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Paola Trevisan: donna coraggio.

E’ mattina presto, abbiamo appena terminato le consegne e come al solito ci portiamo al bar per la meritata colazione. Però questo è un giorno diverso dagli altri, perché dobbiamo incontrare un’amica che ha molto da raccontare. Eccola che arriva, sempre piena di spirito come l’abbiamo sempre vista. E’ Paola Trevisan, amica d’infanzia di mia mamma, veneta di nascita, torinese di adozione e residente a Bolzano da quando si è sposata. Eppure anche se erano ancora bambine, mia mamma e lei si ricordano ancora i loro giochi, i loro amici, la via in cui sono cresciute, e le estati in cui tornava nel Veneto per le vacanze. E tornando ai giorni nostri, ci racconta della sua vita alto atesina, delle sue esperienze ma anche dei duri anni della sua malattia, vissuti con la paura di non farcela, dopo diverse operazioni e la forte depressione. Ma sconfitto il cancro, Paola decise che doveva riprendere i mesi che aveva perso a letto, e di tornare a vivere, decidendo di compiere il giro d’Europa su di un’Ape. Sì, proprio un’apecar che la Piaggio le regalò per l’occasione. Sapevamo di questa sua scommessa e finalmente avevamo l’occasione di chiederle come ha intrapreso questo incredibile viaggio. Ci disse che si sentiva di vivere tutto subito, di provare forti emozioni, e di dedicare l’impresa a tutte le persone che hanno avuto un tumore e che a causa delle chemioterapie si sono trovati svuotati e incapaci di reagire. Così chiamò la Piaggio raccontando la sua storia e riuscì ad avere un’ape verde in poco tempo. Il via è stato dato ad Egna il 18 aprile 2004 e la partenza ebbe luogo a Collegno il 2 maggio. Percorse novemila km in 70 giorni accompagnata da un amico ciclista appassionato che aveva già esperienza in viaggi a lungo raggio.

 Luxemburgo

Non è stato facile, avevano preso tanta pioggia, considerando che si dormiva in tenda e ci si arrangiava su tutto. Per non parlare di certe situazioni in cui Paola dovette affrontare con non poco impaccio, come in Francia, dove aveva imboccato l’autostrada e i gendarmi hanno dovuto chiudere uno svincolo per farla uscire; e in Germania che quasi la arrestavano perché volevano a tutti i costi che le mostrassero la patente. E quella volta che le avevano portato via la bandiera italiana dall’ape che a Paola ci teneva moltissimo??! una notte lei e il suo compagno l’hanno recuperata fra altre bandiere esposte sui pali della luce durante una festa paesana. Insomma è stata un’avventura indimenticabile, che ha deciso di raccontarla su un libro che verrà pubblicato a breve del quale vi informerò in seguito. Aggiunge che dopo questa esperienza ha ricevuto molte telefonate di persone malate o di famigliari, ai quali raccontava la sua storia e ascoltava la loro, dando anche coraggio e speranza, e che lei è la dimostrazione che ce l’ha fatta.

PaolaTre
Un grazie a Paola per averci raccontato la sua esperienza dal quale dobbiamo trarne insegnamento: siamo ospiti 3 giorni in questo mondo e non dobbiamo sprecare il tempo che abbiamo. Noi lo sappiamo bene visto il lavoro che facciamo: sulle strade ogni giorno è come essere appesi ad un filo, sai quando parti non sai quando torni, ma lo spirito che ci guida è più forte e per noi il camion è l’unico modo per sentirsi vivi!

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8 Comments

  1. ironduckmoni ha detto:

    Ciao Rò, grazie per aver condiviso con noi la storia di Paola, la sua grande forza d’animo, ci vuole veramente tanto coraggio per affrontare una malattia cosi e riuscire a sorridere ancora alla vita: dovrebbe servire da insegnamento a tutte quelle persone che la vita la “sprecano” letteralmente…

    Un abbraccio a te, alla tua mamma e a Paola, buona strada sempre e ovunque!

    Baci.

    Moni.

  2. FrancescoPatti ha detto:

    Mìzzica!

  3. LauraRocatello ha detto:

    2 aprile 2008

    Paola: sei INSUPERABILE!

    Sono amica di Rò e della sua mamma (la conosco da più di trent’anni: il muro della sala da pranzo divideva i nostri appartamenti).

    Anch’io, dopo trentun anni che la cosa mi era stata “profetizzata”, sono stata operata di cancro (è stata la sesta di sette interventi chirurgici): sono passati sei anni, da allora: spero ne trascorrano ancora tanti, tanti altri.

    Anch’io, come te, incoraggiato tante altre persone: ho studiato tante cose, fra cui Psicologia (e quanto è ad essa collegato) = ho analizzato e tranquillizzato gratuitamente (ci tengo a dirlo) molte mie amicizie: infatti, per me, è bello “ricevere”, MA E’ ANCORA PIU’ BELLO “DARE”.

    GRAZIE, PAOLA, PER IL TUO COMPORTAMENTO CORAGGIOSO, mentre ricevi il mio “IN BOCCA AL LUPO!”.

    Salutissimi a te, Rò/Pink, dalla tua

    “Zia” Laura/Lulù.

  4. gisytruck ha detto:

    VERAMENTE DA AMMIRARE… SO COSA VUOL DIRE MORIRE DENTRO PIAN PIANO, PIù VELOCEMENTE DELLA MALATTIA… buONA sTRADA!!!

  5. SimonaeGuido ha detto:

    Paola, sei una grande donna!!!

    Come dice Moni, sono troppe le persone che sprecano la loro vita e nemmeno se ne accorgono o, se lo fanno, è troppo tardi.

    Aspetto il tuo libro e ti abbraccio forte forte!!!!!

    …e che la tua sia sempre una Buona Strada.

  6. anonimo ha detto:

    Grazie!!! Siete tutti molto carini. Sono grata alla nostra amica Rosa per avermi fatta entrare nel vostro mondo. Siete voi i veri coraggiosi che state sulla strada tutti i giorni con sole, pioggia e neve..vi ammiro molto!! Vi abbraccio tutti..ciao Paola

  7. gisytruck ha detto:

    Abbiamo sicuramente tutte da imparare dal coraggio che hai dimostrato e dalla semplicità con cui ti proponi. Buona Strada!!!

  8. SimonaeGuido ha detto:

    Mi associo a quanto detto qui sopra da Gisy; da te c’è solo da imparare !

    Ancora Buona strada e torna a trovarci.

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