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Lavori “maschili”…

 

E’ di qualche hanno fa questa inchiesta del “Corriere della sera” sulle donne che fanno lavori ancora troppo spesso considerati per lo più maschili…tra di loro c’è anche una collega!

Questo è il link:

https://milano.corriere.it/notizie/cronaca/16_marzo_10/questo-non-lavoro-donne-maschili-storie-423535c4-e639-11e5-91a4-48cd9cc4cb64.shtml

E questo è l’articolo:

Dal volante del camion alle cime
degli alberi: la forza delle donne

In Lombardia sono sempre più le ragazze che fanno mestieri una volta considerati «maschili» e ne sono orgogliose. Tre storie esemplari: Monica, Rossella, Giovanna

Nella foto, da sinistra: Rossella Nigro, fabbro; Giovanna Ciraci, giardiniere; Monica Fontana, furgonista (Fotogramma)
Nella foto, da sinistra: Rossella Nigro, fabbro; Giovanna Ciraci, giardiniere; Monica Fontana, furgonista (Fotogramma)

Guidare camion, riparare guasti meccanici, risuolare scarpe non è più solo roba da maschi. In Italia sono sempre di più le «lei» che fanno il lavoro di «lui»: 3 mila camioniste, 480 elettriciste, 2700 «fabbre», 1230 meccaniche, 480 idrauliche e 370 calzolaie, secondo uno studio di Camera di Commercio di Monza e Brianza. La Lombardia è la regione con le percentuali più alte di donne impegnate in mestieri tradizionalmente maschili, e in Brianza lavorano tante «fabbre» (9,8%) e tappezziere (10,7%). Mestieri della tradizione che la crisi ha fatto riscoprire.

Chi l’ha detto che è un lavoro da uomini?
Tagliare l’acciaio

La versione femminile del fabbro si chiama Rossella Nigro, 46 anni, unica donna a capo della Carpenteria Metallica Cini di Limbiate, fondata dal padre Domenico nel 1987. Tuta da lavoro e guanti di protezione maneggia con disinvoltura i seghetti a nastro per il taglio dell’acciaio al carbonio, così come i termini tecnici delle parti delle piattaforme petrolifere che da Limbiate partono per la Russia e la Malesia. «Il mio destino era quello di segretaria — racconta — ho iniziato a 14 anni a battere a macchina preventivi e fatture per mio padre». Ma dopo gli studi di ragioneria e l’ingresso in azienda si è occupata di tutto: dalla progettazione tecnica insieme ai clienti, dalla produzione fino alla messa in opera. Quando incontra i clienti la prima impressione è di sorpresa: «All’inizio c’erano pregiudizi. Quando ingegneri e progettisti capiscono che sai bene di che cosa stai parlando e riesci anche a dare il consiglio giusto, sento una grande stima». Presidente di Donne Impresa di Confartigianato, Rossella crede che anche in un lavoro «maschile» come il suo le donne possano avere una marcia in più. «Siamo precise e organizzate — dice — e questo snellisce tutte le procedure. Sappiamo come gestire la produzione, facciamo pratica ogni giorno gestendo famiglia e lavoro». Lei ha due figli adolescenti e poco tempo libero. Il vero lusso? «Una camminata all’aria aperta e una seduta dal parrucchiere mi rimettono in forma».

Acrobazie sui rami

Non rinuncia alla femminilità nemmeno Giovanna Ciraci, «giardiniere acrobata» nei parchi più belli della Brianza. La sua specialità è il tree-climbing, ovvero l’arrampicata tra i rami in sicurezza che consente di effettuare la potatura dall’interno della pianta, verificare da vicino la stabilità e la salute di ogni esemplare. Una laurea in biologia, 41 anni, ha lasciato la Puglia per approdare alla scuola d’agraria del parco di Monza. È qui che ha imparato la progettazione del verde e come utilizzare la motosega «volando» con corda e moschettoni da un ramo all’altro. Ai nuovi clienti di solito si presenta in coppia con il compagno con cui ha fondato l’azienda Naturainmente a Renate: «Tutti pensano sempre che io lo stia accompagnando. Quando mi vedono prendere in mano la sega elettrica prima mi guardano storto, poi ammirati». Se dovesse identificarsi con una pianta sceglierebbe la Davidia Involucrata: «È più nota come l’albero dei fazzoletti e non è molto diffusa. Io trovo che sia bellissima, delicata, avvolgente, un po’ come sono io». Del suo lavoro ama la parte creativa, quella forse in cui può esprimere al meglio la sua femminilità: «Mi piace scegliere le essenze e i materiali e vedere nascere un nuovo progetto verde e poi arrampicarmi tra i rami mi permette di scoprire bellissimi nidi».

Chilometri d’asfalto

Sono chilometri di asfalto quelli che segnano le giornate di Monica Fontana, 31 anni, «furgonista» nell’azienda di trasporti di famiglia a Concorezzo. La sua giornata inizia presto: alle sei è già al volante del «Master» bianco, più di cento chilometri al giorno, spesso bloccata nel traffico, in compagnia della radio. La cabina di guida è ordinata, nessuna «personalizzazione» con foto e amuleti come fanno i colleghi uomini. «Noi donne siamo più serie — dice ridendo —anche più pignole e attente agli imballaggi. Ci prendiamo davvero cura della merce che trasportiamo». L’arrivo in un magazzino è sempre il momento di maggiori imbarazzi: «Ci sono uomini che si sbracciano per aiutarmi a fare manovra — racconta — altri che vogliono intervenire per sganciare il telone o agganciare il carico al muletto». A volte il tono è gentile, ma spesso le è capitato di sentirsi dire: «Ci penso io» con l’invito a farsi da parte. «In quei momenti provo fastidio», dice. Monica è una donna che ama cavarsela da sola. L’ha capito bene il suo compagno Andrea, che ripete: «Ogni tanto mi fai fare l’uomo?».

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