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la doccia,la pipì e le donne camioniste.

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Cercando, come faccio sempre, notizie sulle donne camioniste mi sono imbattuta in questo video: “la doccia,la pipì e le donne camioniste.” del collega youtuber Antonello Basta.
Lui si pone domande “lecite” sulla mancanza di servizi igienici, che come tutte noi ben sappiamo non sono sempre efficienti e bellissimi.
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Ma da qui – a mio parere personale – a dire che questo non è un lavoro adatto alle donne, mi fa pensare che molti uomini di donne non capiscono molto… lui sarà liberissimo di pensare che questo non è un lavoro femminile, ma noi siamo altrettanto libere di rispondergli che siamo più organizzate noi di loro, e che molte volte veniamo trattate meglio perchè siamo più educate quando ci presentiamo ai luoghi di scarico/carico.
In molte aziende dove vado mi viene tranquillamente dato libero accesso ai bagni degli uffici o comunque a bagni puliti e decenti. Quando non lo sono vengo avvisata delle condizioni e sta a me scegliere se andarci o meno. In certe fabbriche è quasi impossibile tenerli a modo proprio per la tipologia di lavoro che svolgono, e non è che andiamo in giro con la puzza sotto il naso. Per la serie “quando scappa, scappa!”
Quando si sceglie di fare questo lavoro si sa a che problematiche si va incontro e si cerca di trovare una soluzione. Se so che in un magazzino dovrò aspettare ore e i servizi sono indecenti, mi fermo prima a fare una breve sosta. E comunque ormai anche le logistiche sono normalmente dotate di servizi per gli autisti. Sarò fortunata io? Spesso e volentieri si.
I problemi ci sono stati nei periodi del lock down dove era vietato l’accesso alle strutture interne, ma siamo sopravvissute anche a quello e con più dignità di quello che mi consigliò di farla sotto il camion quando ero ferma in ribalta… alla mia risposta se tutti i camionisti li presenti avessero fatto la stessa cosa contemporaneamente si rendesse conto dello schifo che avremmo lasciato nel piazzale si arrampicò sugli specchi non avendo più argomenti validi.
Poi, ironizzando un pò, vorrei aggiungere che non è che siamo come i cagnolini maschi che devono segnare il territorio e la fanno ogni due metri… abbiamo una certa autonomia!
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Un’intervista a Ilenia

 

Ilenia è autista di autobus in Sardegna, in questo articolo racconta la sua storia e le discriminazioni che ha dovuto subire (già frequentando la scuola guida) per conquistarsi un posto dietro al volante!

Il link dell’articolo su Sardegnalive:

https://www.sardegnalive.net/news/in-sardegna/414188/a-scuola-guida-mi-dissero-che-noi-donne-siamo-adatte-solo-ai-fornelli-oggi-guido-gli-autobus-l-intervista

La sua intervista:

“A scuola guida mi dissero che noi donne siamo adatte solo ai fornelli. Oggi guido gli autobus” L’intervista

Ilenia Olia racconta come si lavora in un ambiente chiuso e costruito per gli uomini e lancia un messaggio di speranza per le donne

“A scuola guida mi dissero che noi donne siamo adatte solo ai fornelli. Oggi guido gli autobus” L’intervista

Di: Ilaria Cardia

Se si dovesse pensare ad uno degli ambienti prettamente maschili, costruiti da uomini per gli uomini, trai i primi balzerebbe subito alla mente il mondo dei motori. Ilenia Olia, giovane 28enne di Simaxis, ha deciso di entrarne a far parte e sfida tutti i giorni, da anni, i pregiudizi legati al suo lavoro e alle sue capacità in quanto donna.  Per colpa del detto “Donne al volante, pericolo costante” ha stretto i denti molte volte e oggi, per la Festa delle Donne, ci racconta cosa ha dovuto sopportare e come non si debba mai dar ragione a quegli uomini che dicono “Questo non è un lavoro per donne”.

Con la sua determinazione, è arrivata ad essere una delle trenta candidate in tutta Italia, unica in Sardegna, per la quattordicesima edizione del Sabo Rosa riconoscimento che, in occasione della Festa della Donna, viene conferito alla “Camionista dell’Anno” dall’azienda Roberto Nuti Group.

Ilenia cosa fai nella vita? 

“Da circa cinque anni ho deciso di cambiare lavoro e diventare autista di autobus”

Da quanto tempo svolgi questa professione?

“La mia prima esperienza lavorativa risale al 2018 a Terralba, successivamente feci un’esperienza di un anno e mezzo in una grossa azienda di Cagliari, la CTM (servizio pubblico urbano) e nel 2021 ritornai a Terralba nell’azienda in cui lavoro tutt’ora, Fata srl. Mi occupo principalmente di servizi scolastici con tragitto Terralba-Oristano e servizi di linea con tragitto Terralba-Marrubiu-Uras-Arcidano-Sant’Anna”

Perché proprio questo lavoro?

“Per andare a scuola o a lavoro utilizzavo l’autobus e, in quegli anni, iniziai a notare le prime donne autiste. Non ho mai pensato che fosse strano vedere una donna al volante, anzi, ero solita sedermi nei primi posti e osservarle alla guida. Mi sono state senza dubbio di ispirazione. Iniziai la mia carriera da parrucchiera, ma dopo cinque anni, cominciai a sentirmi un po’ insoddisfatta.

Un giorno mi confrontai con i miei genitori e mio padre mi disse: ‘Che lavoro vorresti fare se non la parrucchiera?’ fu in quel momento che ripensai a quella donna che mi portava a casa dopo la scuola, fu automatico rispondere: ‘E se mi prendessi anche io le patenti per guidare gli autobus? Papà mi pagheresti la patente? Ho notato diverse ragazze che lavorano all’Arts, perché non farlo?’ Mio padre sbarrò gli occhi e mi disse ‘Assolutamente no!’. Il conseguimento delle patenti è abbastanza oneroso, all’epoca si aggirava intorno ai 3 mila e 500 euro; con sacrifici e sostegno morale da parte del mio fidanzato Fabio, riuscii ad arrivare al mio obiettivo.”

Quante patenti hai? 

“All’età di 23 anni mi iscrissi in autoscuola per il conseguimento delle patenti D e CQC persone. Non avendo ancora l’età giusta per il conseguimento della CQC, ho dovuto fare più ore di lezione rispetto agli altri, ma a me non è mai pesato. Le materie erano un po’ complicate soprattutto lo studio delle parti meccaniche del motore, ma alla fine nonostante tutto passai con successo tutti e tre gli esami scritti.”

Come andò, invece, per la parte pratica? 

“Mi capitò un istruttore che non era assolutamente a favore del sesso femminile alla guida. Mentre mi insegnava a guidare mi diceva in continuazione ‘Le donne sono fatte per lavorare come segretarie e stare ai fornelli, l’uomo è fatto per stare alla guida!’. Oppure ‘Non crederti figa perché tanto all’Arst non entrerai mai come autista, al massimo come segretaria, stai solo buttando soldi’ e tante altre frasi poco carine. Fui costretta a tapparmi le orecchie e ignorare i suggerimenti dell’istruttore, questo mi condusse a passare con successo l’esame di guida”

È stato difficile trovare impiego?

“Non è stato semplice. Portai il curriculum in tre aziende nell’oristanese e alla CTM di Cagliari; due delle aziende dell’oristanese mi scartarono a priori (non si preoccuparono di verificare le mie capacità). La loro proposta di lavoro fu o assistente negli scuolabus o niente. Ricordo che il titolare di un’azienda, per farmi ricredere sulla difficoltà di questo lavoro e convincermi nel ripensarci, mi disse: ‘Abbiamo diversi autisti con quindici anni di esperienza che hanno difficoltà nel fare certe manovre, figuriamoci tu! Voi donne avrete più difficoltà rispetto a loro, quindi è meglio di no!’. Accettai la porta in faccia e andai via. Il secondo fu più diretto ‘Non ci fidiamo tanto’. Arrivai nella terza azienda super scoraggiata e con il pensiero fisso di quello che mi avrebbe risposto mio padre a tutto questo ‘Te l’avevo detto io’. Invece no, la terza azienda mi accolse con piacere e mi propose subito di iniziare, feci un paio di mesi di sostituzione e poi arrivò anche un’altra chiamata. La CTM mi chiamò per lavorare da loro sempre come tappa buchi, decisi di fare quest’ esperienza anche se mi sarebbe costato 200 chilometri al giorno e le sveglie alle quattro del mattino. Lavorai a Cagliari per un anno e mezzo, poi però scoppiò la pandemia. Fu così che decisi di ricercare lavoro nella zona di Oristano”

Hai assistito ad altre discriminazioni nei tuoi confronti in quanto donna? 

“Si tantissime dalle ‘Non sei in grado’ alle ‘Ma dove vuoi andare?’, oppure ‘Ah è lei l’autista? Aspetto il prossimo autobus, grazie!’ Sono stata anche sottoposta ad interrogatori da parte dei genitori dei bambini: ‘Da quanto tempo guidi?’ o anche ‘Hai mai guidato?’ E allora devo esporre il mio curriculum per farli stare tranquilli.

Poi c’è la tipica e famosissima frase: Donne al volante pericolo costante, ovviamente falsa!”

Com’è il tuo rapporto con i colleghi? 

“Il mio rapporto con i colleghi è stato ed è molto buono solo con certi, ovvero con coloro che hanno una mentalità aperta e non pensano e non agiscono come dei maschilisti e sessisti. Purtroppo, con questo lavoro si incontrano persone che ti giudicano e ti scoraggiano, come ad esempio i colleghi che davanti agli utenti ti spiegano quello che tu già sai o che ti sottovalutano: ‘Se non sei in grado faccio io’ dicono, magari solo perché sei in ritardo e ti chiedono se hai avuto un incidente. Tu sei in grado di svolgere il tuo lavoro autonomamente, non hai nessun problema con il bus, non hai mai avuto incidenti ma sei semplicemente in ritardo, e invece il suo intento è di far credere agli altri il contrario di quello che davvero sta avvenendo o è avvenuto.”

Ilenia qual è il tuo sogno o il tuo prossimo obiettivo? 

“Investire gli ultimi guadagni per prendere le ultime patenti. Conseguendo le patenti di categoria A-DE-CE- e iniziando un corso vorrei diventare istruttore di guida e insegnare agli altri ciò che a me piace fare. Vorrei insegnare principalmente alle ragazze la guida di un autobus, far credere loro che tutto si può fare e che non dobbiamo fermarci davanti ai pregiudizi o a qualcuno che ci dice: ‘Non farlo’.”

Cosa è importante che capisca una donna che legge la tua storia? 

“Alle mie donne coraggiose e no, vorrei dire di non permettete mai a nessuno di farvi sentire sbagliate e fuori luogo, né in amore, né al lavoro e tantomeno nella vita di tutti i giorni.

La prima parola d’ordine è amarsi! Sempre e in qualsiasi momento della vostra vita, anche nel momento peggiore dove sembra che tutto stia crollando, abbiate fiducia in voi stesse, anche se ci saranno giorni bui. State tranquille… Dureranno poco perché siamo donne, e noi siamo sempre illuminate dal sole. La seconda parola d’ordine? Rispetto! Non dovete nascondervi, ma dovete sempre farvi rispettare da tutti e sempre senza sentirvi in colpa di esservi fatte valere. La terza parola d’ordine? Libertà! Sentitevi libere di essere ciò che volete! Un bacio a tutte le donne di questo mondo, buona Festa della Donna a tutte noi.”

 

 

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La storia di Iryna

 

In questo articolo la storia di Iryna, ragazza ucraina che vive in Italia da diversi anni, e che quando si è ritrovata senza lavoro ha deciso di diventare camionista.

Le auguriamo tanta buona strada!

 

Questo è il link:

https://www.ilpiacenza.it/attualita/da-commerciante-a-camionista-storia-mamma-iryna-ucraina-piacenza.html

Questo è l’articolo:

Filippo Mulazzi  Giornalista Il Piacenza –  16 dicembre 2022

Tre figli e un solo stipendio in famiglia: «Dovevo trovare un lavoro, sono diventata camionista»

Un negozio aperto in viale Dante a gennaio 2020, poi la chiusura e per Iryna Gobeletska, 34enne ucraina, la necessità di trovare una nuova strada: «Così riesco a pagare tutte le spese; l’impennata dei prezzi ci ha colpito duramente»

Iryna Gobeletska con il suo camion

«Con uno stipendio solo in famiglia, avendo tre figli, dovevo trovare per forza un nuovo lavoro. Così sono diventata camionista, come mio marito». Iryna Gobeletska è una donna ucraina di 34 anni che da cinque anni vive a Piacenza con il marito e i figli. Rappresenta solo una delle tante storie di uomini e donne che cercano di reinventarsi per uscire da un periodo economico non facile, iniziato con il Covid e sfociato nei rincari e nell’inflazione di questi ultimi, faticosi, mesi.

Arrivata a Piacenza con la famiglia dall’hinterland di Napoli, Iryna aveva aperto un negozio di abbigliamento per bambini e intimo in viale Dante. La data di apertura non è stata fortunata. «L’ho inaugurato nel gennaio 2020. A marzo è scoppiato il Covid. Le cose non sono andate bene: le spese dovevo pagarle ugualmente». Così il negozio chiude nell’agosto 2021. «Non potevo rimanere ferma, ho tre figli, di 11, 9 e 2 anni, solo con lo stipendio di mio marito, autotrasportatore, non ce la facciamo». Iryna trova così un lavoro in una cooperativa, per lavorare nei turni notturni di un’azienda di confezionamento. «Ci ho provato, ma risultava difficile lavorare di notte e occuparsi di giorno della famiglia. Non riuscivo a conciliare le due cose, ho dovuto lasciare, a malincuore».

In tutto questo, mentre a Piacenza bisogna far quadrare i conti, una parte della famiglia a Kiev sta affrontando situazioni ben peggiori. «Non è un bel momento nella capitale. Là vivono mio padre e i suoceri. Spesso rimangono senza riscaldamento e senza luce, c’è molta confusione».

Insomma, serve un lavoro. Così Iryna decide di seguire le orme del marito. «Avevo la patente per i camion da 4-5 anni, però poi non avevo mai intrapreso questa strada, perché era nato il terzo figlio e m’ero lanciata nell’attività da commerciante. “Chissà se un giorno riuscirò a salirci su un camion”, dicevo sempre. Ora, eccomi qui su un mezzo pesante». Lavora in una nota azienda piacentina di trasporti. «Ho fatto un periodo di affiancamento, vista l’inesperienza – seppur avessi viaggiato a lungo con mio marito – e da un mese e mezzo ora viaggio da sola. I camionisti mancano, li cercano, è un lavoro molto richiesto».

Le riflessioni di Iryna sono quelle di tante donne che cercano di far quadrare i conti. «Così riesco a pagare tutte le spese e anche una babysitter. L’impennata dei prezzi ci ha colpito duramente: è aumentato il cibo al supermercato, il gasolio, le bollette. Davvero impossibile con un solo stipendio farcela, in particolare crescere tre figli. Dovevo lavorare per forza». Poi, ai figli non si vorrebbe far mancare niente. «Vogliono fare sport, non si vuole negargli questa possibilità».

Così Iryna viaggia con il suo camion. «Per ora giro il Nord Italia, non faccio viaggi molto lunghi: Novara, Milano, Bologna…Non sono l’unica donna nella mia ditta». Per il 2023 spera che si risolva la situazione nel suo Paese d’origine. E in Italia «che l’inflazione si normalizzi. Il costo della vita è troppo alto».

 

 

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Lady of the Gobi: trucking coal across the desert to China

 

Ho appena finito di guardare questo video- documentario, ci sono i sottotitoli in inglese, ma si capisce abbastanza bene…

E’ la storia di una donna camionista, Maikhuu,  che lavora nel deserto del Gobi, e trasporta minerali dalla Mongolia alla Cina, praticamente è l’unica donna in mezzo a centinaia di autisti uomini, e tutti loro lavorano in condizioni….proibitive? Fa questo lavoro per garantire un futuro migliore ai suoi tre figli…

Questo nella prima parte della storia, la seconda…non ve la anticipo. Ma vale la pena di guardarlo tutto.

Buona visione.

 

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Al lavoro con Laura – Ep 3

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Al lavoro con Laura

 

Dal canale K44 la nuova serie di video con protagonista la nostra collega Laura che , questa volta a bordo di un Iveco S Way 490, ci parla dei problemi dell’autotrasporto.

Il primo episodio è dedicato alle aree di servizio.

Buona visione e buona strada sempre!

 

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La carenza di nuovi camionisti nel mondo…

Si sente sempre più spesso parlare della carenza di nuovi camionisti, soprattutto perchè non c’è ricambio generazionale e la categoria sta invecchiando velocemente… ma non è assolutamente un problema solo italiano, anzi! Ho trovato questo articolo di un paio di mesi fa che illustra la situazione comune in tutte le aree del mondo… e anche i problemi che devono affrontare i camionisti e che non rendono più attrattiva questa professione sono gli stessi pressochè ovunque. Una volta si diceva “mal comune mezzo gaudio”… ma qui di bello non c’è proprio niente. E, udite, udite, le donne sono in minoranza dappertutto, non solo in Italia, segno (secondo la mia opinione) che per noi questa è una scelta di vita, la coronazione di un sogno e non un semplice mestiere!

Questo è il link dell’articolo:

https://mariterremerci.com/la-carenza-mondiale-degli-autisti/

E questo è l’articolo:

La carenza mondiale degli autisti

L’ultimo sondaggio annuale svolto da IRU, l’organizzazione mondiale del trasporto su gomma, uscito pochi giorni fa sulla carenza di autisti nell’autotrasporto merci  e passeggeri non lascia spazio ad illusioni.

Il panel di oltre 1500 operatori di 25 paesi, tra cui per l’Europa Italia, Francia, Spagna, Germania, Romania, Belgio, Paesi Bassi e Regno Unito, per quel che riguarda il trasporto merci nel 2021 ha registrato un numero di posizioni vacanti di oltre 2,6 milioni,  con aumenti percentuali in tutte le regioni analizzate eccetto l’Eurasia (Russia, Uzbekistan e Ucraina) scesa di un punto percentuale rispetto al 2020.

Più nel dettaglio, nel 2021 l’Eurasia ha visto insoddisfatte il 18% delle posizioni di camionista pari a 160mila; la Turchia il 15,4% (82.000); la Cina il 10,5% (1,8 milioni); l’Europa il 9,7% (380mila); l’Iran il 9% (44mila); l’Argentina l’8,6% (45mila); il Messico l’8,6% (54mila); e infine gli Stati Uniti 80mila posizioni (non è riportata la percentuale).

Per il 2022 le prospettive non sono migliori con l’aumento delle carenze in tutti i paesi, eccetto Argentina e Cina che dovrebbero sostanzialmente restare stabili. Le punte massime saranno in Eurasia  e in Turchia, paesi che dovrebbero toccare rispettivamente il 26 e il 18% di posti vacanti, mentre l’Europa arriverà al 14%. Tale situazione conclama un grave problema strutturale che, secondo IRU, limiterà la crescita del settore nel corso dell’anno.

La carenza di camionisti è determinata soprattutto dalla comparsa contemporanea di due fenomeni contrastanti: la crescita della domanda di trasporto su gomma e l’invecchiamento anagrafico della platea degli autisti, non compensata adeguatamente dall’ingresso delle nuove leve.

Lo scompenso generazionale tuttavia non rispecchia il contesto socioeconomico delle regioni indagate, caratterizzato complessivamente nel 2020 da oltre 50 milioni di disoccupati, in alcuni casi con tassi regionali superiori al 10%. Tali numeri rappresentano un bacino più che sufficiente da cui attingere le unità necessarie a coprire il gap professionale dei camionisti: qualsiasi misura di promozione della professione avrebbe, dunque, effetti positivi anche sulla riduzione della disoccupazione.

In particolare, tutti gli operatori hanno forti difficoltà a reperire dal mercato del lavoro giovani camionisti al di sotto dei 25 anni. Solo il Messico con il 19% di under 25 e la Cina con il 17% presentano una distribuzione dei camionisti per fasce di età più equilibrata,  con una quota di giovani superiore di un punto percentuale a quella over 55, che è rispettivamente del 18 e 16%.

I giovani autisti al di sotto dei 25 anni nelle restanti regioni non supera il 7%: in Europa sono al 7%, che è anche la regione con un 1/3 di camionisti di oltre 55 anni (35%), innalzando l’età media dei suoi autisti a 47 anni. Questi valori sono più alti di quelli registrati complessivamente nei trasporti europei, contraddistinti dal 21% di over 55 e una età media di 44 anni.

Il record più basso tocca invece all’Iran, che registra appena il 3% di under 25 e un risibile 0,2% di donne camioniste, rispecchiando il fatto che le donne iraniane rappresentano il 17% della popolazione attiva.

Tra le cause individuate dagli operatori intervistati vi sono l’età legale per poter accedere alla professione, che va dai 21 ai 26 anni, e la reputazione negativa della professione, che se fosse resa più attraente potrebbe orientare i giovani disoccupati verso questa professione. La quota di disoccupazione dei  giovani è di circa il 25%, con range  che varia dal 14% della Cina al 30% dell’Argentina, eccetto il Messico all’8%.

A questo si aggiunge la scarsità della platea di donne camioniste, che eccetto Cina al +5% e Usa al +8%, in generale non arriva al 3%, un livello di molto inferiore a quello conseguito in generale dalle donne nei trasporti, che registra un 8%, con punte del 20% in Europa, Eurasia e Usa. Le donne camioniste in Europa si collocano al 3,2%, mentre nei trasporti la presenza femminile media si attesta al 22%. Secondo IRU, mancanza di sicurezza, il trattamento dei conducenti nei luoghi di consegna, i lunghi periodi fuori casa e la pessima immagine della professione sono le principali cause che spiegano così poche donne camioniste.

Secondo molti operatori intervistati, la grave carenza di camionisti, che si ripercuote a cascata sulle catene di rifornimento con conseguenze negative sugli affari e sui consumatori, è causata principalmente dalla perdita di conducenti qualificati e pensano che i governi dovrebbero migliorarne le condizioni di lavoro.

Nel tentativo di restare attraenti nel mercato del lavoro, nel 2021 molte imprese hanno aumentato le retribuzioni, e continueranno a farlo nel 2022, specialmente nel Regno Unito che in 9 mesi ha aumentato il salario lordo del 18%, e negli Stati Uniti, dove l’industria ha aumentato  la retribuzione di 5 volte la media storica. Tuttavia, al momento salari migliori non sembrano sortire gli effetti sperati dagli operatori , e secondo alcune imprese avrebbero addirittura un effetto controproducente: buste paghe più pesanti starebbero riducendo il numero di guide degli autisti  che così possono trascorrere un po’ più di tempo a casa.

Tra le cause della carenza di camionisti segnalate dagli operatori intervistati, oltre alla mancanza di autisti qualificati, che indica non un’indisponibilità ma la mancanza delle abilitazioni necessarie, votata maggiormente in Argentina, Eurasia, Europa, Iran e Messico, la pessima immagine della professione è la principale causa attribuita dalla maggior parte degli operatori della Turchia, mentre quelli della Cina hanno indicato soprattutto le condizioni di lavoro difficili.

Le misure che andrebbero prese, secondo il sondaggio, sono soprattutto di miglioramento delle condizioni di lavoro per Messico, Europa, Eurasia Iran e Cina, che ha registrato  il valore più alto di tutti (73%); di abbassamento dell’età minima attualmente di 21 anni per la Turchia e di facilitazioni all’accesso professionale  e riduzione dei costi di abilitazione per l’Argentina. Vi è poi una concordanza generale sulla necessità di migliorare le condizioni di lavoro dei camionisti, rendendo prioritari i parcheggi attrezzati e migliorando i luoghi di consegna, prevedendo le toilet per autisti; abbassando i tempi di attesa; consentendo orari di consegna flessibili, impedendo che sia il camionista a dover caricare  e scaricare la merce.

Giovanna Visco

Questo articolo è stato pubblicato da PortNews il 27 giugno 2022

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Le donne sono la futura risorsa dell’autotrasporto?

 

Le donne sono la futura risorsa dell’autotrasporto? E’ la questione che si pongono in questo articolo di IT RISORSE:

https://www.itrisorse.it/tag/donne/

Inizia cosi:

 

Donne sui camion

 

Oggi vorremmo parlare di stereotipi di genere, che dovrebbero essere completamente scardinati e accantonati. Se è vero che solo il 2% degli autisti professionisti di camion sono donne è anche vero che quando vi è passione e viene data la possibilità di inserirsi in questo mondo la professionalità e l’efficienza di una donna al volante è perfettamente comparabile a quella di un uomo.

Le autotrasportatrici sono ancora poche; eppure, non bisogna assolutamente incorrere nell’errore di raccontare le loro storie in modo favolistico o paternalistico: sono lavoratrici, donne e camioniste.

Il maschilismo dilaga quando si parla di donne sui camion

Come abbiamo detto questo è un mondo che conta ben 13 mila unità e solo il 2% di esso è composto da donne, ciò permette che un certo tipo di maschilismo possa serpeggiare sia in chi di questo mestiere vive sia nelle aziende che utilizzano o hanno a che fare con gli autotrasportatori.

In questo caso IT Risorse si schiera al fianco di chi combatte ogni giorno per portare in questo mondo:

  • Equità.
  • Equiparazione degli stipendi.

Per farlo bisogna affrontare l’argomento e scardinare i luoghi comuni che permettono a ognuno di noi di immaginare le donne al volente sui camion come entità indistinte in un mondo di uomini. Questo, ovviamente, non è vero e ogni donna che sale su di un mezzo pesante possiede lo stesso grado di qualità di qualsiasi altro autotrasportatore.


 

(….) Il resto dell’articolo sulla pagina ufficiale

https://www.itrisorse.it/tag/donne/

 

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Altri video sulla protesta degli autotrasportatori…e non solo…

 

Oggi sono continuate le proteste degli autotrasportatori, la situazione è sempre più insostenibile…

https://www.citynow.it/prezzi-benzina-code-distributori-reggio-calabria-blocco-tir/

 

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La storia di Melissa

 

Melissa è una giovane collega francese e questa è la sua storia… non tanto diversa da quella di tante nostre colleghe italiane!

Il link dell’articolo:

https://www.ouest-france.fr/education/orientation/fiches-metiers/temoignage-au-volant-de-son-19-tonnes-melissa-conductrice-poids-lourd-s-epanouit-86a954d2-ca0a-11eb-9548-5a0ad06133cd

 

E il testo:

TÉMOIGNAGE. Au volant de son 19 tonnes, Mélissa, conductrice poids lourd, s’épanouit

En France, seuls 5 % des chauffeurs sont des femmes ! Témoignage avec Mélissa Szucs, 26 ans, qui exerce cette profession depuis quatre ans.

Mélissa Szucs, 26 ans, avec son camion.
Mélissa Szucs, 26 ans, avec son camion. | TRANSPORTS DESJOUIS

Quand elle parle de camions, son enthousiasme est sincère. Une passion, transmise de père en fille. Il était chauffeur routier. Quand j’étais petite, il m’emmenait parfois. Alors, à 14 ans, Mélissa n’hésite pas. Elle sera conductrice de poids lourds, et s’inscrit au lycée Mézen à Alençon (Orne). J’ai passé le bac pro Conducteur transport routier de marchandises. En trois ans et trois permis, j’ai eu le temps de maîtriser la conduite des différents gabarits.

Mélissa obtient son bac à 18 ans, mais en cherchant un emploi, elle essuie de nombreux refus car elle n’a pas d’expérience. Être une femme ne joue pas non plus en sa faveur. « Un transporteur m’a dit : « Moi, je ne veux pas m’embêter avec une femme, parce que ça peut tomber enceinte… » »

Troisième conductrice

Elle interrompt ses recherches dans les transports, puis les reprend en 2017, à 22 ans. J’ai été embauchée par l’entreprise Desjouis le 2 mai. Je suis la troisième conductrice de la société (contre 58 hommes). J’ai tout de suite été acceptée. Au bout de deux jours de formation en interne, mes collègues ont estimé que j’étais capable de me débrouiller seule.

Aujourd’hui, elle fait en moyenne 270 km par jour. Je pars à 7 h de Mortagne-au-Perche (Orne) avec mon porteur chargé. Je livre toutes sortes de marchandises, à des entreprises comme à des particuliers. Et je ne finis jamais après 18 h. Comme je suis seule à élever mon enfant de 5 ans, ce rythme me convient très bien.

Lorsqu’on lui parle de pénibilité, elle répond qu’aujourd’hui, il suffit d’appuyer sur un bouton pour décharger, et elle assure que « conduire un 19 tonnes, c’est comme conduire une grosse voiture ». ​Reste les réflexions sexistes… Mélissa admet qu’elle en entend encore, notamment des clients. Mais je ne me laisse pas faire ! J’ai mon petit caractère.


E questa è la traduzione:

TESTIMONIANZA. 

Al volante del suo 19 ton., Mélissa, camionista, prospera

In Francia, solo il 5% degli autisti sono donne! Testimonianza con Mélissa Szucs, 26 anni, 
che esercita questa professione da quattro anni.
Quando parla di camion, il suo entusiasmo è genuino. Una "passione", trasmessa di padre in figlia. 
"Era un camionista. Quando ero piccola, a volte mi prendeva". Così, a 14 anni, Mélissa non esita. 
Farà la camionista e si iscrive al Lycée Mézen di Alençon (Orne). "Ho superato il diploma di 
maturità professionale di autista di trasporto merci su strada. In tre anni e tre patenti, 
ho avuto il tempo di padroneggiare la guida di diverse dimensioni".

Mélissa conseguì il diploma di maturità a 18 anni, ma mentre cercava un lavoro subì molti 
rifiuti perché non aveva esperienza. Anche essere donna non gioca a suo favore. 
"Un corriere mi ha detto: 'Io, non voglio assumere una donna, perché può rimanere incinta...'"

Terza autista

Ha interrotto la sua ricerca nei trasporti, per poi riprenderla nel 2017, all'età di 22 anni. 
"Sono stata assunta dalla società Desjouis il 2 maggio. Sono la terza autista donna dell'azienda 
(contro 58 uomini). Sono stata subito accettata. Dopo due giorni di formazione interna, 
le mie colleghe hanno sentito che ero capace di badare a me stessa. "

Oggi percorre in media 270 km al giorno. "Lascio Mortagne-au-Perche (Orne) alle 7 del mattino 
con il mio camion carico. Consegno ogni tipo di merce, ad aziende e privati.
 E non finisco mai dopo le 18. Dato che sono da sola a crescere il mio bambino di 5 anni, 
questo ritmo mi sta molto bene".

Alla domanda sulle difficoltà, risponde che "oggi", "devi solo premere un pulsante per 
scaricare" e assicura che ""guidare un 19 tonnellate", "è come guidare una grande macchina ".
" Rimangono le riflessioni sessiste... Mélissa ammette di sentirne ancora alcune, 
soprattutto dai clienti. "Ma non mi arrendo! Ho il mio  caratterino."

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