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"NIGHTMARE"

“Era notte, pioveva a dirotto. Sembrava che tutte le nuvole del cielo si fossero date appuntamento sopra di me. Ogni tanto qualche lampo squarciava l’oscurità, illuminava l’asfalto nero e lucido per chilometri subito seguito dal rombare del tuono.

Come avrebbe scritto “Snoopy” : “Era una notte buia e tempestosa…” Guidavo, ormai da ore, strizzavo gli occhi per la stanchezza, cercavo di vedere qualcosa oltre la cortina d’acqua che i tergicristalli non riuscivano a togliere dal parabrezza. Mi sembrava di non avere fatto altro che guidare, guidare, guidare, per tutta la vita ero rimasta su quel sedile col volante in mano, il piede sull’acceleratore. I fari illuminavano la pioggia, non mi ricordavo più quando mi ero fermata l’ultima volta.

Sapevo di avere sonno. Molto, arretrato. Quante notti erano che non dormivo? Le immagini mi turbinavano nella mente a una velocità pazzesca, eccessiva, non riuscivo a mettere a fuoco i miei pensieri, li rincorrevo inutilmente, sgusciavano viscidi, si accavallavano uno sull’altro incomprensibili, non capivo dove mi volessero portare.

Continuava a piovere, non mi era mai capitato niente del genere, c’era come un accanimento nell’acqua che batteva incessantemente sulla mia cabina, sulla strada, sul mondo.

Un altro lampo, più vicino e più intenso di tutti gli altri che l’avevano preceduto mi ha abbagliato, per qualche decimo di secondo non ho visto più niente, poi quando la vista mi è tornata era troppo tardi per qualsiasi cosa. Li’ davanti a me si era come materializzato  dall’oscurità il rimorchio di un altro camion. Ho frenato con tutte le mie forze, ho stretto il volante con tutta la disperazione che avevo in corpo, poi l’ho mollato e mi sono messa le mani sugli occhi per non vedere il colore della morte nel momento dell’impatto. Ho sentito un grande botto, un’esplosione. Ho aspettato un secondo, due, poi ho riaperto gli occhi sbalordita: il rimorchio era ancora li’ davanti a me a meno di due metri di distanza e l’acqua scorreva veloce sul mio vetro intatto. Ero sudata fradicia. Il mio motore era spento, le luci anche. Non capivo. Mi sono guardata in giro, nel buio…altri camion parcheggiati. Parcheggiati??

Sono scoppiata a ridere, una risata isterica, incontrollabile, irrefrenabile.

Ero talmente stanca quando mi ero fermata che mi ero addormentata con la testa sul volante senza accorgermi di averlo fatto!!

Era stato tutto un brutto sogno, peggio, un incubo.

E il botto che avevo sentito era un tuono, non riuscivo a smettere di ridere. Ridevo per il sollievo e per la paura provata. Accidenti se mi ero spaventata!

Ho aperto il tachigrafo e guardato il disco: erano già passate tre ore da quando mi ero fermata…TRE ORE??? Troppe!! Dovevo rimettermi in marcia, la notte stava per finire e il viaggio era ancora lungo. Forse.

Non ne ero proprio sicura, non riuscivo nemmeno a ricordarmi dove ero arrivata….”

 

Piaciuta la storia? Qualcuna di voi l’aveva già sentita?…non è successa veramente a me…ho solo messo per iscritto un “incubo  ricorrente” dei camionari degli anni ’80…è una specie di leggenda metropolitana/autostradale sulla stanchezza accumulata al volante…l’ho sentita raccontare talmente tante volte per CB da talmente tanti colleghi che alla fine non so se sia partita da una storia vera, se sia successa veramente a cosi’ tanti  o raccontarla era solo un modo per passare il tempo chiacchierando al CB per tenersi svegli….

Buona strada…

Ironduck.

 

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4 Comments

  1. SimonaeGuido ha detto:

    Mi hai fatto prendere un bello spavento !!!!! Pensavo ti fosse successo veramente !! Il sonno è una brutta cosa se devi guidare e fra tutti i rimedi possibili ce n’è uno molto efficace: fermarsi a fare la nanna. Come diciamo sempre dove lavoro io, non te la danno la medaglia e di certo quella alla memoria se la possono tenere. Ciao

  2. LauraRocatello ha detto:

    10 novembre 2007

    Cara Ironduck,

    Di cose brutte come quella ricorsa nel tuo sogno ne sono successe moltissime nella vita di chissà quanti individui: per fortuna, il tuo, era solamente un sogno!!!

    Avendo studiato “un pochino” di PSICOLOGIA, sono sensibile ai vari problemi degli esseri viventi, persino (ad esempio) di quelli di alcuni medici che, in un momento di stanchezza (ossia, di bassa cognitività umana) “NON CE LA FANNO” ad espletare il loro lavoro: molte persone NON riescono a rendersi conto che siamo TUTTI ESSERI UMANI!

    Io e Rò siamo GRANDISSIME AMICHE da lunga data e, se ti capitasse di incontrarla, riferiscile pure quanto ti ho scritto e, per quanto riguarda il salutarla, io e Rò comunichiamo a mezzo di telefono, di “Outlook Express”, di e-mail presenti in caselle di posta, di “SPLINDER”, ecc.

    (Se vuoi visitare il mio sito: ecco l’indirizzo: http://laurarocatello.splinder.com).

    Gentilissima Ironduck: “In bocca al lupo!”.

    LauraRocatello

  3. ironduckmoni ha detto:

    Ciao Simo, non ti preoccupare, la mia prima regola è sempre stata: se hai sonno fermati!!!

    Per Laura, grazie delle tue parole, hai ragione cmq che tanti non si rendono conto di essere SOLO esseri umani e pretendono troppo da se stessi..e purtroppo ogni tanto qualcuno paga per questo sbaglio…Ti saluto e auguro anche a te una buona strada nel cammino della vita!CIAO!!!

    Ironduck.

  4. gisytruck ha detto:

    Non era una notte tempestosa ma una notte chiara e nitida come il mio ricordo; un flash!!! davati a me il guard rail di traverso,inevitabile ormai… la radio mi faceva scoppiare i timpani… non sentivo il motore,non sapevo come ero finita in quella posizione, così vicina, troppo vicinaaaaa… vedevo il prato sotto il terrapieno di qualche metro… il terrore di farmi male e distruggere il mio camion nuovo…Ho sterzato più forte che ho potuto… negli specchi non vedevo nessuno, solo luci spostate sulla mia sinistra, come se fossero in una strada parallela… il volante era più rigido del solito, come quando si è fermi, la testa mi scoppia e non capisco perchè continuo a tenere il volante tutto a sinistra e continuo a vedere il prato, ma non colpisco il guard-rail, non scendo sconquassando il terrapieno, non sento rumore di lamiere, non mi ribalto… come se il camion fosse fermo… esattamente FERMO!!! I camion mi sfrecciano vicini, ma proseguono la loro strada perchè sono a lato della carreggiata, in una piazzuola, sudata e impaurita, ma sana e salva.

    La stanchezza mi ha giocato un brutto scherzo, era una fantasia del mio cervello stanco… Mi ero fermata un quarto d’ora prima, reclinando il sedile e con l’intento di ripartire dopo pochi minuti, motore e luci accese… al risveglio non vedevo immagini reali ma ciò che esso ha voluto farmi credere…Lezione recepita! Spento il motore, luci, la radio e a nanna! L’unico modo per tornare calma era dormire le ore sufficenti a tornare al mondo reale… Non ricordo più quale era la piazzuola, quale era l’autostrada, ma non ho più abusato del mio fisico a quel modo, ricordando i brividi di terrore di quella notte. Non so dire se è una leggenda quella raccontata da Ironduck, se è successo ad altri, ma sono certa sia successa a me;

    quando si dice Buona Strada è anche in quel senso: niente pericoli, niente code, niente incidenti, nebbia, pioggia, ghiaccio ma anche la consapevolezza delle nostre capacità fisiche, non serve abusarne, tanto se si è stanchi oltre a rischiare noi e gli altri non si fanno neanche kilometri…

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