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Un tuffo nel passato: correva l’anno 1991 !

Un tuffo nel passato… si perchè se ci ripenso sembra ieri, in realtà sono passati… ventinove anni! Correva l’anno 1991 e di manifestazioni dedicate ai camionisti non ce n’erano molte, i raduni erano là da venire, c’erano il Salone di Torino e la manifestazione “Il camionista dell’anno” che si svolgeva facendo varie selezioni in giro per l’Italia e si concludeva con la finale all’autodromo Santa Monica di Misano Adriatico. Quell’anno era sponsorizzata dalla Mercedes Benz.

Nel 1991 ci fu anche la  “I Gimkana Femminile” a cui parteciparono diverse donne che facevano le camioniste in quel periodo e il cui numero nel settore dell’autotrasporto cominciava ad aumentare anche in Italia.

Ne ho già scritto tempo  fa, avevo promesso di mettere un pò di foto che avevo scattato in quell’occasione, oggi mantengo la promessa: chissà se qualcuna si riconoscerà guardandole e se si ricorderà delle emozioni di quei giorni?

E per concludere qualche ritaglio di giornale con articoli dedicati alla manifestazione:

Ciao a tutte e buona strada sempre !

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Buona strada a una futura collega!

Un amico mi ha segnalato questo servizio con video de “La Stampa” dedicato a una futura collega, Giorgia a cui auguriamo buona strada!

Ecco il link:

https://video.lastampa.it/cuneo/cuneo-da-grande-voglio-fare-la-camionista-la-sfida-di-giorgia-l-unica-donna-della-truck-driver-academy/116965/116982

E il testo dell’articolo

“Giorgia Gastaldi, 28 anni, il suo futuro lo vede a bordo di un camion. Dopo aver perso il lavoro lo scorso ottobre la ragazza ha deciso di iscriversi – unica donna su 20 allievi – alla “Truck Driver Academy”, progetto di Astra Cuneo per formare nuovi autisti professionisti in un settore che da tempo registra una forte carenza di personale. Grazie agli sponsor, l’iniziativa permette di conseguire le patenti praticamente gratis (valore 6.000 euro). Superati brillantemente i primi due esami di guida per la patente C (motrice) e CQC (abilitazione), la giovane a breve affronterà l’ultimo ostacolo: l’esame per la patente E (camion e rimorchio).

 

L’abbiamo incontrata nel corso della sua ultima lezione di guida nell’area industriale di Mondovì, in provincia di Cuneo. “Non sono l’unica autista donna, il mondo è pieno”, assicura Giorgia. “È bene rispettare qualsiasi tipo di lavoro, a prescindere dal sesso. Ero disoccupata, ho colto questa bella opportunità, seguendo i sogni del mio compagno Gabriele, autista di camion per il trasporto di bestiame, che affiancherò nel lavoro”. L’istruttore di guida che l’ha seguita nel percorso è Ferdinando “Nando” Moscone: “Ho avuto altre allieve in passato, non ho mai fatto distinzione con i maschi e devo ammettere che quando le donne imparano a guidare un camion, sono più brave degli uomini”.

Testo di Matteo Borgetto Video di Danilo Ninotto

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Chi si ricorda? Chi si riconosce?

Un pò di nostalgia degli anni passati ogni tanto ci vuole…negli anni ’90 c’era un rivista intitolata “Viaggiando in autostrada”, qualcuna di voi se la ricorda?

Questa è la copertina del numero di luglio/agosto 1990, giusto ventinove anni fa!!! All’interno della rivista un articolo intitolato “Un Tir e tanti merletti” dedicato alle donne camioniste, che allora anche più di oggi destavano molta curiosità!

Alcune di loro ho avuto l’occasione di incontrarle o di scambiare qualche parola al baracchino, altre non le ho mai viste, l’Italia è grande e non sempre ci si può incrociare.

Una cosa che non mi era piaciuta dell’articolo era l’abbinamento delle donne camioniste col traffico di droga sui camion, che pare all’epoca fosse molto diffuso…. si vede che non avevano altre domande da fargli !

Io invece vorrei fare una domanda  alle lettrici di questo blog: vi riconoscete? Siete una delle “signore del volante” di quegli anni? Se ci siete battete un colpo, no meglio, lasciate un commento!

A tutte l’augurio di una buona strada sempre, ciao colleghe!

 

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Illustrato Fiat – novembre 1988 – Emilia Mestroni

Il web può essere un posto “bellissimo”, per chi come me è sempre alla ricerca di qualcosa. Soprattutto mi piace conoscere le storie delle colleghe… e cosi girando e rigirando ho trovato questo articolo, “Illustrato Fiat”  datato novembre 1988!!!
La protagonista è la signora Emilia Mestroni, e sono contenta di averlo trovato perchè… perchè mi porta alla mente ricordi di un tempo passato, di quando ero una new entry nella categoria ed ero andata a Misano ad assistere alla finale del “Camionista dell’anno” e li c’era lei con un gruppo di colleghe (tra cui la mia grande amica Betty!) che partecipavano alla prima “Gimkana femminile”. (Ho ancora le foto, magari prima o poi le metto e qualcuna si riconosce! Anzi, quella di gruppo la metto ora!). 

 

Lei è stata una pioniera nel settore, e dobbiamo solo dire grazie a donne come lei che ci hanno aperto la strada dimostrando che quando si vuole fare qualcosa è la volontà che conta e gli ostacoli si superano.

Comunque, tornando all’articolo, questo è il link:
http://www.byterfly.eu/islandora/object/librif:28389/datastream/PDF/content/librif_28389.pdf 
E questo è l’articolo ricopiato dal pdf:
 LA  DONNA-TIR  GUIDA IN ALLEGRIA
 Cronaca di una giornata di viaggio sull’Iveco “190 di Emilia Mestroni, da 25 anni al volante dei

giganteschi  camion Fiat. Udinese, sposata, due figli, è felice del suo lavoro: «Se mi fermo, mi annoio» dice. E’ anche una splendida cuoca.

di GRAZIELLA TETA

Maschiacce in jeans e stivali da cow-boy che guidano mostri gommati sulle «speed-way», le grandi

tostrade americane.Dormono nelle cabine degli autocarri, dicono le parolacce, fanno l’occhiolino

ai poliziotti e amoreggiano con i colleghi via CB. E’ l’immagine delle donne camioniste, protagoniste

di tanti telefilm girati sulle strade d’America. E’tutto fìnto, si capisce. Che cosa significa allora essere una donna-Tir? Ce lo racconta una camionista «vera»: la durezza del lavoro, le difficoltà degli inizi, i rapporti con i colleghi.Ecco com’è il mondo dell’autotrasporto, tradizionale dominio maschile, quando nella cabina di guida c’è una signora.La protagonista della nostra storia è Emilia Mestroni, di Moretto di Tomba, provincia di Udine. Spalle larghe e braccia robuste, ma anche garbo civettuolo,tanto da sfoggiare orecchini e collane e nascondere l’età.

Camionista da 25 anni, vive a Pasian di Prato, alle porte di Udine, dove con il marito Antonio Paulon, 59 anni, trevigiano, trentacinque anni fa ha messo su un’azienda di autotrasporti specializzata in carichi per le ferriere. In ufficio c’è la figlia Flavia, 31 anni, madre di due bambini. «Papà Toni» daqualche anno ha lasciato il volante per organizzare il lavoro degli autocarri. Il figlio Graziano, 19 anni, prossimo perito meccanico, dopo il diploma lavorerà nell’azienda di famiglia. E la signora Emilia? Dopo tanti anni di guida da sola o con il marito, ora fa il «jolly», sostituendo gli autisti quando occorre. E accade spesso.

Con lei abbiamo compiuto un viaggio: da Udine alla provincia di Brescia e ritorno, quasi 600 chilometri, un giorno e una notte su un Iveco 190.

Mercoledì 19 ottobre,ore 16. Destinazione:una ferriera di San Giorgio di Nogaro, la zona industriale a sud di Udine.Viaggiamo su un autocarro articolato, un colosso di 380 cavalli, 18 marce, lungo 15 metri e mezzo. All’arrivo, la prima operazione è la pesatura del veicolo vuoto per calcolare la tara. Poi si procede al carico di«billette» (sbarre di ferro) mediante immense calamite. Emilia si infila i guantoni, salta sul rimorchio per sistemare ilcarico. Poi di nuovo sul bilico per il peso totale.Torniamo in aziendache è già sera. La cena è a base di risotto e polpettone, merlot e bianco dei Colli Euganei. Una fetta di «gubana»,tipico dolce friulano, per chiudere. «Siamo una famiglia di camionisti-musicisti» dice papà Toni. Lui ha studiato da tenore e con il figlio Graziano suona la tromba nella filarmonica cittadina. Emilia è una cantante lirica mancata.«Ero

soprano.  Una operazione alle corde vocali mi ha fatto abbandonare la carriera artistica.Ma la passione per la musica no, quella ce l’ho sempre.

Giovedì 20, ore 3. Un paio di ore di riposo sono sufficienti: Emilia è già pronta per mettersi in viaggio. Pullover e calzoni, un filo di trucco.

Affronta il rituale di ogni partenza: controlla i documenti di viaggio e di carico, compila il giornale di bordo, dà un’occhiata agli indicatori sulcruscotto. Il motore si scalda. Partiamo. La notte è tiepida. In autostrada, poche luci. D silenzio è rotto solo dal brontolìo del motore.«Questo cambio si chiama Fuller – mi spiega — bisogna ‘ascoltare’ il motore e inserire le marce quando ha raggiunto il giusto numero di giri».Arrivano, inevitabili, i ricordi. Di quando lavorava in una fabbrica di dinamite e faceva la «cartucciaia». Poi le prime esibizioni su un palcoscenico. E quando disse al marito poco convinto:«Toni, mi faccio la patente per il camion». E il primo autocarro comprato a rate con i due milioni guadagnati con il canto. «Quando ho cominciato ero una delle prime donne camioniste. Nell’ambiente ero vista con un po’ di diffidenza. Viaggiavo con mio marito. Guidavo io. All’arrivo lui si occupava del carico e scarico,mentre io dormivo in cabina. Ci sono voluti anni per farmi accettare».-E iviaggi?«Ho girato tutta l’Italia, poi la Svizzera e i Paesi dell’Est».

Emilia guida con sicurezza, rispettando scrupolosamente i limiti di velocità. «Sono coscienziosa. In 25 anni non ho mai preso un verbale».

-Come è cambiato il lavoro del camionista? «Il traffico è aumentato ma gli automobilisti oggi sono più esperti. Non è vero che siamo prepotenti. Basta un idiota a screditare tutta la categoria. Ci vorrebbe più collaborazione fragli utenti della strada»

-E gli automezzi? «Oggi sono più maneggevoli e facili da guidare. Una volta sì che toccava far muscoli».I suoi autocarri sono targati Fiat e Iveco.«Abbiamo avuto vari modelli, dal 690 TI al 682 ed ora 170, 180 e questo 190 che è il mio preferito: è docile, sicuro, confortevole. Scegliere il camion giusto è essenziale per il nostro mestiere».

Ore 6. Sosta alla stazione di servizio per il rifornimento di carburante; poi al bar per un caffè.

Gli  unici avventori sono i camionisti che al nostro arrivo fanno qualche prevedibile commento.

«Un autogrill all’alba non è posto per una donna» dico.«Vero, se non è una camionista» ribatte Emilia.

Ore 8, Carpenedolo(Brescia). Scarichiamo l’autocarro e ripartiamo di corsa. Bisogna caricare a Odolo ed essere a casa prima di sera.

Ore 10, Odolo (Brescia). Abbiamo fortuna. Davanti a noi solo un paio di Tir. Due autisti napoletani tentano un po’ di conversazione. «A signurì, come vi trovate lassù in cabina?». «Certo che la signora è in gamba» aggiungono rivolti a Emilia, già impegnata a caricare tondini di ferro.  Urla  verso l’operatore della gru scorrevole.  Ogni tanto scappa un imprecazione in friulano.

Ore 11.30 Sfumata la prima colazione, anche il pranzo è speranza vana. Emilia sentenzia:”Mangio raramente in trattoria: mi rovina la linea. Preferisco cucinare io”. Addio ristorantini “da camionisti” che hanno fama di cucina rustica e prezzi bassi.

Ore 12.00 Ci fermiamo in un autogrill a Desenzano. Emilia telefona in azienda. Io ingollo un panino al volo

E subito in marcia. Incrociamo Tir, autobus zeppi di studenti in gita, mezzi militari. Tutti ci salutano: non si incontrano tutti i giorni due donne in camion. Emilia ricambia, allegra. Mi racconta aneddoti di viaggio.

“Una volta mi sono presa un bello spavento. Viaggiavo su una strada in discesa. Nevicava. Mancava l’aria nei freni. Frenavo col motore, scalando mezza marcia alla volta, e col rimorchio che accostavo ai bordi della strada, contro i mucchi di neve.”  E quell’altra volta, quando ha fatto da scudo, con i lampeggianti accesi, ad un’auto che era finita contro il guard-rail per un testa-coda. Rischiando grosso, Emilia ha evitato una serie di pericolosi tamponamenti.

A sentirla parlare si capisce che è una donna soddisfatta. Di se stessa, della sua vita movimentata, interrotta da serate davanti alla tv a sferruzzare. Poi piante e fiori da curare, i lavori di casa, le vacanze in camper, le serate a ballare con gli amici, la domenica a tifare per l’Udinese. Un vulcano in continua eruzione, cosi è Emilia che partecipa, e spesso vince, unica donna, alle gare del “Camionista dell’anno” organizzate dall’Iveco.

Ore 16.00. Scarichiamo nei pressi di Portogruaro, in una ferriera che è l’ultimo porto di navi in disarmo. La brezza che sa di salsedine spazza le nubi e il fumo della ciminiera. “E’ finita” penso con sollievo. Sulla strada del ritorno gracchia il CB, anzi il “baracco” come è chiamato nel gergo dei camionisti. “Papà Alfa” (il marito di Emilia) chiede notizie. “Ariete” (Emilia) risponde “tutto ok” e domanda di “Charlie” (la figlia) e di “Golia” (il figlio).

Ore 18.00. Finalmente a casa. Emilia fa un salto in ufficio per registrare i documenti , poi si mette in cucina. Sembra una massaia appena tornata dal supermercato, non una camionista che non dorme da 48 ore. E allora scappa la domanda banale: “Come riesce a fare un mestiere cosi faticoso?”. “Se mi fermo m’annoio” risponde mentre butta giù la pasta.

 

 IN  ITALIA  VENTI  CAMIONISTE
Le donne-Tir in Italia sono una ventina.
Rappresentano una realtà variegata, sia per l’età, sia per il tipo di approccio
al mestiere. Ci sono ragazze poco più che ventenni  che hanno lasciato la scrivania dell’ufficio
per il volante e signore che hanno seguito il marito o il figlio camionisti.
Poche le “dipendenti”. Quasi tutte sono “padroncine”, cioè proprietarie dell’automezzo con cui compiono i trasporti. Alcune, dopo anni di lavoro, mettono su aziende proprie. “Per rimanere nel campo bisogna darsi da fare, lavorare bene e sperare che i mezzi non si fermino. I guasti equivalgono a biglietti di banca che volano via” dicono.
Il denominatore comune: risiedono nelle regioni settentrionali, l’Emilia Romagna in testa. Una curiosità: tra loro non si conoscono, e tutte manifestano  il desiderio di incontrare le colleghe, magari al bar di una stazione di servizio.

 

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Vado e Torno

Ciao a tutte/i
su "Vado e Torno" del mese di Novembre c'è un articolo sulle donne in carriera nell'autotrasporto come padroncine e autiste di camion e le leader sindacali presidenti di quelle associazioni che si battono per cambiare il settore. Racconta anche delle prime donne al volante e anche del nostro gruppo e del blog.

 

 Buona lettura!!!!

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Da Genova… nesw che ci riguardano da vicino…

Ciao Lady
Alcune di noi hanno avuto il piacere di conoscere degli amici provenienti da Genova e sacrificato un pò della loro privacy… Sono persone socievoli e cordiali e non è stato molto faticoso… ma qualcuno ha dovuto dedicarci un pò di tempo, rinunciando ad altro;
Sapevamo che era già "pronta"  e leggerlo su un quotidiano ci ripaga del sacrificio…; un altro piccolo passo per dare un volto umano al camionista, sempre più sfigurato dalla stampa e dagli altri mezzi di comunicazione… e sappiamo essere formata della somma di piccoli passi anche la maratona più lunga…;

http://www.genova24.it/2011/11/festival-delleccellenza-al-femminile-si-riparte-da-ipazia-a-genova-dal-16-novembre-22431

BUONA STRADA A TUTTE/I !!!

pink vespa
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Lavorare con le parole

 Ciao Lady

Vorrei parlare di “crisi”… sì, ancora crisi, quella che gli autotrasportatori denunciavano in uno sciopero anni fa per primi e da cui saranno gli ultimi ad uscirne…
 

Quella crisi che ha cambiato la vita di tutti noi, che più a meno direttamente sperimentiamo tutti i giorni, e versiamo il nostro tributo… anche nelle piccole cose, come le pagine di una rivista.
 

Proprio oggi il mio edicolante preferito, non ci venivo da settimane si lascia andare con uno sfogo in dialetto… dice che tira la cinghia, deve sopravvivere qualche anno per arrivare alla pensione, ma lo fa unicamente per quel traguardo perché non ne ricava più uno stipendio dignitoso, non c’è un reale guadagno perché nelle vicinanze tante aziende hanno chiuso, altre dichiarato fallimento; chi è in cassa integrazione o a stipendio ridotto rinuncia ai giornali e alle riviste.
 

Chi compra riviste di settore, ne sceglie una, anziché tutte per confrontarle come fino a qualche anno fa…gli stessi camionisti selezionano sfogliandola quale comprare, ma rigorosamente UNA e non si concedono più ne altre letture, ne cd ne dvd. SALUTO ed esco amareggiata riflettendo…
 

A questo proposito viene naturale essere solidali con le sue parole… che non posso ripetere…
 

 
Il mio piccolo contributo al settore,  tempo per leggere poco ma… , produce una mini-rassegna stampa di opinioni personali:
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TRUCK VAN DRIVER
Commoventi le parole nell’editoriale Ferruccio Venturoli che racconta il passaggio di un gruppo di persone da una rivista ad un’altra, storie di vita di persone che vivono in un mondo parallelo al nostro e che conosciamo da diversi anni, che abbiamo seguito, apprezzato ma anche criticato, come è giusto che sia in un confronto positivo. Condividere quelle emozioni da loro un volto umano… e esprimere sentimenti di fiducia nel futuro alla faccia della “crisi”, con impegno e tenacia che li ha contraddistinti da sempre… Stampato il  numero 3  il risultato sembra ottimo.
Il doveroso saluto a Vittorio Sette con le parole tratte dal nostro blog ci onora. GRAZIE.
Altri momenti ci riguardano, ma non posso mica raccontarlo tutto… si trova ancora in edicola.
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VADO E TORNO
Da una rivista storica si può trovare il confronto con un numero del’92 e i titoli sono molto simili all’attualità: L’economia va a picco e nessuna prospettiva- Serve controllo per il cabotaggio-Galoppa l’RCA- Gasolio alle stelle- Autostrade che crescono del 10%. “Pacchetto Sicurezza”per tempi di guida,velocità, alcol, patente…
Nelle posta c’è una giusta osservazione su chi da Confindustria accusa i trasportatori di essere un COSTO insostenibile, ignorando volutamente che a “fare” il prezzo sono proprio le industrie del trasporto… a cui tutti poi ci dobbiamo adeguare.
Un’indagine su di una logistica tedesca ha rilevato che neanche loro sono così “perfetti” e i camionisti possono aspettare per ore.
Sempre in Germania un pericoloso killer a bordo di un camion spara su altri camion e lo ha fatto centinaia di volte causando non solo danni materiali…Predilige le bisarche nell’ultimo anno… ed è stata istituita anche una “taglia”…
Nell’articolo “Se la strada diventa un Far West” la signora Vanna Santinato Detomi dell’Associazione Vittime della Strada dichiara che la quasi totalità dei camion viaggia a 110 kmh anziché dei 90 consentiti… nessuna rettifica, solo repliche da dei colleghi intervistati… il giornale non ha replicato…
Personalmente non le rispondo, credo che la perdita del figlio la giustifichi, lei, non i giornalisti che hanno collaborato alla stesura, questo titolo e articolo sa più di un’altra rivista, non una specifica e tecnica come questa.
 
Le altre le commenterò in un altro momento, tempo scaduto, chi lavora con le parole dovrebbe usarle per fare chiarezza… Voi che ne dite?

BUONA STRADA !!! 
 
 

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C'è posta per noi… – 30

Ciao Lady Truck members!
Sono Giuseppe Pedeliento il responsabile scientifico di quella ricerca di cui a suo tempo avevate dato notizia sul vostro blog.
Ora abbiamo un questionario on line che è diffuso anche da Camionsfera e da Trasporto Europa.
Sotto vi metto tre link:
– il primo è l’articolo che è uscito su Camionsfera: http://www.camionsfera.it/index.php?option=com_content&view=article&id=339:ricerca-sulle-abitudini-dei-camionisti&catid=40:cronaca&Itemid=15
– il secondo è quello uscito su Trasporto Europa: http://www.trasportoeuropa.it/index.php?option=com_content&view=article&id=5684:ricerca-universitaria-sulla-vita-dei-camionisti&catid=9:autotrasporto&Itemid=71
– il terzo è quello che manda direttamente al questionario: https://docs.google.com/spreadsheet/viewform?hl=en_US&pli=1&formkey=dDJ5ZDR5X1FveGJMZE94bWpPM0ctSlE6MQ#gid=0
 
Me lo pubblicate sul vostro blog? Potete tranquillamente riprendere il testo che è uscito sui due portali sopra menzionati. Il vostro aiuto è fondamentale per capire qualcosa in più sulla categoria!
 
Grazie mille e ….. BUONA STRADA!
P.S. Per qualunque informazione o chiarimenti sotto avete tutti i miei contatti. Scrivetemi.
 
Giuseppe

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Giuseppe Pedeliento
+39.349/0897216
pippopede@libero.it

Ho pensato di pubblicare la email integrale, rende meglio l'idea; personalmente non l'ho ancora compilato, ma mi è stato riferito da altre lady che in certi punti servirebbero più opzioni o la possibilità di scrivere altre definizioni e/o risposte.
Se avete tempo e voglia, collaborate a questo studio, magari serve a far capire cose su di noi che chi non è mai salito su di un camion non immagina neanche… è già successo che ci siamo sentite dire da una giornalista affermata:"Ma io prima di conoscere voi questo non lo sapevo… questo non lo immaginavo e quest'altro non lo credevo possibile…"

BUONA STRADA a Tutte/i!!!
giuseppe.pedeliento@unibg.it
skype: giuseppe.pedeliento

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Una legge per… Omicidio stradale

Ciao Lady
a qualcuno di voi forse il nome Mauro Tedeschini ricorda qualcosa… ; ora dirige LA NAZIONE e tramite essa lancia un appello per raccogliere firme per introdurre il reato di Omicidio Stradale , e fin qui più che onorevole gesto, pubblico volentieri il testo:
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Firenze, 23 agosto 2011 – POCHE storie: al rientro dalle ferie i nostri parlamentari ci devono dire se vogliono o no la legge sull’omicidio stradale, che punisca in modo adeguato chi uccide guidando ubriaco o drogato. Ma per mettere onorevoli e senatori con le spalle al muro, occorre che la proposta di legge, promossa dall’Associazione Lorenzo Guarnieri, da Asaps e Associazione Gabriele Borgogni di Firenze, arrivi a 50 mila firme. Ecco perché da oggi, 
e fino al raggiungimento dell’obiettivo, sulla prima pagina de La Nazione, pubblicheremo il numero delle adesioni raggiunte: il traguardo è vicino, ma serve uno sforzo da parte di tutti per arrivarci nel minor tempo possibile.

Quello che mi lascia perplessa è che probabilmente, i nostri politici,  saranno capaci di trovare un modo per discriminarci anche sulla "carta"!!! 

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"Noi, le camioniste felici"

Ciao a tutti.

Giravo per il web, ho trovato questo articolo sul sito de "IL TIRRENO" di Livorno  di qualche mese fa, sui lavori maschili delle donne, naturalmente ci sono anche le camioniste!
Qualcuna è anche una delle nostre amiche!
Buona lettura e buona strada sempre!

Noi, le camioniste felici

Ma come siamo brave al volante dei Tir

 
di Ludovica Monarca

Aveva 12 anni Alessia Zanaboni quando il padre le disse: «Monta sul camion». Da allora non ha smesso di guidare. Racconta che fare la camionista le dà un grande senso di libertà. E non è la sola donna a cui piace guidare Tir e sfrecciare sulle autostrade della penisola e di Europa. Si è sempre pensato all'uomo quando si parla di Tir. Invece le donne al volante di bisonti aumentano. E, per la verità, come raccontiamo in questa pagina, sono sempre più le donne che fanno i lavori dei maschi. Dalla scaricatrice di porto all'imbianchina. Dalla meccanica di auto all'elettricista. Alla vigilia della festa delle donne le nostre storie sono un omaggio alla parità dei sessi. E al coraggio femminile per ottenerla. (M.L.)  
Io, donna falegname. Viola Pineider, fiorentina di 29 anni, dopo tanti sacrifici, è riuscita ad aprire la sua bottega di falegnameria. Tra lei e il legno è stato amore a prima vista da quando, dopo aver frequentato un corso alla scuola edile di Firenze, fece uno stage di 3 mesi da un falegname. Terminati gli studi ha cercato di essere assunta in una bottega, sentendosi dire di no. Finché ha trovato chi l'ha presa in considerazione. «Non è semplice riuscire a trovare qualcuno disposto a insegnarti un mestiere così difficile, specialmente se sei donna. Anche adesso quando chiamano in bottega chiedendo del falegname e rispondo "Sono io", il cliente spesso non crede che possa essere una donna».
 Isabella, la portuale. Da facchino di porto a presidente della Compagnia dei portuali. E' il sogno segreto di Isabella Isetto, livornese, 36 anni, portuale di Livorno. «Ma non lo scriva, altrimenti i miei colleghi…», sorride Isabella, figlia di una famiglia di portuali. «Certo, perché non pensare un domani ad una donna a capo della Compagnia dei portuali? Io sono ambiziosa e mi piacerebbe occupare posti di rilievo», spiega la Isetto. E' partita dal basso, nonostante una laurea in biologia. Al porto ha cominciato come facchina: metteva le aste di ferro per fissare i contenitori. Oggi si occupa dello sbarco dei contenitori dalle stive delle navi. «Ma la pesantezza del lavoro non sta tanto nello spostare oggetti pesanti quanto nei turni, soprattutto quelli notturni. A volte faccio il turno dalle una di notte alle sette e mezzo del mattino. Sono una mamma con un bambino di sei mesi, Leonardo, ed è davvero dura», racconta la Isetto.  

Meccanica di auto. «I clienti quando si trovano davanti una donna in tuta pronta a riparare la loro auto, rimangono un attimo perplessi, ma in maniera divertita. Alcuni invece sono subito entusiasti e mi riempiono di complimenti», racconta Alessandra Marinari, 33 anni, di Portoferraio, dove lavora come meccanica nell'officina che una volta era di suo padre. Risolvere problemi complicati, aggiustare motori, guidare il carro attrezzi, effettuare il soccorso stradale, è per lei un vero divertimento. Alessia non crede che ci siano lavori da uomini o da donne, ma semplici passioni da realizzare.  
A 12 anni sul camion. «Mio padre mi ordinò: sposta quel camion. E io lo feci. Da allora non mi sono staccata più dal volante», racconta Alessia Zanaboni, 31 anni, camionista di Venturina. Le piace da morire guidare i camion, spiega. Ha cominciato a 12 anni. La Zanaboni sostiene che andare giù e in su per l'Italia le dà «un grande senso di libertà». Ha cominciato nell'azienda del padre, ma oggi è dipendente in un'altra ditta e oltre che girare la penisola va spesso in Francia. Viaggiare le dà la possibilità anche di vedere che effetti fa la crisi. «Ho visto in Lombardia un'azienda che tre anni fa aveva 300 dipendenti, oggi in gran parte messi in cassa integrazione», racconta.  
Se il cliente è scettico. «Aveva lavorato con me per settimane e non mi ha riconosciuta un sabato pomeriggio in un centro commerciale. Abituato com'era a vedermi in tuta e senza trucco…», racconta divertita Azzurra Landi, 29 anni, tecnica di revisioni auto di Rosignano, dello stupore di un suo collega di lavoro. Azzurra è contenta del suo lavoro. «Capita che qualche cliente, sul momento, non voglia che sia una donna a fare la revisione della sua auto. Ma io spiego che sono estremamente professionale e brava. Alla fine si ricredono tutti. E' la mia sfida vinta», conclude Azzurra.

Le sorelle delle scatole. Mila, Maura e Simona Alfaroli sono tre sorelle di Empoli che insieme gestiscono uno scatolificio. Hanno rispettivamente 55, 51 e 47 anni. Il loro lavoro non si limita alla sola amministrazione: guidano i camion, lavorano alle macchine, caricano e scaricano materiali. «E' senza dubbio un lavoro faticoso e stancante. Lo scetticismo e la diffidenza di molti colleghi e clienti si combatte con l'impegno». Secondo Mila le donne nel mondo del lavoro sono sottovalutate e ostacolate, quando invece andrebbero sostenute e valorizzate. «M'innervosisce sapere che ancora oggi la maternità venga vista come un problema da molte aziende», conclude Mila.
 Mara l'elettricista. «Mi dispiace, anche se sei preparata, non posso assumerti come elettricista. Per esperienza, so che i clienti non si fidano delle donne per lavori pesanti come questo», così Mara Cugusi, 32 anni, si è sentita rispondere da diverse ditte quando cercava lavoro come elettricista. Nata a Montepulciano nel 1979, dopo aver frequentato un corso per elettricista civile e industriale, aveva cominciato subito a cercare lavoro nel suo ambito ricevendo però una serie di riposte negative. Non si è lasciata abbattere e adesso lavora da 7 anni come tecnica luci per spettacoli a teatro e festival.  
Serena, l'imbianchina. Serena Bianchi ha 40 anni ed è nata a Firenze. Fa l'imbianchina e pensa che esistano lavori che sono oggettivamente più faticosi rispetto ad altri, ma ciò non implica che una donna non possa riuscire a farli. «E' semplicemente questione di avere la determinazione di scegliere ciò che ti piace davvero. In cantiere non ho mai subito alcun tipo di discriminazione. Anzi, mi sento coccolata, sia dai clienti che dai colleghi». Serena è inoltre un'insegnante di pugilato, anche se non è mai salita sul ring.
 Le camioniste di Capannori. Giovanna Cinquini, trentatreenne di Capannori, non solo affronta lunghi percorsi senza paura, ma con la guida sicura ed elegante a bordo della sua "smart" – così chiama scherzosamente il suo camion – è stata capace di ispirare un'altra ragazza – Giulia Benetti, 28 anni – a intraprendere la sua stessa professione. Giulia dei camion è letteralmente innamorata: «Rispetto a tanti camionisti che si trovano a fare questo lavoro per necessità, la mia è davvero una scelta di passione». Adesso Giulia, come Giovanna, vive a Capannori. Vuole sottolineare che non ha mai subito discriminazioni nel suo lavoro «anzi, spesso si dimostrano più permissivi con me. Capita che mi aspettino per scaricare anche se sono in ritardo perché sono una donna e forse mi vedono più indifesa», dice.  
La marcia in più delle donne. «Le donne, specialmente le mamme, hanno una marcia in più. Possono riuscire a fare qualsiasi cosa, anche grazie alla forza che ti da l'amore dei figli», così risponde Rosa Calabrese, 44 anni, autotrasportatrice di Pisa, a chi le chiede se il suo non sia un lavoro troppo faticoso per una donna. Dopo aver lavorato come cassiera e assicuratrice ha deciso di aprire una sua attività e conciliarla con una sua grande passione: la guida. «Se non dovessi scaricare tutti i pancali di merci sarebbe un lavoro quasi perfetto. A volte torno a casa distrutta, ma mi basta sentire mio figlio dire che è orgoglioso di me che riprendo forza».

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