domani deve essere a Milano. Destinazione mercati generali. Ottocento chilom etri d'asfalto, servono dieci ore. Che diventano almeno dodici, calcolando i limiti di velocità e le pause imposte dal codice della strada. Ma dodici ore sono troppe. Perciò Enzo non si fermerà, se non per quei pochi minuti dovuti a necessità fisiologiche. Certo non rispetterà gli ottanta all'ora. "Così non si arriva mai", spiega. Si terrà sveglio con i caffè, che di notte le Autostrade offrono gratuitamente. E se serve con le anfetamine o altre droghe. Quanto al cronotachigrafo, la "scatola nera" che registra tutto, userà i soliti trucchi e cercherà di farla franca. Perché Enzo, come migliaia di altri suoi colleghi, non ha alternative. Le condizioni sono queste e se non ci sta, l'impresa che lo ha ingaggiato ne ha pronti a decine per sostituirlo: romeni, ucraini, marocchini e anche italiani. Disposti a tutto, per un posto da camionista che frutta tra i 1.000 e i 1.500 euro al mese, mentre lo stipendio regolare medio è, da contratto, di 2.200 euro. Ogni giorno su strade e autostrade circola un milione di mezzi pesanti. L'87% delle merci viaggia su gomma. Se si ferma l'autotrasporto, si ferma il Paese. Sono autisti di ogni nazionalità(quasi tre milioni le patenti italiane attive), provenienza e destinazione. Tra questi si fa largo la categoria dei disperati, almeno il 30%, secondo le stime degli esperti. Sono i camionisti-schiavi. Costretti a percorrere la penisola in tempi record. Sottopagati e sotto minaccia. Bombe viaggianti che, al minimo errore, possono provocare delle stragi. È già successo. E non passa giorno che la cronaca non registri fatti riconducibili a questo fenomeno in costante crescita. Una deriva della sicurezza che il governo ha tentato di arginare con l'inasprimento del codice della strada. Misure che però, ancora una volta, intervengono soprattutto a valle. Ma le cause stanno altrove. Che cosa sta accadendo nel mondo dell'autotrasporto? E cos'ha provocato questo deterioramento delle condizioni di sicurezza che, inevitabilmente, ci riguarda tutti?

L'alibi della crisi
"Il nostro è sempre stato un ambiente difficile", dice Franco Feniello, presidente dell'associazione "Italia Truck" e per trent'anni, lui stesso, camionista. "Ma la recessione è diventata l'alibi per far passare qualsiasi prepotenza. In Italia ci sono migliaia di imprese che fanno dello sfruttamento selvaggio il loro antidoto alla crisi. Pur di battere la concorrenza si offrono alla committenza a prezzi stracciati e poi tagliano i costi: sui mezzi e sugli uomini. Lo Stato dovrebbe intervenire non solo con i controlli sulla strada, ma andare a guardare in casa di questi imprenditori. Ne scoprirebbe delle belle".

In alcune occasioni lo Stato si muove. A Mantova la polizia stradale ha arrestato Antonio Rosignoli, imprenditore di 51 anni. L'accusa è estorsione contro i suoi dipendenti. Secondo i magistrati li minacciava di licenziamento se non avessero sovraccaricato i camion, fatto turni massacranti e alterato i cronotachigrafi. Negli stessi giorni, a Rimini, la polizia municipale ha fermato un autista bengalese che trasportava pacchi postali per una società italiana. Keerthy Warnakulasuriya, 41 anni, era stato alla guida del camion per 35 ore e 52 minuti con poche, brevissime pause.

Nell'aprile scorso la Procura di Forlì ha chiuso l'operazione "Over Time" che ha portato in carcere dieci persone. Gli autisti di "Tir Spagna" (Cesena) e "Ces Tir" (Pesaro) – hanno spiegato gli inquirenti – "erano costretti all'incondizionata obbedienza dei diktat dei vertici aziendali, pena il licenziamento o l'essere adibiti a prestazioni meno remunerative e più stressanti".

A capo dell'organizzazione c'erano Marino Buratti, di Cesena, e Santo Crea, di Reggio Calabria, nomi già incontrati in un'altra, dolorosa vicenda del dicembre 2009.

L'ultimo viaggio di Michela
"Non sto bene ma devo andare, altrimenti poi che gli dico a quelli là?". Queste furono le ultime parole di Michela Ciullo raccolte da un amico sindacalista. "Quelli là" erano i responsabili di "Tir Spagna" e "Ces Tir", le due società poi finite nel mirino degli investigatori. Così nella notte del 5 dicembre scorso Michela Ciullo si mise alla guida del suo tir carico di verdure. Da Latina a Cesena, 400 chilometri sulla E45. Poco dopo le 5 del mattino sfondò il guard-rail e precipitò per 40 metri dal viadotto di Verghereto. Era quasi arrivata ormai, ma la stanchezza ebbe il sopravvento. Michela, 38 anni, una figlia di 19, era una camionista molto particolare: delegata della Filt-Cgil e componente della segreteria territoriale del sindacato. Oggi la Cgil attende la chiusura dell'inchiesta, e il possibile rinvio a giudizio dei titolari delle due aziende, per costituirsi parte civile. Sarebbe il primo caso in Italia.

Da Genova a Cosenza, da Foggia a Vicenza, il rendiconto dell'attività di controllo, è fitto di interventi e di sanzioni. Roberto Sgalla, direttore della Polizia stradale, spiega che nei primi sei mesi del 2010 i mezzi commerciali fermati sono stati il 199% in più rispetto al 2009 e le violazioni contestate il 538% in più. Ma questi numeri raccontano soprattutto un'evidenza: più s'interviene, più si scopre un mare di irregolarità di ogni tipo. "Gli ultimi provvedimenti sono stati estremamente utili", osserva Sgalla. "Basti pensare alla norma su alcol zero per tutti i conducenti e alla corresponsabilizzazione della committenza nella condotta di guida dell'autista. È però importante agire anche a monte: più controlli incrociati nelle aziende di autotrasporto. A tutti i livelli". In Italia ci sono 158.709 imprese iscritte all'albo. Secondo Eurostat, in realtà, sono 93.427. Quasi cinquantamila società non hanno neanche un veicolo. Quindi che cosa fanno? E che ruolo hanno, oltre all'intermediazione e al subappalto più o meno regolare?

L'infiltrazione della criminalità
Bartolomeo Giachino, sottosegretario ai Trasporti in quota Pdl, promette: "Faremo pulizia ed entro la fine dell'anno, in collaborazione con le Province, le cancelleremo dall'albo". Altre 51mila imprese sono monoveicolari. In quello che rimane, il 38% possiede tra due e cinque automezzi. "È un settore condannato al nanismo", rileva Giuseppe Mele, di Confindustria, una delle voci più importanti della committenza. "Con questa frammentazione dell'offerta, ci sarà sempre qualcuno pronto a ribassare oltre i limiti".

Il subappalto del subappalto e il ribasso selvaggio sono due tra i connotati più forti del far-west nell'autotrasporto. "Crisi morale", la definisce Cinzia Franchini, vice-presidente della Fita-Cna e lei stessa autotrasportatrice. "Sempre più imprese adottano metodi illegali, riciclano denaro, evadono le tasse e praticano la concorrenza sleale. Se non si interviene su questo cancro, poi si possono sbandierare tutte le norme e i controlli del mondo. Ma il numero dei camionisti-schiavi aumenterà e di pari passo crescerà la loro pericolosità sulle strade".

L'infiltrazione della criminalità organizzata nell'autotrasporto non è recente, eppure si è mimetizzata meglio che in altri settori. In alcune regioni, per esempio l'Emilia-Romagna, le denunce sono quotidiane. Enrico Bini, presidente della Camera di commercio di Reggio Emilia, parla apertamente di imprese legate alla 'ndrangheta, insediatesi nel territorio poco dopo il Duemila con i lavori dell'alta velocità. Dal movimento terra fino al trasporto a tutto campo. "Hanno cominciato a proporsi a prezzi notevolmente più bassi, totalmente fuori mercato", spiega Bini. "La committenza, senza eccezioni, si è tappata il naso e le ha fatte lavorare. Risultato: per le aziende locali, che rispettano la legge e non hanno soldi da riciclare, è stato un colpo durissimo. Tanto che alcune hanno cominciato a praticare gli stessi metodi".

"Negli ultimi anni la 'ndrangheta e la camorra hanno investito pesantemente nell'autotrasporto", conferma Antonio Nicaso, docente ed esperto di organizzazioni criminali. "I camion sono un'ottima copertura dei guadagni illeciti e un mezzo fondamentale per le varie attività: dal trasporto dei rifiuti a quello della droga". In Emilia-Romagna 63 clan mafiosi (tra cui 23 'ndrine) si spartiscono gli affari sul territorio. Gli interessi nell'autotrasporto sono diffusi. Chi sono i camionisti di cui si servono? E qual è il livello di sicurezza dei mezzi che conducono sulle nostre strade?

Quando i camionisti fanno il trenino
Stefano è romeno. Lui non sa chi fossero esattamente i suoi ex datori di lavoro. Sa solo che, prima di riuscire a trovare un'impresa regolare, era costretto a viaggiare per 15-16 ore di guida consecutive. Guidava soprattutto di notte, quando i controlli sono meno frequenti. "Ho fatto anche 20 ore. Le pause? Cinque, dieci minuti al massimo per un caffè. Di giorno riesci a stare attento, però di notte è proprio un problema. Diventi come una macchina, neanche pensi… non sei più un uomo". Quanti chilometri si possono reggere guidando ore e ore di seguito? Stefano ricostruisce uno dei suoi ultimi viaggi prima di licenziarsi. "Sono partito da Lainate, vicino a Milano. Sono andato a Livorno, poi da lì di nuovo in strada fino a Pesaro. Da Pesaro a Treviso. Da Treviso sono passato per l'Emilia e ho fatto rientro a Milano. Tutto in una stessa giornata, viaggiando anche di notte. Mi ricordo che alla fine erano 1.160 chilometri".
 

Le ultime statistiche disponibili dicono che nel 2008 sono stati 26.491 i camion coinvolti in 13.836 incidenti con 274 morti e 10.483 feriti. Sulle autostrade la percentuale di incidenti con mezzi pesanti è del 37%. Il tamponamento è l'impatto più frequente (60%). A causarlo sono prevalentemente il colpo di sonno, poi la distrazione, l'alta velocità, la distanza di sicurezza. "La categoria dei camionisti è fatta in gran parte di persone responsabili", dice Giovanni Castellucci, amministratore delegato di Autostrade per l'Italia. "Certo che quando non rispettano le regole, magari facendo il trenino, allora lì i rischi sono alti".

Il "trenino" è un banale, pericolosissimo sistema di risparmio del gasolio. Uno in fila dietro l'altro per sfruttare la scia creata dal primo. Si corre di più e si consuma di meno. Ma se il primo sbaglia, o frena all'improvviso, o evita un ostacolo all'ultimo istante (per esempio un'auto in corsia d'emergenza), non è detto che anche gli altri ci riescano. "È tutto vero, però in queste condizioni anche pochi euro sul gasolio possono essere importanti", ammette Cosmin, altro autista romeno perennemente a rischio licenziamento. "La realtà è che siamo dei disperati e che se qualcuno non interverrà su chi decide le nostre vite, qui sarà sempre peggio". Ma se il mondo dell'autotrasporto è così frammentato e in piena deregulation, a quali misure dare la precedenza? E nei confronti di chi?

La responsabilità della committenza
Silvia Velo, vicepresidente Pd della commissione parlamentare Trasporti, è lapidaria: "Bisogna puntare sulla committenza. Finora ha sempre opposto resistenza, ma è ora di cambiare: chi manda in giro le merci deve essere davvero responsabile del comportamento di chi guida. Solo così si può evitare lo sfruttamento pericoloso dei camionisti. Le recenti normative non hanno rappresentato un passo in avanti". "Abbiamo già fatto moltissimo", si difende il sottosegretario Bartolomeo Giachino. "Oggi il camionista è obbligato a viaggiare con istruzioni scritte da parte dell'impresa che lo vincolano al rispetto della legge". Quello delle "istruzioni scritte al conducente" assomiglia però a un vecchio gioco delle parti. Un escamotage che non coinvolge più di tanto la committenza, in quanto il "non scritto" (arrivare il prima possibile, costi quel che costi) ha sempre un peso determinante nella condotta degli autisti. Perciò l'impressione è che le tensioni e le storture finiscano sempre per ripercuotersi sull'anello più debole della cosiddetta "filiera". E l'anello più debole è quello dei camionisti, costretti talvolta a pagare al datore di lavoro perfino la cuccetta in cabina: 30 euro al giorno per poter dormire nel camion.

"Ci vuole un fisico bestiale, per fare il camionista" ha scritto uno di loro sul retro del suo bestione rosso. Se poi a dettare le condizioni è qualcuno senza scrupoli, della bestia servono anche altre caratteristiche: incapacità di pensare ad alternative e una progressiva sottomissione al "padrone". Fino all'abbrutimento. Fino a perdere il senso della realtà. Fino, appunto a diventare uno schiavo al volante. Pericoloso per sé e per gli altri.
(15 ottobre 2010) 

 

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  1. omega61 ha detto:

    Ne sò qualcosa personalmente …  ho presentato poco tempo fa il mio nuovo compagno di lavoro … ebbene l'ho lasciato mercoledi…  in quella ditta, come tante nel locale  poco controllate, danno per il primo viaggio , minimo due consegne a supermercati, carico scarico ricarico vuoti e scarico vuoti, a carico e a…. mano dell'autista…. un lavoro enorme e pesante e notturno … parliamo dalle 2 alle 10 per  la prima uscita…  poi se fai la seconda uscita con lo scatolame riesci a guadagnare le tue 60 euro al giorno…  io nel mese di settembre ho percorso 5955 km per un "locale" con un bilico, che mi è fruttato la bellezza di … 1250 euro  Nella ditta, vengono assunti immediatamente neo patentati senza esperienza, persone con problemi di dipendenze varie, stranieri, ce ne sono due che mangiano alla Caritas…  mi erano state dette delle cose, circa lo stipendio, e per un pò mi sarebbero state bene ma cosi non è stato…. contratti ovviamente part- time e non reali …. tra servizio notturno, e diurno e lavoro manuale, l'autista torna a casa per poche ore per poi dover ricominciare alle 3 della notte dopo , lunedì- sabato, nelle condizioni fisiche e menteli che ben potete immaginare … chi è che permette tutto questo? mi è stato riferito che il titolare dell'azienda, percepisce dalla casa madre di questi supermercati, la committenza, un pagamento per facchinaggio di euro 80 per ogni autista…. quindi sono gli autisti che pagano il titolare alla fine ? bè ultimamente ho sempre piu voglia di scappare su una montagna con due pecore, due conigli, qualche gallina, una zappa, un cane , un gatto e lontano da … questo schifo….  scusate lo sfogo ma qui la situazione è tutta cosi… non si salva nessuno…  chi di dovere faccia qualcosa di reale o troppe vittime mieterà questa situazione…

  2. omega61 ha detto:

    Scusate nella foga del discorso , e la fretta, ho omesso le tariffe … 30 euro x uscita, notturna, con frutta verdura latticini surgelati e carne,  km non importanti, e 30 euro uscita diurna con scatolame con bilico. Motrice 20 euro ….  Buona Strada a tutte e tutti…

  3. anonimo ha detto:

    Un video veramente toccante che dovrebbe guardare chi non è nen nostro settore piuttosto di chi  è dentro. Ma se è vero che c' è la crisi perchè ci fanno correre come bestie? Abbiamo anche noi una dignità e una famiglia possibile che per fare l' interesse di gente avida di denaro si deve rischiare ed essere trattati come delinquenti  e n.b. essere sempre sottopagati!!!    I controlli andrebbero fatti al vertice del potere e in ultimo sulle strade e vorrei anche dire che non siamo tutti così e chi lo fa è perchè lo costringono, altrimenti a casa, ma si può andare avanti cosi? Che vita grama!     Ciao a tutte/i   by TEQUILA

  4. gisytruck ha detto:

    Difficile commentare questa inchiesta, il mio parere è insignificante, guido solo una "bicicletta";
    alcune riflessioni le voglio fare ugualmente…

    Per quanto riguarda anfetamine e altre sostanze per tenersi svegli: hanno costi elevati che vanno sottratti dallo stipendio, chi le usa lo fa per predisposizione personale, è una giustificazione stupida, finito l'effetto sei più rimbambito di prima, lo dicono gli studi scentifici, quindi dov'è il beneficio?

    Controlli e monitorizzazione vanno benissimo ma vanno indirizzati non solo alle aziende di trasporto merci per conto terzi, la committenza è il principale responsabile, affida i propri trasporti al ribasso senza preoccuparsi se i loro fornitori operano nella legalità e dietro lo scudo della crisi hanno speculato ulteriormente.

    Le percentuali riportate in riferimento ai controlli sono paragonate agli anni precedenti, ma in realtà sono molto più alte perchè i camion in circolazione sono molto meno, ricordiamoci che molte aziende sono ancora in cassa integrazione e migliaia hanno chiuso.

    Si parla della giungla del mondo del trasporto, delle belve e di come risanare, ma ci si è dimenticati di chi ha contribuito a crearla; la guerra tra poveri ha fatto ingrassare chi ne aveva convenienza ed è là che bisogna andare a far verifiche, magari togliendosi il paraocchi.

    Per quanto riguarda Michela, il sacrificio di una vita non ha insegnato nulla; continuo a ribadire che al di là della causa del suo salto nel vuoto, quel guard-rail non avrebbe contenuto una moto…figuriamoci un bilico, l'hanno sostituito con uno uguale e poi ne troviamo di robustissimi in zone pianeggianti, c'è una logica in tutto questo?

    Come chi afferma che il "trenino" è pericoloso e ne crea uno di centinaia di kilometri sulla "sua" autostrada…

    Si accusa i "padroncini" di tenere il settore "nano" ma vorrei ricordare che sono le grandi aziende a offrire i prezzi più concorrenziali alla committenza e tante volte dietro "spinte" economiche dalle istituzioni; inoltre i padroncini in determinati settori o nel mio caso specifico sono scelti per affidabilità. Uno dei miei clienti afferma da anni:" Quando è via lei a consegnare è come se ci fossi io personalmente!"

    Un altra posizione vorrei prenderla nei confronti delle forze dell'ordine a cui porto il massimo rispetto, ma ne pretenderei anche; a tavolino si armano dietro il "buon senso" ma in pattuglia ci sono altri atteggiamenti, l'accordo tra due Ministeri per "ripulire" le strade in nome di una "sicurezza"  che non può venire dalla repressione, ha portato questi operatori a considerarti criminale a priori e senza preoccuparsi tanto di nasconderlo, io sono da anni in giro in "bicicletta"  ma nell'ultimo ho riscontrato arroganza e superiorità nella maggior parte delle pattuglie che ti fermano. Ne ho parlato con un'amico "in divisa" e lui si scusa ma dice che ci sono direttive e strumenti per "verificare" e il chiaro imput ad utilizzarli… la buona educazione è esclusa? Io sono nata e cresciuta in provincia e quando ho cominciato a viaggiare dalla "divisa" mi sono sempre aspettata tutela e l'ho trovata, cade questa convinzione dopo ripetuti episodi spiacevoli… non siamo tutti sulla strada per lavorare? Non sarà che se il trasporto è diventato giungla si mandino a controllare "domatori" e non più agenti?

    Finisco il romanzo con due righe sulle infiltrazioni mafiose…

    E' risaputo che queste "associazioni" s'inseriscono dove c'è profitto, il mondo del trasporto attuale non rispecchia proprio queste condizioni, il loro obbiettivo è "monopolizzare" e favorendo la creazione di grandi aziende, seppur in diverse forme di ragioni sociali, forniamo loro un valido strumento per infiltrarsi silenziosamente,,, in Emilia da diverso tempo sono arrivate aziende a "offrire" servizi e mezzi in maniera sospetta, ma la committenza per prima non si è tirata indietro ed ha accettato la vantaggiosa offerta, anche nelle grandi opere dove lo Stato è "socio".
    Nonostante tutto… BUONA STRADA a Tutti!!!

  5. Misteriosa ha detto:

    Concordo, la categoria è sempre stata sfruttata in tutti i sensi, e chi ci rimette è chi sta al volante. Una volta si lavorava per vivere,ora si vive per lavorare.

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