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Racconti di vita…

Raccontare ciò che succede quotidianamente può dare una visione più umana del nostro mondo…

Questa storia mi è stata raccontata da Francesco Patti, che avrete già visto presente sul blog, gli ho chiesto di poterla pubblicare per condividerla con voi…

È accaduto la settimana scorsa. Mi trovavo a piedi dove il grande viale di periferia incrocia la strada che conduce alla mia abitazione. Dovevo raggiungere casa, e c’era pure da far presto. Ma posso contare solo sulle mie gambe. Più di un chilometro di salita mi attende. Poche chiacchiere e via a passo svelto. Tuttavia non percorro neppure cento metri e dietro di me avverto un rombo suggestivo. Mi giro. È proprio lui, il mastodontico «Eurostar» con il suo carico di latticini stipati nella cella frigorifera. Il deposito è proprio sotto casa mia.
Ci provo?…Ma sì, che male c’è?Foto Fiat
Faccio un cenno con la mano. Si ferma. Alzo la testa e chiedo all’autista se può darmi un passaggio, precisando che abito a poca distanza dal deposito.
Un sorriso è il permesso per salire in cabina. Appena entrato mi accorgo che l’autista è un ragazzo poco più che ventenne. Manovra il cambio con movimenti precisi e naturali. Mi racconta che per tre volte al giorno fa la spola fra Palermo e Caltanissetta. Ma aggiunge anche che si trova bene al lavoro, gli piace la professione che svolge e ha trovato dei titolari d’azienda affabili e disponibili, che non gli respirano sul collo. È contento del suo mestiere e lo fa trasparire con le poche parole che pronuncia. Lascia più spazio ad eloquenti espressioni del viso, ad un atteggiamento che conferma l’amore che riversa nella guida e la passione per il suo lavoro.
Giungiamo al deposito, lo ringrazio, gli stringo la mano, lo saluto e scendo.
Passano pochi giorni, sono di nuovo sul viale, stavolta in moto. Da lontano riconosco il camion. C’è il rosso al semaforo pedonale. Mi affianco al mezzo. Lo saluto. Lui mi risponde con la mano, ma si vede che ha l’espressione incerta. Del resto come può riconoscermi? Io sono “mascherato” da casco e occhiali scuri. Gli faccio cenno di abbassare il vetro. «Mi hai dato un passaggio l’alto ieri» urlo per sovrastare il borbottio dei cilindroni. Il viso gli si apre in un sorriso: «Ah sì, con il casco non ti avevo riconosciuto!» mi risponde allegro. Scatta il verde. Io schizzo via veloce con la mia moto e dallo specchietto lo vedo ripartire lento e sornione con il suo «Eurostar» colore del latte, come quello che trasporta. Ognuno per la sua strada, ma con un sorriso dentro.

Grazie a Francesco Patti per averci raccontato la sua esperienza e naturalmente…          BUONA STRADA!!!

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7 Comments

  1. fragolinaM40807 ha detto:

    Ti amo come se mangiassi il pane

    spruzzandolo di sale

    come se alzandomi la notte bruciante di febbre

    bevessi l’acqua con le labbra sul rubinetto

    Ti amo come guardo il pesante sacco della posta

    non so che cosa contenga e da chi pieno di gioia

    pieno di sospetto agitato

    Ti amo come se sorvolassi il mare per la prima volta in aereo

    Ti amo come qualche cosa che si muove in me quando il

    crepuscolo scende su Istanbul poco a poco

    Ti amo come se dicessi Dio sia lodato son vivo.

    nazim hikmet

  2. SimonaeGuido ha detto:

    Bello il tuo racconto ! Non so se nel breve tragitto che hai compiuto con il collega tu abbia avuto il tempo di raccontagli che sei amico di tante colleghe… Comunque sia Buona Strada a te e al tuo “autista” color del latte…

  3. ironduckmoni ha detto:

    Ciao Francesco…ma allora qualche “giretto” in camion ti capita di farlo! Che bello trovare qualcuno disposto a darti un passaggio e fare 4 chiacchiere anche se per poca strada…di solito siam tutti diffidenti…

    Ciao, a presto e …buona strada!

    Moni.

  4. FrancescoPatti ha detto:

    Un grande grazie a Gisy per aver pubblicato il racconto. Grazie davvero.

    A SimonaeGuido: no, non ho detto nulla all’autista che mi ha ospitato a bordo. Del resto il tragitto è durato solo pochi minuti.

    E comunque, credimi, ho preferito dar spazio alle sue parole: si vedeva che parlava animato da passione, da amore verso il proprio lavoro.

    A Monica: di giretti in camion non me ne capitano mai. Questa è stata proprio una piacevole eccezione.

    Quanto alla diffidenza, mi è capitato in più di un’occasione di dare spontaneamente una mano ad autisti in difficoltà magari per individuare un indirizzo. Si son sempre fidati, nonostane io sia di quelli più improntati al «Seguimi, ti faccio strada io»

    Un saluto a tutte e tanta, tanta buona strada.

  5. gisytruck ha detto:

    Ciao Francesco, ho pubblicato il tuo racconto perchè mi era piaciuto e mi sembrava bello condividerlo… Rimango sempre un pò sorpresa quando sento affetto verso i camionisti, sono abituata a toni cattivi e diffidenza…

    Fragolina… grazie di aver condiviso con noi questo bel testo, torna a trovarci! Buona Strada!!! gisy

  6. ironduckmoni ha detto:

    Ciao Francesco…ti dicevo cosi perchè purtroppo tante volte dietro persone interessate a sapere dove vai e se hai bisogno ci sono cattive intenzioni e sei costretto a diffidare un pò di tutti…cmq grazie per la simpatia che hai per la nostra categoria…come dice bene Gisy, siamo più abituati a chi ce l’ha con noi che a chi ci apprezza!!! E delle volte trovare qualcuno che ti spiega una strada è veramente importante…soprattutto per gente all’antica come me che si rifiuta di ricorrere ai navigatori…in tanti anni di “onorata” carriera non ho trovato solo un posto…ma è perchè non esisteva nella via che mi avevano dato per indirizzo!! Ti saluto e ti auguro buona strada, Ciao!

    Moni.

  7. Misteriosa ha detto:

    sì proprio un bel racconto 🙂 a volte capita anche a me di chiedere un passaggio ma dai miei colleghi, che so che dalla sede partono x andare a scaricare dove abito io 🙂 mi tocca xchè spesso e volentieri la mia bm fa i capricci!

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