Silvia lavora in ufficio nell’azienda di trasporto della sua famiglia, ma se serve guida anche il camion!
Il link:
https://www.sabo.it/silvia-chiari/
La sua intervista:
Attività: autista di camion
Residenza: Neive (CN)
Quando hai capito che quello del trasporto sarebbe stato il tuo lavoro, il tuo mondo?
Fin da quando frequentavo le scuole superiori ho dato una mano per la fatturazione nell’azienda di autotrasporti di famiglia. Dopo il diploma ho lavorato per qualche anno in una software house ma poi ho preferito entrare nella società dei miei genitori. Oggi lavoro in ufficio e seguo la parte amministrativa e la logistica, ma ho la
patente C e quando occorre do una mano anche con i camion. La nostra è una piccola realtà circondata da grandi aziende di trasporto. Una specie di Davide in un territorio pieno di Golia. Però siamo contenti, perché c’è lavoro per tutti.
Perché hai deciso di partecipare al Sabo Rosa?
Ho seguito le scorse edizioni del Sabo Rosa e mi è sempre piaciuto leggere i profili delle candidate e scoprire. Quest’anno ho deciso di confermare la mia partecipazione
Quali sono i lati positivi del tuo lavoro e quelli che vorresti cambiare?
Sono molto soddisfatta quando riusciamo a far circolare tutto il parco mezzi dell’azienda, che a giugno 2023 abbiamo ampliato con l’acquisto di un nuovo bilico guidato da un nuovo autista.
Da parte mia mi sono iscritta al secondo anno del corso universitario di scienze e tecnologie dei trasporti, per mantenermi sempre aggiornata e competente.
Serenella ha lavorato alcuni anni come camionista e ora è passata al volante degli autobus, anche lei è in concorso per il Sabo Rosa 2024.
Il link:
https://www.sabo.it/serenella-griggio/
La sua intervista:
Attività: autista di camion
Residenza: San Giorgio in Bosco (PD)
Quando hai capito che quello del trasporto sarebbe stato il tuo lavoro, il tuo mondo?
Da bambina sognavo di guidare gli aerei, tanto che a 18 anni andai a fare la visita militare per poter prendere il brevetto di volo, ma non risultai idonea. A quel punto dovetti ridimensionare i miei desideri e puntai sulla patente C. Un giorno, dopo essermi sposata decisi che non potevo continuare a rimanere chiusa in una fabbrica e presi la patente. Dopo alcuni anni come camionista, a causa della chiusura dell’azienda di trasporti per cui lavoravo, ho cominciato a guidare gli autobus di Flixbus sulle tratte Venezia – Montpellier e Venezia – Torino.
Perché hai deciso di partecipare al Sabo Rosa?
All’inizio sono stati i miei colleghi e le mie amiche che hanno insistito. A quel punto, dopo un po’, ho deciso di candidarmi. E vediamo come va.
Quali sono i lati positivi del tuo lavoro e quelli che vorresti cambiare?
La cosa più bella di questo lavoro è che si è liberi, si viaggia molto e si entra in contatto con tante persone. Con il cambio di lavoro dal camion alla corriera, alcune cose sono migliorate (ad esempio ora quando sono fuori dormo in albergo ed è più comodo) mentre altre mi rendono la vita un po’ più complicata. Ora non ho più sabati e domeniche liberi, perché si viaggia sempre, e lo stipendio è un po’ diminuito, considerando anche che mangiare in autogrill è molto costoso.
Un’altra collega che partecipa al concorso per il Sabo Rosa 2024 è Livia della provincia di Padova.
Il link:
https://www.sabo.it/livia-manolache/
La sua intervista:
Impiego: autista di camion
Residenza: Selvazzano Dentro (PD)
Quando hai capito che quello del trasporto sarebbe stato il tuo lavoro, il tuo mondo?
Prima della pandemia ho cominciato a cercare un nuovo lavoro perché, essendo una ragazza madre, avevo bisogno di aumentare il budget della famiglia. Guardando negli annunci ho notato che tantissime aziende cercavano autisti e così ho deciso di prendere la patente . E sono molto contenta di averlo fatto. Oggi guido per un’azienda di trasporti del Veneto e i viaggi mi permettono di tornare a casa da mia figlia tutte le sere.
Perché hai deciso di partecipare al Sabo Rosa?
Perché ho rispetto per le persone che fanno questo lavoro e questa mi sembra una bella iniziativa per dare valore a tutte le donne autista.
Quali sono i lati positivi del tuo lavoro e quelli che vorresti cambiare?
Il lato positivo è che sul camion ci sei tu con la tua volontà e le tue capacità. Non c’è nessuno che ti guarda o ti giudica, e se sei bravo e sai gestirti, è un lavoro che ti lascia molta libertà. Poi mi piace moltissimo viaggiare e conoscere persone nuove e posti mai visti, scoprire l’Italia. Per il resto io sono una persona che si adatta a tutto.
Maria Luisa guida gli autosnodati nella sua città, ma ha anche viaggiato in camion insieme a suo marito.
Il link:
https://www.sabo.it/maria-luisa-ciurca/
La sua intervista:
Attività: autista di camion, autista di autobus
Residenza: Nizza Monferrato (AT)
Quando hai capito che quello del trasporto sarebbe stato il tuo lavoro, il tuo mondo?
L’ho capito a 18 anni, quando mi sono fidanzata con mio marito, che ha un’azienda di autotrasporto. Così ho cominciato a viaggiare assieme a lui, oltre i confini nazionali. Da sempre ho la passione per i motori e la meccanica, compravo motorini, motociclette, l’Apecar, ma da quel momento l’idea di prendere la patente di guida per i camion ha guadagnato una ragione in più. Oggi sono conducente di autobus, per la Bus Company di Cuneo, e sono l’unica donna in città che guida un autosnodato, sia nelle tratte urbane sia in quelle extraurbane.
Perché hai deciso di partecipare al Sabo Rosa?
Ho visto il post su Facebook e mi sono incuriosita. Ho deciso di iscrivermi perché è una bella iniziativa dedicata alle donne autista.
Quali sono i lati positivi del tuo lavoro e quelli che vorresti cambiare?
Ogni lavoro ha i suoi pro e contro. Guidando l’autobus mi piace l’idea di essere in giacca e cravatta e di avere orari certi, cosa che ad esempio non capita quando si guidano i camion. È anche vero che si hanno molte responsabilità, trasportando persone, e ci sono tempi che non è sempre facile rispettare perché si guida nel traffico cittadino. Però è un lavoro che mi gratifica e piace molto.
Tra le camioniste in gara per il Sabo Rosa 2024 c’è anche Lory, iscritta a sua insaputa dalla sua sorellina!
Il link:
https://www.sabo.it/lory-della-giovanna/
La sua intervista:
Lory Della Giovanna
Attività: autista di camion
Residenza: Primaluna (LC)
Quando hai capito che quello del trasporto sarebbe stato il tuo lavoro, il tuo mondo?
“Ho iniziato questa professione per caso, lavorando per un’impresa edile con la quale collaboro ancora oggi, in particolare per mansioni di sgombero neve… E’ un lavoro nato per caso ma diventato subito passione!”
Perché hai deciso di partecipare al Sabo Rosa?
“L’iscrizione l’ha fatta di nascosto la mia sorellina, con il mio compagno come complice.”
Quali sono i lati positivi del tuo lavoro e quelli che vorresti cambiare?
“Non mi piace, cosa comune a tutti i settori, la mancanza di meritocrazia! Per il resto mi piace proprio tutto”.
La storia di Palmira è la dimostrazione che non è mai troppo tardi per poter realizzare il proprio sogno: guidare un camion!
Il link:
https://www.sabo.it/palmina-mura/
La sua intervista:
Attività: autista di camion
Residenza: Alseno (PC)
Quando hai capito che quello del trasporto sarebbe stato il tuo lavoro, il tuo mondo?
Era il mio sogno fin da ragazza, sogno accantonato perché sono diventata mamma molto giovane, e ora sono già nonna. Quindi, per crescere i miei quattro figli, ho lavorato per vent’anni in una RSA dove mi occupavo di accudire le persone anziane. Poi è arrivato il Covid e, quello, è stato un momento emotivamente molto difficile, che mi ha portato a prendere la decisione di realizzare il mio sogno. Ho conseguito le patenti mettendoci tutte le mie energie e il 5 agosto 2021 sono finalmente salita su un camion. Tanta fatica all’inizio, ma ho trovato una piccola azienda che mi ha dato fiducia e sono partita. Lavoro nel trasporto industriale e guido un centinato.
Perché hai deciso di partecipare al Sabo Rosa?
Mi piacerebbe che il mio vissuto fosse da esempio per tante donne, che magari pensano che a cinquant’anni non si possa più cambiare vita. I miei figli mi hanno detto di provarci e sono qui.
Quali sono i lati positivi del tuo lavoro e quelli che vorresti cambiare?
Non c’è nulla che non mi piace in questo lavoro. L’ho scelto e voluto nonostante tutte le difficoltà avute e adesso sono orgogliosa di me.
Elda la conosciamo già tutte, è una delle prime “ragazze” del nostro gruppo, e anche quest’anno partecipa al concorso per il Sabo Rosa 2024!
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https://www.sabo.it/elda-guarise/
La sua intervista:
Attività: autista di camion
Residenza: Cittadella (PD)
Quando hai capito che quello del trasporto sarebbe stato il tuo lavoro, il tuo mondo?
I camion mi sono sempre piaciuti, fin da quando lavoravo come carrellista in un magazzino di frutta e verdura. In quel periodo mio marito faceva l’autista e quando decidemmo di comprare un camion nuovo e una nuova casa, ci siamo trovati a dover far fronte all’esigenza di una patente in più per dare una mano alla famiglia che cresceva. Così sono salita anch’io sul camion.
All’inizio, ormai venticinque anni fa, facevamo viaggi anche lunghissimi. Ai tempi non c’erano le ore di guida da rispettare, dormivamo fuori di notte, si andava a caricare il camion all’alba e alla sera si provava a tornare a casa, per cucinare e stare un po’ con i figli.
Ora abbiamo una nostra azienda di trasporti, con sei mezzi e un paio di autisti che lavorano con noi, oltre ovviamente ai nostri figli. Marta e Mattia, che lavorano in ufficio, ed Ermes, che viaggia come me e suo padre. Principalmente lavoriamo con la Svizzera: trasportiamo un po’ di tutto ma in particolare il vino. Abbiamo un camion frigo che lo tiene fresco anche d’estate.
Perché hai deciso di partecipare al Sabo Rosa?
Sono ambassador della Volvo e il responsabile della nostra zona mi ha detto: perché non ti iscrivi al Sabo Rosa, è una cosa che fa per te! Io all’inizio non volevo, perché mi sentivo fuori età, ma poi mi sono convinta. In fondo sono una super nonna camionista.
Quali sono i lati positivi del tuo lavoro e quelli che vorresti cambiare?
Il vero problema, soprattutto per noi donne autista, sono i servizi. Spesso i bagni, le docce, che si trovano viaggiando, sono molto scomodi per non dire sporchi. Io ormai mi sono organizzata con disinfettante e spugne, ma sarebbe meglio che di queste cose si occupassero i gestori. Per il resto è tutta questione di passione e di organizzazione. Questo è un lavoro che puoi fare solo se il tuo cuore batte per i camion.
Mi piace leggere le storie delle ragazze che partecipano al concorso del Sabo Rosa, Consuelo è una nuova collega che ha realizzato da pochi mesi il suo sogno di guidare un camion!
Il link:
https://www.sabo.it/consuelo-viola/
La sua intervista:
Attività: autista di camion
Residenza: Loano (SV)
Quando hai capito che quello del trasporto sarebbe stato il tuo lavoro, il tuo mondo?
“Ho sempre sognato questo mondo fin da piccola, quando guardavo con ammirazione i camion sulla strada. Per tanti anni non ho avuto il coraggio di prendere questa direzione professionale poi, verso i trent’anni, dopo la morte del mio cane, che per me era come un figlio, il mio compagno mi ha convinta a prendere la patente C, un modo per tenermi occupata in un momento difficile. Ho preso tutte le patenti poi sono rimasta in stallo per un certo periodo, perché trovavo molta diffidenza nei mie confronti, in quanto donna. Ho trovato tanti ostacoli ma li ho superati brillantemente e adesso, da sei mesi a questa parte, questa è la mia professione”.
Perché hai deciso di partecipare al Sabo Rosa?
“Sono anni che seguo il Sabo Rosa, mi ha incuriosita tantissimo e trovo bello il fatto che si dia importanza a una categoria, che non è solo quella della autotrasportatrici o delle autiste di autobus, ma è qualcosa di più ampio, si tratta delle donne che lavorano con caparbietà e competenza in questo difficile ambiente.”
Quali sono i lati positivi del tuo lavoro e quelli che vorresti cambiare?
“Non mi piace che in questo lavoro ci siano ancora tanti tabù legati alle donne e, a volte, capita anche di ascoltare allusioni, commenti e avance non proprio piacevoli. Allo stesso tempo ci sono tante persone gradevolmente sorprese nel vedermi alla guida e questa è la parte che mi più mi piace di questo lavoro”.
Anche quest’anno sono numerose le colleghe che partecipano al concorso del Sabo Rosa. Ben 18 tra autiste di autobus, camion e NCC. Le iscrizioni si sono chiuse e io vi voglio proporre anche sulle nostre pagine le loro storie.
Vi state chiedendo che cos’è il SABO Rosa?
“Il SABO Rosa è il tradizionale riconoscimento che, in occasione della Festa della Donna, viene conferito a una lavoratrice del mondo dei trasporti. Il “premio” consiste in un esemplare unico dell’ammortizzatore Sabo tinto di rosa e in un pranzo in onore della vincitrice.
Hanno diritto a ricevere il SABO Rosa: autiste di camion, bus, autoscale; meccaniche, dirigenti di aziende di trasporto, dipendenti o lavoratrici autonome in ogni settore della filiera: dalla produzione alla ricambistica, passando per la logistica.”
Buona strada a tutte le colleghe che partecipano!
https://www.sabo.it/news/sabo-rosa/
Io sono sempre affascinata dalle storie delle donne camioniste degli anni passati. Quella di Irene poi è una storia veramente speciale, in quanto lei fu una delle poche donne camioniste a effettuare viaggi sulla linea del Medio Oriente negli anni ’70. Una vera pioniera!
Vi metto alcuni link di articoli su di lei:
https://www.aargauerzeitung.ch/leben/frau-am-steuer-die-verruckte-geschichte-der-ersten-schweizer-fernfahrerin-ld.1239231
https://www.pilatustoday.ch/zentralschweiz/luzern/geschichte-der-ersten-schweizer-fernfahrerin-138508738
https://static1.squarespace.com/static/5ef204a92f151722ebb7bee3/t/60eeccbedf3d323292d799a3/1626262718325/20200720_CH+Media_Jre%CC%80ne+Liggenstorfer.pdf
Sono scritti in tedesco, lingua che non conosco a parte qualche parola, ma con l’aiuto di un amico tedesco, Michi – che parla un pò di italiano – che me ne ha fatto un riassunto, e un po di traduttore sono riuscita a mettere insieme un testo, spero che vi piaccia leggere la sua storia:
“Nel 1973 Irene aveva 17 anni e ancora studiava, ma in primavera riusci a partire col fratello di una sua amica, Ueli, per un viaggio a Teheran. Avevano un mese di tempo e 12.000 km da percorrere per giungere a destinazione. Mentre attraversavano la Jugoslavia comunista, nei pressi di Belgrado, lei si mise per la prima volta al volante di un camion. Non avevano GPS nè cellulare, ma una scatola piena di carte stradali e la posizione del sole come guida. Dopo aver preso confidenza col cambio a 16 marce e con un veicolo lungo 18 metri Irene decise che avrebbe voluto fare la camionista. Con Ueli nacque anche una storia d’amore, lui diventò il suo istruttore di guida segreto e successivamente suo marito e il padre dei suoi figli.
I suoi non erano d’accordo, cosi lei fini i suoi studi, fece l’apprendistato come infermiera, ma nel frattempo consegui le patenti per guidare i camion senza dire niente a nessuno.
Finita la formazione mise i suoi familiari di fronte al fatto compiuto, nonostante loro non fossero per niente d’accordo, anzi pensavano che fare la camionista piuttosto che l’nfermiera fosse un passo indietro dal punto di vista sociale.
Ebbe molte avventure nei dieci viaggi che fece in Iran, il percorso era sempre lo stesso ma succedeva sempre qualcosa di diverso. Piccoli guasti da risolvere, infinite pratiche burocratiche da sbrigare quando si attraversavano i confini. Una volta, grazie alla sua formazione da infermiera, aiutò addirittura un collega svizzero che si era ammalato a tornare a casa occupandosi di lui.
Durante i lunghi tempi di attesa a destinazione per lo scarico, Irene girava per i bazar della città e comprava provviste. Successe che un giorno un uomo le tagliò da dietro i suoi capelli, raccolti in una coda di cavallo, per motivi religiosi. “Come camionista, probabilmente ho minacciato troppo il suo modo di pensare patriarcale” dice. Da allora indossò sempre un cappello.
Negli anni ’70 numerosi svizzeri si recavano in Iran o addirittura in Pakistan con i camion. Irene descrive questo periodo come un “boom orientale”. Viaggiava sempre con suo marito. Insieme hanno portato a Teheran interi rimorchi pieni di asciugacapelli, macchine da cucire e persino una Range Rover.
Spesso diversi conducenti si univano per formare piccoli convogli. I camionisti si incontravano nei parcheggi lungo il percorso, o alle fontane dove si fermavano a fare rifornimento di acqua, o nelle leggendarie aree di sosta per camion. Erano sempre tutti contenti di unirsi a loro, Ueli aveva molta esperienza e parlava diverse lingue. Anche la formazione di Irene come infermiera era un vantaggio.
Due anni dopo la caduta dell’Iran nelle mani dei Mullah, Irene voleva tornarci nuovamente. Ma i problemi cominciarono con l’ambasciata iraniana a berna, non volevano rilasciale il visto. Pensavano che Irene fosse una giornalista sotto copertura. Cosi lei prese il suo camion e lo parcheggiò direttamente davanti all’ambasciata bloccandone l’ingresso. “Ha funzionato, ho ricevuto i documenti il giorno stesso.” dice.
A quel tempo erano pochissime le donne che viaggiavano verso l’ Oriente. Successivamente, mentre guidava sulle strade d’ Europa, ha incontrato altre donne camioniste.
Dopo i cambiamenti politici degli anni ’80, l’Arabia Saudita era l’unica destinazione rimasta per le merci dirette in Medio oriente. Ma li alle donne era vietato guidare. Cosi da allora viaggiò per l’Europa da sola, senza il marito Ueli. Dopo essere scampati per un pelo al furto di un camion e a una valanga, lei e suo marito hanno deciso di stabilirsi.
Dall’inizio del millennio non esistono più camionisti svizzeri a lunga percorrenza, spiega Irene. Ci sono quasi solo gli europei dell’Est che lavorano per salari bassissimi. Ciò significa che in Svizzera è crollato un intero settore.
Per commemorare quell’epoca ha scritto e illustrato un libro nell’ambito del progetto culturale “Edition Unik” . In esso racconta la sua storia e quelle di dieci colleghi, quasi cinquant’anni dopo essersi messa per la prima volta al volante di un camion.
Il libro si può ordinare per e-mail: vrthr@bluemail. ”
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