“La camionista” un racconto di Giovanna Ferlenghi
Sul sito “Il mio libro” ho trovato questo racconto di Giovanna Ferlenghi che vede protagonista una camionista. Visto che oggi ha nevicato è l’occasione giusta per leggerlo. Questo è il link:
https://ilmiolibro.kataweb.it/storiebrevi/397976/la-camionista/
La camionista
Racconti di Giovanna Ferlenghi
Da sola, durante uno dei soliti estenuanti viaggi di lavoro alla guida del proprio tir, una donna riflette su come le sono andate le cose nella vita e a come sia stata incapace di cambiarla. Finché una rivelazione traumatica non le ridarà una consapevolezza nuova.
Emilia era stanca, guidava quel bisonte della strada ormai da dieci ore, perciò decise che si sarebbe fermata all’area di servizio successiva. La prima neve cominciava a scendere, fitta e sottile. Ricordò che il servizio meteo aveva annunciato forti precipitazioni a carattere nevoso, ma lei, per la fretta, non ci aveva badato.
Era partita in ritardo sulla tabella di marcia perché a casa aveva avuto non pochi problemi di organizzazione domestica per il periodo della sua assenza. Si occupava anche di quello: degli altri quando non c’era. Respinse con fastidio l’immagine di Luca, suo marito, che invece di mostrarsi collaborativo, prima della sua partenza aveva deciso che non poteva proprio rinunciare alla partita. Subito dopo il pranzo domenicale era uscito per andare allo stadio, manifestando anche così la sua solita strafottenza. Inutile lamentarsi, era fatto così.
Si rifiutava di svolgere qualsiasi compito che riteneva competesse a “una femmina”, eppure: non aveva nulla in contrario che “la femmina” guidasse per interminabili ore un camion dalle proporzioni gigantesche. Purché portasse i soldi a casa. Che poi, tra il mutuo per il minuscolo bilocale in cui vivevano stipati e le continue richieste dei due figli adolescenti pieni di pretese, non erano mai abbastanza. Emilia era consapevole e ormai rassegnata al fatto che i suoi straordinari sarebbero continuati all’infinito.
Stava per infilare la corsia d’uscita per l’area di servizio quando squillò il cellulare. Senza togliere gli occhi dalla strada afferrò l’apparecchio, ebbe appena il tempo di dare un’occhiata allo schermo, che proferì un’imprecazione. Quello che aveva tra le mani era il cellulare di Luca, e ovviamente il messaggio era per lui; a causa di quella partenza affannata lo aveva scambiato con il suo. Già immaginava la rabbia del marito, che per la sua inguaribile distrazione la rimproverava spesso.
Sorrise tra sé, pensando che quegli aggeggi sono considerati la causa più frequente di scoperta dei tradimenti, ma su quel fronte lei non aveva nulla da temere, era tranquilla che da Luca non avrebbe avuto brutte sorprese.
Osservò l’insolito panorama dell’autostrada su cui fioccava ormai abbondante la neve: ciò che scorgeva dal finestrino era un uniforme e omogeneo strato di bianco scintillante. Uno spettacolo degno delle migliori feste natalizie, ma preoccupante per lei che avrebbe dovuto raggiungere all’alba l’ortomercato per effettuare le consegne. E certo il suo datore di lavoro non le avrebbe perdonato una mancata consegna. Al minimo sgarro, soprattutto per lei che era donna, il licenziamento sarebbe stato la regola.
Si ricordò dell’avviso di messaggio, pensando che poteva trattarsi del solito rimprovero di Luca che l’avvertiva dell’errore “imperdonabile”. Tuttavia, lesse ben altro.
Quel “Buongiorno amore, mi manchi già” non era certo riferito a lei, ed era oltretutto corredato da tanto di firma. Una certa Lisa pareva dunque essere nei pensieri e anche nel letto di suo marito. Le sfuggì una risata nervosa. Quell’uomo di mezza età, antiquato, dall’aspetto insignificante, così tirchio da costringerla a fare gli straordinari pur di non contribuire al bilancio familiare, aveva una relazione, e lei non si era mai accorta di nulla. C’era da non crederci, se non avesse avuto tra le mani la prova che tutto era reale.
Non intuiva a che punto fosse la relazione né da quanto tempo durasse, ma in quel momento si rendeva conto di tanti particolari a cui non aveva mai prestato granché attenzione. Le tornarono in mente le resistenze del marito ogni qual volta gli chiedeva di stare di più in casa, i suoi silenzi rancorosi quando domandava che cosa ne facesse dello stipendio, dato che di contribuire all’economia domestica non se ne parlava, di tutte le volte in cui stava lontano da casa per i corsi di aggiornamento fuori sede, e che adesso avevano uno scopo ben preciso: darsi appuntamento in qualche albergo con l’amante, cena inclusa. A sue spese, ovviamente. Mentre lei si dannava in mezzo a quella maledetta neve.
Adesso però tutto questo doveva finire, sarebbe tornata indietro senza troppi scrupoli: al diavolo le consegne, d’ora in poi non avrebbe più sgobbato su quel bisonte della strada agli ordini di un fanatico schiavista che pretendeva la percorrenza di itinerari degni di un approdo lunare. Si sarebbe licenziata, subito. Poi avrebbe messo Luca con le spalle al muro. A quel punto decise, per correttezza, di chiamare il suo “padrone”: che inviasse qualcuno per darle il cambio perché la merce non andasse perduta. Lei si sarebbe concessa una notte di riposo in un motel vicino, e l’indomani avrebbe deciso il da farsi. Tutta la sua vita stava per cambiare, e forse non in peggio. Guardò un’ultima volta la strada tutta bianca, pensando che ormai non riusciva nemmeno più a distinguere la terra dal cielo…
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Si sentì scrollare le spalle, improvvisamente. Con fatica aprì gli occhi, vide il viso del marito chino su di lei che le parlava preoccupato:”Finalmente, ben tornata tra noi. Quando mi hanno avvertito, dalla descrizione dell’incidente pensavo che non ne saresti uscita viva. Tutto per questa maledetta nevicata. Ma, per fortuna, ne sei uscita quasi illesa. Il dottore ha detto che tra non molto potrai tornare a casa”. Emilia gli sorrise debolmente, poi, in pace con sé stessa, richiuse gli occhi, pensando con tristezza che a casa non sarebbe tornata più. Almeno con lui.