Archive for Giugno, 2012

BUON COMPLEANNO AGATA !!!!


Ciao a tutte/i
le buone abitudini andrebbero mantenute, purtroppo non sempre è possibile, ma oggi non sono in ritardo, solamente ” appena in tempo”, perchè oggi si festeggia il COMPLEANNO di una persona speciale…
In questi ultimi mesi ci siamo sentite diverse volte, ci scambiamo impressioni e idee, ci confrontiamo su argomenti che spesso vediamo da diverse angolazioni e cocciute come siamo entrambe ne escono veri e propri dibattiti, ma prima di chiudere abbiamo già ristabilito intesa, come solo le amiche riescono a fare… Sono orgogliosa di essere sua amica e poter imparare da lei mille cose, come sono contenta del suo modo di ascoltare le mie opinioni; percorriamo strade diverse ma siamo dirette allo stesso traguardo.
Buon Compleanno AGATA!!!
Grazie per il tempo che ci dedichi… grazie di trasmettere la tua vitalità… grazie di essere così caparbia e di trasmettere energie.. grazie di essere così intraprendente ed essere d’esempio a molte di noi…
Ti auguro, insieme alle altre Lady Truck, che questo nuovo anno ti regali ciò che più desideri…
gisy

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La solitudine….

Ciao a tutti…

è un pò che non scrivo più qui… ma non ho perso il “vizio” di farlo, cosi stasera mi sono decisa a postare una cosa scritta qualche mese fa in altri luoghi, una riflessione sulla solitudine del camionista… a stare soli si hanno anche questi pensieri! Ciao a tutti e buona strada sempre!

notte in autogrill

“LA SOLITUDINE”

La solitudine… è una bella canzone di Laura Pausini, ma non è di quella che voglio parlare…
Il vocabolario la definisce come “ L’essere solo; condizione di chi vive solo…”
Si vive soli sul camion?
Direi di si… si passano tantissime ore da soli, magari ci si può far compagnia ascoltando la radio, parlando al baracchino o al telefono cellulare… si può scambiare quattro chiacchiere nei luoghi di carico/scarico, ma arriva sempre il momento che in cabina cala il silenzio… e a volte è un silenzio pesante.
La mia amica e collega Gisy dice sempre che se non sei capace di stare bene con te stesso questo lavoro fai fatica a farlo… la solitudine della cabina amplifica i tuoi problemi . Appunto.
Roby invece dice che lui ne ha bisogno, della solitudine, che gli serve per ricaricarsi, che non ne soffre, che quando guida la strada gli fa compagnia, e non ha bisogno di sentire radio o baracchino, sta bene in compagnia dei suoi pensieri e del canto del motore, è un momento di intima gioia.
Ed io? Ultimamente me lo chiedo spesso… nelle lunghe ore notturne al volante, quando fuori è tutto buio, il traffico è scarso, il baracchino è muto, solo un flebile fruscio di sottofondo… quando alla radio non c’è nessuno che mi piace, quando sono stufa di riascoltare sempre le mie solite cassette con le solite canzoni… quando i pensieri si fanno insistenti e non c’è modo di scacciarli via… allora aspetto con impazienza il sorgere del sole come un ritorno alla vita, ai colori, ad un po’ di gioia. Di giorno non ci penso: devo stare attenta al traffico, devo pensare a scaricare e caricare, devo aprire e chiudere il camion, tirare cinghie, spostare piantane, agganciare teloni, la fatica fisica non lascia spazio ai pensieri, parlo con i magazzinieri, magari solo poche parole, le solite battute sul tempo, sul caldo e sul freddo e sulla crisi… e poi via di nuovo, la strada che scorre mi fa compagnia, i colori delle stagioni che cambiano, le luci e le ombre, il ticchettio della pioggia quando c’è , devo avere sempre la situazione sotto controllo, guardare negli specchi chi mi segue, tenere la distanza da chi mi precede, non è un gioco, anche se è bello guidare è pur sempre un lavoro, ci vuole attenzione, impegno. Ma poi arriva il momento di fermarsi. Finiscono le ore disponibili, e tante volte non si riesce a rientrare. Allora comincia la caccia al parcheggio… ci si ferma nel primo posto libero che si riesce a trovare. E non è sempre un bel posto. Ma le ore vanno sfruttate fino all’ultimo. Fin dove si può. E cosi capita che mi ritrovo ferma già nel pomeriggio, e vedo i posti intorno a me riempirsi pian piano, quasi sempre sono camion con targhe dell’est… arrivano e chiudono le tende… come ho fatto anch’io poco prima di loro, quelle laterali, quella davanti no, aspetto il buio… ci chiudiamo nelle nostre cabine e lasciamo che la vita ci scorra addosso… qualcuno scende all’ora di cena a prepararsi da mangiare sotto al rimorchio, ma poi mette via tutto e risale silenzioso … solitudini internazionali… tutti col timore del vicino di camion, forse solo isolati da linguaggi diversi, da parole che sarebbero incomprensibili anche volendo chiacchierare…e allora restiamo nascosti dentro la nostra piccola casa di lamiera, chi a guardarsi un film, chi col PC portatile, qualcuno legge, qualcuno scende a fumarsi una sigaretta… a guardarsi intorno con sguardo desolato… io di solito prendo in mano un quaderno e scrivo quello che vedo, quello che vivo.
Si, sul camion si vive soli, soli con i propri pensieri, soli con se stessi, soli con il desiderio di non esserlo.
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Una bella favola… in tempi tristi, fa bene all’umore.

Ciao Lady
In un momento drammatico per la mia terra, quando negli occhi della gente riconosci il terrore, quello che nasce dalla paura e si trasforma in panico…; ho ascoltato una favola, semplice e rassicurante, la storia di una persona semplice che trasmette serenità e la gioia, quella che nasce dal riconoscere la positività nei piccoli gesti quotidiani, comuni a tanti, ma tante volte senza la consapevolezza di quale ricchezza siano. La mia Pricipessa è emiliano romagnola, è cresciuta in una di quelle famiglie dove tutti ci si tira su le maniche per aiutare, a qualsiasi età, negli anni ‘70 /’80 era scontato, ora lo è un po’ meno…; Il suo papà con sacrifici si era comprato un camion nuovo, a cambiali, come era consuetudine in quel momento e ciò gli permetteva di mantenere moglie e i tre figli con decoro, perché erano anni in cui chi faceva sacrifici li vedeva ripagati economicamente… Un giorno sfortunato subisce un grave infortunio e rischia di veder sfumato il suo sogno e di essere sopraffatto dai debiti, ma le donne padane hanno una tempra dura e la moglie si mette in gioco, prende la patente e s’inventa camionista, sfruttando l’esperienza del marito e in seguito la collaborazione; nel frattempo i figli imparano a sostituire la mamma nelle faccende domestiche e ad accudirsi a vicenda, come i loro coetanei provenienti da famiglie di operai… Dall’infanzia all’adolescenza il passo è breve, il cortile di casa diventa piazzale di lavoro per i carichi e le manutenzioni, il numero dei mezzi è cresciuto e arrivano anche autisti, una grande famiglia quella che si riunisce a tavola il sabato e le sere, come era uso e costume in quel periodo… A cena la Principessa vede un viso nuovo, un ragazzo che viaggerà con la mamma…ma non ci fa caso, lei pensa alle sue amiche e alle prime uscite, in paese, con l’orario ristretto e gli usi della provincia… una sera si va a pattinare e un saluto le fa tornare alla mente da chi proveniva, era a casa sua qualche sera prima… da lì in poi diventa la sua ombra ogni volta che lo rivede in piazzale, ma nessuno ci fa caso è solo una ragazzina e lui già adulto, il suo affetto viene frainteso come una cotta puerile e nessuno ci bada, questo Principe, è lusingato ma vede nella differenza d’età un ostacolo e crede che crescendo passerà questa “cotta” e frequenta ragazze della sua età, portandole anche con lui sul camion… ma Principessa cresce e con essa l’amore per il suo Principe, non molla e con il tempo riesce a farsi prendere sul serio, sono passati anni e lei ha tenacemente aspettato e coltivato questo rapporto da sola e ora ha ottenuto ciò che voleva… gli ostacoli sono tanti, l’età non si può cancellare e lui stesso pensa che con il tempo lei cambierà idea, conoscerà un coetaneo che le farà battere il cuore; di questa opinione è anche la mamma che a lui non dice mai nulla a riguardo, anche quando viaggiano insieme, ma alla figlia fa scenate e cerca di dissuaderla… Principessa sola contro tutti… ormai vicina alla maggiore età, sopportando anche l’atteggiamento sfuggente del Principe che ha tutta l’intenzione di renderla ragionevole… fino a che un giorno si rende conto che in realtà gli mancherebbe tanto se non fosse più presente nella sua vita… e allora si chiede perché allontanarla se anche lui desidera condividere il percorso di vita con lei; ora sono in due a combattere i pregiudizi e una sera in trattoria, a cena col papà, inconsapevole futuro suocero, gli dice che ha deciso di frequentare seriamente e si lascia sfuggire il nome, Principessa ha un nome comune per quegli anni e il caso vuole che anche la figlia del committente più importante dei loro viaggi lo porti, da lì a fraintendere il passo è breve e la risposta “: OH, hai fatto una buona scelta per far famiglia, bella ragazza e ti fai una posizione… mi dispiace perché non starai a lavorare con me per tanto ancora…”, ops, correre subito ai ripari, prima che si crei confusione e basta dire il cognome per chiarire l’equivoco. Attimo di silenzio, poi:” Ma è una bambina!” “Aspetterò…!” Il papà ricomincia a mangiare come nulla fosse e col suo silenzio da la sua tacita approvazione. Non riprende più il discorso fino ad un giorno a pranzo quando la mamma mette in croce Principessa riprendendola a parole continue, cercando di esasperarla, come solo certe mamme sanno fare…e lui per riportare il quieto vivere, batte un pugno sulla tavola:” Adesso basta! Ha abbastanza testa per saper cosa fare… ormai è grande!” C’era una volta una Principessa che ha realizzato il suo sogno di condividere la vita con l’idolo della sua adolescenza, il marito premuroso di poi, il compagno di una vita normale ma allo stesso tempo straordinaria nella sua quotidianità…
Passano gli anni e io la incontro una domenica pomeriggio, chiacchierando mi presenta il suo Principe e il secondo dei suoi figli, ha gli occhi adoranti di una ragazzina, un viso allegro, un’espressione che trasmette serenità… orgogliosa di essere figlia, sorella e moglie di camionista, parliamo tranquillamente, come se ci fossimo riviste dopo tanto tempo, in realtà ci siamo conosciute pochi minuti fa, ma condividiamo l’ansia del rientro dei figli la notte, la passione per i prodotti tipici della nostra terra, quella per la guida, i camion e la semplicità… lei non vede l’unicità della sua storia, quindi non ho usato ne nomi ne riferimenti,per identificarla, forse a proteggere la sua favola…ma sentirla dalla sua voce sarebbe stata più interessante, spero di aver trasmesso una parte dell’emozione ha trasmesso a me e a chi era presente… bello sapere che le favole esistono…
BUONA STRADA Principessa!!!

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DE PEELTRUCKERS: CHAUFFERSDAG

Ciao a tutti,

il 1° aprile si è svolto lo “Chaufferdag” ovvero il camionraduno organizzato dal gruppo olandese dei “De Peeltruckers”. Da molto tempo conosciamo Tonia, collaboratrice attiva nel gruppo che ho avuto il piacere di incontrare al raduno di Assen. Poco tempo fa ci ha inviato alcune foto del raduno:

Sempre bello trovarsi in compagnia in mezzo alla passione camion, soprattutto quando il contesto è il paesaggio tipico olandese… sempre nel mio cuore… Buona strada a Tonia e al gruppo De Peeltruckers!

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Un raduno… con i fiocchi :-)

Pensavo scherzasse quando la mia collega di lavoro Silvana un mese fa mi fece questa proposta: “invito te e il camion al mio matrimonio! ma ovviamente mi fai da apripista!!!” quindi non vi dico che preparazione durante la settimana precedente il gran giorno: qualche sistematina qua e là, e poi lavato, stirato, truccato e  improfumato, il mio volvetto era perfettamente tirato a lucido! ma mancava ancora qualcosa… ecco che la mattina stessa mi dirigo dal fioraio da lei indicato ed ecco infiocchettato per bene 🙂 arriva l’ora x ormai manca poco alla cerimonia, Silvana è  pronta e per niente agitata io ero molto su di giri, soprattutto quando per le strade la gente ci vedeva e ci salutava con vari colpi di clacson e io di risposta con le trombe a tutto spiano. Bella la scena davanti la Chiesa con tutta la gente che ci aspettava… parcheggio e con me a fianco la macchina degli sposini e via con gli applausi e complimenti vari. Dopo la cerimonia si parte alla volta del ristorante e anche nel tragitto dei 15 km verso la Valpolicella, la zona tipica del buon vino,  la gente quando mi vedeva mi salutava scambiandomi per la sposa! però mica male come idea 🙂

Ringrazio Silvana per aver avuto questa splendida idea, è stato un onore per me e il mio volvetto scortare gli sposini verso l’altare!

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