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Leggere…


Ciao a tutte/i

molti di noi leggono poco, solo riviste di settore e il quotidiano quando ci sono notizie che ci riguardano, o cronaca locale, che di questi tempi è sempre nera e non solo per i delitti, ma anche per l’andamento in peggiorare del mondo del lavoro… dicono bene che bisogna fare uno sforzo e proiettarsi verso un futuro, ma chi ce l’ha? Orientarsi su cosa? Credere a chi?
Questi giorni di festa, più perchè non si lavora che per la voglia di festeggiare, ci godiamo la famiglia, la casa e abbiamo forse un ritaglio di tempo per leggere… Ho trovato due racconti in cui i camionisti, in un certo senso vengono coinvolti… li vorrei condividere, sugli autori niente da discutere, uno ha dato vita al famoso "Don Camillo" e l’altro è un famoso emiliano che spesso parla dei suoi viaggi ed esprime le sue opinioni su infrastrutture ecc ecc..
 

Il mestiere di mio padre

 





 

Con uno stile piacevole l’autore in questo brano ci dimostra come alcune professioni siano poco note e apprezzate.


La lettura di un tema, svolto dalla figlia, sulla vita, il carattere e il lavoro dei genitori fa nascere una discussione familiare: lui, il padre, oltre che fare qualche lavoretto in casa, non ha un mestiere; questo almeno secondo l’opinione dei figli, che sono guidati, specie perché sono ancora fanciulli, da criteri di concretezza, quello che non è richiesto non è utile. Il mestiere del padre, giornalista e scrittore, non è necessario, come quello del sarto, del calzolaio, dell’avvocato o del medico.
Interviene la moglie dell’autore.
Dopo alcune recriminazioni sulla laurea non presa, lei e i figli concludono che ormai è troppo tardi, perché il papà si metta ad esercitare un mestiere importante. Tanto è rimasto:squinternato ed incosciente come quando era giovane.
Quella sera, finita la cena, intimai alla Pasionaria:
La borsa!
La Pasionaria mi guardò, poi si volse verso Margherita:
Il babbo vuole la borsa dell’acqua calda. Dov’è?
Intervenni con energia:
Non ho chiesto la borsa dell’acqua calda! Voglio la tua borsa di scuola.
La Pasionaria parve molto stupita.
La mia borsa? – borbottò. – E cosa ti serve?
voglio vedere quello che fai a scuola.
La Pasionaria si avviò lentamente verso l’angolo dei giornaletti borbottando:
Però, se ognuno si occuperebbe, degli affari suoi, sarebbe meglio!…
Ebbi la borsa e incominciai a sfogliare i quaderni. Mi interessai particolarmente di quello del comporre e, proprio in questo, trovai qualcosa che mi preoccupò vivamente.
TEMA: Parla dei tuoi genitori. Descrivi la loro vita, il loro carattere, il loro lavoro,
SVOLGIMENTO: I miei genitori sono brava gente. Mia mamma è l’angelo del focolare e cucina sul Liquigas le vivande saporite che rallegrano il nostro desco, ma io preferisco il salame, il culatello e le patate lesse. Mia mamma si preoccupa sempre che noi siamo in ordine perché se no la gente dice che sembriamo degli zingari. Allora chiama tutti i giorni una signora che rammenda, cuce e stira molto bene, la quale rimette a posto i nostri abiti e quelli di mio babbo.
Mio babbo è il sostegno della famiglia ed è molto laborioso perché è sempre in giro per la casa a piantare i chiodi per i quadri, stringere la vite del rubinetto dell’acqua, regolare il bruciatore della nafta per i termosifoni, oppure sorvegliare i muratori o il falegname.
Mio babbo ogni tanto lava l’automobile e poi l’asciuga con lo strofinaccio di pelle. Mette anche l’acqua dentro il buco del radiatore e guarda il livello dell’ olio nel motore.
Mio babbo è anche capace di scrivere a macchina, in nero oppure in rosso. Gli piace la lettura e legge molti giornali.
Tutte le settimane va in automobile a Milano e poi torna e mia mamma è contenta perché o c’è da accomodare la luce elettrica, o c’è da fare il rifornimento della nafta, o c’è l’orologio grosso da ricaricare eccetera.
Come carattere i miei genitori sono nervosi ma buoni e abbastanza simpatici e, anche se delle volte mi fanno inquietare, io li perdono sempre.
Lessi il componimento, poi mi rivolsi alla Pasionaria:
Dunque tutto il lavoro di tuo padre consiste, nell’appendere, quadri, nel ricancare l’orologio e nell’andare
in automobile a Milano.
E i quattrini
che servono a me e a voi per vivere, dove li prendo?
La Pasionaria si strinse nelle spalle:
Me non mi occupo degli affari degli altri.
Saggio principio! – esclamai.
Però una figlia avrebbe come minimo l’obbligo di conoscere il mestiere di suo padre. Non sai che io, oltre a riparare il rubinetto del lavandino e l’interruttore della luce, scrivo petti giornali e faccio dei libri?
Si capisce che lo so, – rispose la Pasionaria. – Ma quello lì non è un mestiere come il falegname, il medico,
il meccanico o l’avvocato.
E cos’è, allora? – gridai.
E una cosa così. Tutti sono capaci di scrivere delle cose. Invece se uno non è dottore non è capace di
tagliare una gamba.
Mi indignai
Dunque tuo padre è semplicemente un disgraziato senza mestiere!
La Pasionaria non si impressionò:
Si dice mestiere quando uno fa qualcosa di cui c’è bisogno. Quando uno ha bisogno di un vestito chiama il sarto, quando uno ha bisogno di una medicina chiama il dottore, quando uno ha bisogno di fare una tavola chiama il falegname. Quelli sono mestieri. Nessuno chiama mai lo scrittore perché ha bisogno di una storia da piangere o da ridere.
Tu, però, le leggi le storie dei tuoi libri e dei tuoi giornali! – urlai.
Non c’entra, – replicò la Pasiònaria. – Ci sono dei bambini che non le leggono e non succede niente.
Però, se un bambino ha le scarpe rotte e non c’è il calzolaio che gliele accomoda, deve camminare a piedi nudi, oppure se un uomo deve andare in tribunale e non c’è l’avvocato, finisce in prigione.
Non potevo impiantare con la Pasionaria la discussione massiccia che il caso richiedeva.
Del resto intervenne, a impedirmelo, Margherita:
Ecco, – sospirò Margherita. – I fatti mi danno ragione un’altra volta ancora. Quante volte ti ho detto: "Finisci gli esami, Giovannino; prenditi la tua laurea.
Procurati un mestiere: nessuno ti impedirà poi di continuare a scrivere, ma sarai un uomo a posto, non un disgraziato senza arte né parte". Non ti lagnare se oggi i tuoi figli ti dicono che non hai un mestiere.
Albertino intervenne:
Se il babbo volesse, – disse a Margherita, – potrebbe dare gli esami e prenderla adesso la laurea!
Troppo tardi! – rispose Margherita. – Dovrebbe ricominciare tutto da capo: non si ricorda più di niente.
Non vedi che non si raccapezza neanche quando tu gli domandi qualche spiegazione di latino o di matematica?
Non importa, – protestò Albertino,- Se si applicasse riuscirebbe. È intelligente.
L’intelligenza non serve a niente quando manca completamente la memoria. Ormai quello che è fatto è fatto. Non ci son più speranze.
La Pasionaria fece udire la sua voce:
Se non può prendere il diploma, potrebbe sempre fare un altro mestiere.
Per esempio, aprire una bottega. Per fare il bottegaio non ci vuole il diploma.
Margherita rise:
Darsi al commercio lui, un uomo che ha passato la sua vita sbagliando tutti i suoi affari, firmando i contratti più disgraziati, guadagnando dieci dove chiunque, al posto suo, avrebbe guadagnato cento!
Non ci pensare neppure: se aprisse un negozio. fallirebbe in quindici giorni.
Potrebbe fare il rappresentante, – propose Albertino.
È un sentimentale: nessuna forma di commercio è fatta per lui, – affermò Margherita.
Potrebbe fare il camionista! – esclamò la Pasionaria. – Ha la patente e sa guidare.
Margherita scosse il capo:
Il lavoro umano
Mestiere duro! Oramai è vecchio, ha i nervi logori, l’occhio stanco.
La Pasionaria mi guardò sinceramente dispiaciuta.
E allora, – si rammaricò, – non può fare proprio più niente, poveretto?
Margherita scosse il capo:
Niente di niente. Può soltanto continuare a tirare avanti alla giornata come ha fatto fino ad oggi. Continuare a vivere come un uccello su un ramo.
Squinternato e incosciente come il primo giorno che l’ho conosciuto.
La Pasionaria si ribellò:
È inutile che adesso fai tante storie! – disse a Margherita. – Se era squinternato e incosciente perché l’hai sposato?
Margherita allargò le braccia:
Forse perché io ero più incosciente di lui.

La Pasionaria rimase molto colpita dalla rivelazione materna. Troncò il discorso e si appartò per rimettere in ordine la sua borsa.
 di Giovanni Guareschi

 Il camionista

 

 

Faccio il camionista da vent’anni e in vent’anni mi sono addormentato due volte al volante, ho rotto la gamba a un ciclista, ho ammazzato una mucca e qualche centinaio di gatti; inoltre una volta sono entrato con il mio camion in una vetrina.
Possono sembrare molti questi guai, ma bisogna considerare che faccio centomila chilometri all’anno e che questa cifra, moltiplicata per venti, significa sessanta volte il giro del mondo: sono un astronauta, ecco che cosa sono, che fa tre orbite in un anno, con otto ruote e duecento quintali sopra.
Guidare l’autotreno tutto l’anno è una cosa da cani: ci si abitua forse a tanti lavori pesanti, ma a guidare un autotreno non ci si abitua: la nebbia è sempre nebbia, i ciclisti di notte senza fanalini sono sempre ciclisti che si possono mandare all’ospedale, i sorpassi con venti tonnellate sono sempre avventure.
Comunque, dopo vent’anni, non è facile cambiare mestiere; così si continua a viaggiare.
Per fortuna adesso costruiscono dei camion che si guidano come automobili: servosterzo., servofreno, c’è un sacco di servi che ti aiutano a tenere la strada, e poi anche le cabine sono in gommapiuma: insomma facciamo, da signori, una vita da cani.

 di Luca Goldoni


 

 

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2 Comments

  1. ironduckmoni ha detto:

    Ciao Gisy…grazie per i racconti, il primo non lo conoscevo, il secondo l’avevo già letto da qualche parte, però non lo condivido, nel senso che per me la nostra non è una vita da cani….anche perchè a  volte i cani vengono trattati meglio di noi!!!   Scherzi a parte, se non ci fosse una passione infinita, uno dopo 20 anni cambierebbe veramente "mestiere"….ciao e buona continuazione!!!

  2. gisytruck ha detto:

    Non condivido neanch’io il racconto di Goldoni, come non condivido le sue teorie sulla viabilità e sull’ambiente, mi piace il fatto che in qualche modo si sia preso la briga di esprimere un’opinione, la sua può essere diversa dalla mia o dalla tua… ma gli astronauti non m’interessano, con i piedi per terra si migliorerebbero tante cose… da viaggiatore, ha molti pregiudizi su di noi, come quei tanti rappresentanti che continuano a dire che occupiamo la corsia di sorpasso per ore… e magari ce n’è una terza o una quarta, ma avere un camion di fianco impaurisce, figuriamoci due… non capisco perchè non spaventa rientrareimprovvisamente,  davanti ad un camion; ho letto un suo racconto di un viaggio sul valico e sparava a zero su ruote ad altezza uomo… non riesco a ricordare dove cercarlo…
    Guareschi invece mi ha divertito molto… consiglio di famiglia per trovare un lavoro "che serva" alla collettività a questo babbo che non "fa niente"… tipicamente emiliano criticare chi non è operoso per almeno metà della sua giornata… e la figlia si sente ferita da questa mancanza.

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