Posts Tagged "donne camioniste"

L’opinione di Silvia

 

L’opinione della collega Silvia sulla carenza di servizi per i camionisti, e soprattutto per le donne autiste. Le sue soluzioni quando viaggia. Le sue speranze.

Buona strada sempre Silvia!

 

 

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Storie di donne camioniste

 

Quando vado ai raduni mi piace sempre parlare con le colleghe, qualche volta mi ricordo anche di riprendere le nostre conversazioni, in questo piccolo video ci sono le storie di Chiara, di Maria Luisa e di Chiara (il nome è lo stesso ma sono due lady diverse!),  la cosa che abbiamo in comune è la passione per i camion e per la guida, poi ognuna di noi ha fatto la sua strada sulle strade d’Italia e d’Europa.

C’è chi si è avvicinata al mestiere quasi per caso come Chiara C. che prese la patente per sostituire un autista, chi come Maria Luisa che l’ha fatta per poter guidare il Lancia che era di suo papà, e una cosa bella  che Chiara F. mi ha raccontato è che lei è una “nipote d’arte”: anche sua nonna Lina Anna guidava il camion negli anni ’60. Un’altra pioniera del mestiere!

Ma ci sono anche altre storie da ascoltare nel video, buona visione!

 

 

 

Grazie a tutte e buona strada sempre!!!

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La storia di Consuelo!

 

Mi piace ripubblicare qui le storie raccolte da Elisa Bianchi di “Uomini e trasporti”, sono sempre belle testimonianze di colleghe, alcune le conosciamo, altre no, ed è bello scoprire come si sono avvicinate a questo mestiere e, soprattutto, che ne sono entusiaste!

Questa è la storia di Consuelo dalla Liguria, alla quale auguriamo buona strada sempre!!!

Il link dell’articolo:

https://www.uominietrasporti.it/rubriche/anche-io-volevo-il-camion/consuelo-viola-le-autiste-sono-sempre-sottovalutate/

La sua intervista:

 

Consuelo Viola: «Le autiste sono sempre sottovalutate»

«Le autiste sono sempre sottovalutate, ma che soddisfazione far ricredere chi pensa che le donne non possano fare questo lavoro!». A parlare è Consuelo Viola, classe 1989, ligure e orgogliosamente (se non si era ancora capito) autotrasportatrice. Non è una veterana, è in cabina solo da un anno, ma ha già le idee chiarissime su cosa dovrebbe cambiare per rendere il settore meno «maschilista»

«Ci tengo a precisare che non sono una figlia d’arte, nessuno in famiglia faceva questo lavoro. Eppure, quando ho comunicato la mia scelta di fare l’autista nessuno ne è rimasto troppo sorpreso. Certo, qualcuno ha tentato di dissuadermi, ma anche se il mondo mi dice che qualcosa è sbagliato, io faccio da sola le mie scelte, e questa, per me, è stata una scelta di successo». Consuelo Viola, 35 anni, vive a Loano, in Liguria. Da un anno ha stravolto la sua vita: ha lasciato il lavoro da impiegata, ha preso le patenti ed è salita in cabina.

«Non credevo fosse davvero possibile trasformare una passione in un lavoro», ci racconta, «eppure è quanto mi è successo». Consuelo è una donna solare, spontanea, estroversa, anche un po’ uno spirito libero come il mare vicino al quale è cresciuta, lo si intuisce subito parlando con lei. Quando la raggiungiamo il suo weekend è appena iniziato, è venerdì pomeriggio e, come qualsiasi ragazza della sua età, è pronta a goderselo. Il programma è genuino: «faccio un tuffo al mare, poi ceno con un’amica. La mia vita è normalissima anche se guido un bilico». Guidare quel bilico era il suo sogno fin da ragazzina, poi si sa, la vita a volte va diversamente, ma quando meno ce lo si aspetta, ecco che i sogni tornano a bussare alla parete del cassetto nel quale sono stati rinchiusi, e un momento difficile diventa il trampolino di lancio per un nuovo inizio. Un tuffo e via, verso la libertà.

L’entusiasmo per questo nuovo lavoro, per questa nuova vita, è palpabile, ma allora perché hai aspettato così a lungo?

Fino a luglio del 2023 lavoravo come impiegata in ambito assicurativo. Il mio lavoro mi piaceva, mi dava soddisfazione e in qualche modo mi permetteva anche di stare sempre a contatto con mezzi diversi. I motori sono sempre stati la mia passione. È cambiato tutto quando da un giorno all’altro ho perso la mia cagnolina, un Golden retriever che mi faceva compagnia da 11 anni. Questa perdita mi ha sconvolta, mi ha gettata in un periodo molto difficile della mia vita. Vedendomi così, il mio ex compagno, anche lui autista, ha pensato di farmi un regalo che potesse darmi una scossa: è andato a scuola guida e mi ha iscritta alla C. Sapeva che era il mio sogno e l’ha sempre sostenuto. È a lui che devo essere grata se oggi l’ho realizzato.

Come hai vissuto il passaggio da una vita regolata da orari di ufficio, a una vita il più delle volte senza orari?

Sono grata alla vita per gli 11 anni che mi ha regalato insieme alla mia Golden, ma sono altrettanto grata di aver potuto realizzare oggi il mio sogno. Con lei non avrei potuto farlo, non si sarebbe mai abituata a viaggiare in cabina con me. Però da una situazione brutta mi è svoltata la vita. È vero, il più delle volte non ci sono orari, ma la soddisfazione che mi dà questo lavoro è impagabile.

Una volta prese le patenti necessarie, come è andata?

Conosco i proprietari della ditta per cui lavoro oggi, la Fratelli Ravera, da molti anni. Li avevo informati della mia scelta già quando studiavo per le patenti, e appena patentata loro mi hanno dato questa opportunità. Ho iniziato con il due assi, trasportavo terriccio. Poi a febbraio si è liberato un trattore, non aspettavo altro.

Oggi cosa guidi e cosa trasporti?

Guido orgogliosamente un Volvo FH 500, un po’ datato ma di cui non mi posso certo lamentare, anche se il mio sogno sarebbe provare il nuovo Volvo elettrico. Come ho detto, sono un’appassionata e come tale vorrei provare tutto ciò che è nuovo. Per quanto riguarda il tipo di trasporto, prevalentemente carico rottami di diverse entità in Francia e li porto in acciaieria in Italia, e tornando ricarico terriccio, non viaggio mai vuota.

Della Francia si sente dire spesso che è tutto diverso, migliore. Falso mito o verità?

Verità, forse non al confine, ma nelle zone più interne è davvero un’altra storia rispetto all’Italia. Tanto per cominciare, nelle aree di sosta ci sono servizi dedicati alle donne: bagni e docce puliti, addirittura una volta ho trovato bagnoschiuma e crema corpo a disposizione. Vedere autotrasportatrici in Francia è del tutto normalizzato, lì nessuno si sconvolge. In Italia non è esattamente così.

E come è in Italia?

Una donna che arriva su un bilico è vista ancora come qualcosa di assurdo. L’opinione generalizzata delle donne autotrasportatrici è ancora molto negativa e stereotipata. È la mentalità che deve cambiare.

Qual è la chiave per riuscirci?

È molto difficile far cambiare idee o mentalità a qualcuno, però penso abbia sempre senso dire la propria idea. Io sono molto attiva sui social, mi piace postare i momenti della mia vita, e quindi anche del mio lavoro, su Instagram o su TikTok come fa chiunque tra l’altro. Questo ha portato anche a qualche commento negativo nei miei confronti, ma ci sta, nel momento in cui si pubblica ci si espone in qualche modo. Il motivo per il quale io lo faccio, però, oltre al piacere di condividere e raccontare una mia passione, è anche dimostrare che qualunque donna che desidera fare questo lavoro lo può fare.

Quindi i social possono aiutare a lanciare questo messaggio?

Quando avevo quindici anni e dicevo che volevo guidare un bilico nessuno mi credeva, o mi dicevano che non faceva per me. Alla fine, io ho anche finito per crederci un po’. Ecco, se oggi una ragazza mi vedesse sui social e pensasse «ah vedi, allora lo posso fare anche io», sarei contenta. Quindi sì, penso che i social possano aiutare a lanciare un messaggio più attuale alle ragazze. Di donne autiste ancora non ce ne sono moltissime, ma quelle che ci sono possono fare la differenza.

E ai commenti negativi come rispondi, se rispondi?

Io non lascio mai perdere quando sento dire certe frasi, perché penso sia giusto non lasciar correre, altrimenti si contribuisce ad alimentare ulteriormente questa cultura se nessuno fa mai notare che c’è qualcosa di sbagliato.

Sui social spesso però si tende a condividere solo «il bello» della vita, di un mestiere o di una situazione. C’è il rischio che si sminuiscano i problemi o le difficoltà di questo mestiere?

Tutti abbiamo delle giornate più dure di altre, dei momenti difficili, e questo mestiere è innegabile che metta spesso di fronte a situazioni non facili. È un lavoro duro, non bisogna nasconderlo. Il più delle volte, per esempio, mi trovo a dover andare in posti nuovi, sconosciuti, e al volante di un bilico non sempre è facile gestire queste situazioni, però se si ha la passione si superano anche le difficoltà e gli aspetti positivi superano quelli negativi.

Qual è quindi l’aspetto che ti dà più soddisfazione della tua nuova vita e del tuo nuovo lavoro come autista?

Sto per dare una risposta che so essere arrogante, ma che è la verità. La mia soddisfazione più grande è mettere a tacere gli uomini che non credono che io sia in grado di fare una buona manovra al primo colpo con un bilico. E invece ci riesco.

Questo significa che succede spesso…

Perché ci sottovalutano sempre! Eppure, al giorno d’oggi con le nuove tecnologie e i nuovi mezzi non è più una questione di fisico, quindi è solo una questione di cultura. Non conta avere i muscoli, ma serve capire il mezzo.

Tu oggi sei felice della tua scelta?

Lavorativamente parlando sì, sono molto felice. La mia è stata una scelta di successo, anche se ci tengo a ribadire che il merito di questa scelta è stato del mio ex compagno, a cui sono molto grata. Poi devo ammettere di essere stata privilegiata, perché avevo l’aggancio per trovare lavoro in una realtà virtuosa nella quale mi trovo benissimo e in cui i colleghi mi hanno sempre aiutata.

Adesso che questo sogno nel cassetto si è realizzato, quale altro rimane?

Voglio semplicemente dare priorità a me stessa ed essere felice, e se proprio posso aggiungere un piccolo desiderio, beh, il Volvo elettrico mi piacerebbe davvero provarlo!

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Sono una camionista nel 2024

 

Un piccolo video della nostra collega Laura!

 

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Alla ricerca di nuove camioniste

 

E’ interessante vedere come adesso le donne “interessino” al mondo dell’autotrasporto, adesso che i “maschietti” non hanno più la vocazione, non desiderano più diventare camionisti, ecco che si sono accorti di noi femminucce, ed è tutto un fiorire di iniziative per invogliare le donne a intraprendere questa carriera “on the road” un pò in tutta Europa.

E se da una parte fa piacere vedere che si sono accorti che ne abbiamo la capacità, dall’altra rimane un pò di rammarico per tutte le porte in faccia ricevute nel corso degli anni passati quando ci veniva detto “Non è un lavoro per donne”…

Ho trovato questo articolo su Trasporto Europa, questo è il link:

 

https://www.trasportoeuropa.it/notizie/autotrasporto/xpo-logistics-avvia-formazione-dedicata-alle-donne-camionista/

 

Il testo:

Xpo Logistics avvia formazione dedicata alle donne camionista

 

Xpo Logistics ha avviato in Gran Bretagna e Irlanda l’attività della Female Driver Academy, dedicata alle donne che guidano i veicoli industriali. Aumentare l’occupazione femminile è infatti uno dei modi con cui l’autotrasporto cerca di affrontare la carenza di autisti. Le partecipanti seguiranno un programma di formazione intensiva della durata di 12-16 settimane, sviluppato dal gruppo interno di formazione di Xpo Logistics, per migliorare e affinare le loro competenze. L’obiettivo è creare un gruppo di autiste altamente qualificate e professionali, ben familiarizzate con i clienti e i prodotti dell’azienda. Questo progetto è sostenuto dal cliente Saint-Gobain UK e Irlanda, che offrirà ruoli lavorativi nelle loro operazioni di British Gypsum e Pam.

Il programma è già iniziato con alcuni giorni di valutazione delle candidate. “Assumeremo le partecipanti fin dal primo giorno, in modo che possano guadagnarsi da vivere mentre si formano per diventare una parte vitale del nostro team”, spiega Lynn Brown, vicepresidente delle risorse umane per Regno Unito e Irlanda di Xpo Logistics. “I nostri formatori affiancheranno le candidate, garantendo che possano apprendere da qualcuno con esperienza diretta e ricevere il miglior supporto possibile”. Le prime partecipanti della Female Driver Academy inizieranno a guidare camion per la multinazionale del trasporto entro agosto del 2024.

La Female Driver Academy di Xpo è parte della Driver Excellence Academy dell’azienda, istituita per aiutare persone che desiderano formarsi come autisti di veicoli industriali. L’unico requisito è che i partecipanti devono avere almeno diciotto anni per guidare un camion. Ogni tirocinante della Driver Excellence Academy lavora per ottenere la qualifica pertinente per il tipo di veicolo che desidera guidare. Ad esempio, una patente B per auto può essere aggiornata a una C o CE. È anche possibile passare direttamente da una patente B a una patente CE.

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Come vive una camionista

 

E’ di un paio di mesi fa, in occasione del “Driver Fatigue Day” del 21 giugno, questo articolo con una bellissima audio intervista alla collega Lola che racconta diverse cose della vita di una donna al volante di un camion. I problemi che ci riguardano direttamente e cone siamo in grado di affrontarli, perchè come dice lei:  “Le donne sono veramente toste nel settore dell’autotrasporto…e graziose, io sono molto orgogliosa di noi!”

 

Vi metto il link dell’articolo dove potete ascoltare le sue parole:

https://www.collettiva.it/copertine/lavoro/come-vive-una-camionista-tvvl4xt5

Questo è il testo dell’articolo:

 

La testimonianza

Come vive una camionista

Lola Bertazzo ci racconta le difficoltà e le gioie del suo lavoro nella Giornata europea contro la stanchezza degli autisti

Abbiamo raccolto la testimonianza di una donna conducente di camion nella Giornata europea contro la stanchezza degli autisti, il “Driver Fatigue Day” del 21 giugno. Si tratta di un appuntamento annuale organizzato dall’Etf (European transport federation), la federazione che comprende oltre 200 sindacati nazionali provenienti da più di 40 paesi, tra i quali la Filt Cgil italiana, per porre l’attenzione sui diritti degli autisti di camion e di pullman sottoposti a uno stress dovuto alla tipologia del loro lavoro che può mettere in pericolo loro stessi e altri autisti e viaggiatori. Diverse le iniziative del sindacato nelle città italiane.

Secondo un report dell’Etf, infatti, il 60% dei camionisti hanno riferito di guidare regolarmente in uno stato di stanchezza, il 27% ha ammesso di aver quasi provocato incidenti a causa della stanchezza, quasi un terzo si è addormentato al volante e oltre la metà ha sentito il bisogno di accostare a causa della stanchezza, ma non hanno potuto farlo.

Molti i disagi collegati alle molte ore passate al volante su strade e autostrade, all’impossibilità di riposare, di avere accesso a parcheggi e servizi igienici adeguati. Per le donne, il cui numero è in crescita nel settore dei trasporti, si sommano altre difficoltà dovuta alla connaturata fisiologia, come ci racconta ai nostri microfoni la camionista Lola Marta Bertazzo.


Buona strada sempre Lola!!!

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La storia di Silvia

 

Un’altra delle colleghe presenti alla pista di Lainate a marzo è Silvia, anche lei si è cimentata alla prova dei camion MAN, sponsor della manifestazione,  e ha raccontato la sua storia in questo breve video.

Buona strada sempre Silvia!

https://www.facebook.com/100064378134808/videos/2086556978388163?__so__=permalink

 

 

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La testimonianza di Simona

 

La testimonianza di Simona, camionista felice del suo mestiere , presente anche lei a marzo alla manifestazione organizzata da MAN Italia alla pista di Lainate.

Buona strada sempre Simona!

https://www.facebook.com/100064378134808/videos/773677491071495?__so__=permalink

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Sfide e successi delle donne camioniste

 

Dal sito “WOMEN 4” questo bell’articolo dedicato alle donne camioniste e in particolare alla nostra collega Laura Broglio che è anche ambassador di Women4,  si racconta la sua storia come esempio per tutte le donne che desiderano intraprendere questo mestiere, c’è anche una citazione al nostro libro “Soprattutto camioniste”…  è un articolo da leggere tutto d’un fiato!

 

Il link:

https://women4.gigroup.it/blog-articles/sfide-e-successi-delle-donne-camioniste

 

L’articolo:

Sfide e successi delle donne camioniste

 

Nel mondo del trasporto su strada, il ruolo delle donne camioniste sta guadagnando importanza. Nonostante le sfide che le donne affrontano in questo settore, dalle barriere culturali ai pregiudizi di genere, sono sempre di più le donne camioniste in Italia che rompono gli schemi e scelgono questa professione. Raccontare le loro storie celebra i loro successi in un campo tradizionalmente dominato dagli uomini e contribuisce a promuovere l’uguaglianza di genere sul lavoro.

Cosa significa guidare un camion per una donna

Anche se la presenza femminile nel settore dei trasporti pesanti è un fenomeno recente, è frutto di una evoluzione sociale e lavorativa maturata nel tempo. Camion e donne sembrano due mondi agli antipodi. Lasciando da parte il luogo comune che vuole le donne poco portate alla guida – diceria smentita dai dati sugli incidenti al volante che vedono gli uomini e non le donne come i maggiori responsabili – sono altri i fattori che hanno contribuito a erigere una barriera maschile e maschilista tra donne e camion.

Guidare un camion significa avere competenze tecniche sui motori e relazionarsi principalmente con colleghi uomini. Vuol dire macinare chilometri su chilometri alla guida di mezzi pesanti lungo tragitti che tengono lontano da casa e dalla famiglia per giorni o addirittura settimane. E implica non avere paura di dormire parcheggiati nelle piazzole di servizio. Insomma, un panorama privo di comfort che ha contribuito ad alimentare la percezione di una professione sostenibile solo da uomini duri. Invece, negli ultimi anni queste barriere mentali hanno iniziato a sgretolarsi.

Il primato italiano delle donne camioniste

Secondo il Driver Shortage Report 2022 dell’IRU (International Road Transportation Union), l’Italia vanta il primato europeo di donne al volante di mezzi pesanti, con il 6,2% della forza lavoro nel settore, ben al di sopra della media europea del 3,2%. Questo dato testimonia la determinazione delle donne camioniste italiane nel perseguire la loro passione per la guida di camion e tir.

Il fenomeno è particolarmente evidente nel Nord Italia, dove molte donne trovano opportunità di lavoro nelle aziende di famiglia del settore dell’autotrasporto. Nonostante le difficoltà legate ai costi delle patenti – che possono arrivare a 4 mila euro – e alle competenze richieste, il numero di donne camioniste è in costante aumento.

Riconoscimenti e storie di donne camioniste

Per favorire l’accesso delle donne alla professione di camionista e sopperire alla carenza di nuovi autisti, ci sono aziende che si offrono di coprire le spese per il conseguimento delle patenti. Non solo: il governo italiano ha introdotto un bonus patente che agevola economicamente le aspiranti donne camioniste under 35.

Gli eventi e i premi dedicati alle donne camioniste in Italia, come il “WoMAN’s Day” un evento formativo realizzato da MAN Truck and Bus Italia e dedicato alle donne camioniste, o il “Sabo Rosa” vinto da Laura Broglio, camionista e blogger che con la sua storia ispira altre donne a seguire questa strada, aiutano ad abbattere i pregiudizi e promuovere la valorizzazione e la formazione della figura della donna camionista ancora poco considerata.

Nel libro “Soprattutto Camioniste”, 52 autiste parlano delle loro esperienze di vita in altrettanti racconti e spiegano com’è la vita delle donne camioniste in Italia. Pur nelle differenze, da ogni storia narrata emerge un punto in comune: la passione per questo lavoro vissuto come realizzazione di un sogno, da difendere con orgoglio di fronte a pregiudizi e ostacoli.

Il messaggio lanciato chiaramente è che quello tra donne e camion è un rapporto che funziona e chi vive questa professione come una passione non ci sta a farsi dire che si tratta “di un mestiere per uomini”.

Laura Broglio: la donna camionista italiana più famosa

Laura Broglio è l’emblema delle donne camioniste di successo. La testimonianza della camionista di Rovigo è una delle più ispiratrici tra le donne che hanno scelto di mettersi al volante di mezzi pesanti. Laura si è avvicinata al mondo dei camion quasi per caso, accompagnando l’ex fidanzato a un raduno. A quel tempo, Laura studiava Lettere moderne all’Università, insegnava danza hip-hop e sognava di diventare insegnante. Eppure, le è bastato mettere piede su un camion per dare una sterzata inaspettata e radicale al suo progetto di vita futura.

Salendo su un tir si è sentita trasportata in una dimensione di libertà, forza e indipendenza che cercava. È stato un vero colpo di fulmine al quale non ha saputo dire di no. Con coraggio, ha abbandonato gli studi universitari e, senza dir niente ai genitori, ha usato i soldi della rata universitaria per coprire i costi delle patenti professionali. In soli tre mesi ha ottenuto le qualifiche necessarie per guidare i mezzi pesanti. Una scelta controcorrente che inizialmente ha spiazzato famiglia e amici.

Nella sua attività di camionista, Laura punta molto su logistica e tecnologia, testando i nuovi mezzi pesanti. È molto attiva con il suo blog “Siamo Carichi” dove racconta con passione il suo mestiere, tra vizi e virtù, e nel 2021 ha anche pubblicato un e-book dallo stesso titolo. Oggi è ambassador di Women4, e il suo impegno e la sua determinazione nell’inseguire i propri sogni nonostante i pregiudizi le sono valsi il premio “Sabo Rosa”, che ogni anno viene assegnato a una donna occupata nella filiera dei trasporti pesanti. Un riconoscimento al valore della passione che, in Laura, diventa coraggio di prendere in mano la propria vita e dare concretezza ai propri sogni.

Le donne camioniste italiane stanno tracciando la strada verso l’inclusività e valorizzazione del talento femminile nel settore dei trasporti. La storia di Laura Broglio dimostra come passione, competenza e coraggio possano abbattere stereotipi e barriere di genere con tenacia e amore per il proprio lavoro. Il suo esempio può ispirare tante altre donne a mettersi al volante di un camion o, comunque, ad assecondare le aspirazioni professionali, anche in settori tradizionalmente maschili come quello dei trasporti pesanti. Per dimostrare che è giusto inseguire i propri sogni, e che non esistono professioni precluse in base al genere.

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Camioniste donne

 

Dal sito “Truck Style” un bel articolo dedicato alle camioniste donne e al loro approcio a questo mestiere.

Questo è il link:

https://www.truckstyle.it/it/blog/camioniste-donne-qual-e-oggi-la-realta-511

E il testo:

 

Camioniste donne
Qual è oggi la realtà

Europarts Srl

Quello delle camioniste donne è un fenomeno in crescita che sfida gli stereotipi. Infatti, se pensate che il camion sia una cosa da uomini, vi sbagliate di grosso: sempre più donne scelgono di fare della guida di questi mezzi pesanti la loro professione, affrontando le sfide e le difficoltà di un lavoro che richiede passione, dedizione e competenza.

Ma qual è oggi la realtà delle camioniste donne in Italia e nel mondo? Qual è l’approccio delle donne a questo tipo di professione e, soprattutto, come vengono percepite in un ambiente da sempre prevalentemente maschile?

I dati
Secondo i dati dell’Unione Europea, le donne rappresentano il 14% dei conducenti professionali di veicoli pesanti nell’UE, con una percentuale che varia dal 2% in Grecia al 28% in Lettonia.
E a casa nostra? In Italia, le camioniste donne sono circa il 6% del totale, con una crescita del 50% negli ultimi dieci anni. Si tratta, in realtà, di un numero ancora basso, ma in costante aumento, che testimonia il cambiamento culturale e sociale in atto.

La realtà di questa professione declinata al femminile
Le motivazioni che spingono le donne a intraprendere questa carriera sono diverse: alcune seguono la tradizione familiare, altre cercano un’alternativa alla precarietà e alla disoccupazione, altre ancora sono attratte dalla libertà e dall’avventura che il camion offre. Ma tutte condividono la passione per la strada e per il proprio mezzo, che diventa quasi un compagno di vita.

Le camioniste donne devono però affrontare anche delle difficoltà e degli ostacoli, sia pratici che psicologici. Tra i primi ci sono la mancanza di servizi igienici adeguati nelle aree di sosta, la scarsa sicurezza nelle zone isolate o degradate, la fatica fisica e mentale dovuta alle lunghe ore di guida e ai ritmi stressanti. Mentre a livello psicologico ci sono i pregiudizi e le discriminazioni da parte di alcuni colleghi uomini, che non accettano di vedere le donne al volante di un camion, o che le sottovalutano o le molestano. Per questo motivo, molte camioniste donne preferiscono addirittura non mettere in evidenza il proprio genere, indossando abiti neutri e, ad esempio, nascondendo i capelli sotto un cappello.

Ma ci sono anche tante storie positive e incoraggianti, di donne che hanno trovato nel camion una fonte di soddisfazione personale e professionale, e che hanno saputo guadagnarsi il rispetto e la stima dei loro colleghi e dei loro clienti. Alcune di queste donne si sono anche unite in associazioni o gruppi sui social network, per condividere le loro esperienze, i loro consigli e il loro sostegno reciproco.

Le camioniste donne sono, quindi, una realtà in crescita, che dimostra come il camion non sia una questione di genere, ma di abilità, professionalità e passione. Sono donne che hanno scelto di seguire il loro sogno senza lasciarsi intimidire dagli stereotipi o dalle difficoltà. Sono donne che hanno fatto del camion non solo un lavoro, ma uno stile di vita.

 

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