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La storia di Marianna

Vi ricordate di Marianna, la nostra collega premiata col Sabo Rosa nel 2014 come camionista dell’anno?

Ho trovato questo articolo di qualche settimana fa in cui racconta la sua storia, i suoi sogni e le sue soddisfazioni alla guida di un camion.

Questo è il link Di Verona Sette News (pag 14):

https://www.adige.tv/pdf/4970xweb10072020.pdf

E questo è l’articolo, buona strada sempre Marianna!

MARIANNA DAL DEGAN: CAPARBIETÀ E INTRAPRENDENZAALLA GUIDA DI UN BISONTE DELLA STRADA

Da sempre è ritenuto un luogo comune il credere che “certi mestieri siano solo al maschile”, perché li possono svolgere esclusivamente uomini forzuti, abituati ai sacrifici e con un alto spirito di adattabilità. E, ancor di più, questa congettura trova una sua certezza assoluta in alcuni lavori come quello del camionista, almeno fino quando non ci si ritrova ad essere affiancanti da un bisonte
della strada, con alla guida una simpatica e sorridente Marianna Dal Degan, ragazza determinata e testarda, concentratissima a svolgere il suo “mestiere da maschio” con un’infallibile professionalità.
Ma proviamo a conoscerla meglio Marianna, chiedendole di presentarsi ai lettori.
«Sono nata a Soave ed abito a Colognola ai Colli. La mia infanzia è stata molto difficile, portandomi a crescere in fretta. Molte delle sofferenze patite e poi superate sono, col tempo, diventate virtù che oggi mi rendono fiera di me stessa e dei valori che ho saputo costruire, nonostante tutto.
Le difficoltà familiari mi hanno portata a prendere una strada diversa da quella che sognavo da bambina, cominciando a lavorare molto presto, e nonostante tutto ho continuato a studiare
facendo scuole serali, per conseguire il diploma di operatrice agroindustriale.
Poi, un giorno sono andata in un’azienda di trasporti per lavare i loro mezzi e il titolare, notando il mio impegno e la mia tenacia, decise di assumermi. Il continuo contatto con quei veicoli grandissimi mi ha affascinato, facendo crescere in me la curiosità e il desiderio di prendere le patenti C ed E, mettermi alla loro guida e ritrovarmi, tutt’oggi, ancora a guidarli.»
Cosa vuole dire per lei l’essere alla guida di un TIR?
«Autista di un TIR non è solo guidare, ma avere assoluto rispetto ed amore per il proprio automezzo, curandolo e d assicurandogli le giuste attenzioni, oltre che rispettare strada, limiti e codici.»
E a rafforzare questo principio assoluto, sappiamo che ha ricevuto un premio importante, giusto?
«Vero –conferma con orgoglio Marianna- Nel 2014 è arrivata una grande soddisfazione per me: sono stata eletta “camionista dell’anno” dall’azienda Nuti Spa, specializzata nella produzione di ammortizzatori. Il riconoscimento è stato motivato dal fatto che, nonostante svolga un lavoro prettamente maschile, ho saputo mantenere la mia femminilità.»
Complimenti. Ma torniamo alla sua crescita professionale: ci racconti di oggi.
«Dopo una lunga carriera da autista dipendente, 3 anni fa ho dato vita alla mia azienda di trasporti con il desiderio di dare forza ad un mio principio nel quale credo fortemente: “se stiamo sempre fermi non possiamo crescere”. Sono consapevole dei rischi e le difficoltà di questa scelta, perché richiede sacrifici doppi: oltre che da autista anche da amministratore della società, ma ci credo, e credo in me stessa.»
Il lavoro del camionista è stato da sempre definito “maschile”: come lo vive una donna?
«Quando ho iniziato ero una delle poche donne in questo settore, poi col tempo si è sempre più arricchito di volti femminili ed oggi siamo tante. Certamente questo, che è per tutti un “lavoro
maschio”, mi ha permesso di attingere da quella stessa considerazione discriminante e sessista la determinazione e la forza d’animo per non arrendermi mai, forse anche perché amo le sfide.»
Ci racconta delle difficoltà e le soddisfazioni del suo mestiere?
«Lavorando nell’edilizia le difficoltà maggiori sono quelle di ritrovarsi in posti strettissimi nei quali un bilico ha difficoltà a muoversi e fare manovre, ma si trova sempre una soluzione pur di accontentare il cliente, che si trasforma in soddisfazione per te stessa e la tua azienda.»
Quanto ha inciso la pandemia nel mondo dei trasporti privati?
«È stata una prova molto dura da sostenere, e ancora lo è. Purtroppo, noi trasportatori non potevamo fermarci perché avrebbe significato non poter rifornire più i cittadini delle primarie necessità di cui si ha bisogno per il sostentamento quotidiano. Noi siamo una categoria poco tutelata da sempre; si consideri che durante la fase di chiusura totale, autisti come me, che dormono fuori di notte, non avendo possibilità di ristorazione e rifocillamento hanno dovuto sostenere prove davvero difficilissime di adattamento, figurarsi per una donna e le sue necessità igieniche, ancora più impellenti degli uomini, in certi casi. Con rammarico devo ribadire che è stata gestita male l’emergenza, oltre a considerare che sarebbe stato opportuno e più rispettoso riservare qualche ringraziamento
in più anche agli autisti, che non saranno eroi come medici ed infermieri, ma in questi mesi di blocco
totale, hanno permesso di trovare sempre i supermercati pieni di ogni genere alimentare e non.»
Ha proprio ragione Marianna. Sono davvero tanti i mestieri, come quello del trasportatore,
che sembrano appartenere ad una categoria di lavoro meno considerata, nonostante siano stati
fondamentali nel tenere unita l’Italia e permetterci di non essere privati di nulla, è ciò nonostante, non
ci sono medaglie o applausi per ringraziarli.
Giochiamo per un istante e si immagini Ministro dei Trasporti, cosa farebbe per migliorare la categoria?
«La prima cosa che farei sarebbe quella di istituire una tariffa unica di trasporto, che debelli la concorrenza sleale e sottocosto, che crea solo povertà e aumenta il fattore rischio per noi autisti,
sottoposti a massacranti turni di lavoro. Inoltre, stabilirei incentivi per i giovani che vogliono avvicinarsi a questo mondo, abbassando anche i costi delle patenti superiori. Ed, infine, darei più voce agli imprenditori per comprendere problematiche comuni e soluzioni da adottare per l’interesse
della categoria e non solo di pochi singoli.»
Ha le idee ben chiare Marianna, alla quale le chiediamo di svelarci un suo sogno.
«L’ho già realizzato il mio più grande sogno: avere una ditta di trasporti tutta mia, con la speranza di proseguire a lungo questa attività per me e tutti i miei autisti.»
Termina il nostro incontro con Marianna Dal Degan, ragazza intraprendente e determinata, che senza muscoli, ma tanta ostinatezza e impegno è alla guida di un’azienda di successo, che dirige in maniera esemplare, mettendo in pratica il suo migliore motto: «L’unico modo di fare un ottimo lavoro è amare quello che fai.»
Gianfranco Iovino
14 VERONA SETTE CULTURA 10 LUGLIO 2020

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