Immagini da 6 RdS

Domenica 5 novembre ho partecipato alla manifestazione 6RdS presso l’Autodromo di Monza insieme agli amici del Coast to Coast Truck Team.

Queste sono alcune delle foto che ho scattato quel giorno.

Un grazie a tutti per la bella giornata e per tutto quello che un evento cosi rappresenta.

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Veicoli elettrici e donne camioniste

 

 

In questo articolo dello scorso settembre, oltre a parlare di nuovi veicoli elettrici che verranno utilizzati per la raccolta dei rifiuti e la pulizia delle strade nella città di Rovereto, c’è anche una citazione per la collega Andrea che li guiderà!

 

 

 

 

Questo è il link dell’articolo:

https://www.comune.rovereto.tn.it/Novita/Comunicati-stampa/Dolomiti-Ambiente-ha-presentato-i-nuovi-veicoli-elettrici-una-flotta-aziendale-intelligente-sicura-e-che-si-muove-sempre-piu-grazie-all-energia-della-natura

E questo è il paragrafo che parla di lei:

Buona strada sempre Andrea!

 

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I consigli di una collega e la sua storia: La Gio

 

Un altro articolo dalla rubrica “Me l’ha detto un camionista” dal sito di “Uomini e trasporti.

Questa volta è la collega Giovanna, ma noi la conosciamo come “La Gio”, che ci consiglia la trattoria  la “Veranda Barabasca” di Fiorenzuola d’Arda. Un locale storico che ha cambiato gestione da qualche anno.

Il link :

https://www.uominietrasporti.it/uet-blog/me-lha-detto-un-camionista/trattoria-veranda-barabasca-fiorenzuola-darda-pc/

E questa è la prima parte dell’articolo con la sua storia:

Giovanna Rabbiosi, meglio conosciuta come La Gio.

La trasportatrice che ci suggerisce oggi il locale dove sostare per rifocillarsi e rilassarsi un po’ si chiama Giovanna Rabbiosi, anche se tutti la conoscono come “La Gio”. Nata a Morbegno (Sondrio), ha da poco compiuto 57 anni e ha cominciato a fare l’autista di autocarri piuttosto tardi, in età adulta, 18 anni fa. Un mestiere che ha voluto con grande determinazione, fin da quando il padre la portava in giro da piccola con il suo camion. Purtroppo, nella vita di Giovanna c’è anche una tragedia: la scomparsa del fratello maggiore a soli 20 anni, investito proprio da un veicolo pesante. Nonostante il dolore, Giovanna voleva comunque “guidare il camion”, anche se suo padre era contrario. Finite le scuole, sposata a 20 anni e poi separata, Giovanna ha aspettato che le sue due figlie crescessero e poi ha deciso di riprendere il suo percorso, conseguendo la patente C a 39 anni e la E a 48 anni. Ora è riuscita a coronare il suo sogno e lavora per il Gruppo Maganetti di Tirano, in provincia di Sondrio, guidando in compagnia del suo fedele cagnolino.
Tra i tanti ristoranti frequentati da Rabbiosi, la scelta cade sulla trattoria Veranda Barabasca, a Fiorenzuola d’Arda. «É una locanda/albergo che è stata presa in gestione da una famiglia di origine albanese circa due anni fa – mi spiega – L’hanno completamente ristrutturata e oggi è veramente un bel posto, con una grande scelta di piatti e prezzi molto competitivi. È molto comoda perché è attaccata all’autostrada. Lì prendo spesso l’arrabbiata, l’aglio, olio e peperoncino, il pesce. E poi sono gentili, è una famiglia molto unita. Del resto alle 7 di sera è già tutto pieno, qualcosa vorrà dire…».

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6 Ruote di speranza

Torna anche quest’anno l’evento di 6 Ruote di Speranza all’autodromo di Monza, domenica 5 novembre 2023, il Coast to Coast truck team sarà presente come sempre nella truck zone mettendo a disposizione alcuni camion per permettere ai ragazzi con disabilità di poterci salire a fare un giro. E’ una cosa emozionante vedere con che gioia si mettono in coda per salire sui camion, e fa capire che a volte bastano piccoli gesti per donare un attimo di felicità.

L’evento è gratuito e aperto a tutti.

A questo link potrete trovare tutte le informazioni:

https://www.6rds.it/evento.php

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“Grazie perchè…”

 

Un nuovo video della serie “Grazie perchè” della collega Laura, anche questa volta ci racconta un episodio della sua vita da camionista in cui ha dovuto risolvere un imprevisto con un pò di intraprendenza.

Buona visione a tutti e buona strada sempre a Laura!

 

 

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I consigli di una collega e la sua storia: Sally!

 

Ho trovato questo articolo, sempre tra le pagine del sito di “Uomini e trasporti” , nella rubrica “Me l’ha detto un camionista”, dedicata ai consigli su trattorie e ristoranti.

Il ristorante è “La locanda della luna” di Riccione e a consigliarlo è la collega Sally di Tradate. Nella speranza di incontrarla prima o poi on the road, vi metto il link:

https://www.uominietrasporti.it/uet-blog/me-lha-detto-un-camionista/locanda-della-luna-riccione-rn/

E l’inizio dell’articolo con la sua storia:

 

Sally Belluccini

 Sally Belluccini è nata 43 anni fa a Tradate, in provincia di Varese. Fino a due anni e mezzo fa aveva un negozio di tatuaggi ed estetica, ma non era del tutto convinta che quella fosse la sua strada. Fin da piccola, infatti, inseguiva un sogno: fare la camionista. Poi, finalmente, è riuscita a entrare come autista in un’azienda di trasporto del suo paese, l’Autotrasporti Pigni, unica donna tra tanti uomini, guidando principalmente un bilico. «È un desiderio che avevo da tanto tempo – mi racconta – una passione che sono riuscita a far diventare realtà». Quando passa dalla Romagna Sally cerca sempre di fermarsi in un ristorante di Riccione, la Locanda della Luna, conosciuto attraverso il passaparola di alcuni colleghi. «È un locale curato, pulito e con personale professionale e simpatico. Ha un menù molto vario, con ingredienti freschissimi e di qualità. Per noi camionisti è ottimo anche perché offre un servizio docce – compreso nel prezzo della cena – e la reception è aperta tutta la notte e quindi ti permette di usufruire dei servizi igienici. Anche il parcheggio, capace di ospitare fino a 30 camion, è bello ampio e dispone anche di una lavanderia a gettoni». Belluccini non nasconde la sua predilezione per i tagliolini allo scoglio e le seppie alla piastra, «a cui non so resistere». «Alla locanda mi sento quasi a casa – confessa Sally – e non conosco altri posti che ti ci fanno sentire».


Il resto dell’articolo, come sempre, lo potete leggere nella pagina ufficiale di Uomini e Trasporti.

 

Buona strada sempre Sally!

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Appuntamento per il week end!

 

Auto e moto d’epoca a Bologna in questi giorni!

Ma ci saranno anche i camion!

 

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Pazienza & passione

 

Uno short video con le colleghe Laura e Marianna.

Quali sono le caratteristiche che ci vogliono per fare il nostro lavoro? E’ quello che chiede Laura a Marianna, ecco la sua risposta!

 

 

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La storia di Annamaria

 

 

Un’altra bella storia di una nostra collega raccolta da Elisa Bianchi e pubblicata nel blog di Uomini e trasporti: “Anche io volevo il camion”.

Annamaria è prossima alla pensione, ma non vorrebbe lasciare il suo lavoro perchè ama troppo la vita da camionista!

Grande collega! Buona strada sempre!

Questo è il link dell’articolo:

https://www.uominietrasporti.it/uet-blog/anche-io-volevo-il-camion/annamaria-ciancia-la-vita-in-cabina-di-una-delle-prime-autiste-italiane/

Questo è il testo:

 

Annamaria Ciancia, la vita «in cabina» di una delle prime autiste italiane

Il 24 dicembre Annamaria Ciancia compirà 67 anni. Dopo oltre quattro decenni come autista, tra un anno dovrà appendere il volante al chiodo, ma lei non ne vuole sapere. Ripercorriamo la carriera di una delle prime donne italiane ad aver preso la patente C

La storia di Annamaria Ciancia parte da quello che ormai è quasi un epilogo: «Il prossimo anno compirò 68 anni e dopo 44 anni alla guida di un camion sarò costretta a lasciare il volante» ci racconta. Nella sua voce si avverte una nota amara. «In Italia a 68 si è considerati vecchi, senza valutare il reale stato di salute di una persona. Il risultato è che ti declassano la patente. Niente più mezzi al di sopra dei 200 quintali. Al di sotto, invece, a quanto pare si è ancora liberi di fare danni. Sinceramente non voglio pensare a cosa farò l’anno prossimo, mi sento già male al pensiero che dovrò lasciare il mio lavoro». Facciamo allora un salto indietro di 44 anni e ripercorriamo la carriera straordinaria di Annamaria, una delle prime donne – ci tiene a ricordarlo – ad aver preso la patente C in Italia, quando le donne alla guida di un camion ancora erano un miraggio.

Quando sei salita su un camion per la prima volta?

Fu con il mio ex marito, un autista che viaggiava principalmente all’estero. Sono sempre stata appassionata di motori, amavo il rally, il motocross, e così dopo una breve esperienza come insegnante di scuola materna e come impiegata per le Assicurazioni Generali, decisi di lasciare il mio lavoro – che non mi rappresentava affatto – per seguirlo. Abbiamo viaggiato in Belgio, Inghilterra, Francia e Germania e più viaggiavo più questo mondo iniziava a incuriosirmi. All’estero di donne autiste già se ne vedevano, quindi è stato spontaneo per me pensare che avrei potuto farlo anche io. La prima volta che mi misi al volante fu in un’area di sosta in Francia, un posteggio enorme e deserto. Fu quella la mia prima guida, da allora di strada ne ho fatta parecchia.

In Italia però, al contrario di quanto accadeva all’estero, di donne autiste ancora non ce ne erano. Come è stata accolta la tua decisione?

Un giorno dissi a mio marito che non sarei partita con lui, ma che sarei andata a scuola guida a informarmi per la patente. Non era d’accordo, ma la mia decisione ormai l’avevo presa: al suo ritorno ero già iscritta e poco tempo dopo conseguii la patente C e la patente E. Tra l’altro ricordo che al mio esame l’esaminatrice era una donna che rimase piacevolmente sorpresa vedendomi. Quando diedi l’esame per la patente E, invece, trovai un uomo che era piuttosto spaventato dal fatto che a guidare fosse una donna. Mi diede la patente praticamente subito, perché voleva restare a bordo con me il meno possibile.

E il lavoro come è arrivato?

In realtà, per dieci anni ho dovuto continuare a viaggiare con mio marito. L’idea che una donna guidasse un camion da sola era fuori discussione. Ma quando mio marito decise di intraprendere un’attività sua, relegando me alla gestione degli aspetti burocratici, non ce la feci più. O meglio, resistetti per qualche anno, poi ci lasciammo e io decisi di trasferirmi dal Piemonte alla Lombardia, dove c’erano più opportunità. Rincominciai da capo lavorando come operaia, poi un giorno bevendo un caffè conobbi un autista. Gli raccontai la mia storia e mi propose di fare qualche viaggio con il fratello. Dopo tre settimane con lui ebbi finalmente il suo benestare. Potevo riprendere il mio lavoro di autista per la sua azienda.

Oggi che cosa guidi e che cosa trasporti?

Oggi guido il mio sogno: un Volvo FH. È stata una sorpresa del mio principale e di sua moglie. A febbraio sono stata operata all’anca e al mio rientro al lavoro mi ha fatto trovare il camion che avevo sempre desiderato. Oggi trasporto latte, panna, vino, olio, qualche volta capita anche di trasportare distiller e melasso, prodotti che vanno nelle stalle. Con il trasporto alimentare ho trovato la mia dimensione, nonostante abbia cambiato tante aziende e tanti tipi di trasporto nel corso di questi anni, sono certa che finirò la mia carriera nell’azienda in cui lavoro da due anni e mezzo: l’Autotrasporti Boaglio di Cardè, in provincia di Cuneo.

Non ti dai pace all’idea che il prossimo anno dovrai smettere, ma la tua è una vita frenetica. Non sei stanca?

Passo fuori casa tutta la settimana, weekend compresi perché con il trasporto alimentare i sabati e le domeniche non si riposa – salvo restando le pause dovute – viaggiando per il Nord Italia, ma vivo malissimo l’idea che l’anno prossimo dovrò fermarmi. Ho sempre fatto il mio lavoro con amore. Questo non significa che sia facile o che tutti i giorni siano perfetti, ma io sono felice di viaggiare con il mio camion. Mi rendo conto che per molte persone possa sembrare strano, ma io mi sento ancora energica. Certo il mio corpo non è più quello di quando avevo 25 anni, ma sono ancora in grado di fare il mio lavoro. Non accetto che mi venga detto il contrario. Non sarebbe quindi più logico fare come all’estero? Con le visite adeguate potrei continuare a lavorare. Bisognerebbe basarsi sulla persona, non sull’età. Per non parlare del fatto che i veri pericoli non sono le persone con esperienza che fanno questo mestiere con amore.

A cosa ti riferisci?

Una volta chi viaggiava sul camion lo faceva per passione, oggi purtroppo ci sono tante persone che lo fanno solo per esigenza, senza avere nulla a che fare con questo mestiere. Il fatto è che per viaggiare non basta avere la patente, serve avere passione per diventare un buon autista, e vale sia per gli uomini che per le donne. Quando si è alla guida di certi mezzi bisogna essere consapevoli della responsabilità che si ha, serve la giusta preparazione, oltre all’entusiasmo. Allo stesso tempo, però, non basta solo la passione, ma serve più rispetto per chi fa questo mestiere. Negli anni passati molte aziende se ne sono approfittate giocando al ribasso degli stipendi. Se qualcosa non cambia, arriverà il giorno in cui i camion resteranno fermi nei posteggi.

La preparazione adeguata dovrebbe arrivare dalle scuole di guida. 

Oggi è più difficile prendere le patenti, ma si fa meno attenzione a quello che si insegna. Servirebbero lezioni specifiche sull’importanza di certi gesti e manovre da evitare. Non solo quando si studia per prendere le patenti del camion, ma per qualsiasi patente. Per esempio, sarebbe opportuno insegnare anche agli automobilisti che un camion ha delle zone d’ombra, degli angoli ciechi. Non è sempre colpa degli autisti. Servirebbe sensibilizzare un po’ di più tutti gli utenti della strada.

Parliamo invece delle donne autiste. Tu sei stata una delle prime in Italia. Che prospettiva futura vedi?

Non posso dire di vedere oggi parecchie donne alla guida di un camion, ma sicuramente di più di una volta. Qualche mese fa mi trovavo in un’area di servizio, stavo camminando con il mio cagnolino Trilli, un pinscher che viaggia sempre con me, quando ho sentito un signore esclamare «Complimenti!». Sinceramente pensavo si riferisse a Trilli. Poi ho capito che era entusiasta del fatto che fossi io l’autista. Mi ha detto di avere una ditta di autotrasporti e tra i suoi autisti anche una donna ma, soprattutto, di essere talmente contento che se gli arrivassero altre candidature da parte di donne le assumerebbe all’istante. Mi ha fatto piacere. Non nego che ancora oggi ci siano colleghi che non apprezzano, ma credo che stia tutto nell’intelligenza del singolo individuo.


 

(….) l’articolo continua nella pagina di Uomini e trasporti.

Buona strada sempre!

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La camionista più giovane d’Italia

Fanno sempre notizia le ragazze giovani che intraprendono la carriera da camioniste!

A questo link la sua storia :

https://www.lastampa.it/vercelli/2023/10/19/news/la_camionista_piu_giovane_ha_19_anni_e_vive_a_varallo_noi_donne_siamo_in_poche_ma_ci_rispettano-13793258/

ma l’articolo è riservato agli abbonati.

“Con i suoi 19 anni compiuti a giugno, la varallese Elena Guglielmina è una delle camioniste più giovani d’Italia. La passione per la guida…”

 

Buona strada alla giovane collega!

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