A volte i titoli hanno un doppio senso, come quello di cui vi parlo questo fine settimana: “Le vite in bilico”, scritto da un collega camionista, Antonino Moschella, e pubblicato da Rossini Editore a gennaio di questo 2023.
“In bilico” perché i due camionisti protagonisti guidano appunto un autoarticolato, e “in bilico” perché quale vita non è perennemente in bilico? Anche quando crediamo di avere raggiunto un equilibrio, la stabilità, quando pensiamo di essere arrivati e finalmente tutto andrà bene, c’è sempre la possibilità che qualcosa stravolga il nostro presente.
Ed è quello che capita ai due protagonisti. Il libro è un’alternanza di capitoli che raccontano il loro passato con altri che narrano il presente. In una notte in viaggio sui propri camion e in compagnia dei propri bambini ripercorrono le tappe della loro vita che li ha portati ad essere quello che sono.
Pagina dopo pagina si dipana una storia che forse tutti abbiamo vissuto, se non in prima persona magari come spettatori della vita di qualche nostro amico. L’adolescenza, i primi amori, la scuola, la musica, i sogni, i primi schiaffi che la vita ci da. Un susseguirsi di eventi che potrebbero portare ad un lieto fine…
Non vi dico di più, solo che a me è piaciuto…vi metto un link:
“Piermatteo e Vittorio, autisti di camion, iniziano il loro viaggio e per questioni familiari devono portare a lavoro i rispettivi figli, Martino ed Enrico. Sulla statale da Vinadio verso Torino, i due genitori lottano con le avversità della strada e, per tenere alta la concentrazione, raccontano molte storie ai piccoli sempre più incuriositi ed emozionati. Il loro passato, anche se tormentato, è stato ricco di studi, soddisfazioni letterarie e viaggi. La non voluta divisione amorosa e la conseguente separazione dai figli hanno spazzato via la speranza di un futuro migliore. “Le vite in bilico” è un “viaggio nel viaggio” che racchiude infanzia, adolescenza e maturità, in cui l’amicizia inaspettata è la chiave di volta che, forse, riuscirà ad aprire la porta del destino. Piermatteo e Vittorio, pur ricercando la stabilità, sanno con certezza che saranno comunque “vite in bilico”.
Arriverà il giorno in cui ci toccherà di appendere il volante al chiodo e tutte le nostre avventure on the road volgeranno al termine. La pensione segnerà lo spartiacque tra una vita avventurosa e una vita un po’ noiosa…
Questo è quello che è accaduto a Gabi, il protagonista del libro di cui vi parlo questa settimana.
Pubblicato nel 2017, scritto da Patrizia Varetto, si intitola “Route 6”.
L’ho letto da poco nonostante mi fosse “passato davanti” diverse volte nel web, ma non mi decidevo mai a prenderlo.
C’è un momento giusto per ogni cosa, dicono. Alla fine è arrivato tra le mie mani e io sono entrata nelle sue pagine, ho vissuto qualche ora in compagnia di Gabi, vecchio camionista in pensione, annoiato e con problemi di memoria. Brutta cosa a volte la vecchiaia, ti porta via le parole, ti disconnette dalla realtà. E allora torna il desiderio di tornare a solcare le strade a bordo di un camion per sfuggire ad un presente che non si riconosce più.
Potrebbe sembrare una storia inverosimile, ma nei libri tutto è concesso, e pagina dopo pagina aumenta il desiderio di sapere come andrà a finire il viaggio…
“Gabì è un camionista italiano che ha passato la vita sulla strada, fra l’Italia del Nord e la Francia. Ha appena compiuto settant’anni: da quasi venti il suo tempo scorre tranquillo accanto a Pierrette, una focosa vedova francese che lo ha convinto a trasferirsi a V., un bucolico villaggio dove nulla accade.
La vecchiaia avanza inesorabile, accompagnata da visioni di un’epopea nostalgica e una realtà falsata dai vuoti di memoria, scandita da spunti comici e surreali. Ma un giorno, all’improvviso, Gabì è costretto a rientrare in Italia con l’inganno. Quando se ne rende conto, fugge nottetempo, con un solo obiettivo: tornare a casa. Comincia così un’avventura tragicomica on the road, fra la pianura padana scorticata da capannoni e autogrill, e una Francia mitizzata, punteggiata da incontri che lo riportano a un passato mai dimenticato. Un viaggio stralunato nella memoria, combattuto tra il bisogno di chiudere il cerchio e di farsi perdonare, e il desiderio di rivivere emozioni e sentimenti, in un presente che non corrisponde più ai ricordi.
Un viaggio folle e disperato verso la vita, verso la donna amata, verso il sogno impossibile del ritorno.”
Leggere può essere una passione. Quando si apre un libro e si comincia a leggerlo è come varcare una soglia ed entrare in un mondo parallelo. La mente comincia a dare forma e colore alle parole scritte, i personaggi assumono una loro fisionomia e di solito ci si immedesima in uno dei protagonisti. Si cerca di indovinare le loro prossime mosse e anche il loro passato…
Per mia esperienza personale un libro è più avvincente di un film, probabilmente perché non ha limiti temporali né di pagine, ci possono volere giorni per leggerlo tutto mentre i film devono essere “compressi” in un paio d’ore…
Ma ci sono libri per camionisti? O libri dedicati ai camionisti? O addirittura libri scritti da camionisti? Secondo me si può rispondere di si a tutte e tre le domande. Partendo sempre dal presupposto che a una persona piaccia leggere, indipendentemente dal tipo di lavoro, o meglio di vita che fa, la risposta alla prima domanda è generica, ognuno ha i suoi gusti e sceglie in base a quelli, sia che faccia o meno il camionista.
Alle altre due domande qualche camionista potrebbe obiettare che passa già la vita su un camion ci mancherebbe anche che si metta a leggere libri che lo riportano ancora in cabina anche nel tempo libero…
Eppure ci sono diversi libri che hanno i camionisti come protagonisti, e ce ne sono anche di scritti direttamente da chi svolge questo lavoro (come ben sapete anche noi ci siamo cimentate in questa impresa col nostro libro che racconta la storia di 52 colleghe).
Cosi ho pensato di proporvi qualche titolo tra quelli che ho letto, non sono tutti recenti ma non per questo meno interessanti, un libro per il fine settimana è il titolo di questa nuova rubrica, buona lettura a tutti!
Lui è il grande Pasquale! Per chi non lo conoscesse è uno degli autori (insieme a Beppe) di libri “bellissimi”, tra cui “Macchina e rimorchio” e “Profuno di nafta”.
Se non li avete mai letti ve li consiglio, soprattutto per le bellissime foto d’epoca!
Ieri ci siamo rivisti a Stroppiana al Museo Marazzato, e ho avuto il piacere di donargli il nostro libro “Soprattutto camioniste”.
In un altro blog ho trovato pubblicato questo post che parla di camioniste messicane, “Las reinas de la 57”, è interessante da leggere e ve lo consiglio, e poi… poi vorrei ringraziare l’autrice, Teresa Messidoro, perchè nel finale cita anche noi e il nostro libro! Grazie di cuore!
ecco qui la foto di rito con Giorgia, una delle colleghe protagoniste del nostro libro! non è stato facile combaciare impegni ed orari, ma ce l’abbiamo fatta, consegna effettuata! e così dopo due chiacchiere e tante risate, fra il mio rientro e la sua partenza, ci salutiamo con la promessa di ritrovarci presto! buona strada a Giorgia!
Io sono sempre alla ricerca di tutto ciò che riguarda il nostro mondo. Che siano articoli di giornale, documentari, video, film, libri, ecc, ecc. I miei amici lo sanno e cosi se capita mi danno una dritta, mi segnalano le loro “scoperte”.
L’ultima in ordine di tempo me l’ha data Seba, un collega del TOTM. Si tratta di un romanzo, “La Vergine”, di Tiziana Di Francesco. Mi aveva detto che lo stava leggendo e che gli piaceva, che era la storia di una donna camionista e motociclista. Come faccio sempre, ho chiesto a mio fratello di ordinarmelo su ibs, ed è iniziata l’attesa della consegna….
Nel frattempo Seba è venuto in contatto con la scrittrice (potenza dei social!) e poi mi ha messo in comunicazione con lei, ci siamo telefonate un po’ di volte, abbiamo scoperto di essere sulla stessa lunghezza d’onda. Le ho chiesto alcune cose del libro prima ancora di averlo ricevuto. Ero curiosa di sapere come mai al suo personaggio aveva scelto la professione di camionista e lei me lo ha spiegato.
Giovedì sera quando sono rientrata c’era il libro che mi aspettava. Ho cominciato subito a leggerlo, ero curiosa, ma poi la stanchezza ha avuto il sopravvento (ero sveglia dalle tre!!). L’ho messo in borsa convinta di avere tempo la mattina dopo in quanto dovevo fare la prima consegna in una GDO… ma hanno cambiato sistema e in poco più di mezz’ora mi sono registrata, sono entrata SUBITO e in 13 minuti mi hanno scaricato, controllato la merce, sono andata a ritirare le bolle e sono uscita. Di solito li ci stavo 2 / 3 ore… Niente tempo per leggere per il resto della giornata. In compenso ho finito prima del solito. Sono rientrata presto, ho appoggiato il libro sul letto e sono andata a sistemare la spesa appena fatta. Una rinfrescata e poi finalmente relax e tempo per la lettura.. ma come ho ripreso in mano il libro AAARGHHH!!! “Chi è stato?” ho inveito in direzione dei miei tre gatti che mi guardavano indifferenti , uno di loro, credo la Sheila, aveva pensato di farsi le unghie sulla copertina!! Per fortuna era quella dietro, ma è irrimediabilmente rovinata. Pazienza, ormai il danno è fatto, non so come mai le è venuta in mente una cosa simile: ho libri ovunque in casa e non li hanno mai toccati. Forse perché sapeva che nel libro c’è una gatta nera come lei? Per sabato pomeriggio l’avevo finito. Circa 400 pagine di emozioni . La protagonista fa la camionista , ma la storia non è incentrata sul nostro lavoro, bensì sul motivo che l’ha spinta a farlo per “sfuggire” alla vita.
Non è una storia di passione per questo mestiere, è una storia di emozioni, molto femminili, di sentimenti che riaffiorano. Di speranza che ritorna aprendo la strada al futuro dopo un passato “dark” come la protagonista sempre vestita di nero.
Non vi dico altro, perché i libri bisogna assaporarli pagina dopo pagina: bisogna entrare nella storia e lasciarsi prendere dagli eventi narrati. Ridere e piangere e preoccuparsi insieme ai personaggi, cercare di capire le loro scelte, condividerle o chiedersi perché le hanno fatte.
Girando tra le bancarelle della Mostra scambio auto, moto, bici d’epoca a Busto Arsizio, mi sono imbattuta in questo libricino.
Sono circa 250 pagine… un testo “per prepararsi all’esame di Conduttori di autocarri Diesel”.
Anno 1942…ho iniziato a leggerlo, credo che mi ci vorrà parecchio perchè è abbastanza tecnico però è un pezzo di storia dell’autotrasporto!
Praticamente risale agli anni in cui fu realizzato “Fari nella nebbia”, il primo film sui camionisti girato in Italia.
Anche allora c’era da studiare!
Ho pubblicato la foto della copertina su YT, e con mio grande piacere un amico mi ha lasciato questo bellissimo commento “storico”! Gli ho chiesto il permesso di pubblicarlo anche qui per condividerlo con tutti voi:
“Ciao Monica, è bello rivederti, se tu dovessi vedere il mio volto ora, noteresti un sorriso di gioia che non finisce più e a dire il vero sono anche un poco emozionato. Questo libro? No direi documento storico, libro è poco. Mi ricorda i racconti di Domenico mio ex collega di lavoro quando negli anni “70” a me ventenne raccontava quando nel “45” per andare a Napoli da Bologna con il 3RO e un piccolo rimorchio impiegava 3 giorni lui e un altro conducente lungo strade ancora bombardate, e assieme alle strade anche qualche ponte, seguendo a volte itinerari.alternativi o passaggio di guadi, salite a meno di 5 orari, prima ridotta, e in discesa freno motore, marce basse per non perdere il controllo del camion, utilizzo dei freni con criteri di prudenza e saggezza per non scaldare troppo i tamburi e prepararsi ad una triste fine. In Africa durante la guerra era capace di smontare il motore mentre erano in viaggio. La dinastia dei camionisti se ne guardiamo la storia, i singoli fatti da loro vissuti, è una dinastia di grandi personaggi, che davanti alle difficoltà non si sono mai arresi, semmai combattendo in silenzio la loro battaglia. Domenico mi raccontava che fra di loro a quei tempi bastava una parola, osservare in silenzio per capire, ascoltando chi chiedeva aiuto, una vita fatta di fatiche, imprevisti, dove in certi momenti una decisione presa al momento poteva risultare fondamentale e solutiva. Poi la neve, il ghiaccio, grosse catene che usate inappropriatamente a pieno carico potevano recare anche grossi danni, attese prima che le strade potessero essere percorribili, ecco cosa raccontava Domenico di quegli anni lontani mentre ricordava il suo camion che lentamente saliva lungo la Futa-Raticosa! Sonno, stanchezza, caldo, freddo, e poi? A destinazione scaricare le merci a braccia con l’aiuto quando vi erano, di qualche facchino locale. La nostra storia in parte è anche questa, non dimentichiamo questi eroi della strada che spesso l’intelligenza ha permesso di superare grosse problematiche. Domani ti dirò che sarò in strada pure io, andrò in Puglia per una breve vacanza, e in autostrada e non solo sono abituato ad usare le segnalazioni laterali con tempestività che ritengo una forma di educazione nei confronti del mio prossimo, anche se ultimamente mi hanno comunicato che le “frecce” sono cose da pellerossa e non da utenti stradali. Mah!!! Tuttavia ti auguro una buona settimana, e ti ringrazio abbracciandoti per aver risvegliato in me una serie di ricordi che pensavo fossero andati perduti. Buona strada e occhio vivo sempre Mario. Da Bologna”
Ci hanno messo un po’ a consegnarlo dopo averlo ordinato, ma alla fine il libro è arrivato: “PERSONE DI PRIMA NECESSITA’” (Quando la pandemia rese bello il camionista) di Alfonso Santolero (Edito da Federservice – Uomini e Trasporti).
E’ soprattutto un libro fotografico, corredato di testi (in italiano e inglese) a completamento delle situazioni raccontate dalle immagini.
Si divide in due parti: nella prima (Sovraccarico) le fotografie immortalano gli attimi, quelli nuovi, creati dalla pandemia, nuovi problemi che si sono aggiunti alla quotidianità degli autisti, già problematica di suo con tutto quello che c’è da rispettare in termini di “doveri”, soprattutto quando si arriva a destinazione.
Perché sappiamo bene che in molte aziende già ci veniva negato l’accesso ai servizi (bagni, distributori di bevande, ecc,,,) ancora prima della pandemia, poi le cose sono peggiorate e ai doveri si è aggiunta la totale negazione dei diritti, anche quelli minimi. E questo nonostante in quei mesi i camionisti venivano chiamati “eroi”, perché non si erano fermati, avevano continuato a trasportare i beni necessari alla popolazione.
Lo spirito di adattamento della categoria ha dovuto superare i problemi: pranzi in cabina, ancora più lunghe attese, distanziamento, sanificazione, nuove burocrazie (autocertificazioni, ecc…) mascherine, solitudine amplificata… il camionista è abituato ad affrontare tutti gli ostacoli che trova sulla sua strada, probabilmente mugugnando ma senza fermarsi…
La seconda parte del libro (Coppie motrici) è una serie di ritratti di autisti e autiste, abbinata alla tipologia di lavoro effettuata e di merce trasportata.
Da amante della fotografia posso dire che mi è piaciuto. L’autore/fotografo racconta di 7000 km di autostrade e 800 miglia nautiche percorsi facendo riprese, incontri e telefonate, giornate a contatto con autisti, responsabili dei trasporti, ecc, nei piazzali e negli uffici delle aziende.
E poi la post produzione, 50 giorni seduto davanti a un computer a scegliere tra le immagini e scrivere testi, per riuscire a comunicare quello che questo progetto voleva trasmettere: la pandemia ha reso bella l’immagine dei camionisti che non si sono mai fermati garantendo il bene comune, ma in realtà gli autotrasportatori hanno sempre avuto questo ruolo nella società solo che non gli è stato mai riconosciuto.
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