Nelle prime pagine di questo blog, c’è un video di Teresina, tratto dalla Banca della Memoria che a suo tempo ci ringraziò, lo trovammo molto interessante e divertente; non l’abbiamo mai conosciuta di persona, crediamo che non sia la prima, Nora e Sandra dovrebbero aver cominciato prima, basandoci sui loro racconti, ma di certo c’è che è simpaticissima ed è stata una delle pioniere del nostro mondo, strade e fatiche per noi neanche immaginabili e siamo felici per la consegna di questo riconoscimento ; le auguriamo tanta Buona Strada!!!
– 8 MARZO PREMIATA DA NAPOLITANO
La partigiana camionista al Quirinale
Teresina Bruno, 81 anni, di Settimo Torinese
Teresina Bruno ricorda: “Sono stata coraggiosa”
C’era anche lei, in prima fila, per nulla emozionata dal trovarsi davanti al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e in un edificio come il Quirinale. Teresina Bruno, classe 1929, di Settimo Torinese è stata premiata ieri dal capo dello Stato per la giornata della donna. Lei, staffetta partigiana e prima camionista donna in Italia, ha preso il microfono e ha detto: «Sono solo stata una donna coraggiosa».
Teresina aveva 21 anni quando, per volere del padre, prese la patente C per iniziare la sua attività: corriere tra le industrie di Settimo e Torino. «All’epoca non c’erano i quiz, mi chiedevano: “Mi parli della frizione… Mi parli del differenziale…” e io lì che dovevo sapere tutto a memoria». Oggi Teresina Bruno ha 81 anni, ma la grinta con la quale racconta e ricorda non sembra appartenere alla sua età.
I suoi aneddoti sembrano avvenuti ieri. Teresina racconta dell’accoglienza che le riservavano gli operai delle fabbriche quando, vedendola arrivare, le aprivano i cancelli. «"Guarda, guarda, largo, arriva la signorina" dicevano. Avevano paura perché era la prima volta che vedevano una donna “in cassetta” che guidava il camion. E invece non è mai successo niente». Oddio, qualcosa è successo. Teresina lo ricorda come un episodio «simpatico ma atroce». Sulla via principale di Settimo, ancora non asfaltata e con le guide per i carri, incappò in una mandria di buoi. Quando pensò di vedere un varco tra gli animali, tentò di passare, ma una mucca scartò sulla traiettoria del suo camion: Teresina le portò via mezzo sedere. Ride l’ex staffetta partigiana: «Il bovaro mi urlava dietro: fermati cretina, fermati». Forse all’epoca rideva meno.
C’è orgoglio nelle sue parole e voglia di raccontare in modo che la sua vita sia esempio per le future generazioni: «Adesso come allora è giusto che una donna guidi un camion come un uomo faccia il sarto. Non ci devono essere differenze fra i due sessi». Ma quanti momenti difficili deve aver passato Teresina per via del suo mestiere: «Per guidare dovevo per forza indossare i pantaloni – racconta – Mia madre mi diceva: “Togliteli, non ti posso vedere”. E io rispondevo: “Ma li devo portare per lavoro, mamma”. In realtà mi sentivo come George Sand…». Poi, però, fu la stessa madre ad adattare un paio di calzoni del fratello maggiore di Teresina perché lei li indossasse:
«All’epoca – spiega ancora l’arzilla 81enne – non c’erano negozi che vendessero pantaloni da donna». Ed era sempre la madre che, prima che lei uscisse di casa con il suo Ansaldo 101, scendeva in strada a controllare che non passassero auto (ai tempi davvero rare) dando poi il via libera alla prima camionista italiana: «Vai Teresina, non c’è nessuno».
Alla cerimonia, dopo la testimonianza di Teresina per la Banca della Memoria, è stata consegnata una targa anche all’associazione di donne Idea Rom per l’impegno profuso nel campo dell’integrazione sociale della propria minoranza.
Il servizio Transpark dell'IRU consente di trovare facilmente i parcheggi per veicoli industriali in tutta Europa e nel Vicino Oriente.
Trovare un'area di sosta per i camion che viaggiano in tutta l'Europa, e non solo, diventa più facile, grazie ad un potente database messo online dall'IRU, l'organizzazione internazionale che raccoglie imprese ed associazioni del trasporto stradale. Il servizio si chiama Transpark ed è accessibile dal sito dell'IRU, previa una registrazione.
Il sistema di ricerca è intuitivo e prevede ben tre modalità per trovare le aree in una determinata zona dell'Europa. Nella prima l'utente deve inserire nel modulo di ricerca il Paese e la città che interessano, e Transpark risponde con una tabella delle aree disponibili. Una modalità avanzata permette di selezionare già nella ricerca i servizi richiesti ed il numero dei posti.
Itinerario – L'utente può anche individuare tutte le aree di sosta presenti in un determinato itinerario, che viene inserito specificando la città di partenza e di arrivo ed eventualmente anche quelle di transito. Il risultato appare su una mappa Googlemaps, su cui vengono evidenziate le aree di sosta. Tali punti si possono cliccare per la scheda informativa di ciascuna struttura.
Radiale – Il terzo modo per trovare le aree di parcheggio è la "ricerca radiale": si definisce una località e una distanza (espressa in chilometri) ed il programma fornisce la mappa con le strutture inserite all'interno della circonferenza che ha come raggio la distanza segnalata.
Informazioni – Una volta fatta l'interrogazione, il sistema risponde con una pagina che contiene una mappa Googlemaps, su cui sono segnate le strutture disponibili, sotto cui c'è una tabella sintetica che riporta i principali servizi offerti da ciascuna struttura. Cliccando sulla singola area, appare una scheda informativa, che offre ulteriori dettagli, come l'indirizzo, il numero di telefono, i prezzi ed il numero di parcheggi. Il sito dell'IRU ha anche una versione per PDA di Transpark.
Informazioni aggiuntive – La pagina di Transpark offre anche altre importanti informazioni per l'autotrasportatore internazionale, tra cui il prezzo del carburante in 40 Paesi, le condizioni meteo, i tempi d'attesa alle frontiere ed un convertitore di valuta. L'utente può anche segnalare un'area di sosta, che verrà aggiunta al database, dopo una verifica effettuata dall'IRU con le autorità e le associazioni locali.
Non tutti i trasportatori attraversano l'Europa, non ci sono neanche i presupposti, è in Italia che la maggior parte delle merci viaggiano su gomma, nonostante tutto il polverone che si solleva ogni volta si fa un confronto; all'estero sono più attrezzati per l'accoglienza, in Italia come in tutte le cose si arriva in ritardo, ma sembra ci si stia orientando in quel senso… come dice la nostra amica Giulia…SPEREMO BEN!!!
Ciao a tutte/i sul sito di un'amico ho trovato diverse frasi in cui riconoscevo le mie stesse senzazioni, stesse riflessioni, stessa passione; abbiamo differenti storie e diversa provenienza, eppure il modo rapportarsi a questo mondo è simile più di quello che si potrebbe pensare… avrei voluto "rubare" tante frasi per condividerle qui, alla fine ho pensato di "trasportare" questo testo, d'attualità, visto che sono uscite le ennesime modifiche al Codice della Strada; Lo ringrazio da queste pagine… e gli Auguro BUONA STRADA!!!
Tutti i giorni, alla mattina, quando accendevo la radio e mi sintonizzavo su Isoradio immancabilmente tutti i giorni associavano le leggi sulle ore di guida e di impegno e di riposo dei camionisti alla sicurezza stradale, ribadendo che non vengono mai rispettate e che ci vogliono sempre più controlli. Non ne potevo più!! E’ molto tempo che non mi sintonizzo più su Isoradio perché sono stufo di sentire le solite cazzate sulla sicurezza stradale, possibile che non si parla mai dei guard-rail a misura di bicicletta che ci sono in certi viadotti dove sotto, ovviamente, non ci sono case, ma solo boschi, e che, in caso di sfiga tu scoppiassi una gomma davanti e finissi di sotto saresti l’unica vittima…perché non parlare dei giganteschi buchi situati lungo la FI PI LI , l’Aurelia da Rosignano a Civitavecchia, la Valdichiana Perugia, ecc….ecc…. Dove in alcuni casi lo scodinzolamento del rimorchio è inevitabile. Perché non parlare dei cartelli stradali messi agli incroci ad altezza del finestrino del camion che inevitabilmente tolgono completamente la visuale all’autista che è costretto a mettere metà cabina sull’incrocio per avere la visuale sullo stesso e poterlo poi impegnare? Perché non diciamo che molte persone non sono in grado di guidare soprattutto in autostrada visto che non hanno nemmeno la semplice capacità di guardare lo specchietto retrovisore per essere al corrente di chi li segue? Queste persone sono un vero pericolo sulle strade. Perché non limitare certe patenti? Perché non obbligarli ad usare il veicolo solo nel proprio comune, magari solo per andare a fare la spesa? Le patenti sono una fonte di guadagno per molti, se la diamo a cani e porci senza un severo criterio non mi venite poi a parlare di sicurezza stradale facendo riferimento solo a noi camionisti!! Guidare, secondo me, è un fatto psicomotorio, quindi ci vuole una buona coordinazione tra arti superiori, inferiori e cervello, e non tutti ce l’hanno ad un livello accettabile per guidare in sicurezza, ma ripeto, le patenti sono fonte di guadagno per molti e nessuno pensa minimamente ad impoverire questo ricco mercato. Parlano, parlano, parlano di sicurezza stradale, ma è soltanto una questione di soldi, che la gente muore sulla strada non gliene frega un ( bip…) a nessuno.
Al volante in bianco e nero AMARCORD. Oggi alla Società Letteraria si presenta «Guidavamo così», volume fotografico di Danilo Castellarin. In un libro quasi 200 immagini per ricordare le automobili del Novecento. E rievocare uno spaccato di costume e società
Foto tratta del libro di Danilo Castellarin
Verona.Il c'era una volta dell'automobile verrà presentato alla Società Letteraria oggi venerdì 16 aprile alle 17.30 con il libro «Guidavamo così», raccolta di suggestive fotografie in bianconero dedicate alle automobili del Novecento. Quasi 200 immagini seppiate per ricordare un'epoca che non c'è più, con poche auto nelle strade e parcheggi ovunque. Quasi un paradiso perduto che sarà testimoniato anche da filmati in bianconero dedicati agli anni Cinquanta e Sessanta. Era l'epoca in cui la guida permetteva la scoperta di nuovi territori e appagava il desiderio di conoscere gente diversa. Guidare era avventura, fascino, a volte mistero, noia mai. Chi sedeva al volante doveva avere grande attenzione perché, pur se il traffico era quasi solo un concetto, le auto erano primitive e non assistite dai congegni elettronici di oggi. Non esistevano distrazioni e il paesaggio circostante era sovente deserto, animato solo da qualche bimbo che giocava in un prato, una donna che stendeva i panni, un solitario ciclista. Una dimensione piacevole come il delicato viaggio che l'autore, Danilo Castellarin, collaboratore del nostro giornale, propone ai lettori col suo ultimo lavoro in ambito motoristico dopo «Tazio Nuvolari, il pilota dell'impossibile» (Athesis, 2003), «L'altro Ferrari» (Libreria dell'Automobile, Giorgio Nada edizioni, 2004) e «Bella e impossibile» (Automobile Club Verona, 2008), tratteggiando in 14 capitoli amarcord i momenti salienti che legavano la vita delle famiglie veronesi all'automobile, come l'appuntamento in Bra all'ora dell'aperitivo, le prime donne al volante, i taxi, le filovie, le gite fuori porta, le corse su strada e molto altro. Nel volume-album, edito da Cortella, si parte dal tram elettrico e dalle carrozze che convissero con le automobili fino alla seconda guerra mondiale, avviate al declino dal 1950 in poi. Anche se, ancora negli anni Sessanta, quando ormai Fiat 600, Vespe e Lambrette dominavano il traffico, poteva capitare di trovarsene davanti una, che rallentava la marcia ormai motorizzata. Ma nessuno suonava, nessuno scalpitava. Guidavamo così. Con educazione e tolleranza. Castellarin ricorda con parole e immagini i bimbi degli anni Cinquanta e Sessanta, che venivano spesso fotografati vicino all'auto di famiglia, pratica oggi desueta. Figli e auto rappresentavano due conferme sociali importanti, da immortalare con uno scatto. La foto veniva poi gelosamente custodita nel portafogli, per uscirne quando si voleva mostrarla ai parenti o ai colleghi. E spesso la spiegazione partiva proprio dall'auto: «Ti piace? È un'Alfa Romeo 1600, corre come un siluro, quello vicino è Mario, mio figlio…». I bambini imparavano dai grandi. E a scuola, con gli amici, la domanda di rito dopo «Ciao come ti chiami?», era «Tuo padre che macchina ha?». Avere un parente con una Giulia contava più di un sette in matematica. Se poi ti veniva a prendere fuori da scuola, guadagnavi il prestigio di tutto il liceo. Il coinvolgimento dei piccoli, soprattutto dei maschietti, era globale, e iniziava prima dell'acquisto dell'automobile. Tutta la famiglia veniva consultata per la scelta del modello e del colore. Papà aveva già deciso ma voleva far credere di essere democratico e di apprezzare i gusti di tutta la famiglia. «Prendiamola con la tappezzeria in velluto, è più calda d'inverno e d'estate non fa sudare», raccomandava la mamma, previdente, ricordando l'abitacolo rovente di ferragosto, quando si tornava da Rimini, 250 chilometri senza autostrade e aria condizionata.
Questo post è un regalo per una Lady Truck, sapete che diverse sono arrivate ai camion dopo aver condotto gli autobus, preferendo il trasporto merci… Ho trovato un viso noto e l'ho ripropongo affettuosamente, so che ci faremo sopra una risata collettiva.
L'avete riconosciuta? Mastini si diventa!!! Buona strada sempre al Mastino e a tutte/i !!!
commento