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La storia di Simona

 

Un’altra bella storia che racconta la realizzazione di un sogno è quella di Simona, anche lei guida gli autobus e partecipa al concorso del Sabo Rosa 2024.

Il link:

https://www.sabo.it/simona-ciotti/

La sua intervista:

 

Simona Ciotti

Attività: autista di autobus
Residenza: Ascoli Piceno

Quando hai capito che quello del trasporto sarebbe stato il tuo lavoro, il tuo mondo? Com’è il tuo lavoro?

Quella per i mezzi pesanti, e per gli autobus in particolare, è una passione che ho fin da quando ho iniziato a camminare. Mia mamma mi ha sempre raccontato che, quando andavamo a passeggio ad Ascoli, io indicavo i pullman che passavano.

Una ventina d’anni fa, dopo diverso tempo trascorso in fabbrica, ho deciso che avrei seguito la mia passione e ho preso le patenti, anche se è stata una scelta osteggiata un po’ da tutti. Mio padre, ad esempio, che era camionista, mi diceva che avrei fatto molta fatica, che una donna non avrebbe fatto strada nel mondo del trasporto pesante, che venendo da un piccolo paese di provincia mi avrebbero guardata con sufficienza e con un po’ di sospetto.

A dispetto delle “Cassandre” ora guido per l’azienda Start Spa di Ascoli Piceno (la società che si occupa del trasporto pubblico locale) i pullman con cui serviamo le tratte extraurbane dal capoluogo a Civitanova, dopo aver fatto per diverso tempo il servizio urbano.

All’inizio, in effetti è stata dura, ma ora si sono abituati a vedermi alla guida e capita, a volte, di parlare con qualche passeggero che rimane ammirato dalla passione che metto nel lavoro. E anche il mio papà ora è orgoglioso di vedermi al volante di un pullman; è una piccola vittoria anche questa.

Perché hai deciso di partecipare al Sabo Rosa?

Conosco il Sabo Rosa da diversi anni e mi ha sempre incuriosito. Mi piace l’idea che si dia voce ai racconti di vita delle camioniste e delle autiste.

Quali sono i lati positivi del tuo lavoro e quelli che vorresti cambiare?

Io amo il mio lavoro e sinceramente non cambierei nulla. È una vita che mi piace.

L’unica cosa che lascia un po’ l’amaro in bocca, alla maggioranza dei colleghi con cui ho avuto modo di parlare, è che lavoriamo con un contratto nazionale obsoleto e quindi il salario non è adeguato al costo della vita di oggi. Soprattutto perché le responsabilità sono tante e le tratte extraurbane richiedono un grande impegno, in termini di tempo ed energie.

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