It's my life….
DIARIO DI BORDO DELLA SETTIMANA
Domenica sera, non sono puntuale stavolta, ma non importa, il pupetto senza di me non va da nessuna parte. Il contachilometri ne segna 783.257, il motore gira sornione mentre facciamo i dischi e sistemiamo 4 cose. Ogni tanto dovrei ascoltare i TG sportivi, a Milano c’è il mondo in giro: interisti in festa per lo scudetto vinto in anticipo…fino a Parma il traffico è intenso poi cala, faccio una breve sosta, ma il bar è pieno, riparto e tiro dritto fin davanti al cancello del deposito. All’uscita di Calenzano hanno messo un’enorme ruota metallica in mezzo alla rotonda, di notte è illuminata di blu, sembra un segno di benvenuto. Il volante lo riprendo in appennino, Stef si è fatto il giro delle consegne e dei ritiri. Io poltrivo in brandina. Uno scambio di sms e di telefonate con un amico-collega conosciuto on-line per organizzare un incontro in verticale…lui e un suo collega stanno scendendo, noi saliamo. Decidiamo di uscire a Parma, per non perdere troppo tempo, li fuori c’è un
bar. Maledetta fretta. Ma che bello conoscere Roberto Chiodo e Antonio Bomber in verticale!! Presi dalle chiacchiere usciamo senza pagare, ognuno convinto che l’abbia fatto l’altro. Ma la barista se n’è accorta e ci corre dietro…ci scusiamo tanto, non l’abbiamo fatto apposta!!!! Però
che voglia di sprofondare!!!!
Facciamo le foto di rito, Chiodo ci riprende tutti, è già ora di partire. Maledetta fretta. Andiamo a Novara, scarichiamo e ricarichiamo ½ motrice, poi in scuderia. Il mio timore si avvera: stasera viaggio con l’autotreno, non ci sta tutto sul pupetto. E non è nemmeno il “gemello povero”, oserei dire che questo è il “gemello sporco”, avrebbe bisogno di una bella lavata, di più che è stato in officina…ma non ho voglia di dargliela io.
Di notte c’è poco traffico, si viaggia tranquilli, tranne che rischio di tamponare un bilico che non voleva darmi la precedenza immettendosi sulla grande, io non mi potevo allargare ed ero comunque troppo vicina…una bella scarica di adrenalina anche stavolta…La destinazione è la solita, lasciamo il rimorchio in deposito e andiamo a fare il solito giro di consegne con la motrice. Siamo veloci, per le 11 abbiamo già riagganciato il rimorchio e si rientra. Il carico è leggero. E’ bello affrontare la salita dell’appennino a limitatore…ma dura poco: 4 frecce e siamo fermi. ¼ d’ora di colonna per lavori, c’è chiusa la corsia di sorpasso, noi camion tutti fermi, le Bm che sfrecciano fino all’ultimo metro. Spiegamento di mezzi per la manutenzione e davanti a tutto un operaio a piedi con lo straccetto che pulisce i catadiottri…Un po’ di telefonate con amici/e, i km scorrono veloci…un bilico mi rientra meno di ½ metro davanti, dietro non ha nessuno che spinge, io mi sposto fuori ½ corsia e gli lampeggio per fargli capire che non ce n’era bisogno di stringere cosi…ma dietro arrivano i puffi, mi si affiancano e mi guardano male: bello! Rischio pure che mi fermano…mollo e mi tiro bene a destra convinta che mi palettino e invece tirano dritto…
Incrocio Mirko col suo inconfondibile 620, lo vedo tra due camion che mi stanno sorpassando, provo a
suonare e a chiamarlo e lui mi risponde: è riuscito giusto a vedere il nome della mia scuderia sul rimorchio. Un saluto veloce, di più non si può. Ci fermiamo alla Arda: anche oggi beviamo il caffé con Chiodo e Antonio e altri 2 loro colleghi: Giorgio e Claudio. Che diventi una bella abitudine? Ridiamo della figuraccia di ieri e facciamo lo scontrino in anticipo.
Se va avanti cosi un po’ alla volta conoscerò tutta la scuderia Galtrans. Ma è già ora di ripartire, baci e strette di mano e si va. Il capo ci telefona per dirci che un altro autista dovrà usare il pupetto per andare a fare delle prese. GRRRRRR! Mi scatta la gelosia: toccatemi tutto ma non il mio Premium!! Anche se veramente è “loro” e devo stare zitta. In più
ci manda a fare una presa. E non va l’aria condizionata qui. E fa parecchio caldo e sono tutta appiccicata, e il volante e la leva del cambio sono sporchi e le mie mani pure …e non c’è niente per pulirlo. Uffa! Torniamo in scuderia e torno sul pupetto. Risistemo le mie cose. Si carica per Sassoferrato e si va a casa. C’è accesa una spia…chi l’ha usato dice che era già cosi, ma io lo so che non è vero. Mi girano……GRRRR
Mercoledi mattina nelle Marche il cielo è di un azzurro intenso e sgombro dalle nuvole. Sogno di essere un gabbiano e volare sopra le colline verdi, sopra il mare blu. Apro il finestrino e cerco di sentire il profumo della felicità. Incrociamo e salutiamo Angela, come sempre troppo bailamme al baracchino e ci sentiamo proprio per pochi istanti, più avanti un altro saluto veloce con Giampiero, anche lui in direzione sud. E’ bello oggi, c’è il sole, poco traffico, io che viaggio con la fantasia sull’asfalto nero dell’autostrada. Carichiamo a Novara e torniamo in scuderia. Completiamo per la toscana. Ero felice oggi…poi il risveglio, brusco, troppo. La notizia che un amico ha fatto un incidente, l’angoscia di sapere come sta, la speranza che non si sia fatto male. Viaggiamo sempre con questa paura, che ci succeda qualcosa, che succeda ai nostri amici, agli altri colleghi. Quante volte qualcuno di noi non è più tornato a casa? Quante volte? Tante, troppe volte. E ogni volta è una tristezza infinita. Siamo appesi ad un filo, costantemente, basta un minimo sbaglio, nostro o di qualcun altro e il filo si spezza, il danno è fatto e indietro non si torna. Faccio una tirata fino a Calenzano, non ho sonno, nemmeno quando ci fermiamo a dormire davanti al deposito.
Giovedì di sole caldo. Sembra quasi estate. Per mezzodi ripartiamo dal deposito, il traffico di camion è scarsissimo oggi in appennino, ma il mio lumacone in salita lo trovo lo stesso, per fortuna che in discesa va giù bene. Un BM mi passa suonando, stavolta la riconosco al volo, è Mario che rientra da una trasferta, ci telefoniamo e ci
diamo appuntamento alla Secchia, mi devo vedere li anche con Gisy. Una mezzora di chiacchiere in compagnia, qualche foto e si riparte, ognuno per la sua destinazione. Una presa dell’ultimo minuto e si va in scuderia, me lo sentivo, stasera niente viaggio. Sono ancora più triste.
Venerdì. Esco di casa per andare a caricare a 500m da qui e ci metto 10 minuti per arrivarci. Un collega mi vede passare e mi chiede dov’è la mia scuderia, glielo spiego per baracchino. Facciamo la presa e andiamo là anche noi, giusto il tempo di conoscerlo in verticale. Carichiamo. Passiamo il giorno a far del locale, a girare intorno a Varese e ai suoi laghi, ad attraversar paesi trafficati, giorni di mercato,
rotonde innumerevoli, semafori sempre rossi, paesi stretti dove un camion e una BM non ci passano affiancati, a sfiorare muri, a cercare slarghi, a far retromarcia e a farla fare alle BM dietro di me perché stavolta nella strettoia c’era un altro camion e non potevamo vederci prima… La giornata scorre calda, tra prese e consegne e manovre al centimetro, qualche telefonata con amici, sapere che non sono la sola che
tribola, che c’è chi è prigioniero di interminabili attese, chi stasera non farà a tempo a rientrare e domani è già sabato e un’altra settimana è volata via. Poi si rientra in scuderia, un collega che viene da molto lontano aspetta il nostro carico, dice che ci metterà 4 giorni di viaggio a tornare nel suo paese,
Buona strada.