Posts Tagged "sicurezza"

GIORNATA MONDIALE SICUREZZA STRADALE

Ciao a tutte/i

Oggi è la giornata mondiale della Sicurezza Stradale, vorrei scrivere di questo argomento, ma sono talmente tante cose da scrivere che non so da dove iniziare; ad esempio mi chiedo perché i media ne hanno parlato così poco, il ministro dei trasporti ha firmato il 27 ottobre la “Carta Europea della Sicurezza Stradale che più che un documento politico dovrebbe essere un accordo per intraprendere iniziative concrete per ridurre il numero delle vittime degli incidenti stradali e non mi sembra che abbia avuto il dovuto risalto.
Le inchieste che ho visto hanno trascurato diversi aspetti e non mi sono piaciute perché accusano spesso i camion e i camionisti, a priori, senza coerenza con le problematiche della circolazione; la mia impressione è che si tenda a reprimere con sanzioni e sottrazione di punti patente ma che verifiche e controlli siano indirizzati solo verso certi utenti della strada escludendone altri a priori… come dice un mio amico “in divisa” :” Vuoi che sulle telecamere non si vedano tutte le infrazioni che vediamo noi viaggiando, ma solo l’eccesso di velocità?”oppure :” Vuoi che le risorse manchino solo in certi casi e non in altri?”
Sarebbe un fiume di parole quello per analizzare la situazione e non sono certo io un’esperta, ma in realtà ognuno di noi ogni giorno è a contatto con questa realtà e vede cosa si potrebbe migliorare…
In questa giornata voglio ricordare le nostre vittime della strada, i nostri  amici e/o colleghi che hanno perso la vita svolgendo la loro professione; non si dovrebbe MAI morire di Lavoro, eppure troppo spesso l’opinione pubblica Dice:”…..MA FACEVA IL CAMIONISTA!!!”
Non deve passare il messaggio che è scontato che un camionista prima o poi ci rimetta la vita o l’integrità fisica.
Sicurezza Stradale è una bella parola,  la strada va condivisa e tutti gli utenti andrebbero protetti tutti allo stesso modo.


BUONA STRADA a Tutte/i!!!

gisy

Read More →

Camion & Segnaletica

 

Segnaletica pericolosa: in Italiasegnaletica
un cartello su due è fuorilegge

Ott 27
Il 93 per cento della segnaletica orizzontale in Italia non rispetta gli standard europei. Una situazione decisamente preoccupante, non certo mitigata dai segnali verticali: il 48 per cento dei cartelli, infatti, non è conforme al Codice della strada. I dati sono emersi nel corso della presentazione del piano per la sicurezza stradale realizzato dal III Municipio della Capitale negli ultimi tre anni. “La segnaletica versa in un pessimo stato: scarsa visibilità, per lo stato di conservazione e la vegetazione ridondante, inefficacia e ammaloramento”, ha dichiarato Dario Marcucci, presidente del Municipio romano.
“Sono stati individuati 22 black point, un’incidenza elevata delle 2 ruote negli incidenti e la concentrazione del rischio in concomitanza delle intersezioni, soprattutto per l’alta percentuale di residenti anziani nel quartiere”, ha rimarcato Marcucci.segnaletica +
“Siamo da anni in attesa del recepimento nel nostro Paese della Direttiva europea  sull’uso corretto della segnaletica orizzontale”, ha dichiarato Paolo Mazzoni, consigliere delegato ai Rapporti istituzionali di Assosegnaletica (Anima/Confindustria), “e oggi, all’indomani delle modifiche al Codice della strada, siamo in allarme per i tempi di emanazione dei relativi decreti attuativi che devono chiarire come i proventi contravvenzionali dovranno finanziare la manutenzione delle nostre strade. L’esperienza del III Municipio è una best practise”, ha evidenziato Mazzoni, “per la metodologia georeferenziata e il monitoraggio costante del territorio al fine di intervenire sulle priorità”. Tuttavia – si legge in un comunicato diffuso da Assosegnaletica – la preoccupazione è sulla realizzazione degli interventi a causa della trattenuta da parte del Comune dei proventi delle multe. Il presidente del III Municipio assicura che il 25 per cento delle risorse dovrebbe essere destinato alla manutenzione.

Da Stradafacendo.com

Read More →

Da Libero.nesw

 Nastri di partenza per lanuovaguida.it
L'educazione stradale passa sul web

 

Un sito tutto nuovo dedicato all'educazione stradale. Parte infatti in questi giorni la campagna di comunicazione de lanuovaguida. it, concepito per avvicinare i ragazzi alla guida responsabile non con un approccio formativo unidirezionale, ma rendendoli attivi nel processo educativo  attraverso l'uso degli strumenti e delle applicazioni che loro usano di più nel tempo libero: blog, Facebook, web radio, edugame, video.

Attraverso questi canali i ragazzi possono interagire tra loro, raccontare le proprie storie, condividere contenuti multimediali, fare esercitazioni online, utilizzare materiale didattico, comunicare con la propria autoscuola. Sono già disponibili, tra l'altro, le esercitazioni ai nuovi quiz che  saranno in vigore dal 3 gennaio 2011. Presto sarà lanciata anche una fan page su Facebook ed è già disponibile una versione del sito su smartphone.
All'interno del sito web ogni autoscuola del gruppo La Nuova Guida ha un proprio Mini Sito: un modo per essere sempre in contatto con i ragazzi, anche fuori dall'aula, e per mettere a disposizione materiale didattico e aggiornamenti.

"Ci siamo resi conto – dice Emilio Patella, Presidente de La Nuova Guida – che nell'ambito della sicurezza stradale mancava un luogo di comunicazione adatto ai ragazzi, che invece sono i destinatari più importanti dell'educazione alla sicurezza stradale".
 
26/10/10

Read More →

Ancora un salto da un viadotto….

 

Incidente mortale a Cagli
Con il camion giù per il viadotto

É successo lunedì sera, circa 100 metri prima della galleria del Furlo. Per Michele Pierucci, 28 anni, originario di Fano ma residente a Pole di Acqualagna, non c'è stata niente da fare.

Cagli (Pesaro Urbino), 26 ottobre 2010 – Volo mortale, lunedì sera, dal viadotto della superstrada, circa 100 metri prima dell’entrata della galleria del Furlo, direzione Roma.

 Un camion dotato di sola motrice, per cause ancora in corso di accertamento da parte della polizia stradale, ha sfondato il guard rail ed è precipitato giù lungo il viadotto, per decine di metri. L’impatto è stato mortale per il conducente, Michele Pierucci, 28 anni, originario di Fano ma residente a Pole di Acqualagna .
 
Sul posto sono giunti i pompieri di Cagli e i mezzi di soccorso. I pompieri hanno potuto raggiungere il camion solo calandosi con delle corde.

 L’incidente è avvenuto pochi minuti prima delle 20 di ieri. Impossibile, al momento, capire il perché la motrice, a un certo punto, abbia sbandato e sia precipitata. In quel tratto di carreggiata sono in corso lavori.
Ancora un salto da un viadotto....

 
Questo articolo era sul Resto Del Carlino di oggi; è la triste conferma che gli autisti pagano un forte tributo alla fragilità dei guard-rail, che ogni possibile causa di uscita di strada non è protetta da queste strutture; Non è forse sicurezza stradale montare Guard-Rail più robusti? Non contano niente le vite dei conducenti di mezzi pesanti? Per conformazione geografica l'Italia è piena di strade con viadotti, spesso molto alti, perchè non si possono montare guard-rail che possano contenere l'urto di un mezzo pesante?

Condoglianze alla famiglia  di             MICHELE Pietrucci          da parte nostra!!!
 

Read More →

Il mio modo di fare sindacato

Ciao a tutte/i

sappiamo tutti con quanto impegno Michela ha difeso i diritti dei lavoratori, colleghi,autisti, uomini e donne; sempre in prima linea, sempre determinata; con le parole espresse nel congresso della CGIL ad ABANO TERME lo ha ribadito con fermezza, già dal titolo si capisce che si misurava con caparbietà con le problematiche del settore, quanto fosse coinvolta, quanto fosse impegnata…Come quelle volte che al telefono mi diceva:" Non ho tempo per queste frivolezze, qui sono in gioco decine di posti di lavoro."oppure:" Devi fare controlli più spesso, la salute è una cosa che svanisce e il nostro lavoro ci consuma, tutti." " Non c'è scampo per chi si lascia ricattare una volta, se lasciato solo." Questi erano i discorsi che facevamo… l'ascoltavo sempre perchè si sentiva che era giustamente motivata, l'ascoltavo anche quando non condividevo in pieno e dopo ci scontravamo verbalmente, ma civilmente, come si condividono le strade, poi la Sua non è stata Buona e mi ritrovo a leggere senza poter commentare…
 


Vorrei fare un appello a chiunque possedesse materiale video o fotografico di quell'evento di contattarci, la famiglia sarebbe felice di averne una copia.

 

 Il mio modo
 

di fare sindacato
di Michela Ciullo *Ancora dal web...

 

Dobar dan svima.
Ja sam tu da obiasnim moj poso.
Ja sam jedna vosac i radim u firmi sa
preko 200 vosaca uglavnom srba Koja
voze po celoj Evropi
Non sono parolacce ma solo il mio “cavallo di battaglia”!! La comunicazione diretta col lavoratore è uno dei principali problemi dell'attività sindacale.
Sono una camionista, lavoro in un’azienda di circa 200 autisti quasi tutti di nazionalità serba, che girano per tutta Europa e ho conquistato la loro fiducia parlando la loro lingua.
 Il mio modo di fare sindacato è questo, aiuto i miei colleghi nelle questioni a noi più comuni come la compilazione del 730, la richiesta degli assegni familiari, le detrazioni, i codici fiscali.
È diverso dall'approccio che si ha con chi lavora in fabbrica.
Nell'azienda dove lavoro hanno aderito al referendum per il welfare in 62 e non è stato facile recuperare le firme in tutta l'Europa.
Quando si parla di modello contrattuale, noi dove siamo? Il 40% degli iscritti alla Filt siamo noi camionisti ma all'interno del settore siamo poco rappresentati ed ancor meno per quello che
riguarda le donne.
Come lavoratrici non siamo tutelate, non siamo libere di poter conciliare maternità e lavoro, famiglia e vita sociale.
Bisognerebbe mettere nel contratto un'indennità sostitutiva della trasferta per permetterci
di scegliere la maternità senza arrivare al livello di povertà.
A partire da queste questioni chiedo un impegno alla categoria per il mio settore anche perché
le 27 ore di guida filmate da Le Iene eravamo proprio noi.
 
*Filt Cgil Cesena
 

 

Read More →

Dal Youtube

Ciao a tutte/i
ho visto questi video in un blog e ho pensato di condividerli qui, spesso dimentichiamo che facendo questo mestiere facciamo scelte che pesano anche sui nostri affetti, in questi video, la moglie di un collega racconta le sue ansie e le sue considerazione…

BUONA STRADA a TUTTE/I!!!

Read More →

10/10/10 Festa dell'autotrasportatore

Patto per la sicurezza al Cristo della strada

FESTA DELL'AUTOTRASPORTATORE. Rappresentanti delle categorie economiche, delle forze dell'ordine e della politica alla tradizionale cerimonia di Brentino Belluno
Il presidente Adami: «Mettiamo i camionisti nelle condizioni di poter fare questo difficile lavoro con infrastrutture adeguate»

11/10/2010
Zoom Foto

È un «patto» nel nome della sicurezza – segnale di unione e collaborazione tra autotrasportatori, forze dell'ordine, fede, politica e cittadini – la «Festa dell'autotrasportatore» che ieri, come ogni anno nella seconda domenica di ottobre, ha fatto tappa al santuario Cristo della Strada a Brentino Belluno.
Si ricorda così l'anniversario della costruzione della piccola cappella visibile anche a chi guida sull'Autobrennero, che sta di fronte a questa chiesa «immaginata, voluta e creata proprio dai trasportatori con le autorità religiose 39 anni fa».
Così ha ricordato Giorgio Adami, presidente dell'Upav (Unione provinciale autotrasportatori veronesi) che organizza la manifestazione chiusasi sul Garda con un momento conviviale sponsorizzato dal Gruppo Car Diesel Cailotto-Mercedes.
Tra i presenti, oltre a tantissime famiglie, c'erano i comandanti Luigi Altamura della polizia locale di Verona, Simonetta Lobrutto della Polstrada, Salvatore Mamone della Sezione autostradale di Trento, il tenente colonnello Pierpaolo Mason del Reparto operativo del Comando provinciale dei carabinieri, Andrea Bolla presidente di Confindustria Verona, Flavio Zuliani presidente del Consorzio Zai, Fernando Morando per Confcommercio, Angiolina Mignolli presidente nazionale di Cna-Fita, i deputati della Lega Matteo Bragantini e Alessandro Montagnoli vicepresidente della commissione trasporti alla Camera, Gualtiero Mazzi assessore ai trasporti della Provincia, Walter Pardatscher presidente della A22, sindaci tra cui quello di Brentino Belluno Virgilio Asileppi.
Per i saluti ufficiali sono saliti sul grande rimorchio Mercedes Blu Tech parcheggiato sul sagrato. Proprio accanto ad Adami e a monsignor Giancarlo Grandis che, dopo aver celebrato la messa col rettore don Mario Brutti, ha dato la benedizione finale ad auto e presenti.
Si sono ricordate l'importanza del nuovo codice della strada e anche la durezza del lavoro del camionista, sempre sulla strada. Sono circa 25mila gli addetti per 3.500 aziende di autotrasportatori, «un volano di sviluppo economico, grazie anche alla posizione geografica di Verona», ha rilevato Adami. «Sono autisti che ogni giorno percorrono le arterie d'Italia e di Europa e l'autostrada che corre al nostro fianco», ha proseguito. «Fanno un lavoro difficile, guidano ed hanno una gran responsabilità, ma anche noi imprenditori e, con noi, quanti hanno il compito di mettere a disposizione infrastrutture adeguate, abbiamo la grande responsabilità di metterli nelle condizioni di eseguire il loro lavoro in sicurezza. E, a questo proposito», ha chiuso, «rivolgo un particolare ringraziamento alle Forze dell'ordine».
Monsignor Grandis commentando il Vangelo di Luca (17, 11-19), ha detto: «È un testo significativo. Gesù, in viaggio dalla Galilea alla Giudea, passa per la Samaria e incontra 10 lebbrosi. Il viaggio è metafora della vita, dove siamo chiamati a incontrarci in Cristo che cambia la nostra esistenza. L'autista ha come luogo di lavoro la strada, che gli dà sostentamento ma dove può trovare anche la morte. Noi abbiamo una strada da compiere. Sono benvenute le soste e questo è un luogo di sosta per rifocillarsi anche nello spirito ed incontrare quel Gesù che ci insegna la via maestra».COPYRIGHT

Barbara Bertasi

FONTE: L'ARENA

Read More →

Da Repubblica

INCHIESTA ITALIANA
Trucchi, caffè, droghe, niente soste
camionisti-schiavi diventano assassini

Il 37% dei sinistri in autostrada coinvolge i Tir. E in sei episodi su dieci si tratta di tamponamenti. Tanti chilometri, niente riposo. E chi si ribella è fuori. Il ribasso selvaggio è uno dei connotati del settore. Crescono gli illeciti e l'evasione. E si ricicla denaro
di LUIGI CARLETTI

Ha caricato il suo tir ben oltre le 44 tonnellate consentite. Starà a 55, forse a 60, ma in altri viaggi ha sfiorato anche le 70. Enzo parte da Battipaglia, trenta chilometri a sud di Salerno, carico di verdura e di frutta. Sono le sette di sera e all'alba di domani deve essere a Milano. Destinazione mercati generali. Ottocento chilom etri d'asfalto, servono dieci ore. Che diventano almeno dodici, calcolando i limiti di velocità e le pause imposte dal codice della strada. Ma dodici ore sono troppe. Perciò Enzo non si fermerà, se non per quei pochi minuti dovuti a necessità fisiologiche. Certo non rispetterà gli ottanta all'ora. "Così non si arriva mai", spiega. Si terrà sveglio con i caffè, che di notte le Autostrade offrono gratuitamente. E se serve con le anfetamine o altre droghe. Quanto al cronotachigrafo, la "scatola nera" che registra tutto, userà i soliti trucchi e cercherà di farla franca. Perché Enzo, come migliaia di altri suoi colleghi, non ha alternative. Le condizioni sono queste e se non ci sta, l'impresa che lo ha ingaggiato ne ha pronti a decine per sostituirlo: romeni, ucraini, marocchini e anche italiani. Disposti a tutto, per un posto da camionista che frutta tra i 1.000 e i 1.500 euro al mese, mentre lo stipendio regolare medio è, da contratto, di 2.200 euro. Ogni giorno su strade e autostrade circola un milione di mezzi pesanti. L'87% delle merci viaggia su gomma. Se si ferma l'autotrasporto, si ferma il Paese. Sono autisti di ogni nazionalità(quasi tre milioni le patenti italiane attive), provenienza e destinazione. Tra questi si fa largo la categoria dei disperati, almeno il 30%, secondo le stime degli esperti. Sono i camionisti-schiavi. Costretti a percorrere la penisola in tempi record. Sottopagati e sotto minaccia. Bombe viaggianti che, al minimo errore, possono provocare delle stragi. È già successo. E non passa giorno che la cronaca non registri fatti riconducibili a questo fenomeno in costante crescita. Una deriva della sicurezza che il governo ha tentato di arginare con l'inasprimento del codice della strada. Misure che però, ancora una volta, intervengono soprattutto a valle. Ma le cause stanno altrove. Che cosa sta accadendo nel mondo dell'autotrasporto? E cos'ha provocato questo deterioramento delle condizioni di sicurezza che, inevitabilmente, ci riguarda tutti?

L'alibi della crisi
"Il nostro è sempre stato un ambiente difficile", dice Franco Feniello, presidente dell'associazione "Italia Truck" e per trent'anni, lui stesso, camionista. "Ma la recessione è diventata l'alibi per far passare qualsiasi prepotenza. In Italia ci sono migliaia di imprese che fanno dello sfruttamento selvaggio il loro antidoto alla crisi. Pur di battere la concorrenza si offrono alla committenza a prezzi stracciati e poi tagliano i costi: sui mezzi e sugli uomini. Lo Stato dovrebbe intervenire non solo con i controlli sulla strada, ma andare a guardare in casa di questi imprenditori. Ne scoprirebbe delle belle".

In alcune occasioni lo Stato si muove. A Mantova la polizia stradale ha arrestato Antonio Rosignoli, imprenditore di 51 anni. L'accusa è estorsione contro i suoi dipendenti. Secondo i magistrati li minacciava di licenziamento se non avessero sovraccaricato i camion, fatto turni massacranti e alterato i cronotachigrafi. Negli stessi giorni, a Rimini, la polizia municipale ha fermato un autista bengalese che trasportava pacchi postali per una società italiana. Keerthy Warnakulasuriya, 41 anni, era stato alla guida del camion per 35 ore e 52 minuti con poche, brevissime pause.

Nell'aprile scorso la Procura di Forlì ha chiuso l'operazione "Over Time" che ha portato in carcere dieci persone. Gli autisti di "Tir Spagna" (Cesena) e "Ces Tir" (Pesaro) – hanno spiegato gli inquirenti – "erano costretti all'incondizionata obbedienza dei diktat dei vertici aziendali, pena il licenziamento o l'essere adibiti a prestazioni meno remunerative e più stressanti".

A capo dell'organizzazione c'erano Marino Buratti, di Cesena, e Santo Crea, di Reggio Calabria, nomi già incontrati in un'altra, dolorosa vicenda del dicembre 2009.

L'ultimo viaggio di Michela
"Non sto bene ma devo andare, altrimenti poi che gli dico a quelli là?". Queste furono le ultime parole di Michela Ciullo raccolte da un amico sindacalista. "Quelli là" erano i responsabili di "Tir Spagna" e "Ces Tir", le due società poi finite nel mirino degli investigatori. Così nella notte del 5 dicembre scorso Michela Ciullo si mise alla guida del suo tir carico di verdure. Da Latina a Cesena, 400 chilometri sulla E45. Poco dopo le 5 del mattino sfondò il guard-rail e precipitò per 40 metri dal viadotto di Verghereto. Era quasi arrivata ormai, ma la stanchezza ebbe il sopravvento. Michela, 38 anni, una figlia di 19, era una camionista molto particolare: delegata della Filt-Cgil e componente della segreteria territoriale del sindacato. Oggi la Cgil attende la chiusura dell'inchiesta, e il possibile rinvio a giudizio dei titolari delle due aziende, per costituirsi parte civile. Sarebbe il primo caso in Italia.

Da Genova a Cosenza, da Foggia a Vicenza, il rendiconto dell'attività di controllo, è fitto di interventi e di sanzioni. Roberto Sgalla, direttore della Polizia stradale, spiega che nei primi sei mesi del 2010 i mezzi commerciali fermati sono stati il 199% in più rispetto al 2009 e le violazioni contestate il 538% in più. Ma questi numeri raccontano soprattutto un'evidenza: più s'interviene, più si scopre un mare di irregolarità di ogni tipo. "Gli ultimi provvedimenti sono stati estremamente utili", osserva Sgalla. "Basti pensare alla norma su alcol zero per tutti i conducenti e alla corresponsabilizzazione della committenza nella condotta di guida dell'autista. È però importante agire anche a monte: più controlli incrociati nelle aziende di autotrasporto. A tutti i livelli". In Italia ci sono 158.709 imprese iscritte all'albo. Secondo Eurostat, in realtà, sono 93.427. Quasi cinquantamila società non hanno neanche un veicolo. Quindi che cosa fanno? E che ruolo hanno, oltre all'intermediazione e al subappalto più o meno regolare?

L'infiltrazione della criminalità
Bartolomeo Giachino, sottosegretario ai Trasporti in quota Pdl, promette: "Faremo pulizia ed entro la fine dell'anno, in collaborazione con le Province, le cancelleremo dall'albo". Altre 51mila imprese sono monoveicolari. In quello che rimane, il 38% possiede tra due e cinque automezzi. "È un settore condannato al nanismo", rileva Giuseppe Mele, di Confindustria, una delle voci più importanti della committenza. "Con questa frammentazione dell'offerta, ci sarà sempre qualcuno pronto a ribassare oltre i limiti".

Il subappalto del subappalto e il ribasso selvaggio sono due tra i connotati più forti del far-west nell'autotrasporto. "Crisi morale", la definisce Cinzia Franchini, vice-presidente della Fita-Cna e lei stessa autotrasportatrice. "Sempre più imprese adottano metodi illegali, riciclano denaro, evadono le tasse e praticano la concorrenza sleale. Se non si interviene su questo cancro, poi si possono sbandierare tutte le norme e i controlli del mondo. Ma il numero dei camionisti-schiavi aumenterà e di pari passo crescerà la loro pericolosità sulle strade".

L'infiltrazione della criminalità organizzata nell'autotrasporto non è recente, eppure si è mimetizzata meglio che in altri settori. In alcune regioni, per esempio l'Emilia-Romagna, le denunce sono quotidiane. Enrico Bini, presidente della Camera di commercio di Reggio Emilia, parla apertamente di imprese legate alla 'ndrangheta, insediatesi nel territorio poco dopo il Duemila con i lavori dell'alta velocità. Dal movimento terra fino al trasporto a tutto campo. "Hanno cominciato a proporsi a prezzi notevolmente più bassi, totalmente fuori mercato", spiega Bini. "La committenza, senza eccezioni, si è tappata il naso e le ha fatte lavorare. Risultato: per le aziende locali, che rispettano la legge e non hanno soldi da riciclare, è stato un colpo durissimo. Tanto che alcune hanno cominciato a praticare gli stessi metodi".

"Negli ultimi anni la 'ndrangheta e la camorra hanno investito pesantemente nell'autotrasporto", conferma Antonio Nicaso, docente ed esperto di organizzazioni criminali. "I camion sono un'ottima copertura dei guadagni illeciti e un mezzo fondamentale per le varie attività: dal trasporto dei rifiuti a quello della droga". In Emilia-Romagna 63 clan mafiosi (tra cui 23 'ndrine) si spartiscono gli affari sul territorio. Gli interessi nell'autotrasporto sono diffusi. Chi sono i camionisti di cui si servono? E qual è il livello di sicurezza dei mezzi che conducono sulle nostre strade?

Quando i camionisti fanno il trenino
Stefano è romeno. Lui non sa chi fossero esattamente i suoi ex datori di lavoro. Sa solo che, prima di riuscire a trovare un'impresa regolare, era costretto a viaggiare per 15-16 ore di guida consecutive. Guidava soprattutto di notte, quando i controlli sono meno frequenti. "Ho fatto anche 20 ore. Le pause? Cinque, dieci minuti al massimo per un caffè. Di giorno riesci a stare attento, però di notte è proprio un problema. Diventi come una macchina, neanche pensi… non sei più un uomo". Quanti chilometri si possono reggere guidando ore e ore di seguito? Stefano ricostruisce uno dei suoi ultimi viaggi prima di licenziarsi. "Sono partito da Lainate, vicino a Milano. Sono andato a Livorno, poi da lì di nuovo in strada fino a Pesaro. Da Pesaro a Treviso. Da Treviso sono passato per l'Emilia e ho fatto rientro a Milano. Tutto in una stessa giornata, viaggiando anche di notte. Mi ricordo che alla fine erano 1.160 chilometri".
 

Le ultime statistiche disponibili dicono che nel 2008 sono stati 26.491 i camion coinvolti in 13.836 incidenti con 274 morti e 10.483 feriti. Sulle autostrade la percentuale di incidenti con mezzi pesanti è del 37%. Il tamponamento è l'impatto più frequente (60%). A causarlo sono prevalentemente il colpo di sonno, poi la distrazione, l'alta velocità, la distanza di sicurezza. "La categoria dei camionisti è fatta in gran parte di persone responsabili", dice Giovanni Castellucci, amministratore delegato di Autostrade per l'Italia. "Certo che quando non rispettano le regole, magari facendo il trenino, allora lì i rischi sono alti".

Il "trenino" è un banale, pericolosissimo sistema di risparmio del gasolio. Uno in fila dietro l'altro per sfruttare la scia creata dal primo. Si corre di più e si consuma di meno. Ma se il primo sbaglia, o frena all'improvviso, o evita un ostacolo all'ultimo istante (per esempio un'auto in corsia d'emergenza), non è detto che anche gli altri ci riescano. "È tutto vero, però in queste condizioni anche pochi euro sul gasolio possono essere importanti", ammette Cosmin, altro autista romeno perennemente a rischio licenziamento. "La realtà è che siamo dei disperati e che se qualcuno non interverrà su chi decide le nostre vite, qui sarà sempre peggio". Ma se il mondo dell'autotrasporto è così frammentato e in piena deregulation, a quali misure dare la precedenza? E nei confronti di chi?

La responsabilità della committenza
Silvia Velo, vicepresidente Pd della commissione parlamentare Trasporti, è lapidaria: "Bisogna puntare sulla committenza. Finora ha sempre opposto resistenza, ma è ora di cambiare: chi manda in giro le merci deve essere davvero responsabile del comportamento di chi guida. Solo così si può evitare lo sfruttamento pericoloso dei camionisti. Le recenti normative non hanno rappresentato un passo in avanti". "Abbiamo già fatto moltissimo", si difende il sottosegretario Bartolomeo Giachino. "Oggi il camionista è obbligato a viaggiare con istruzioni scritte da parte dell'impresa che lo vincolano al rispetto della legge". Quello delle "istruzioni scritte al conducente" assomiglia però a un vecchio gioco delle parti. Un escamotage che non coinvolge più di tanto la committenza, in quanto il "non scritto" (arrivare il prima possibile, costi quel che costi) ha sempre un peso determinante nella condotta degli autisti. Perciò l'impressione è che le tensioni e le storture finiscano sempre per ripercuotersi sull'anello più debole della cosiddetta "filiera". E l'anello più debole è quello dei camionisti, costretti talvolta a pagare al datore di lavoro perfino la cuccetta in cabina: 30 euro al giorno per poter dormire nel camion.

"Ci vuole un fisico bestiale, per fare il camionista" ha scritto uno di loro sul retro del suo bestione rosso. Se poi a dettare le condizioni è qualcuno senza scrupoli, della bestia servono anche altre caratteristiche: incapacità di pensare ad alternative e una progressiva sottomissione al "padrone". Fino all'abbrutimento. Fino a perdere il senso della realtà. Fino, appunto a diventare uno schiavo al volante. Pericoloso per sé e per gli altri.
(15 ottobre 2010) 

 

Read More →

Buona Strada Marco, Francesco, Sebastiano e Gianmarco

Ciao a tutte/i

sabato ci sono state altre vittime in Afghanistan, erano alpini di una Brigata famosa, erano a svolgere il loro dovere, quello che i politici hanno scelto per loro, senza discuterlo, ma solo assolvendo i compiti assegnati, in una terra infuocata dal vento di guerra e non si possono mettere i fiori nei cannoni per ristabilire l'ordine in un Paese.afghanistan_alpini_isaf--400x300[1]
Non voglio sentir dire che sono pagati e hanno fatto una scelta, la vita non ha un prezzo, mai!!! Non sono certo io a poter discutere di come funziona la politica internazionale e le strategie per riportare la pace nel mondo, ma mi auguro che non si mandino questi ragazzi al macello senza preoccuparsi di preservarli il più possibile, riconosco anche che le missioni di pace sono pericolose, altrimenti non ce ne sarebbe la necessità…
Non voglio sentire:" Erano Militari per Scelta, Erano volontari…" non lo approvo, anzi ringrazio che ci siano questi ragazzi e questi uomini che scelgono di proteggere la nostra sicurezza.
Non abbiamo scritto tutte le volte che ci sono state delle vittime, non che valessero di meno, solo che di Alpini avevamo parlato da poco… solo che sarebbe ora di non contare più morti… solo che mette tanta tristezza vederli tornare avvolti in una bandiera, la stessa che hanno visto alzarsi sopra le loro teste tante mattine della loro vita.
Non voglio sentir dire che erano pagati e che erano volontari, perchè se non ci fossero i volontari si tornerebbe al servizio di leva obbligatorio, non voglio sentir dire che era il loro lavoro, perchè di lavoro non si deve morire.
Perchè sarebbe come dire che noi partiamo per svolgere il nostro lavoro per strada e si accetti che ci capiti un incidente mortale. 
sulla nostra strada e su quella dei militari vegliano anche Marco, Francesco, Sebastiano e Gianmarco!!!
La loro strada non è stata BUONA, ma ovunque si trovino ora, li ricorderemo, avvolti nella nostra bandiera.

Read More →

Test Volvo

Ciao a tutte/i
questo video ci è stato inviato su FB da un'amico giornalista, sempre attento alla sicurezza sui mezzi pesanti;
grazie Michele

Read More →