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Sempre Elda!

 

Questo articolo non è nuovo, risale a ottobre 2020, ma visto che non l’avevo trovato prima e quindi non l’avevo condiviso, lo faccio adesso, anche perchè racconta la storia della nostra Elda vista attraverso gli occhi di sua figlia Marta quando parteciparono al programma “Tutto su mia madre”.

Questo è il link:

https://mattinopadova.gelocal.it/padova/cronaca/2020/10/21/news/la-donna-al-volante-del-man-che-vince-il-pregiudizio-1.39445083

E questo è il testo:

 

l personaggio

«Mia mamma fa la camionista».

Non ci credeva nessuno, vent’anni fa, quando Marta Pegorin raccontava la professione della madre, Elda. La storia, tutta cittadellese e con le mura a fare da suggestivo sfondo, è stata svelata dal programma di Rai Tre “Tutto su mia madre”, che riprende un capolavoro di coralità al femminile di Almodovar. Oggi Elda Guarise, 57 anni, e il marito Giovanni Pegorin hanno una ditta di trasporti a conduzione familiare dove lavora anche la primogenita Marta, che si occupa di contabilità. «I miei genitori guidano il camion. Anche mia mamma. Tutti pensano ad un camioncino. Quando la incrociano dal vivo esclamano: “Ma non immaginavo così grande”»: è l’incipit della testimonianza di Marta, 37 anni, tre figli. Quello di mamma Elda è un carattere fermo: «Non sono una fru fru, fatico a dire “ti voglio bene”, ma i messaggi sul telefonino aiutano».

Una storia di fatica, di Nordest laborioso, di prime occupazioni a 14 anni, di sudore e di famiglie che crescono.

«Non c’erano tante possibilità», spiega l’autotrasportatrice, «a 14 anni ho iniziato a lavorare, in un magazzino di frutta, arrivavano camion dall’estero, grandi, mi ricordo il rumore del frigo che funzionava». Poi arriva l’incontro con il futuro marito, è un amore importante, a neanche vent’anni Elda diventa mamma di Marta, che però si lamenta, nel quartiere in cui cresce non ci sono tanti bambini, e la famiglia aumenta, arrivano Mattia ed Ermes.

Poi arriva lo sfratto, il condominio viene messo in vendita, mamma e papà decidono di trovare una nuova soluzione, scelgono la casa, con un’attenzione particolare per il camion di Giovanni. Che, a cavallo del 2000, lancia una proposta alla moglie: «Perché non prendi la patente del camion?». Lei ci pensa, poi si butta, va alla scuola guida, registra le lezioni, le riascolta mentre si occupa della faccende domestiche, all’esame teme le domande dell’ingegnere, che la interroga sul cambio, il suo punto debole.

Da lì, la vita cambia: levatacce, ritorno alla sera tardi, e i piccoli prendono confidenza con i post-it e le indicazioni di mamma, che non è più lì a seguirli, a fare colazione con loro. Prepara tutto e poi parte, via a lavorare. Marta cresce in fretta, tocca a lei prendersi una buona fetta della cura dei fratellini.

«Inizialmente affiancava papà e poi è partita. Lui le diceva “devi viaggiare da sola se vuoi imparare”. E poi è arrivato il suo camion», racconta la figlia. Elda se lo personalizza, ci mette il suo tocco femminile: «Mi sono sempre piaciute le tende. Il primo aveva i sedili bianchi e le finiture gialle, un confetto». Non sono mancati gli episodi di sessismo, i veleni: «Che vada a lavare i piatti». Ma Elda ha tirato dritto: «Si infastidiscono di più se sei indifferente». E la famiglia le è sempre rimasta vicina: «Non l’ho mai criticata», ricorda Marta, «anche se la chiamavo sempre, le chiedevo dove fosse, e le raccomandavo di chiudere i finestrini. Una notte mi ha chiamato, si è dovuta fermare, c’era vicino a lei una persona poco raccomandabile, siamo rimaste al telefono, e alla fine è partita». Chi sta sulla strada incrocia pericoli, ogni giorno. A settembre del 2009 Elda è stata coinvolta in un incidente: «Avevo una consegna unica, ero tranquillissima, in sorpasso, quando mi si è parata davanti una colonna, il camion che avevo davanti a me mi è entrato in cabina». Marta ricorda quegli istanti: «Mamma piangeva e urlava, sono corsa, il camion era accartocciato, ma lei non aveva un graffio». Ma il martito l’ha spronata: «Riprendi e vai». È ritornata, alla sua passione, al suo lavoro, «con la volontà di portare avanti un progetto di famiglia». E ora i nipotini sono entusiasti del camion di nonna, uno spazio di gioco, che trasmette loro il senso dell’avventura. Scenderà? «Solo quando mi toglieranno la patente». —

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