Questa volta vi linko la storia di Mathilde, una collega svizzera ora in pensione, che si racconta alla rivista “Swiss camion” nell’edizione numero 5 del 2018.
Questo è il link dell’articolo (in francese, e anche in tedesco)
Mathilde Laager: elle a toujours été très active comme en témoignent ces médailles obtenues lors des gymkhanas des Routiers Suisses, mais aussi lors de marches populaires et de concours de tir.
«Conduire un camion était un droit et non une obligation!»
C’est à 66 ans qu’elle a décidé de déposer son permis poids lourds et, finalement, elle ne le regrette pas. La Glaronaise Mathilde Laager (67 ans) a exercé le métier de conductrice de poids lourds avec passion, sans pour autant renoncer à ses activités de mère, de restauratrice et d’agricultrice. Elle a eu une vie bien remplie.
Rubrique
Monde du transport, Portrait
Ménagère, tel est le métier qui figure sous la rubrique «profession» du permis de la catégorie D qu’elle a obtenu le 21 octobre 1976. Avec quelques difficultés car, lorsqu’elle a réussi son permis, le Service des automobiles ne retrouvait plus les documents certifiant qu’elle avait déjà obtenu le permis de conduire des voitures en 1968. De plus, sa mère n’appréciait pas du tout le fait que Mathilde souhaite se consacrer à un «métier d’hommes». «Heureusement que mon père m’a toujours soutenue!» Les moteurs l’ont toujours fascinée: elle avait même commencé un apprentissage dans la mécanique, qu’elle a finalement abandonné suite aux pressions de sa mère qui l’a incitée à faire un apprentissage de vendeuse en denrées alimentaires, «mieux adapté à sa condition», formation qu’elle a du reste terminée avec une excellente note (5,75). Elle s’est ensuite mariée «afin de se consacrer à d’autres choses».
«Depuis que j’allais à l’école, j’ai toujours admiré les camions et les hommes qui les conduisaient. J’avais l’habitude de donner un coup de main lorsque des chauffeurs déchargeaient des marchandises au collège de Kohlen jusqu’au jour où ils m’ont donné l’occasion de monter dans la cabine pour faire le tour de la cour d’école», se souvient-elle. «Depuis ce jour-là, plus rien n’a pu me retenir. J’étais une rebelle!»
Entre 1968 et 2009, il n’y a pas une marque de camions qu’elle n’a pas conduite: DAF, Fiat, MAN, OM, Saurer, Scania, Steyr, Volvo… «Le Scania m’a impressionnée par sa puissance et son couple. Le DAF par ses équipements électroniques, mais le plus confortable, c’était quand même mon Steyr», précise-t-elle.
Durant sa carrière, Mathilde a roulé pour quatre entreprises de transports mais également en tant que conductrice à la tâche, auxiliaire, remplaçante et «chauffeur indépendant». Ses collègues masculins ne lui ont pas toujours facilité la tâche: «J’avais parfois l’impression qu’en tant que femme, je devais en faire deux fois plus qu’un homme pour être acceptée. Mais, au bout du compte, ce sont les clients qui me demandaient.»
Girando e rigirando nel web ogni tanto mi imbatto in qualche vecchio articolo dedicato a colleghe camioniste, articoli che mi piace riportare qui nel blog per creare quella sorta di album della memoria della nostra categoria di donne autiste.
Spesso leggo che siamo circa in 2000 a fare questo mestiere in Italia, il 2% del totale dei camionisti, io guardo nelle cabine dei camion che incrocio per strada tutti i giorni, ma difficilmente vedo altre donne, questo logicamente non vuol dire che non ci siano, probabilmente facciamo tragitti diversi e non è facile incontrarsi. Allora quando trovo qualche articolo on line, per me è come incrociare una nuova collega, e siccome mi piace pensare che siamo una grande famiglia, apro loro la porta del blog e le invito ad entrare!
Questo è un articolo del mese di maggio del 2013 de “La provincia“, dedicato a Clara di Gera Lario.
«Io, donna che guida i Tir
E soprattutto un’azienda»
GERA LARIO Esistono attività professionali prettamente maschili e che comunemente si credono precluse al mondo femminile.
Ma la realtà è ben diversa, come per Clara Spelzini, che non solo guida camion imponenti ma conduce, con profitto,la Spelzini Trasporti, azienda di Gera Lario specializzata in trasporti legali ed eccezionali. Un lavoro tradizionalmente maschile che la Spelzini, però, dimostra di saper bene amministrare e gestire, sebbene le difficoltà iniziali non siano mancate.
«Quando ho aperto l’attività nel 2004 inizialmente ero un po’ spaventata – racconta la giovanissima imprenditrice, oggi 32 anni – poi l’ambiente mi è piaciuto subito. All’inizio l’approccio è stato difficile perché gli uomini facevano fatica ad accettare ordini da una donna. In seguito si sono abituati e abbiamo imparato a collaborare».
Oggi l’azienda è cresciuta e lavora in Nord Italia, Svizzera e Austria. Ha trasportato anche a Sondrio la statua di Garibaldi.
“Una e mezzo su cento ce la fa: le mantovane col rimorchio”
“Restano una sparuta minoranza, certo, ma ora in 1,6 casi su cento il camion lo guidano loro. Sono i dati raccolti dall’Unione provinciale artigiani di Mantova. Sul territorio, infatti, i cosidetti padroncini sono un migliaio e ben 16 di queste imprese artigianali del trasporto hanno come titolare una donna. All’epoca di Nora Pizzati di donne al volante di un Tir c’era solo lei, ora invece il fenomeno si allarga anche se resta appannaggio tipicamente maschile. A Mantova di donne camioniste ne risultano tre, un paio a Bagnolo San Vito, Castiglione delle Stiviere e San Giorgio, poi presenze isolate: una a Bancole, Bozzolo, Curtatone, Marmirolo, Ostiglia, Pegognaga e Solferino. Tra le più giovani spicca Sandra Sala, ora 27enne, che ha cominciato a guidare nell’ottobre 2003, quando di anni ne aveva solo 25. Sandra vive e lavora a Bagnolo dove ha preso in mano l’azienda del papà Franco, quando lui ha cominciato a non stare più bene. Un male gravissimo che nel giro di un paio di mesi lo ha portato via. E cosi lei, seconda di quattro sorelle, si è rimboccata le maniche e ha preso in mano le redini di una ditta specializzata nel trasporto del latte. La passione per il lavoro non le manca – racconta la mamma – e ogni mattina alle 7 e un quarto parte per raccogliere il prodotto dalle varie aziende agricole mantovane e conferirlo alla latteria sociale. Sempre sulle orme del papà la vocazione per la guida di mezzi pesanti che ha portato Mara Piadena alla guida della ditta che si occupa del soccorso stradale in tutta l’area dell’Alto Mantovano, con base operativa a Castiglione delle Stiviere. E ora Mara è affiancata in ufficio dalla figlia 21enne, Elisa Quaranta. I camion-rimorchio più pesante, però – confessano – non lo guidano loro, ma uno dei dipendenti, tutti e due uomini.”
La ricerca delle nostre pioniere del volante continua, questa volta ho trovato questo articolo dedicato a Grazia, classe 1939, prima donna di Matera a guidare autotreni!
Sì. Continuano a chiamarli così i camion dalle generose volumetrie, peso e capacità, che affrontano strade spesso non al passo con i tempi, che richiedono efficienza, controllo, prontezza di riflessi e buon senso quando è il caso di riposarsi e far riposare i cavalli di un accessoriato turbo star. E per la signora Grazia Ambrosecchia, materana, classe 1939, la guida di autotreni dalla Sicilia alla Lombardia, dal Belgio all’Olanda, fino al 1982 sono stati un lavoro e una passione, che le hanno consentito di effettuare trasporti e di girare in lungo e in largo.
Si sono ricordati di lei, domenica scorsa, gli appassionati del Lambretta Club Matera-Sassi-Basilicata e del Club auto moto storiche di Matera consegnandole una targa, per il 4° memorial Leonardo Cascione, il compianto fondatore del Lambretta club, che ha macinato migliaia di chilometri proprio come la signora Grazia.
La consegna fuoriporta a Montescaglioso ed è stata l’occasione per ricordare una stagione della vita, trascorsa sui camion, tra partenze, arrivi, sacrifici e soddisfazioni, come l’attestato per guida di mezzi pesanti su strade nazionali e internazionali ricevuto nel 2003. Nel servizo postato sul canale youtube, all’indirizzo https://youtu.be/AHfCc9CYGrY, l’intervista rilasciata al collega e presidente del Lambretta Club, Giovanni Scandiffio. Tanti ricordi, aneddoti per la nostra camionista che conseguì la patente di guida di categoria B nel 1966 e quelle per condurre i mezzi pesanti nel 1972-1973. Smise a 65 anni di condurre ” macchine” sulle strade italiane ed europee. Il prossimo 19 ottobre compirà 82 anni. Auguri e sulla torta un camioncino con un carico di candeline ci sta tutto…
Un articolo da “Il Corriere delle Alpi” della scorsa estate, la storia di Gilda, alla quale auguriamo buona strada, che ha dato una svolta alla sua vita e si è messa al volante di un camion!
Questo è il link dell’articolo, per leggerlo tutto però bisogna essere abbonati::
Gilda, l’amore e una vita nuova: dall’hotel al trasporto tronchi
Cortinese, 46 anni, la Dipol ha dato un taglio secco ad una vita «che non mi apparteneva». Ora guida “bestioni” da 16 metri insieme al suo Roberto, titolare di un’azienda di trasporti
gianluca de rosa 06 Giugno 2021
CORTINA D’AMPEZZO. Un taglio secco ad uno stile di vita che le andava stretto da tempo e un amore sbocciato a bordo di un camion. Una seconda vita, quella di Gilda Dipol, iniziata grazie alla conoscenza di Roberto ed a quello stesso camion che oggi, fiera, guida con destrezza nonostante i suoi sedici metri di lunghezza. Ampezzana doc, Gilda ha 46 anni e qualche anno fa ha detto “basta” con il lavoro che per più di vent’anni ha portato avanti nell’albergo di famiglia, il San Marco.
E’ bello scoprire che sempre più donne decidono di mettersi al volante di un camion, questo articolo è dedicato a Lucia, nuova collega che viaggia sulle strade d’Italia, a cui naturalmente auguriamo tanta buona strada!
Dalla Val di Gresta ai lunghi viaggi sui mezzi pesanti: “Prima li organizzavo, ora al volante ci sono io”
di Daniele Peretti
VAL DI GRESTA. Quando è entrata nelle docce dell’area di servizio autostradale di Nogarole Rocca gli altri camionisti l’hanno guardata imbarazzati chiedendole se avessero dovuto uscire: “Non dimenticherò mai quella scena; gli uomini erano molto più a disagio di me, ma li ho tranquillizzati chiedendo se non avessero mai visto un paio di gambe, perché in doccia il resto è coperto”. Ironizza Lucia Mazzucchi, quarantenne della Val di Gresta che da sette mesi è camionista a tempo pieno, ma denuncia: “Genericamente in Italia i servizi igienici delle autostrade fanno schifo, ma per le donne non è previsto nulla e dire che siamo un numero sempre maggiore, specialmente straniere”.
Anche nel caso di Lucia Mazzucchi, come per Paola Cestari la cui storia abbiamo raccontato qualche giorno fa, è la passione a far prendere la decisione di cambiare vita. “La passione per i camion l’ho sempre avuta. Ho molti amici che fanno i camionisti che mi hanno fatto provare nei piazzali vuoti e la voglia di guidare i mezzi pesanti mi è cresciuta ancora di più. Nel 2019 ho preso la patente C e sette mesi fa la E ed eccomi qui alla guida della mia motrice Scania R 500 tre assi”.
Quando hai capito che il camion era la tua passione?
Sin da giovanissima. Avevo 23 anni quando decisi di prendere la patente C. Per conseguirla puntai tutti i miei risparmi, anche perché era quella la «strada» che sentivo per me. Negli anni ho fatto poi un percorso che mi ha portato a ottenere la CQC e infine la patente E, che pare offrire più opportunità in termini di lavoro.
Nel mondo del trasporto le donne sono ancora poco rappresentate o qualcosa sta cambiando?
Purtroppo siamo ancora rappresentate pochissimo, specialmente nel settore – come il mio – di chi lavora con camion centinati. Per dirne una: ci sono aziende che scartano le donne a priori. Puoi avere tutte le competenze del mondo, ma non prendono in considerazione neanche il curriculum.
Che mezzo guidi?
Un Iveco Stralis, con un rimorchio ultralight nuovissimo (non ha nemmeno un anno di vita).
Come si risolve il problema della carenza di autisti?
Avvicinando i giovani a questo lavoro, premesso ovviamente che abbiano passione, attraverso incentivi alla formazione e affiancamento nelle aziende. C’è poi il discorso degli stipendi, che andrebbero aumentati.
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