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E' arrivato un camion carico di….. LIBRI

Mursia_on_the_roadCiao a Tutte/i
per una volta voglio parlarvi di un camion particolare, porta in giro conoscenza e sapere… già chi l’ha promosso, in un’intervista ha dichiarato che se l’autista vuole sostituire immagini di santi o sexi con un libro ne sarà lieta…poteva risparmiarsela, forse non sa che in molte cabine ci sono libri, ma l’immaginario è orientato sempre verso il camionista ignorante…,riporto dal web…


Una flotta di grandi camion che attraversa l’Italia per portare «eventi culturali, libri e scrittori nelle medie e piccole città. L’iniziativa – una casa editrice ‘on the road’- è della Mursia uno dei marchi storici dell’editoria italiana che lancia il suo progetto ‘Mursia Passapartu».

Il primo camion sarà su strada nel gennaio 2010: una struttura tecnologicamente avanzata – sul modello dei ‘pop up shop’ in voga oltre Oceano – che offre uno spazio coperto di circa 100 metri quadrati che ospita 10 mila volumi, un’area per conferenze, sistemi audio video, postazioni di scrittura e persino un angolo per aperitivi.

Abbiamo 3800 titoli in catalogo che per le logiche soffocanti della distribuzione editoriale faticano a trovare spazio nelle librerie. Stiamo parlando di grandi classici, di nuovi scrittori, di manuali di altissimo livello, di saggi storici, di libri per ragazzi che sono un patrimonio culturale che non deve restare nei magazzini».

Mursia

Un progetto che Fiorenza Mursia definisce anche: «Andare, mettersi in cammino per dare e ricevere idee. È la declinazione editoriale di quello che io chiamo il ‘pensiero lento’, un modo di vivere che presuppone la capacità di ascolto e di partecipazione».

La casa editrice riprende così la «tradizione dei librai itineranti unita alla tecnologia di costruzioni ipermoderne, a basso impatto ambientale, costantemente connessa alla rete grazie a postazioni internet presenti nello spazio». Il progetto architettonico Mursia-Passapartù è firmato da due giovani architetti milanesi Valeria Manzini e Yuri Mastromattei: nello spazio di un container di 9 metri di lunghezza che viaggia su una motrice hanno sviluppato una struttura che nel giro di pochi minuti viene scarrata e installata nelle piazze. All’interno del solido container è predisposta una libreria già allestita su mobili semoventi; l’ottimizzazione degli spazi consente di ospitare anche una sala conferenze da 30 persone, una postazione internet e totem con schermi touch screen.

Si è partiti da Milano per proseguire a Crema proprio in questi giorni, poi toccherà ad Arona, Carpi, Rovigo, Sesto Fiorentino, Peschiera del Garda, Lovere, Cervia, Cittadella, Calci, Pompei, Latina, Mondovì, il Salone del Libro di Torino, ecc.

Secondo FIORENZA MURSIA, Presidente della Casa Editrice Mursia, in un momento di staticità culturale, si è voluto creare una vera e propria libreria viaggiante.

Mursia passpartùSi Chiama  BALOO, come il personaggio del "Libro della Giungla"…. Buona Strada!!!!

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poesie sui camionisti

Ciao a tutte/i,

vi riporto 2 poesie in dialetto veneto scritte da Danilo Mason in occasione di due camionraduni che si sono svolti a Trebaseleghe nel 2001 e nel 2003. Di seguito vi porto anche la traduzione. Buona lettura!

7^ festa del camionista Trebaseleghe 7,8,9 sett 2001

SEMPRE PA A STRADA

Me also che tuti xè in leto
sensa fare tanto bordeo,
gero promoso far n’altro soneto,
bevo el cafè e verzo el canceo.

Me meto in strada che xè ancora scuro
taco la radio, impiso i ciari,
na corsa tranquia, so pi sicuro,
a che l’ora xè sù soeo i fornari.

Na fermada pa sgranchirme i ossi,
na bea rinfrescada soto a fontana,
se cato i semafori rossi
verzo i finestrini se no ciapo a caldana.

Xè bruto pal stomego magnar in ostaria
e no bere gnanca on giosso de vin,
parchè se me ferma a poisia
i me fa a prova col baeoncin.

Verso sera se torna coa schina desfada
i oci se sara, a testa pesante,
pa fortuna xè finio a a jornada
conto e ore e xè sempre tante

SEMPRE PER LA STRADA

Mi alzo che tutti sono a letto
senza fare tanto rumore
avrei potuto dormire ancora
bevo il caffè e apro il cancello.

Mi metto in strada che è ancora buio
accendo la radio e i fanali
una corsa tranquilla sono più sicuro
che a quell’ora sono in piedi solo i fornai.

Mi fermo per sgranchire le ossa
e mi rinfresco sotto la fontana
se trovo i semafori rossi
apro i finestrini altrimenti mi prendo un colpo di calore.

Non fa bene allo stomaco mangiare in osteria
e non poter bere un goccio di vino
perchè se mi ferma la polizia
mi fa la prova del palloncino.

Verso sera torno con la schiena a pezzi
gli occhi si chiudono e la testa mi pesa
per fortuna è finita la giornata
conto le ore e sono sempre tante.

Trebaseleghe 25/01/2003

COL CUORE IN GOEA

Albari, cormei, campi, segnai,
linee e strisse bianche e zae,
stemo atenti a strucare el pedàe,
se no se metemo nei guai.

Gabine de lusso, ogni ben di Dio,
tuti i confort, aria condissionà,
ma sempre sòeo tra paesi e sità
no posso vere a sposa e fioi drio.

El sòe se sconde romai xe scuro,
a nebia se alsa davanti i me oci,
stemo pi atenti a rotonde e incroci,
me sento sempre manco sicuro.

Col cuore in gòea finisso el viaio,
el me porta a destinassiòn,
staco a motrice, tiro el teòn,
ghe voe sempre tanto coraio.

COL CUORE IN GOLA

Alberi, case, campi, segnali,
linee e striscie bianche e gialle,
stiamo attenti a spingere il pedale,
altrimenti ci mettiamo nei guai.

Cabine di lusso, ogni ben di Dio,
tutti i confort, aria condizionata,
ma sempre solo tra paesi e città
non posso avere moglie e figli con me.

Il sole si nasconde ormai è buio,
la nebbia si alza davanti i miei occhi,
stiamo più attenti a rotonde e incroci,
mi sento sempre meno sicuro.

Col cuore in gola finisco il viaggio
che mi porta a destinazione,
sgancio la motrice, tiro il telone,
ci vuole sempre tanto coraggio.

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Valentino Rossi al bar….

Qualche settimana fa, dovendo aspettare l’apertura pomeridiana di una ditta, cerco inutilmente un bar 09122009066nel villaggio artigiano, sono nelle vicinanze di Reggiolo, mi ricordo di un lavaggio per camion a 2 o 3 km e se non mi sbaglio c’è anche il bar… in pochi minuti ci sono, parcheggio in disparte, c’è un bel sole, faccio due passi..  entro.., ci sono persone che amichevolmente discutono ad un tavolino, si capisce subito che sono  clienti abituali e amici del barista, scherzano e ridono tra loro… nonostante ci sia un bel via vai, non passo inosservata, qualche battuta mi viene rivolta… rispondo in dialetto e rimangono sorpresi della mia provenienza e dell’ironia ricambiata…donna al volante? Un argomento che fa discutere…; ho chiesto, al titolare, se posso far09122009067 foto, è un posto molto originale, sembra un tempio a Valentino Rossi, calendari, foto, bandiere, cappellini e gadget vari, anche l’arredamento in giallo “46” … è proprio bello qui, allegro e spensierato… rifletto a quanto ci si leghi a questi miti sportivi per attutire la negatività di questo periodo…un punto in cui dirigere i pensieri per distrarsi dalle preoccupazioni sul futuro… cerco di ricordare se ho visto i GP di quella foto o quell’altra, confronto le varie espressioni del volto, riconosco qualche circuito e qualche avversario…; il tempo è volato, prendo il caffè e saluto… il barista mi chiede espressamente di non mettere il nome del bar… lo rassicuro ed esco giusto in orario per andare a ritirare, è stata una pausa pranzo piacevole… l’Emilia è sempre ospitale e simpatica… terra di motori, che ha sfornato diversi campioni delle due ruote e di conseguenza tanti tifosi… un’industria che da anche tanto lavoro… me compresa, quando capita.
Buona Strada a Vale, un romagnolo sul podio da tanto!!!

 

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Vincere un concorso…

Ciao a tutte/i

facciamo ancora fatica a entrare nell’immaginario collettivo come una normalità… una donna che guida il camion, piccolo o grande che sia deve aver per forza qualcosa che non va, o non funziona, questo si pensa in generale… dovranno passare ancora tanti anni prima che i pregiudizi scompaiano definitivamente…

Correva l’anno 2006 e in provincia di Ravenna, Franco Calandrini vince un concorso di Prosa con un racconto :"Non so far niente.", la protagonista è una camionista, riporto  il testo, da diversi particolari si capisce che è scritto da un uomo… ma in qualche modo ha descritto il mondo dei camion come lui lo interpreta…:

Non so fare nientetruck States

di Franco Calandrini

Io non so fare niente ma niente di niente. Non so leggere non so scrivere non so fare i calcoli non conosco nessuna lingua tranne la mia e a dire il vero la mia neanche tanto bene. Sono così da quando ero bambina. A scuola pensavano che facevo finta: “Come fai a non capire nemmeno questo? – dicevano – è semplice, è che non vuoi e ci stai prendendo in giro tutti”. Ma perché dovevo prenderli in giro? Non so fare nemmeno quello. Ma c’è una cosa che so fare meglio di tutti di questo sono sicura: guidare il camion. Non guidare così per guidare qualsiasi cosa no. Guidare il camion. Tutti i camion. Quello a rimorchio il bilico i trasporti eccezionali – quelli sono quelli che mi piacciono di più perché devo andare pianissimo in strade drittissime e se delle volte mi viene da pensare qualcosa mi resta in testa. Quando invece devo fare dei percorsi lunghi e pieni di curve con la merce che se non arrivo in tempo va a male non riesco a pensare a niente. È come se ho una clessidra in testa con la sabbia o l’acqua o quello che è che scende solo da una parte e che quando ha finito non la puoi più girare. Allora sento che mi scende la sabbia da un’orecchia all’altra e che devo fare in fretta sempre più in fretta che se la roba marcisce nel cassone poi non pagano neanche il mio padrone. E dopo mi dispiace perché io posso anche restare senza soldi ma lui come fa se non guadagna? Come li paga tutti i camion la nafta e noi che stiamo sempre lì a chiedergli soldi? La voglia di guidare il camion m’è venuta che avevo cinque anni. Mio padre l’uomo più fantastico del mondo guidava sempre camion grossi. Abitavamo a Pescara in un appartamento al terzo piano che girava su tre angoli della casa. Lo vedevo dal balcone mettere in moto e lo salutavo anche se so che non mi vedeva ma tanto lo so che lo sapeva che lo salutavo. Partiva da sotto il cortile girava dietro l’angolo e io lo vedevo dalle tre finestre finché non lo vedevo più. Una volta ho anche pensato che non tornava più. Mangiava sempre le pesche dopo pranzo e una volta che un contadino ce le aveva regalate per la fretta di partire ne ha mangiata una che era ancora sporca di verde rame. Mia nonna dice che il verde rame è veleno e che “va a finire che muore”. Non era mica vero. Però quella notte non sono riuscita a dormire fin quando non l’ho sentito tornare a casa. Sono stata tanto male e ho pensato che era meglio se moriva mia nonna invece che lui. Poi ho pensato che non era un gran bel pensiero perché in fin dei conti mia nonna ci dava da mangiare a tutti. È lì che ho capito che il mio desiderio più profondo è che non volevo che moriva nessuno e che volevo guidare il camion anch’io. Già ad otto anni mi faceva mettere la macchina in un garage piccolissimo che quando c’era la macchina dentro se mettevi anche la bicicletta non si usciva più. Il senso della manovra penso che è una cosa ereditaria come non so le lentiggini o un brutto carattere. Adesso che non guida più perché ha avuto un infarto mi dice che una volta era tutto più scomodo che non c’era nemmeno il servo sterzo e che quando dovevi fare delle manovre dovevi puntare una gamba sul cruscotto e tirare con tutte le forze nei raggi dello sterzo con tutte due le mani. Mi diceva anche che ai suoi tempi non è che portavi il carico e lo lasciavi lì e te ne fregavi. Dovevi anche scaricarlo e che se non c’era nessuno che t’aiutava dovevi fartelo da solo. Diceva che quando sapeva di dover scaricare i sacchi di farina o di granturco mangiava a colazione otto etti di maccheroni col ragù perché diceva metti che là non c’è nessuno che t’aiuta dopo cosa fai? Adesso è tutto più semplice siamo diventati come dei professionisti. Ci caricano il camion di tutto quello che c’è noi facciamo i chilometri che dobbiamo fare e quando arriviamo nel posto giusto che il più delle volte ci si mette di più a trovare il posto giusto che a fare tutto il viaggio dopo là c’è sempre qualcuno gentile che ci scarica il camion. Il rispetto me lo sono guadagnato sul campo facendo manovre che molti uomini non si sognano neanche. Io so sempre qual è la manovra giusta. Dove va il rimorchio se giro di qua dove va se lo giro poco dove va se lo giro tanto o dove va se non lo giro per niente. E poi poiché non ho nessuno a casa che mi aspetta io lavoro giorno e notte sabato e domenica Natale Pasqua e Capodanno e poi faccio i viaggi lunghi che non vuole fare nessuno perché al contrario di quelli corti sei pagato di meno. Cioè non è che sei pagato di meno è che devi tirarti giù dai tuoi soldi i soldi per il secondo autista. Ma io non ho mai avuto bisogno del secondo autista perché quando sono stanca mi fermo un’oretta in piazzola e poi riparto per altre otto ore di sicuro. Il fatto poi che non sono una bella donna e che sono più grande e grossa di molti uomini mi ha salvato dalle scocciature. Solo una volta sono stata violentata perché era un uomo veramente grosso solo che dopo mi ha chiesto scusa e ha pianto e ha detto che l’aveva fatto perché nessuna donna lo voleva e allora mi ha fatto anche pena e non l’ho neanche denunciato. Poi a parte i pugni e i calci e gli schiaffi non so nemmeno se è riuscito ad entrare perché è venuto grugnendo come un maiale appena mi ha sfilato le mutande. Io non ce l’ho con lui non ce l’ho con nessuno. Io guido il camion non faccio incidenti e non do fastidio a nessuno.

 

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Incredibile…

Ciao a tutte/i

su un sito web messo a disposizione da yahoo per formulare domande di ogni genere, frequentato per lo più da studenti di diversi livelli; dalla tesina universitaria al tema delle medie inferiori, ho trovato una domanda inserita nel lontano 2008… riporto qui, con le relative risposte… commentate, commentate…

Le donne possono guidare i camion?

ciao a tutti…oggi ho visto una "camionista donna"..e mi chiedevo se potesse essere vero xke nn s è mai visto in giro delle camioniste femmine,,,,era una semplice illusione oppure esistono davvero???XD

Domanda risolta.

 

*candy…sei un ragazzo ,,lesoneeeee!ahahahah xd

 

*Certo che esistono!!

 

 *certo che esistono.

 

*si ma devono essere delle grezze secondo me x fare questo specie di lavoro

 

*Certo che esistono. Mia zia fa la camionista, le donne possono fare quello che vogliono. W le donne e che leso che sei.

 

*certo che ci sono, è un lavoro come un altro, dipende da cosa sei disposto a fare, certo è un lavoro pesantino per una donna ma ho visto anche certe donne parcheggiare molto melgio di un uomo quindi!!

 

*Scusa, non offenderti, ma dove vivi che non ne hai mai viste prima di oggi? Io sono anni che ne vedo in giro!

Per guidare un camion basta avere la patente (dovrebbe essere la C o CE se non sbaglio), non è una questione di sesso, ma di scuola guida…

 

 *si e siamo anke + bravi di voi!!!!!!!!!!!

 

*Sicuramente le donne possono guidare i camion. Ho notato pero’ che ce ne sono piu’ negli altri paesi che in Italia.

 

*Per poter sostenere gli esami per conseguire la patente di guida dei camion è richiesto solo il limite di età, quindi è implicito che anche le donne la possano prendere.

 

*questa poi….. guidano camion scavatori autobus camion militari aviogetti civili e caccia militari carozzine auto bici moto caravan tricicli tande e 1000 altri mezzi … ma sopratutto quando si fa l’amore guidano …. loro 🙂

 

*certo ke esistono

 

*I gay possono guidare la bicicletta? I vecchi possono andare in monopattino?

Ma che domanda è, ognuno fa qll ke vuolesegnale

 

*si se avessi soldi mi prenderei le patenti ciaooo

 

*Certo che esistono, davvero non ne avevi mai vista una?

 

 *xk no??

*ke hanno le donne di – dagli uomini??

 

*ci sn anche camioniste donne…xò sono pochissime.

 

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Un libro… – 2

 

Vita sentimentale di un camionistaVita sentimentale di un camionista

Traduzione di Maria Nicola. € 14,00 Ed. Sellerio

Non è quello che si potrebbe pensare, ovvero la cronaca delle gesta erotiche di un autista di bisonti della strada. E non è neppure un saggio scritto per sfatare il mito e il pregiudizio di uomini tutti uguali. É una via di mezzo, un’introspezione volutamente asettica e impersonale nella vita sentimentale di un camionista che non riesce a stare fermo, nè in un luogo, nè in una famiglia, nè con una donna.
Non ha poster di pin-up in cabina, ma sì, frequenta locali di prostitute e le sceglie, anche se niente è paragonabile al fare l’amore con una donna davvero innamorata: è più dolce, è diverso. Fino a che non diventa invadente e piena di pretese.
La vita borghese gli va stretta, la strada è la sua casa; la moglie e le figlie sono un dovere dal quale scappare, al quale tornare; l’amante è un piacere fisico e occasionale. Ma perderà tutto e si sentirà solo. Cercherà di nuovo una casa, una donna da sentire accanto, proverà gelosia, solitudine, stanchezza. Capirà tutto e niente.
Il protagonista è un uomo, tuttavia la scrittrice è donna e si sente, soprattutto nelle descrizioni erotiche. Forse è per questo che è riuscita molto bene l’ambivalenza di una persona che vuole la libertà ma contemporaneamente teme di ottenerla. Ed è emblematico che dopo essersi perso si ritrovi proprio in una donna, si riveda in una donna che si comporta come lui. E non riesca ad averla. E non riesca ad essere se stesso.
La vita come fuga.

 

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Monumento al Camionista

Ciao a tutte/i


Anche se diverse volte vi abbiamo fatto riferimento, agli sgoccioli del 2009, voglio dedicare qualche parola a riconoscere l’impegno dei Belli & Budelli per la realizzazione del “Monumento al camionista”, un’iniziativa meritevole, non solo di approvazione ed elogi ma anche di diffusione…

Con un’opera artistica si vuole creare un luogo simbolo dove riconoscere l’impegno di autotrasportatori e autisti a svolgere la loro professione, indiscutibilmente portante per l’economia; dare un volto umano a chi troppo spesso viene denigrato, sottovalutato e discusso.

Quante volte utilizziamo  il detto interregionale  “ Bisognerebbe fargli un monumento!” ?  Lo si fa per descrivere una persona o un gruppo che si adopera per il sociale o per chi spende tempo ed energie ad aiutare, nell’interesse della comunità; non si possono certo escludere i camionisti… anzi produttori di una considerevole percentuale di prodotto interno lordo, nonostante non siano presi in considerazione da chi dovrebbe tutelarli e sostenerli, continuano a lavorare cercando di oltrepassare questo momento di regressione, indirizzati solo a sopravvivere, con le loro aziende o conservando il posto di lavoro.

A prendersi cura dello sviluppo di questa “operazione” ci sono Franco e Dino Sette, persone squisite che aggiornano sempre sui progressi, ma si sa che in certe cose la perseveranza è d’obbligo e a loro non manca. C’è il progetto, c’è l’area, ci sono le autorizzazioni, ci sono anche dei sostenitori  ma non ancora sufficienti e soprattutto manca l’adesione di chi sul lavoro dei camionisti si è arricchito, latitante anche chi avrebbe dovuto essere in prima fila e ci rappresenta o dice solo di farlo.
A parole è sempre più facile… prendere tempo… promettere… impegnarsi… proporre…

Il Veneto è una regione dove la movimentazione delle merci è indispensabile, numerose sono le aziende di trasporto nel territorio e altrettante quelle che lo frequentano per i carichi/scarichi provenienti dal resto d’Italia e il monumento sarebbe lì a rappresentarci tutti… un luogo dove rivolgere lo sguardo e compiacersi che qualcuno riconosca il sacrificio del nostro duro lavoro, un luogo simbolico dove volgere lo sguardo e ricordare i nostri compagni persi lungo le strade, sempre troppi e sempre troppo presto, un luogo dove non fare distinzioni tra padroni, padroncini o dipendenti e neanche se viaggi in Italia o all’estero, se guidi un Daf o uno Scania, se il peso totale a terra è di 3 ton o 30 ma riconoscere il sacrificio umano e l’impegno costante.

Il messaggio che si vuole lanciare alla base di quest’idea non è quello di compatimento, solo di riconoscimento e rispetto, per un’intera categoria di lavoratori e le loro famiglie, considerazione del sacrificio che comporta la lontananza prolungata e i tempi di lavoro, disagi condivisi e non sempre fare ritorno a casa…

 

 


Idealmente esiste già, speriamo di vederlo presto a Grisignano.

 

Alloraaaa “ Facciamogli un MONUMENTO Al CAMIONISTA!!!!”

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Una collega dal Lazio…

Ciao a Tutte/i sempre bello incrociare il nostro percorso con nuove colleghe, tramite la rete web, abbiamo conosciuto Titty… quale miglior presentazione di questo video simpatico e divertente… presto scriverà, se avrà tempo e voglia, lei stessa…
BUONA STRADA a Titty e a tutte voi!!!

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Una collega… da Vicenza

Ciaoi a Tutte/i

cronvera1quando diciamo che non conosciamo tutte le donne autiste ma che siamo cronvera2 (2)davvero tante, non sbagliamo…
Su CRONACA VERA Nr 1945 c’era una simpatica vicentina… si chiama Debora, mamma, sportiva ed ha un sorriso invidiabile… oltre ad avere una grande passione per il suo lavoro naturalmente!!!!!; le piacerebbe ,per una volta, provare un’esperienza televisiva, un sogno nel cassetto… che le auguro di realizzare… Mi piacerebbe proprio incontrarla… per ora le auguro
BUONA STRADA!!!
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C'è posta per noi… – 8

BodyPartAuguritruckdaytoprun_2009-12

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