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Fare o non fare la camionista?

 

Fare o non fare la camionista? Questo è il dilemma! Chissà se sono tante o poche le ragazze in cerca di lavoro che si pongono questa domanda oggi, anno 2021. La pongo io per curiosità, c’è un gran parlare di carenza di nuovi autisti, di ricambio generazionale, di provare a rivolgersi alle donne per colmare questo gap.

Le stesse donne che comunque, ancora oggi, in alcune zone si scontrano con pregiudizi e maschilismo. Oggi come dieci, venti, trenta, cinquanta e più anni fa.

Una volta la maggior parte delle donne che intraprendeva questa “carriera” lo faceva perché veniva da una famiglia di autotrasportatori, chi aveva il marito camionista, chi il fratello, chi il papà. Quella era la loro porta di ingresso in questo mondo da sempre appannaggio degli uomini. Molto più difficile era riuscire a diventare autiste dipendenti partendo solo da una passione innata, dalla voglia di una vita diversa.

Quelle che ci riuscivano spesso era perché chi le assumeva voleva solo metterle alla prova, convinto già in partenza che non ne erano in grado, “Vediamo quanto duri su un camion!”, pronti a scommettere che alla prima difficoltà avrebbero rinunciato. E invece… invece gli uomini non hanno mai capito, o hanno fatto finta di non capire, che per una donna fare la camionista non era un capriccio temporaneo ma una vocazione profonda.

E purtroppo, per chi spera di risolvere il problema della mancanza di nuovi autisti ingaggiando le donne, era e credo sia ancora, un desiderio di una minoranza (anche se negli anni ’90 ci fu un’inchiesta che rilevò che il sogno delle italiane era di fare la camionista…ma sono passati tanti anni da allora!).

E se è  anche vero che ci sono donne che hanno aspettato anni per realizzare il proprio sogno di guidare un camion è altrettanto vero che non ci sono poi cosi tante ragazze disposte a farlo.

Guardatevi in giro, anzi guardate nelle cabine dei camion che incrociate, se siete fortunati in una giornata magari ne vedrete anche un paio di donne al volante, ma in rapporto a quanti uomini? Le statistiche dicono che le camioniste sono il 2% del totale degli autisti, a volte penso che sia una stima fin troppo alta…

Eppure sarebbe bello se questo mestiere si tingesse un po’ più di rosa, ma resto dell’idea che sarà molto difficile.

Perché? Perché il nuovo modo di fare autotrasporto sta togliendo “poesia” al mestiere, si guarda solo ed esclusivamente al profitto fine a se stesso, l’autista è solo un ingranaggio di un meccanismo sempre più sofisticato dove conta solo la consegna del carico nel più breve tempo possibile e al minor costo possibile. Il camionista, uomo o donna che sia, non ha più nessun valore dal punto di vista umano.

 

Cosi, quando scomparirà l’ultima generazione di camionisti che hanno vissuto gli anni belli dell’autotrasporto e che ancora cercano di svolgere il mestiere con passione ed umanità, perché sono nati e cresciuti in mezzo ai camion, quando non ci saranno più loro sarà la “catastrofe” totale. Sui camion ci saliranno (forse) solo persone che hanno bisogno di uno stipendio, persone  per cui un lavoro vale l’altro, e la figura del camionista, uomo libero, con la strada nel cuore, con la voglia di partire per rincorrere sempre nuovi orizzonti ma anche con un grande amore per il proprio mezzo, considerato come un compagno di vita, scomparirà del tutto, diventerà mitologia.

Io credo che se le cose continueranno cosi, se la disumanizzazione del settore non si fermerà, le donne sui camion non ci saliranno, le donne inseguono i loro sogni, e se la realtà non corrisponde alle aspettative, cambieranno prospettiva.

L’unica speranza è che siano le donne a ridare dignità, cuore, sensibilità e passione a questo mestiere. Ma non so se ci riusciranno, sono sempre state troppo poche e le leggi di mercato stanno stritolando tutto.

In ogni caso, buona strada sempre!

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2 Comments

  1. Mario Dalmonte ha detto:

    Carissima Monica, voglio tentare di seguire passo passo il tuo racconto, vorrei sbagliarmi ma penso che se le cose non cambieranno, si stia andando verso una stagione poco bella, e ciò vale per uomini e donne; qui mi fermo altrimenti sarei troppo pessimista. È vero come tu dici che le donne si scontrano ancora oggi con teorie anacronistiche, è vero che forse sono meno del 2%, basta guardare entro quelle cabine per rendersene conto! Dov’è che trovi le donne? Alla guida di autobus urbani, qui purtroppo hai a che fare con quella brutta bestia chiamata pubblico, la quale non ti perdona nulla, spesso scortese, offensivo, irriverente, per non parlare degli agguati nei confronti dei conducenti urbani ai capolinea, dove la polizia è stata costretta a intervenire con le conseguenze che sappiamo! Più che un luogo per uomini e donne, sembrerebbe un luogo inidoneo per le persone civili. Le donne hanno doti e qualità che nemmeno loro stesse a volte sanno di avere, lo dice la storia assieme alle sacre scritture, nonostante non siano mai state messe in luce hanno sempre dimostrato il loro valore, lo dice la tradizione popolare contadina, lo dice la storia della mia famiglia come quella di tante altre, infine lo dico io per esperienza personale, per aver aiutato alla fine della mia carriera professinale una stagista nella sua tesi di laurea, esperienza che nonostante i miei anni mi ha permesso di crescere ancora e maturare, considerando la persona che avevo davanti al pari di una figlia professionale, di un libro sempre aperto da cui imparare, ecco cosa ha sempre rappresentato per me la donna! Un insieme di esperienze e saperi provenienti dal nostro passato più remoto, per cui se la donna vuole salire su un camion può farlo come e quando vuole senza chiedere il permesso a nessuno. A lei occorre un pane chiamato passione di ciò che a lei si sta insegnando, con parola onorata nei fatti, da parte del suo prossimo perché il resto verrà vivendo. La donna è quella creatura unica che nel suo essere che ha le chiavi per iniziare quel miglioramento più umanamente sentito, chiavi che non le appartengono solo da oggi ma che ha in consegna fin dai tempi più remoti. Un sincero abbraccio🤗 da Mario da Bologna

  2. Misteriosa ha detto:

    Il camion è sempre stato il mio mondo. L’interesse mi è arrivato naturalmente, da una parte lo vivevo già in prima persona avendo un’azienda di trasporti a conduzione familiare.. comprendevo il fatto che il mio contributo in famiglia sarebbe stato di grande aiuto, e dall’altra parte sentivo che era la mia strada, che non ho mai abbandonato. Sono passati più di 20 anni da quando iniziai questo lavoro, e ho provato cosa vuol dire essere una donna in un mondo che più volte mi ha ostacolato, perchè mancava la fiducia verso chi invece svolgeva il proprio lavoro con dedizione… ma ho sempre cercato il lato positivo e quello che mi ha trasmesso questa professione sono emozioni che non si possono spiegare, ma che tu e altre camioniste lo possono capire… perchè quando si sale non si vorrebbe più scendere. Voglio pensare che altre donne avranno ancora voglia di mettersi alla guida, nonostante rimanga sempre una sfida questa volta anche con il progresso-regresso che avanza, voglio sperare che sia data la possibilità alle nuove leve di accedere alla professione abbattendo anche i costi esorbitanti per i corsi della patente e il cqc… una cosa sono sicura: le donne non si sono mai arrese di fronte alle difficoltà e sicuramente sapranno arrivare a realizzare i loro sogni. Perchè anche se ora il mondo è cambiato rispetto alla nostra generazione, ora la strada è stata aperta, probabilmente rimarrà sempre una minoranza, ma quella minoranza ha creduto in se stessa finchè ce l’ha fatta!

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