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La storia di Sara….

 

Un’altra collega di nome Sara! (Che sia un nome da camionista?)

Questa è la sua bella storia dalla pagina di Uomini e Trasporti, sempre a firma di Elisa Bianchi.

Buona strada sempre da tutte noi!

Questo è il link dell’articolo:

https://www.uominietrasporti.it/uet-blog/anche-io-volevo-il-camion/sara-bizzaro-come-inseguire-il-proprio-sogno-ogni-giorno-dalla-cabina-di-un-camion/

Inizia cosi:

Sara Bizzaro, come inseguire il proprio sogno ogni giorno, dalla cabina di un camion

Anni trascorsi a nascondere la passione per l’autotrasporto per paura di non essere compresa dalla famiglia. Poi la svolta, Sara Bizzaro sale sul camion e non lo lascia più fino alla nascita della sua bambina, Amy. Apre una panetteria e mette da parte il suo sogno per qualche tempo, prima di rendersi conto che per lei la felicità è guardare il sole nascere e tramontare dalla cabina del suo camion

Tutti i bambini hanno dei sogni nel cassetto. Alcuni si realizzano, altri vengono dimenticati, altri semplicemente si trovano a dover fare i conti con la realtà. Altri ancora vengono nascosti per la paura del giudizio altrui, ma prima o poi quei sogni tornano a bussare e non si può più ignorarli. È proprio questa la storia di Sara Bizzaro, classe 1978, un tempo bambina che guardava di nascosto e con occhi sognanti i camion e oggi qualificata e apprezzata autista della Manfrinato Giusto SRL, azienda di Monselice, in provincia di Padova, che l’ha accolta nella sua flotta permettendole di portare avanti il suo sogno. Eppure, la strada per arrivarci non è stata affatto semplice.

Sara, come è nata la tua passione per questo mestiere?

Vengo da una famiglia nella quale non ci sono autisti, i miei genitori erano infermieri e anche mia sorella, di poco più piccola di me, ha seguito le loro orme e oggi lavora nell’ambiente ospedaliero. Eppure, fin da piccolissima, camion e trattori mi sono sempre piaciuti. Io e mia sorella giocavano spesso in terrazza e da lì vedevo arrivare i camion che andavano in una fabbrica vicino casa. La strada era stretta e rimanevo sempre affascinata dalle grandi manovre che facevano.

Quando hai capito che volevi fare anche tu quelle manovre?

In realtà, agli inizi di vergognavo a confessare questo sogno. Non lo dissi neanche ai miei genitori e lo accantonai. Presi il diploma alla scuola alberghiera e iniziai a lavorare nel settore della ristorazione, come pasticcera. Poi, a seguito di una tragedia familiare che mi aveva gettato in uno stato di profondo shock, un amico autista a cui avevo confessato la mia passione mi propose di fare con lui qualche giro in camion, per tirarmi su di morale. In quel momento mi sono resa conto che quella doveva essere la mia strada, non potevo più ignorarla. Eppure, il senso di vergogna ancora c’era. Nel 2005 presi le patenti di nascosto dalla mia famiglia, erano altri tempi e c’erano ancora forti pregiudizi, sia in casa che fuori. Annunciai la mia decisione solo a cose fatte. L’amico che mi aveva incoraggiato mi portò a parlare con il titolare dell’azienda per cui lavorava che mi propose di iniziare a lavorare come magazziniera e all’occorrenza come autista. È iniziata così la mia esperienza in questo settore.

Però volevi qualcosa di più…

Più facevo esperienza sul camion, più mi rendevo conto che volevo farlo a tempo pieno. Mi chiamò un’azienda che faceva lavori stradali e accettai, iniziando a portare con la motrice asfalto e materiale inerte. Negli anni ho cambiato più volte aziende, ho la fortuna di poter dire che i tasselli mancanti sono sempre arrivati al momento giusto. Per esempio, allora lavoravo poco in inverno, e così per un certo periodo ho iniziato a fare anche linea con il bilico, toccando con mano il vero lavoro dell’autista. Passavo le notti fuori e diciamocelo era dura, soprattutto perché in quel periodo non c’era ancora la regolarizzazione che c’è oggi, ma quello è stato il coronamento del mio sogno. La vita però non aveva smesso di mettermi di fronte a delle sorprese e così nove anni fa sono diventa mamma di Amy.

Come hai conciliato le due cose?

Prima di rimanere incinta avevo iniziato a lavorare come autista di pulmini per pazienti in dialisi. Il lavoro era calato e avevo accettato questa opportunità che, almeno i primi tempi, mi permise di conciliare la gravidanza con il mio lavoro da autista. La verità però è a che a un certo punto ho dovuto mettere da parte del tutto la mia passione e lasciare il volante. Per qualche anno, grazie anche al grande aiuto di mio papà con la bambina, ho gestito una mia panetteria, ma appena Amy è diventata più grande ho capito che non potevo più stare lontana dai camion, non mi sentivo realizzata. Così lo scorso anno ho fatto domanda come autista alla Manfrinato Giusto, mi hanno presa e sono tornata a essere felice.


 

(…) il resto dell’intervista sulla pagina di Uomini e trasporti.

Buona lettura!

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Un articolo interessante

 

Ho trovato e letto questo articolo su “La nuova Sardegna”, mi è piaciuto l’argomento e ho pensato di condividerlo qui nel nostro blog.

Perchè si fa tanto parlare di discriminazione nei confronti delle donne nel mondo del lavoro e poi le prime a discriminare sono altre donne…  per fortuna  ci sono anche uomini diversi, che vanno apprezzati per le loro scelte.

Buona lettura, questo è il link:

https://www.lanuovasardegna.it/oristano/cronaca/2022/05/19/news/la-risposta-sarda-alla-franchi-valentina-e-il-suo-pancione-non-abbiano-alcuna-fretta-1.41451342

E questo è l’inizio dell’articolo:

La risposta sarda alla Franchi: «Valentina e il suo pancione, non abbiano alcuna fretta»

La foto di Valentina Pala diventata virale sui social dopo il post pubblicato da Nicola Fabbri

 

Santa Giusta, Tirso e la dipendente in dolce attesa: «Deciderà lei quando lavorare»

SASSARI. Un pancione di sei mesi che buca l’obiettivo, il marchio aziendale sullo sfondo, poche righe di testo che colpiscono nel segno. Tirso manda un messaggio chiaro sul tema del lavoro femminile e della maternità, caldissimo in questi giorni. E praticamente dal nulla nasce una piccola campagna di marketing capace di diventare virale sulla rete. Potere del web, ma ancora di più delle idee.

La risposta tutta sarda alle parole della stilista Elisabetta Franchi («nelle posizioni di vertice assumo solo donne over 40, hanno già fatto figli») nasce quasi per scherzo nella sede di Santa Giusta della Tirso, storica azienda isolana di trasporti e logistica. Dove Valentina Pala, responsabile della finanza del gruppo, è al sesto mese di gravidanza. E dove Nicola Fabbri, nelle vesti del “capo”, decide di prendere posizione sulla questione. Sottolineando che alla sua dipendente non verrà posto alcun ostacolo nel suo percorso di maternità.

 

(….) continua sulla pagina de “La nuova Sardegna”.

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Buon compleanno “Thelma & Louise”

“Thelma & Louise”. Ho scoperto che proprio oggi questo film compie 30 anni tondi tondi…

In realtà è un pò di giorni che le notizie su questo compleanno e sul significato di questo film si susseguono sui vari siti di film e giornalistici… basta girare nel web e si trovano articoli su articoli.

Cosi ho pensato di scriverne anche qui, perchè questo film l’ho visto e rivisto… e mi è sempre piaciuto tantissimo, ma… il finale, no. Non ho mai sopportato l’idea che due donne stupende come le protagoniste del film, per poter essere finalmente libere dovessero morire. In un mondo ancora troppo maschilista la libertà femminile non era una cosa normale.

Ma la vita è un prezzo troppo alto da pagare… ieri come oggi.

Sono passati trentanni, sembra ieri, cosa è cambiato veramente nella società? Nella mentalità delle persone?

Le donne sono più libere di essere se stesse o è tutta un’illusione?

Per chi non l’avesse mai visto, glielo consiglio perchè merita, per chi come me l’ha visto e rivisto è l’occasione buona per guardarlo un’altra volta….

Buona strada “Thelma & Louise”!

P.S. : non è una storia di camioniste, è una storia di DONNE!

 

In questo video c’è il finale:

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“A casa non si torna”

A casa non si torna”  è il titolo di un documentario che racconta “Storie di donne che svolgono lavori maschili” realizzato da Lara Rongoni e Giangiacomo De Stefano.   

Non è nuovissimo, anzi è del 2012, ne avevo trovato notizia nel web, poi ho scoperto che si poteva ordinare il DVD su ibs.it…

http://www.ibs.it/code/9788897992042/rongoni-laura/casa-non-torna.html 
Et voilà, è arrivato e me lo sono guardato!!!
Simonetta
Tra le protagoniste c’è anche una camionista, Simonetta, guida un camion della nettezza urbana a Bologna Le camioniste ci sono sempre quando si parla di lavori maschili fatti dalle donne. Anche se siamo sempre di più, restiamo sempre una categoria guardata con curiosità. Comunque tutte le storie raccontate sono interessanti, lavori un pò diversi, forse più pesanti, ma svolti con entusiasmo, probabilmente è quella la carta vincente. C’è Latifa, spazzina, c’è Maria, capocantiere, c’è Licia, archeologa, c’è Michela tecnico elettricista  e c’è Reina, attrice. E c’è anche la grande Franca Rame!!!
Qualche link di articoli che ne parlano:
http://www.cinemaitaliano.info/acasanonsitorna 
http://www.noidonne.org/articolo.php?ID=04369
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/04/03/anteprima-bologna-casa-torna-film-sulle-donne-lavori-maschili/202084/ 
Questo è il trailer, da Youtube:

 

Non ho ancora scritto che mi è piaciuto certo che si, io scrivo solo recensioni positive, ormai lo sapete!!!

P.S: guardando il documentario mi sono resa conto di essere un pò tonta (ma lo sapevo già!!) : io pensavo che il titolo fosse riferito al fatto che le donne che fanno lavori maschili hanno orari un pò diversi da quelli classici e che tornassero poco a casa…. ehm… no, “A casa non si torna” ha un altro significato, quello che le donne non vogliono tornare ad essere relegate al ruolo di casalinghe chiuse in casa, ma vogliono potersi realizzare nel mondo del lavoro!!!

Buona strada a tutte!!! 

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