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Diario di un plagio…

 Ho passato il sabato sera su Skype con gli amici colleghi del “Truckers on the move” ad ascoltare le avventure on the road di Patrick, Chiodo e Jean Paul, intanto che ascoltavo girovagavo su fb (io non ho il profilo, ma R. mi lascia entrare dal suo) in cerca di belle foto di camion (la mia passione), cosa che faccio spesso. Poi alcuni di loro loro sono andati a dormire e io ho continuato a gironzolare da un gruppo di camionisti all’altro, sono finita in una pagina dove ci sono parecchie foto di camion italiani. Li era tanto che non andavo. 
Ci sono anche parecchie foto di “baffi”, ero attirata da alcune immagini di vecchi camion del sud. Scorrevo la pagina… ho visto un post che iniziava dicendo:  “LA DEDICO A TUTTI!!!!”. Incuriosita, pensando ad un racconto di vita on the road, mi sono messa a leggerlo. Dopo un paio di righe ero già perplessa… io quelle parole le conoscevo… ma non era un dejà vù come capita a volte. Non era una sensazione, io quelle parole le conoscevo perché….
Ho continuato a leggere, per essere sicura…. si, io quelle parole le conoscevo perché quelle cose le avevo vissute in prima persona e quelle parole le avevo scritte io!!!! Era la storia dei miei inizi che avevo scritto qui nel Blog “Buona strada” anni fa!!!! Declinata al maschile e con un nome da uomo in sostituzione a “Monica”!!
Ci sono rimasta male. Veramente. Io che cito sempre le fonti di tutto, leggere la MIA storia fatta passare per quella di un altro… E con una sfilza di commenti “complimentosi”, che dicevano “che bella storia”, “che belle emozioni”, ecc…
Perché?  Mi sono chiesta perché una persona deve farsi bella agli occhi degli altri in questo modo? Almeno poteva farne semplicemente una simile, un riassunto, non copiarla parola per parola!!! (Tranne il pezzo iniziale che ha tralasciato perché troppo femminile). E’ quasi come aver subito un furto, anche se si tratta solo di parole scritte in un blog…
Sono andata a cercare nel blog il post “incriminato”, non ci ho messo molto, ho buona memoria, 7 febbraio 2008 (quasi 8 anni fa!), si intitola  “Autogrill”  e nostalgia – e inizia con la citazione della canzone di Francesco Guccini che adoravo allora come oggi…
Mi è venuta voglia di postare sotto ai commenti il link della pagina del blog… come rivalsa!!!
Per fortuna non ho un profilo fb, e con quello di R. non mi permetterei mai di farlo. Poi ho pensato di scriverne qui nel blog, senza fare nomi (sono stupida lo so, mi preoccupo io per lui!) ma solo come conoscenza del fatto… cosi se torna a cercare qualcosaltro… saprà che l’ho scoperto!!
Ho pensato anche che dovrei essere lusingata, visto che mi ha copiato e che il MIO racconto è piaciuto ad un po’ di gente!! Chissà se venissero a sapere che quei ricordi non sono quelli di un rude camionaro ma di una “dolce”  ex ragazza degli anni ’60!!! Gli piacerebbe ancora il racconto? Lo leggerebbero con occhi diversi? Mi resterà il dubbio… io il nome del collega non lo metto, la cosa strana è che l’ha pubblicato il 12 e io l’ho scoperto il 16, ma erano mesi che non visitavo quella pagina. Coincidenza o “stregoneria”???
Buona strada a tutti!!!
Questo è il post, lo ripubblico qui sotto!

7 febbraio 2008

“Autogrill” e nostalgia….

AUTOGRILL – Francesco Guccini (1983)
“La ragazza dietro il banco mescolava
birra chiara e Seven Up
e il sorriso da fossette e denti
era da pubblicità
come i visi alle pareti
di quel piccolo Autogrill
mentre i sogni miei segreti
li rombavano via i TIR….”
Ve la ricordate? Io si!!!! E’ la strofa iniziale di “Autogrill” di Francesco Guccini….mitica….quante volte sono partita con la fantasia ascoltando questa canzone….ero ancora “piccola” e il camion un sogno da realizzare…ci viaggiavo già qualche volta insieme al mio 25, ma da passeggera e passavo il tempo a stupirmi guardando il mondo fuori dai finestrini scorrere veloce e modulando al CB con i futuri colleghi che facevano di tutto per farmi cambiare idea!!
“Non è un lavoro da ragazze” mi dicevano, “si sta sempre via”, “è pesante”, “non ce la puoi fare”, “le donne devono pensare solo alla casa e alla famiglia”, e via di seguito…Forse queste parole sono state uno stimolo in più per impegnarmi a realizzare il mio sogno e  dimostrare che ce la potevo fare anche se tutti erano contrari!!
E cosi’ è stato. Ho vinto la mia scommessa.Monica agosto 1987Quando ho iniziato a guidare mi dicevano che avevo sposato il camion, non il mio 50, perché non gli mollavo mai il volante! In realtà non era cosi perché facevamo viaggi lunghi e ci davamo il cambio, ma per me era una soddisfazione grandissima essere alla guida.
Il primo camion che ho usato (un Saviem JP11) aveva ancora il motore aspirato, senza freno motore, pochi CV (131) e i freni pneumoidraulici, naturalmente a tamburo!  Mi ricordo i pomeriggi a cambiar le suole delle ganasce, a schiodarle e inchiodarle…le domeniche mattina a lavar la cabina e poi sotto a ingrassare la trasmissione e tutto il resto…era un camion già vecchio, era stato comprato usato, ma per me era il più bello del mondo, il mio PRIMO AMORE meccanico, non un semplice insieme di lamiere e bulloni e tubi e teli, ma un amico da accudire e con cui parlare la notte in autostrada…
Era a cabina corta, quindi senza brandina, dormivamo sul divanetto, se ci penso ora mi chiedo come facevamo a fare nord-sud più volte la settimana in quel modo…ma eravamo giovani…
D’inverno si ghiacciava perchè non aveva riscaldamento autonomo e poco dopo che ti eri fermato la cabina (tutta vetrata) diventava subito gelida, sarà che gli inverni degli anni ’80 erano più freddi, ma io mi ricordo del ghiaccio che si formava DENTRO la cabina….Brrrrrrr!!!!
Ora viaggiamo dentro a dei salottini superaccessoriati al confronto, allora bastava andare!
A volte mi sembra ieri, altre che sia passata un’eternità…Quando mi fermavano i “puffi” la prima cosa che mi chiedevano era “SE” avevo la patente, gli sembravo troppo piccola…mi ricordo di una volta a Modena che il portafoglio mi era finito in un angolo impensabile e non lo trovavo e loro che si stavano spazientendo….alla fine è saltato fuori e gli ho mostrato il documento con un sorriso da un orecchio all’altro!!!
C’erano anche dei colleghi che erano convinti che non avevo l’età…iniziavamo a parlare per baracchino e poi ci fermavamo a bere il caffè e mi dicevano “Monica, ma ce l’hai davvero la patente? C’avrai 17 anni…”
In quegli anni ho conosciuto tantissima gente, soprattutto colleghi che avevano anche più del doppio della mia età, per non dire il triplo, erano molto gentili con me, mi hanno dato “buoni consigli” per la guida, insegnato qualche trucco del mestiere e corretto errori di gioventù che non ho più ripetuto, forse sono io un po’ nostalgica, ma secondo me era un altro mondo, di persone più disponibili. Probabilmente una volta il motto “ siamo tutti sulla stessa strada”  era una cosa in cui credevano in molti. Ormai quelle persone sono andate tutte in pensione o partite per luoghi a noi sconosciuti….l’ultimo viaggio.
Quante volte ci siamo fermati a dare una mano? Tante! E allo stesso modo se avevamo problemi noi si fermavano i nostri compagni di viaggio: se mentre si parlava x CB uno scoppiava una gomma potevi stare certo che l’altro si sarebbe fermato con te per aiutarti a cambiarla…ora si viaggia tutti con la fretta e si è persa molta dell’umanità che c’era nella categoria.
Certo non erano tutte rose e fiori, questo no, e probabilmente la malinconia è legata anche agli anni della gioventù, ma io penso che oramai quello sia un mondo andato perduto o quasi.
Ora però devo partire….di strada da fare ce n’è anche stasera….un saluto a tutti e naturalmente:
Buona strada!
Moni.
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