“Difficile accettare gli insulti razzisti dei passeggeri. Spesso ho paura”. Dal Marocco all’Alto Adige, la storia dell’autista Serkouh: “Da piccola volevo fare la camionista”
Hanane Serkouh ha 45 anni e da 3 anni guida gli autobus della Sasa. Una passione, quella per i motori e i grandi mezzi, che le viene trasmessa dal papà camionista, quando ancora era piccola. L’intervista: “Amo ciò che faccio, ma ci vorrebbe una maggiore sensibilità da parte delle persone, perché certe parole fanno male”
Di Francesca Cristoforetti – 17 aprile 2023 – 20:12
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BOLZANO. “Da piccola volevo fare la camionista, poi sono diventata autista di autobus“. E’ così che si presenta Hanane Serkouh, 45 anni appena compiuti, da 3 anni dipendente della Sasa, l’azienda altoatesina che si occupa del trasporto pubblico. Lei, di origine marocchina e arrivata in Alto Adige con la famiglia quando aveva 3 anni, ha sempre avuto una passione per i grandi mezzi.
“Amo il mio lavoro – spiega l’autista intervistata da il Dolomiti -. Tre anni fa circa, dopo aver preso la patente D per guidare gli autobus, dopo una formazione durata circa 4 mesi, ho subito trovato occupazione in questo settore. Così ho realizzato un mio grandissimo sogno, nonostante io sia diplomata come sarta“.
La parte più difficile di questo mestiere? “Gli insulti delle persone – aggiunge –. E’ capitato in diverse occasioni di venire aggredita verbalmente, una cosa che mi ha molto spaventato. Una volta mi è capitato di aver dovuto frenare di colpo, per evitare di non investire una persona che si era buttata sulla strada. Alcuni passeggeri hanno cominciato a prendermi a male parole, con insulti razzisti, vedono che guido con lo hijab. Da quel momento ho iniziato ad avere paura, sensazione che ancora oggi mi porto dietro quando vado al lavoro”.
Un fenomeno, quello delle aggressioni verbali sui mezzi pubblici, che purtroppo non è nuovo. “Ci vorrebbe una maggiore sensibilità da parte delle persone, perché certe parole fanno male. Ti riaccompagno a casa e invece di salutare ed essere cordiale mi insulti. Vorrei più sicurezza perché mi sono sentita minacciata. Essere donna e straniera mi fa diventare un bersaglio ancora più facile”. Nonostante tutto però “non ho mai pensato di lasciare, perché questo mestiere mi dà ogni giorno anche tante soddisfazioni“.
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(…) La storia di Hanane Serkouh continua sul “Il Dolomiti”
La nuova vita di Sabrina: «Io, autista dei bus con i motori nel sangue»
La storia A cinquant’anni ha deciso di cambiare tutto. Assunta dall’Asf, guida regolarmente lungo la Regina: «Passione coltivata sin da ragazzina, grazie a papà»
È la seconda autista donna di Asf che conduce pullman di linea sulla statale Regina e lungo le strade provinciali della vallate lariane. Sabrina Girometti, originaria di Pesaro, ha trovato a 50 anni il lavoro che sognava e non importa se la trafficata statale della sponda occidentale lariana rappresenta ogni giorni una prova del fuoco per chi è alla guida di mezzi pesanti.
Prima la ristorazione
«Ho sempre lavorato nell’ambito della ristorazione – racconta – . La mia famiglia aveva una struttura ricettiva a Pesaro e negli anni ’80 ha gestito anche un hotel all’Aprica, così ho sempre collaborato all’attività. Poi, a 50 anni, ho deciso di rimettermi in gioco».
La decisione di stabilirsi con la famiglia a Menaggio è scaturita dalla volontà di avvicinarsi al figlio maggiore, che da alcuni anni vive e lavora a Como; la scelta di fare l’autista di mezzi di linea, invece, è legata a una passione coltivata fin da ragazza. «Mio padre guidava i tir e ricordo che quei bestioni esercitavano un fascino particolare su di me – dice ancora Sabrina a questo proposito – Così feci subito la patente per guidare anche i mezzi pesanti, senza peraltro mai sfruttarla. Lasciando il mare, ho voluto stabilirmi in un luogo ancora vicino all’acqua e Menaggio mi piace molto. Ho appreso che Asf cercava autisti e non c’ho pensato due volte a presentare la mia candidatura».
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(…) il resto della storia lo potete leggere al link sopracitato.
Ilenia è autista di autobus in Sardegna, in questo articolo racconta la sua storia e le discriminazioni che ha dovuto subire (già frequentando la scuola guida) per conquistarsi un posto dietro al volante!
“A scuola guida mi dissero che noi donne siamo adatte solo ai fornelli. Oggi guido gli autobus” L’intervista
Ilenia Olia racconta come si lavora in un ambiente chiuso e costruito per gli uomini e lancia un messaggio di speranza per le donne
Di: Ilaria Cardia
Se si dovesse pensare ad uno degli ambienti prettamente maschili, costruiti da uomini per gli uomini, trai i primi balzerebbe subito alla mente il mondo dei motori. Ilenia Olia, giovane 28enne di Simaxis, ha deciso di entrarne a far parte e sfida tutti i giorni, da anni, i pregiudizi legati al suo lavoro e alle sue capacità in quanto donna. Per colpa del detto “Donne al volante, pericolo costante” ha stretto i denti molte volte e oggi, per la Festa delle Donne, ci racconta cosa ha dovuto sopportare e come non si debba mai dar ragione a quegli uomini che dicono “Questo non è un lavoro per donne”.
Con la sua determinazione, è arrivata ad essere una delle trenta candidate in tutta Italia, unica in Sardegna, per la quattordicesima edizione del Sabo Rosa riconoscimento che, in occasione della Festa della Donna, viene conferito alla “Camionista dell’Anno” dall’azienda Roberto Nuti Group.
Ilenia cosa fai nella vita?
“Da circa cinque anni ho deciso di cambiare lavoro e diventare autista di autobus”
Da quanto tempo svolgi questa professione?
“La mia prima esperienza lavorativa risale al 2018 a Terralba, successivamente feci un’esperienza di un anno e mezzo in una grossa azienda di Cagliari, la CTM (servizio pubblico urbano) e nel 2021 ritornai a Terralba nell’azienda in cui lavoro tutt’ora, Fata srl. Mi occupo principalmente di servizi scolastici con tragitto Terralba-Oristano e servizi di linea con tragitto Terralba-Marrubiu-Uras-Arcidano-Sant’Anna”
Perché proprio questo lavoro?
“Per andare a scuola o a lavoro utilizzavo l’autobus e, in quegli anni, iniziai a notare le prime donne autiste. Non ho mai pensato che fosse strano vedere una donna al volante, anzi, ero solita sedermi nei primi posti e osservarle alla guida. Mi sono state senza dubbio di ispirazione. Iniziai la mia carriera da parrucchiera, ma dopo cinque anni, cominciai a sentirmi un po’ insoddisfatta.
Un giorno mi confrontai con i miei genitori e mio padre mi disse: ‘Che lavoro vorresti fare se non la parrucchiera?’ fu in quel momento che ripensai a quella donna che mi portava a casa dopo la scuola, fu automatico rispondere: ‘E se mi prendessi anche io le patenti per guidare gli autobus? Papà mi pagheresti la patente? Ho notato diverse ragazze che lavorano all’Arts, perché non farlo?’ Mio padre sbarrò gli occhi e mi disse ‘Assolutamente no!’. Il conseguimento delle patenti è abbastanza oneroso, all’epoca si aggirava intorno ai 3 mila e 500 euro; con sacrifici e sostegno morale da parte del mio fidanzato Fabio, riuscii ad arrivare al mio obiettivo.”
Quante patenti hai?
“All’età di 23 anni mi iscrissi in autoscuola per il conseguimento delle patenti D e CQC persone. Non avendo ancora l’età giusta per il conseguimento della CQC, ho dovuto fare più ore di lezione rispetto agli altri, ma a me non è mai pesato. Le materie erano un po’ complicate soprattutto lo studio delle parti meccaniche del motore, ma alla fine nonostante tutto passai con successo tutti e tre gli esami scritti.”
Come andò, invece, per la parte pratica?
“Mi capitò un istruttore che non era assolutamente a favore del sesso femminile alla guida. Mentre mi insegnava a guidare mi diceva in continuazione ‘Le donne sono fatte per lavorare come segretarie e stare ai fornelli, l’uomo è fatto per stare alla guida!’. Oppure ‘Non crederti figa perché tanto all’Arst non entrerai mai come autista, al massimo come segretaria, stai solo buttando soldi’ e tante altre frasi poco carine. Fui costretta a tapparmi le orecchie e ignorare i suggerimenti dell’istruttore, questo mi condusse a passare con successo l’esame di guida”
È stato difficile trovare impiego?
“Non è stato semplice. Portai il curriculum in tre aziende nell’oristanese e alla CTM di Cagliari; due delle aziende dell’oristanese mi scartarono a priori (non si preoccuparono di verificare le mie capacità). La loro proposta di lavoro fu o assistente negli scuolabus o niente. Ricordo che il titolare di un’azienda, per farmi ricredere sulla difficoltà di questo lavoro e convincermi nel ripensarci, mi disse: ‘Abbiamo diversi autisti con quindici anni di esperienza che hanno difficoltà nel fare certe manovre, figuriamoci tu! Voi donne avrete più difficoltà rispetto a loro, quindi è meglio di no!’. Accettai la porta in faccia e andai via. Il secondo fu più diretto ‘Non ci fidiamo tanto’. Arrivai nella terza azienda super scoraggiata e con il pensiero fisso di quello che mi avrebbe risposto mio padre a tutto questo ‘Te l’avevo detto io’. Invece no, la terza azienda mi accolse con piacere e mi propose subito di iniziare, feci un paio di mesi di sostituzione e poi arrivò anche un’altra chiamata. La CTM mi chiamò per lavorare da loro sempre come tappa buchi, decisi di fare quest’ esperienza anche se mi sarebbe costato 200 chilometri al giorno e le sveglie alle quattro del mattino. Lavorai a Cagliari per un anno e mezzo, poi però scoppiò la pandemia. Fu così che decisi di ricercare lavoro nella zona di Oristano”
Hai assistito ad altre discriminazioni nei tuoi confronti in quanto donna?
“Si tantissime dalle ‘Non sei in grado’ alle ‘Ma dove vuoi andare?’, oppure ‘Ah è lei l’autista? Aspetto il prossimo autobus, grazie!’ Sono stata anche sottoposta ad interrogatori da parte dei genitori dei bambini: ‘Da quanto tempo guidi?’ o anche ‘Hai mai guidato?’ E allora devo esporre il mio curriculum per farli stare tranquilli.
Poi c’è la tipica e famosissima frase: Donne al volante pericolo costante, ovviamente falsa!”
Com’è il tuo rapporto con i colleghi?
“Il mio rapporto con i colleghi è stato ed è molto buono solo con certi, ovvero con coloro che hanno una mentalità aperta e non pensano e non agiscono come dei maschilisti e sessisti. Purtroppo, con questo lavoro si incontrano persone che ti giudicano e ti scoraggiano, come ad esempio i colleghi che davanti agli utenti ti spiegano quello che tu già sai o che ti sottovalutano: ‘Se non sei in grado faccio io’ dicono, magari solo perché sei in ritardo e ti chiedono se hai avuto un incidente. Tu sei in grado di svolgere il tuo lavoro autonomamente, non hai nessun problema con il bus, non hai mai avuto incidenti ma sei semplicemente in ritardo, e invece il suo intento è di far credere agli altri il contrario di quello che davvero sta avvenendo o è avvenuto.”
Ilenia qual è il tuo sogno o il tuo prossimo obiettivo?
“Investire gli ultimi guadagni per prendere le ultime patenti. Conseguendo le patenti di categoria A-DE-CE- e iniziando un corso vorrei diventare istruttore di guida e insegnare agli altri ciò che a me piace fare. Vorrei insegnare principalmente alle ragazze la guida di un autobus, far credere loro che tutto si può fare e che non dobbiamo fermarci davanti ai pregiudizi o a qualcuno che ci dice: ‘Non farlo’.”
Cosa è importante che capisca una donna che legge la tua storia?
“Alle mie donne coraggiose e no, vorrei dire di non permettete mai a nessuno di farvi sentire sbagliate e fuori luogo, né in amore, né al lavoro e tantomeno nella vita di tutti i giorni.
La prima parola d’ordine è amarsi! Sempre e in qualsiasi momento della vostra vita, anche nel momento peggiore dove sembra che tutto stia crollando, abbiate fiducia in voi stesse, anche se ci saranno giorni bui. State tranquille… Dureranno poco perché siamo donne, e noi siamo sempre illuminate dal sole. La seconda parola d’ordine? Rispetto! Non dovete nascondervi, ma dovete sempre farvi rispettare da tutti e sempre senza sentirvi in colpa di esservi fatte valere. La terza parola d’ordine? Libertà! Sentitevi libere di essere ciò che volete! Un bacio a tutte le donne di questo mondo, buona Festa della Donna a tutte noi.”
Erano in trenta in concorso per il Sabo Rosa 2023, tra camioniste e autiste di autobus, ma una sola poteva vincerlo, ad aggiudicarselo è stata Giulia Giommi, autista di autobus di Genova, a lei vanno tutti i nostri complimenti e auguri di buona strada sempre!
Il link dell’articolo dal sito della Roberto Nuti Group, che ogni anno in occasione della Festa della Donna mette in palio il suo “Ammortizzatore Rosa”:
Giulia Giommi, autista di autobus residente a Genova, si è aggiudicata la quattordicesima edizione del Sabo Rosa, il riconoscimento che dal 2010, in occasione della Festa della Donna, il nostro Gruppo conferisce alla “Camionista/Autista dell’Anno”.
A scegliere l’“Autista dell’Anno”, fra le trenta candidature pervenute attraverso il Web è stata una giuria composta dalle nostre dipendenti. Alla consegna dell’ammortizzatore rosa, pezzo unico prodotto una sola volta all’anno, era presente Elisabetta Nuti, direttore finanziario del Roberto Nuti Group e presidente della giuria.
“In quella che è stata l’edizione record del Sabo Rosa, di Giulia ci ha colpito la passione per i mezzi pesanti, nata grazie al suo nonno conducente di autobus, che la portava con sé nelle autorimesse per scoprire i motori e i pezzi di ricambio – ha spiegato Elisabetta Nuti -. Una passione che ci accomuna e una storia, quella di Giulia, che racconta il passaggio generazionale in un mestiere che mai come oggi chiede di essere conosciuto per ottenere quell’attenzione e quella dignità che molto spesso vengono dimenticate. Sono state molte le autiste che ci hanno raccontato le difficoltà che incontrano nei rapporti umani, la mancanza di rispetto e la poca considerazione che viene data al ruolo di chi, ogni giorno, fa questo lavoro. Noi del Roberto Nuti Group pensiamo che il Sabo Rosa serva anche a raccontare questo lato della medaglia, quello più umano, e per questo siamo orgogliosi del risultato di questa quattordicesima edizione”.
“Posso dire di aver respirato il profumo del gasolio fin da piccola e devo ammettere che quando ho visto le foto dell’ammortizzatore rosa mi sono innamorata subito, perché mi piace molto la componentistica dei mezzi pesanti – spiega Giulia Giommi -. Il Sabo Rosa è una bellissima iniziativa, che dà rilievo alle donne autista nell’ambito del trasporto pesante. C’è davvero molto fermento, in questo periodo, e le ragazze alla guida sono sempre di più. Questa cosa mi piace molto ed è interessante lo spazio che il Roberto Nuti Group dà alla parte femminile di questo lavoro”.
Giulia Giommi è conducente di autobus NCC da 20 e 30 posti per l’azienda genovese Cairocar e compie viaggi urbani ed extraurbani, anche verso città e luoghi del nord Italia. “La società per cui lavoro ha un parco macchine molto ampio e svolgiamo servizi di ogni genere – racconta l’Autista dell’Anno 2023 -. È un lavoro che mi piace perché guidare mi rilassa molto ed è gratificante quando alcuni clienti che ho servito in passato chiamano in azienda per chiedere che sia io l’autista per il prossimo viaggio”.
L’intervista a Giulia Giommi
Quando hai capito che quello dei trasporti sarebbe stato il tuo lavoro, il tuo mondo?
Posso dire di aver respirato il profumo del gasolio fin da piccola. Mio nonno paterno, che lavorava come conducente professionale per l’Acotral, l’azienda consortile trasporti laziali di Roma, mi portava con sé nelle autorimesse, per guardare da vicino gli autobus e i motori. Da lì è nato il mio interesse. Con la patente B mi sono accorta che mi piaceva molto guidare e così ho conseguito anche la C e ho cominciato a lavorare nel trasporto di persone. Oggi sono conducente di autobus da 20 e 30 posti per un’azienda NCC di Genova e faccio viaggi urbani ed extraurbani, anche verso varie parti d’Italia.
La società per cui lavoro ha un parco macchine molto ampio e svolgiamo servizi di ogni genere: dal trasporto scolastico a quello dei lavoratori della MSC Crociere, che portiamo dal porto agli alberghi oppure da Malpensa a Genova per gli imbarchi, fino alle gite di studio universitarie oppure quelle prettamente turistiche verso destinazioni con Portofino, Santa Maria Ligure e altre nella Riviera
Perché hai deciso di partecipare al Sabo Rosa?
Devo ammettere che quando ho visto l’ammortizzatore rosa mi sono innamorata subito, perché mi piace molto la componentistica dei mezzi pesanti. Poi credo sia una bellissima iniziativa, che dà rilievo alle donne autista nell’ambito del trasporto. C’è davvero molto fermento, in questo momento, e le ragazze alla guida sono sempre di più. Questa cosa mi piace molto ed è interessante lo spazio che il Sabo Rosa dà al movimento.
Quali sono i lati positivi del tuo lavoro e quelli che vorresti cambiare?
Innanzitutto mi piace perché mi permette di lavorare in autonomia, anche se ovviamente sono in contatto con la clientela e i colleghi. Poi guidare mi rilassa molto ed è gratificante quando alcuni clienti che ho servito in passato chiamano in azienda per chiedere che sia io l’autista per il prossimo viaggio. Sui lati negativi devo dire, dal mio punto di vista, che gli autisti sono poco tutelati, a livello di legge. Quando succede qualcosa per strada viene spesso data la colpa al conducente e così scatta subito la sospensione della patente. All’estero c’è un’attenzione diversa per chi lavora alla guida. Poi, purtroppo, gli autisti oggi non sono trattati molto bene e sono figure quasi marginali, soprattutto nel turismo.
Abbiamo riportato qui nel nostro blog tutte le storie delle trenta partecipanti al quattordicesimo concorso per il “Sabo Rosa” . Manca ormai poco all’assegnazione del Premio offerto ogni anno dalla Roberto Nuti Group, in occasione della Festa della Donna, e che viene conferito a una lavoratrice del mondo dei trasporti. Il “premio” consiste in un esemplare unico dell’ammortizzatore Sabo tinto di rosa e in un pranzo in onore della vincitrice. Come sapete hanno diritto a ricevere il SABO Rosa: autiste di camion, bus, autoscale; meccaniche, dirigenti di aziende di trasporto, dipendenti o lavoratrici autonome in ogni settore della filiera: dalla produzione alla ricambistica, passando per la logistica.
Quest’anno sono veramente tante le partecipanti, sperando che sia un segno che la presenza femminile nel mondo dell’autotrasporto – sia di merci che di persone – sta aumentando, facciamo a tutte l’augurio di essere la vincitrice.
Anche se, per noi, sono già tutte vincitrici: per la passione che mettono nel proprio mestiere e per la grinta e la determinazione a superare tutti gli ostacoli e i pregiudizi che purtroppo ancora ci sono, anche se grazie a una presenza sempre maggiore di donne al volante le cose stanno pian piano migliorando. Auguri a tutte le colleghe e buona strada sempre!
Roberta è un’altra figlia d’arte, viaggiava in pullman con suo papà già da piccola e per lei è stato naturale intraprendere la stessa carriera. Sono stati i suoi colleghi a suggerirle di partecipare al Sabo Rosa 2023.
Attività: autista di autobus Residenza: Campobasso
Quando hai capito che quello del trasporto sarebbe stato il tuo lavoro, il tuo mondo?
Fin da piccola ho sentito il richiamo dei camion. Mio padre è autista e quando mi portava con lui sui pullman, anche nei lunghi viaggi all’estero, ero felicissima. Quindi è stato naturale, per me, seguire le sue orme. Oggi trasporto passeggeri lungo la tratta che corre da San Salvo, in provincia di Chieti, a Roma Tiburtina e Fiumicino, per la ditta di trasporti abruzzese Dicarlobus.
Perché hai deciso di partecipare al Sabo Rosa?
Alcuni colleghi e amici mi hanno inviato il link, suggerendomi di partecipare perché sono una delle pochissime autiste della mia età in Abruzzo e Molise. Mi prendono come esempio, sperando che altre ragazze seguano la mia strada.
Quali sono i lati positivi del tuo lavoro e quelli che vorresti cambiare?
I lati positivi sono diversi, perché guidare mi piace molto. La tratta che faccio è sempre la stessa, quindi non ho occasione di vedere posti nuovi, ma quando la ditta mi assegna un noleggio posso visitare luoghi diversi e interessanti. Il lato negativo sono le ore che passo fuori. La giornata lungo la linea San Salvo – Roma dura in totale 12 o 13 ore, fra il viaggio vero e proprio e il tempo che si passa fermi a Fiumicino, nell’attesa di ripartire. È un lavoro impegnativo che, sempre più spesso, ultimamente è reso difficile per colpa di alcuni passeggeri che fanno perdere la pazienza per la loro arroganza.
Elena ha cominciato tardi a guidare gli autobus ed ora sta prendendo anche le patenti per i camion, partecipa al concorso per il Sabo Rosa 2023 perchè si è resa conto che sono ancora poche le donne alla guida dei mezzi pesanti.
Attività: autista di autobus Residenza: Mezzolombardo (TN)
Quando e come è nata la tua passione per i camion? Quando hai capito che quello dei camion sarebbe stato il tuo lavoro, il tuo mondo?
Ho intrapreso tardi la carriera di autista di autobus, a 53 anni, però non ho intenzione di fermarmi qui. Dopo la patente D, per il trasporto di persone, nel dicembre 2022 ho conseguito la patente C per i camion, e ho in programma di dare l’esame per la E, per il traino di rimorchi. Guidare gli autobus mi appassiona anche se, devo ammetterlo, è molto stressante, perché il contatto con il pubblico a volte è difficile.
Perché hai deciso di partecipare al Sabo Rosa?
Ho deciso di candidarmi al Sabo Rosa perché mi sono resa conto che le donne alla guida di mezzi pesanti sono in netta minoranza. D’altronde è un lavoro che impegna fisicamente e ci vuole tanta passione per scegliere questo mestiere, oltre ad un considerevole impegno economico per sostenere gli esami e mantenere patenti e certificazioni.
Cosa non ti piace e cosa ti piace di questo lavoro?
Guidare mi entusiasma molto. Se devo trovare un difetto al mio lavoro è che spesso si sta fuori casa anche 16 o 18 ore consecutive, ovviamente non tutte alla guida, ma comunque lontano dai propri affetti.
Attività: autista di autobus Residenza: Torricella in Sabina (RI)
Quando hai capito che quello dei camion sarebbe stato il tuo lavoro, il tuo mondo?
Mio padre faceva l’autista di autobus e io sono cresciuta con i suoi racconti e ammirandolo mentre era alla guida. Inoltre ho tre fratelli con i quali trascorrevo del tempo fra motorini, motori di auto e pezzi di ricambio. Direi che non ho avuto scampo.
Prima però, ho lavorato per qualche anno in un’azienda di telecomunicazioni ma non ero soddisfatta. Quando si aperto il concorso ad Atac, l’Azienda per la mobilità di Roma Capitale, per autisti di autobus, ho partecipato e ho vinto. All’inizio è stato complicato, perché abito a Chieti e lavoro a Roma, ma ora sono molto contenta di guidare il mio bus, è un 18 metri, per la città.
Perché hai deciso di partecipare al Sabo Rosa?
Ho visto il post su Facebook e ho pensato subito che fosse un’iniziativa molto bella per le donne che lavorano nel settore. Una cosa diversa dal solito. Così mi sono iscritta, prima che lo facesse mia figlia per me, come è capitato con il concorso Miss Mamma Lazio dello scorso anno.
Quali sono i lati positivi del tuo lavoro e quelli che vorresti cambiare?
La cosa positiva sono i turni, che posso gestire e che mi permettono di lavorare al mattino presto per essere a casa dai miei figli al pomeriggio. La cosa più complicata è lavorare nei giorni festivi, ma è un mestiere che mi permette una vita dignitosa. E poi devo dire che i rapporti con i colleghi e con le persone che si incontrano lavorando sono sempre molto buoni e non ci sono discriminazioni.
I lati negativi sono davvero pochi, a parte il traffico della città, le sveglie di mattina molto presto per andare al lavoro e il fatto che siamo ancora in poche donne a fare questo lavoro.
Quando e come è nata la tua passione per i camion? Quando hai capito che quello dei camion sarebbe stato il tuo lavoro, il tuo mondo?
Da piccola seguivo mio papà in Sicilia seduta in cabina, nel suo camion, ma la mia passione sono sempre stati gli autobus. Circa 15 anni fa, pur avendo due bambini piccoli, mi sono decisa e ho conseguito le patenti professionali. Dopodiché ho cominciato la trafila dei concorsi pubblici. Per diversi anni non è andata bene poi, nel 2018, proprio a Napoli, la mia città, fu pubblicato un nuovo bando di assunzione per autisti di autobus. Partecipai demotivata, dicendomi che quello sarebbe stato l’ultimo tentativo. Invece, fin dai primi test di selezione, le cose andarono per il verso giusto e superai brillantemente tutte le prove. Oggi lavoro per l’Eav, l’azienda di trasporto pubblico della Regione Campania.
Perché hai deciso di partecipare al Sabo Rosa?
A segnalarmi il Sabo Rosa è stato un mio collega. Leggendo il regolamento ho deciso di candidarmi per onorare noi donne che, in questo settore, siamo ancora poche e, spesso, dobbiamo superare molte difficoltà.
Quali sono i lati positivi del tuo lavoro e quelli che vorresti cambiare?
Amo questo mestiere, un sogno che è diventato realtà. Mi piace rendermi utile, accompagnare le persone a lavorare, a studiare. Mi fa sentire realizzata. Una cosa che non mi piace, invece, è il traffico delle grandi città e la poca tutela nei nostri confronti.
Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità . Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001.
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