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Le partecipanti al concorso del Sabo Rosa 2024

 

Anche quest’anno sono numerose le colleghe che partecipano al concorso del Sabo Rosa. Ben 18 tra autiste di autobus, camion e NCC. Le iscrizioni si sono chiuse e io vi voglio proporre anche sulle nostre pagine le loro storie.

Vi state chiedendo che cos’è il SABO Rosa?

“Il SABO Rosa è il tradizionale riconoscimento che, in occasione della Festa della Donna, viene conferito a una lavoratrice del mondo dei trasporti. Il “premio” consiste in un esemplare unico dell’ammortizzatore Sabo tinto di rosa e in un pranzo in onore della vincitrice.

Hanno diritto a ricevere il SABO Rosa: autiste di camion, bus, autoscale; meccaniche, dirigenti di aziende di trasporto, dipendenti o lavoratrici autonome in ogni settore della filiera: dalla produzione alla ricambistica, passando per la logistica.”

Buona strada a tutte le colleghe che partecipano!

https://www.sabo.it/news/sabo-rosa/

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“L‘amore in mille colori”, la donna dall’Est Europa alla guida dei bus

 

Una bella storia di una collega al volante di una autobus!

Questo è il link dell’articolo:

 

https://www.tpllinea.it/index.php/2023/10/19/lamore-in-mille-colori-la-donna-dallest-europa-alla-guida-dei-bus/

 

E questo il testo con la sua storia:

 

 

“L‘amore in mille colori”, la donna dall’Est Europa alla guida dei bus


TPL Linea regala un’altra storia aziendale (e di vita…) davvero speciale, protagonista Floarea-Ana Bulgaru, originaria della Romania ma ormai italiana a tutti gli effetti anche grazie alla sua professione, che la vede alla guida dei bus dell’azienda di trasporto savonese.Laureata in Economia, Turismo e Servizi – Academia di Studi Economici di Bucarest nel 2006. In Romania ho lavorato all’Ispettorato Scolastico, in alcune ditte private e presso l’Ansamblo artistico-professionale “Baladele Deltei”, sempre nella città natale  di Tulcea. Attiva nella vita socio-culturale e nel volontariato. Prima dell’ingresso in TPL Linea l’esperienza in una azienda di trasporto, con l’acquisizione di patente e requisiti di abilitazione professionale. Oltre al rumeno e alla lingua italiana, anche grazie alla sua formazione universitaria conosce l’inglese, il francese e l’ucraino.

Floarea-Ana è riuscita ad entrare in azienda con un concorso nel gennaio di quest’anno e così ricorda alcuni aneddoti del suo lavoro quotidiano: “Che bello vedere una donna che guida la corriera…”; “Fa piacere vedere che, ogni tanto, anche le donne guidano gli autobus, è una grande responsabilità..”. Queste alcune frasi dette alla salita del bus vedendola per la prima volta al volante del mezzo pubblico.

“Prima ho lavorato per una ditta privata di trasporto, ma quando è uscito il concorso per TPL linea ho deciso di partecipare e alla fine è andata bene”.

“Da bambina, quando ero in prima superiore, con il coro liceale ho partecipato a un concorso nazionale di musica per la pace nel mondo. Mi ricordo che sognavo di vivere in un mondo con altri bambini, di altre culture, in pace e armonia” dice ancora l’autista di TPL Linea, operativa in particolare nel territorio valbormidese e nel servizio di trasporto scolastico, a contatto diretto proprio con i bambini.

“Inizialmente avevo pensato di fare l’autista di camion, ma poi un nostro amico, ex-autista TPL, mi ha consigliato di provare con i pullman visto che si cercavano conducenti per gli scuolabus. Abituata a lavorare con bambini e i giovani ho deciso di provare, riuscendo a raggiungere l’obiettivo con mia grande soddisfazione”.

Non mancano altri excursus personali, che rimandano all’importanza della sicurezza stradale: “Le paure sono tante! Sono stata investita da una macchina, sulle strisce pedonali, quando ero in prima elementare. Fino a 20 anni avevo gli incubi… Mi sono resa conto che se non avessi superato da sola le mie paure, nessuno l’avrebbe fatto per me. Così dopo un anno di Università ho preso la patente e ho sconfitto certe angosce proprio con la guida, alla quale mi sono subito appassionata. Da bambina mio padre, comandante della nave Polizia, mi ha insegnato a condurre le navi sul Danubio, una emozione unica e particolare sempre nel mio cuore”.

“Per quanto riguarda la responsabilità, sì, è tanta! E’ un lavoro molto delicato che non ti permette un attimo di distrazione. L’autista del pullman è come il macchinista di un treno, un comandante della nave, un pilota d’aereo… Ha la responsabilità di tante vite durante il suo tragitto quotidiano” aggiunge ancora l’autista in forza a TPL Linea. “Mi ricordo che in Romania quando salivo in corriera sapevo che da quel momento la mia vita, e quelle delle mie figlie, era nelle mani dell’autista, per questo avevo grande stima e rispetto nei suoi confronti. Tuttavia, lo ammetto, allora non avrei mai pensato di fare questo lavoro…”.

“Essere conducente di un mezzo di trasporto pubblico richiede tanta attenzione ed energia. Il contatto con le persone è molto importante e necessita anche di saper gestire al meglio certe situazioni. Ma alla fine, cosi come diceva mio padre: “La stanza è piccola, l’amore è grande, per questo la cosa più importante è mettere l’amore in tutto quello che fai…”.

Il suo pensiero è infatti rivolto al caro papà scomparso da poco tempo: “E’ stato proprio lui a trasmettermi la passione per la guida” racconta Floarea-Ana, in Italia dal 2010, sposata e con due figlie: “Una persona meravigliosa, che mi ha sempre amata e mi ha consigliato di studiare, di scrivere…”.

E l’autista Floarea-Ana prosegue ancora nella sua intima narrazione: “Quando sono arrivata in Italia devo riconoscere che ho trovato difficile coniugare vita familiare e professionale. Solo dopo anni, visto che le nostre figlie sono cresciute, ho deciso di rimettermi in gioco, cambiando totalmente profilo e indirizzo professionale” racconta ancora l’autista, che ha voluto seguire il marito che si trovava già in Italia per lavoro, prima a Montichiari, in provincia di Brescia, poi la residenza a Millesimo, in Val Bormida.

“Il cambio di lavoro è stato certamente difficile, ma dobbiamo adattarci alle nuove sfide. In questo devo ringraziare i miei colleghi di TPL Linea, molto disponibili a spiegarmi aspetti tecnico-professionali che non conoscevo. Avere vicino una squadra è davvero essenziale. In azienda, infatti, ho trovato persone straordinarie non solo a livello professionale, ma anche umano. Quando è mancato mio padre mi sono stati vicini e mi hanno sostenuto in un periodo molto delicato…”.

Ecco poi la sua speciale iniziativa durante il servizio scuolabus nei comuni valbormidesi: “Sono mamma anch’io, e come ogni mamma spero che le mie figlie possono passare il maggior tempo possibile in bella compagnia. Così sullo scuolabus ho istituito “Radio News – Scuolabus”, al suono della campanella accolgo i miei ragazzi dandogli il ben venuto e presentando la giornata!”.

“La vita è fatta di piccole cose, e proprio per questo condividiamo i nostri momenti più belli, cantando tanti auguri ai festeggiati, ma anche mandando baci e abbracci agli amici malati, oppure tifando per i nostri sportivi del cuore, fino a cantare assieme…”.

E Floarea-Ana lancia poi il suo messaggio finale: “Mi piacciono i fiori, ma nessuno è cosi bello come quelli raccolti dai bambini per farmi qualche sorpresa… Mi piacciono le foto, ma non sono riuscita mai a farne una cosi bella come sono loro quando scendono e vedono i loro cari, svelate l’amore in mille colori…”.

“La pace di domani inizia con l’amicizia di oggi” conclude l’autista dell’azienda savonese, ricordando il motto di un Festival Internazionale in Romania a lei caro, “Il pesciolino d’oro”.

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La storia di Agnese

 

Agnese è una conducente di autobus con una sorella che faceva la camionista, leggendo questo articolo che “Ancona Today” le ha dedicato per la meritata pensione, mi è tornato alla memoria un incontro di tanti anni fa con sua sorella, sull’A 14, chissà se anche lei è già in pensione? Non ho più avuto occasione di trovarla… piccola divagazione,  la protagonista del post è Agnese a cui auguriamo lo stesso buona strada, con qualunque mezzo la percorra!

Questo è il link dell’articolo:

https://www.anconatoday.it/attualita/prima-donna-tranviera-ancona-pensione.html

Questo è il testo:

La prima donna tranviera di Ancona va in pensione: «La mia è una passione, guidare mi emoziona»

Agnese Lazzari ha effettuato la prima corsa della linea 3 nel 1991. Ci ha raccontato la sua storia

Agnese Lazzari alla guida dell’autobus

ANCONA- Fu una novità assoluta per Ancona: una donna alla guida di un autobus. Agnese Lazzari è stata la prima tranviera del capoluogo e dopo 32 anni di servizio alla Conerobus (prima si chiamava Atma) il 30 giugno 2023 è andata in pensione. «La mia prima corsa risale al 1° luglio 1991, la 3, quella che porta a Posatora. Avevo 25 anni- ricorda commossa la signora Agnese-. Quando ho iniziato l’azienda si chiamava Atma. Ho guidato filobus e autobus di linea urbana ed extraurbana, ho fatto l’ascensorista al Passetto e l’agente di polizia amministrativa, ovvero il controllore». Come mai la scelta, considerata insolita 30 anni fa, di guidare un autobus? «Mia sorella guidava il camion, mia madre il trattore in campagna. Io a 4 anni volevo guidare il trattore. La mia è una vera e propria passione, qualcosa che mi emoziona e ne ho avuto la conferma quando ho guidato l’autobus per l’ultima volta. Non penso di essere stata coraggiosa per aver fatto un lavoro insolito per una donna, per me è stato un piacere. Di coraggio ce ne vuole per stare in mezzo al traffico e alla gente, quello sì, perché può capitare di tutto».

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Agnese Lazzari sull’autobus

Come è stato lavorare come unica donna tranviera in mezzo a tanti autisti uomini? «Sono stata l’unica donna nel comune di Ancona per 5-6 anni, oggi le autiste in azienda sono una quindicina su circa 300 autisti nella provincia di Ancona. Io sono stata ben accolta dai colleghi, mi hanno aiutato in questo lavoro. Gli anconetani sono stati molto gentili con me e curiosi di questa novità. Fortunatamente nei miei 32 anni di servizio non ho mai avuto problemi a bordo». Come sono cambiati i mezzi in questi 30 anni? «Ad esempio, quando ho iniziato il mezzo era meno elettronico, oggi invece c’è un computerino di bordo». Si parla molto di mobilità sostenibile, alla luce della sua esperienza, consiglia di lasciare l’auto a casa e di utilizzare invece il trasporto pubblico locale? «Per spostarsi consiglio di integrare bicicletta, autobus e treno senza utilizzare la macchina».

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Agnese Lazzari

Guidato l’autobus per l’ultima volta, il pensiero della signora Agnese Lazzari va a tutte le persone che ha incontrato negli anni sugli autobus e nei capolinea, nonché ai suoi colleghi. «Vorrei salutare il quartiere di Posatora. Io sono di Arcevia, ma da anni vivo a Montemarciano. Quando sono arrivata ad Ancona ero spaesata, invece a Posatora ho trovato degli arceviesi e mi sono sentita a casa. Ringrazio Ancona che mi ha adottata, i grottaroli che prendevano l’ascensore, le persone che ho conosciuto durante il mio lavoro, i colleghi di allora e di adesso».

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“Voleva fare la camionista…

 

Da “Il Dolomiti” la storia Hanane Serkouh  di che da piccola volrva fare la camionista, ma poi…

Questo è il link dell’articolo che racconta la sua storia:

https://www.ildolomiti.it/societa/2023/difficile-accettare-gli-insulti-razzisti-dei-passeggeri-spesso-ho-paura-dal-marocco-allalto-adige-la-storia-dellautista-serkouh-da-piccola-volevo-fare-la-camionista

Inizia cosi:

“Difficile accettare gli insulti razzisti dei passeggeri. Spesso ho paura”. Dal Marocco all’Alto Adige, la storia dell’autista Serkouh: “Da piccola volevo fare la camionista”

Hanane Serkouh ha 45 anni e da 3 anni guida gli autobus della Sasa. Una passione, quella per i motori e i grandi mezzi, che le viene trasmessa dal papà camionista, quando ancora era piccola. L’intervista: “Amo ciò che faccio, ma ci vorrebbe una maggiore sensibilità da parte delle persone, perché certe parole fanno male”

Di Francesca Cristoforetti – 17 aprile 2023 – 20:12

BOLZANO. “Da piccola volevo fare la camionista, poi sono diventata autista di autobus“. E’ così che si presenta Hanane Serkouh, 45 anni appena compiuti, da 3 anni dipendente della Sasa, l’azienda altoatesina che si occupa del trasporto pubblico. Lei, di origine marocchina e arrivata in Alto Adige con la famiglia quando aveva 3 anni, ha sempre avuto una passione per i grandi mezzi. 

Amo il mio lavoro – spiega l’autista intervistata da il Dolomiti -. Tre anni fa circa, dopo aver preso la patente D per guidare gli autobus, dopo una formazione durata circa 4 mesi, ho subito trovato occupazione in questo settore. Così ho realizzato un mio grandissimo sogno, nonostante io sia diplomata come sarta“.

La parte più difficile di questo mestiere? “Gli insulti delle persone – aggiunge . E’ capitato in diverse occasioni di venire aggredita verbalmente, una cosa che mi ha molto spaventato. Una volta mi è capitato di aver dovuto frenare di colpo, per evitare di non investire una persona che si era buttata sulla strada. Alcuni passeggeri hanno cominciato a prendermi a male parole, con insulti razzisti, vedono che guido con lo hijab. Da quel momento ho iniziato ad avere paura, sensazione che ancora oggi mi porto dietro quando vado al lavoro”.

 

Un fenomeno, quello delle aggressioni verbali sui mezzi pubblici, che purtroppo non è nuovo. “Ci vorrebbe una maggiore sensibilità da parte delle persone, perché certe parole fanno male. Ti riaccompagno a casa e invece di salutare ed essere cordiale mi insulti. Vorrei più sicurezza perché mi sono sentita minacciata. Essere donna e straniera mi fa diventare un bersaglio ancora più facile”. Nonostante tutto però “non ho mai pensato di lasciare, perché questo mestiere mi dà ogni giorno anche tante soddisfazioni“.

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(…) La storia di Hanane Serkouh continua sul “Il Dolomiti”

Buona strada collega!

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La storia di Sabrina – bus driver!

 

La storia di Sabrina, figlia di un camionista che a 50 anni cambia vita e diventa autista di autobus sulle strade intorno al Lago di Como!

Il link dell’articolo apparso su “La Provincia” :

https://www.laprovinciadicomo.it/stories/lago-e-valli/la-nuova-vita-di-sabrina-io-autista-dei-bus-con-i-motori-nel-sangue_1468379_11/

Inizia cosi:

La nuova vita di Sabrina: «Io, autista dei bus con i motori nel sangue»

La storia A cinquant’anni ha deciso di cambiare tutto. Assunta dall’Asf, guida regolarmente lungo la Regina: «Passione coltivata sin da ragazzina, grazie a papà»

È la seconda autista donna di Asf che conduce pullman di linea sulla statale Regina e lungo le strade provinciali della vallate lariane. Sabrina Girometti, originaria di Pesaro, ha trovato a 50 anni il lavoro che sognava e non importa se la trafficata statale della sponda occidentale lariana rappresenta ogni giorni una prova del fuoco per chi è alla guida di mezzi pesanti.

Prima la ristorazione

«Ho sempre lavorato nell’ambito della ristorazione – racconta – . La mia famiglia aveva una struttura ricettiva a Pesaro e negli anni ’80 ha gestito anche un hotel all’Aprica, così ho sempre collaborato all’attività. Poi, a 50 anni, ho deciso di rimettermi in gioco».

La decisione di stabilirsi con la famiglia a Menaggio è scaturita dalla volontà di avvicinarsi al figlio maggiore, che da alcuni anni vive e lavora a Como; la scelta di fare l’autista di mezzi di linea, invece, è legata a una passione coltivata fin da ragazza. «Mio padre guidava i tir e ricordo che quei bestioni esercitavano un fascino particolare su di me – dice ancora Sabrina a questo proposito – Così feci subito la patente per guidare anche i mezzi pesanti, senza peraltro mai sfruttarla. Lasciando il mare, ho voluto stabilirmi in un luogo ancora vicino all’acqua e Menaggio mi piace molto. Ho appreso che Asf cercava autisti e non c’ho pensato due volte a presentare la mia candidatura».

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(…) il resto della storia lo potete leggere al link sopracitato.

Buona strada a Sabrina e a tutti voi!

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Il video della premiazione di Giulia!

 

Dal canale You Tube della “Roberto Nuti Group” ecco il video della premiazione di Giulia, Sabo Rosa 2023!

Buona strada Giulia!!!

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Un’intervista a Ilenia

 

Ilenia è autista di autobus in Sardegna, in questo articolo racconta la sua storia e le discriminazioni che ha dovuto subire (già frequentando la scuola guida) per conquistarsi un posto dietro al volante!

Il link dell’articolo su Sardegnalive:

https://www.sardegnalive.net/news/in-sardegna/414188/a-scuola-guida-mi-dissero-che-noi-donne-siamo-adatte-solo-ai-fornelli-oggi-guido-gli-autobus-l-intervista

La sua intervista:

“A scuola guida mi dissero che noi donne siamo adatte solo ai fornelli. Oggi guido gli autobus” L’intervista

Ilenia Olia racconta come si lavora in un ambiente chiuso e costruito per gli uomini e lancia un messaggio di speranza per le donne

“A scuola guida mi dissero che noi donne siamo adatte solo ai fornelli. Oggi guido gli autobus” L’intervista

Di: Ilaria Cardia

Se si dovesse pensare ad uno degli ambienti prettamente maschili, costruiti da uomini per gli uomini, trai i primi balzerebbe subito alla mente il mondo dei motori. Ilenia Olia, giovane 28enne di Simaxis, ha deciso di entrarne a far parte e sfida tutti i giorni, da anni, i pregiudizi legati al suo lavoro e alle sue capacità in quanto donna.  Per colpa del detto “Donne al volante, pericolo costante” ha stretto i denti molte volte e oggi, per la Festa delle Donne, ci racconta cosa ha dovuto sopportare e come non si debba mai dar ragione a quegli uomini che dicono “Questo non è un lavoro per donne”.

Con la sua determinazione, è arrivata ad essere una delle trenta candidate in tutta Italia, unica in Sardegna, per la quattordicesima edizione del Sabo Rosa riconoscimento che, in occasione della Festa della Donna, viene conferito alla “Camionista dell’Anno” dall’azienda Roberto Nuti Group.

Ilenia cosa fai nella vita? 

“Da circa cinque anni ho deciso di cambiare lavoro e diventare autista di autobus”

Da quanto tempo svolgi questa professione?

“La mia prima esperienza lavorativa risale al 2018 a Terralba, successivamente feci un’esperienza di un anno e mezzo in una grossa azienda di Cagliari, la CTM (servizio pubblico urbano) e nel 2021 ritornai a Terralba nell’azienda in cui lavoro tutt’ora, Fata srl. Mi occupo principalmente di servizi scolastici con tragitto Terralba-Oristano e servizi di linea con tragitto Terralba-Marrubiu-Uras-Arcidano-Sant’Anna”

Perché proprio questo lavoro?

“Per andare a scuola o a lavoro utilizzavo l’autobus e, in quegli anni, iniziai a notare le prime donne autiste. Non ho mai pensato che fosse strano vedere una donna al volante, anzi, ero solita sedermi nei primi posti e osservarle alla guida. Mi sono state senza dubbio di ispirazione. Iniziai la mia carriera da parrucchiera, ma dopo cinque anni, cominciai a sentirmi un po’ insoddisfatta.

Un giorno mi confrontai con i miei genitori e mio padre mi disse: ‘Che lavoro vorresti fare se non la parrucchiera?’ fu in quel momento che ripensai a quella donna che mi portava a casa dopo la scuola, fu automatico rispondere: ‘E se mi prendessi anche io le patenti per guidare gli autobus? Papà mi pagheresti la patente? Ho notato diverse ragazze che lavorano all’Arts, perché non farlo?’ Mio padre sbarrò gli occhi e mi disse ‘Assolutamente no!’. Il conseguimento delle patenti è abbastanza oneroso, all’epoca si aggirava intorno ai 3 mila e 500 euro; con sacrifici e sostegno morale da parte del mio fidanzato Fabio, riuscii ad arrivare al mio obiettivo.”

Quante patenti hai? 

“All’età di 23 anni mi iscrissi in autoscuola per il conseguimento delle patenti D e CQC persone. Non avendo ancora l’età giusta per il conseguimento della CQC, ho dovuto fare più ore di lezione rispetto agli altri, ma a me non è mai pesato. Le materie erano un po’ complicate soprattutto lo studio delle parti meccaniche del motore, ma alla fine nonostante tutto passai con successo tutti e tre gli esami scritti.”

Come andò, invece, per la parte pratica? 

“Mi capitò un istruttore che non era assolutamente a favore del sesso femminile alla guida. Mentre mi insegnava a guidare mi diceva in continuazione ‘Le donne sono fatte per lavorare come segretarie e stare ai fornelli, l’uomo è fatto per stare alla guida!’. Oppure ‘Non crederti figa perché tanto all’Arst non entrerai mai come autista, al massimo come segretaria, stai solo buttando soldi’ e tante altre frasi poco carine. Fui costretta a tapparmi le orecchie e ignorare i suggerimenti dell’istruttore, questo mi condusse a passare con successo l’esame di guida”

È stato difficile trovare impiego?

“Non è stato semplice. Portai il curriculum in tre aziende nell’oristanese e alla CTM di Cagliari; due delle aziende dell’oristanese mi scartarono a priori (non si preoccuparono di verificare le mie capacità). La loro proposta di lavoro fu o assistente negli scuolabus o niente. Ricordo che il titolare di un’azienda, per farmi ricredere sulla difficoltà di questo lavoro e convincermi nel ripensarci, mi disse: ‘Abbiamo diversi autisti con quindici anni di esperienza che hanno difficoltà nel fare certe manovre, figuriamoci tu! Voi donne avrete più difficoltà rispetto a loro, quindi è meglio di no!’. Accettai la porta in faccia e andai via. Il secondo fu più diretto ‘Non ci fidiamo tanto’. Arrivai nella terza azienda super scoraggiata e con il pensiero fisso di quello che mi avrebbe risposto mio padre a tutto questo ‘Te l’avevo detto io’. Invece no, la terza azienda mi accolse con piacere e mi propose subito di iniziare, feci un paio di mesi di sostituzione e poi arrivò anche un’altra chiamata. La CTM mi chiamò per lavorare da loro sempre come tappa buchi, decisi di fare quest’ esperienza anche se mi sarebbe costato 200 chilometri al giorno e le sveglie alle quattro del mattino. Lavorai a Cagliari per un anno e mezzo, poi però scoppiò la pandemia. Fu così che decisi di ricercare lavoro nella zona di Oristano”

Hai assistito ad altre discriminazioni nei tuoi confronti in quanto donna? 

“Si tantissime dalle ‘Non sei in grado’ alle ‘Ma dove vuoi andare?’, oppure ‘Ah è lei l’autista? Aspetto il prossimo autobus, grazie!’ Sono stata anche sottoposta ad interrogatori da parte dei genitori dei bambini: ‘Da quanto tempo guidi?’ o anche ‘Hai mai guidato?’ E allora devo esporre il mio curriculum per farli stare tranquilli.

Poi c’è la tipica e famosissima frase: Donne al volante pericolo costante, ovviamente falsa!”

Com’è il tuo rapporto con i colleghi? 

“Il mio rapporto con i colleghi è stato ed è molto buono solo con certi, ovvero con coloro che hanno una mentalità aperta e non pensano e non agiscono come dei maschilisti e sessisti. Purtroppo, con questo lavoro si incontrano persone che ti giudicano e ti scoraggiano, come ad esempio i colleghi che davanti agli utenti ti spiegano quello che tu già sai o che ti sottovalutano: ‘Se non sei in grado faccio io’ dicono, magari solo perché sei in ritardo e ti chiedono se hai avuto un incidente. Tu sei in grado di svolgere il tuo lavoro autonomamente, non hai nessun problema con il bus, non hai mai avuto incidenti ma sei semplicemente in ritardo, e invece il suo intento è di far credere agli altri il contrario di quello che davvero sta avvenendo o è avvenuto.”

Ilenia qual è il tuo sogno o il tuo prossimo obiettivo? 

“Investire gli ultimi guadagni per prendere le ultime patenti. Conseguendo le patenti di categoria A-DE-CE- e iniziando un corso vorrei diventare istruttore di guida e insegnare agli altri ciò che a me piace fare. Vorrei insegnare principalmente alle ragazze la guida di un autobus, far credere loro che tutto si può fare e che non dobbiamo fermarci davanti ai pregiudizi o a qualcuno che ci dice: ‘Non farlo’.”

Cosa è importante che capisca una donna che legge la tua storia? 

“Alle mie donne coraggiose e no, vorrei dire di non permettete mai a nessuno di farvi sentire sbagliate e fuori luogo, né in amore, né al lavoro e tantomeno nella vita di tutti i giorni.

La prima parola d’ordine è amarsi! Sempre e in qualsiasi momento della vostra vita, anche nel momento peggiore dove sembra che tutto stia crollando, abbiate fiducia in voi stesse, anche se ci saranno giorni bui. State tranquille… Dureranno poco perché siamo donne, e noi siamo sempre illuminate dal sole. La seconda parola d’ordine? Rispetto! Non dovete nascondervi, ma dovete sempre farvi rispettare da tutti e sempre senza sentirvi in colpa di esservi fatte valere. La terza parola d’ordine? Libertà! Sentitevi libere di essere ciò che volete! Un bacio a tutte le donne di questo mondo, buona Festa della Donna a tutte noi.”

 

 

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Il Sabo Rosa 2023 a Giulia!

 

Erano in trenta in concorso per il Sabo Rosa 2023, tra camioniste e autiste di autobus, ma una sola poteva vincerlo, ad aggiudicarselo  è stata Giulia Giommi, autista di autobus di Genova, a lei vanno tutti i nostri complimenti e auguri di buona strada sempre!

Il link dell’articolo dal sito della Roberto Nuti Group, che ogni anno in occasione della Festa della Donna mette in palio il suo “Ammortizzatore Rosa”:

https://www.sabo.it/news/sabo-rosa/giulia-giommi/

E la sua storia:

 

Giulia Giommi, autista di autobus residente a Genova, si è aggiudicata la quattordicesima edizione del Sabo Rosa, il riconoscimento che dal 2010, in occasione della Festa della Donna, il nostro Gruppo conferisce alla “Camionista/Autista dell’Anno”.

A scegliere l’“Autista dell’Anno”, fra le trenta candidature pervenute attraverso il Web è stata una giuria composta dalle nostre dipendenti. Alla consegna dell’ammortizzatore rosa, pezzo unico prodotto una sola volta all’anno, era presente Elisabetta Nuti, direttore finanziario del Roberto Nuti Group e presidente della giuria.

“In quella che è stata l’edizione record del Sabo Rosa, di Giulia ci ha colpito la passione per i mezzi pesanti, nata grazie al suo nonno conducente di autobus, che la portava con sé nelle autorimesse per scoprire i motori e i pezzi di ricambio – ha spiegato Elisabetta Nuti -. Una passione che ci accomuna e una storia, quella di Giulia, che racconta il passaggio generazionale in un mestiere che mai come oggi chiede di essere conosciuto per ottenere quell’attenzione e quella dignità che molto spesso vengono dimenticate. Sono state molte le autiste che ci hanno raccontato le difficoltà che incontrano nei rapporti umani, la mancanza di rispetto e la poca considerazione che viene data al ruolo di chi, ogni giorno, fa questo lavoro. Noi del Roberto Nuti Group pensiamo che il Sabo Rosa serva anche a raccontare questo lato della medaglia, quello più umano, e per questo siamo orgogliosi del risultato di questa quattordicesima edizione”.

“Posso dire di aver respirato il profumo del gasolio fin da piccola e devo ammettere che quando ho visto le foto dell’ammortizzatore rosa mi sono innamorata subito, perché mi piace molto la componentistica dei mezzi pesanti – spiega Giulia Giommi -. Il Sabo Rosa è una bellissima iniziativa, che dà rilievo alle donne autista nell’ambito del trasporto pesante. C’è davvero molto fermento, in questo periodo, e le ragazze alla guida sono sempre di più. Questa cosa mi piace molto ed è interessante lo spazio che il Roberto Nuti Group dà alla parte femminile di questo lavoro”.

Giulia Giommi è conducente di autobus NCC da 20 e 30 posti per l’azienda genovese Cairocar e compie viaggi urbani ed extraurbani, anche verso città e luoghi del nord Italia. “La società per cui lavoro ha un parco macchine molto ampio e svolgiamo servizi di ogni genere – racconta l’Autista dell’Anno 2023 -. È un lavoro che mi piace perché guidare mi rilassa molto ed è gratificante quando alcuni clienti che ho servito in passato chiamano in azienda per chiedere che sia io l’autista per il prossimo viaggio”.

L’intervista a Giulia Giommi

Quando hai capito che quello dei trasporti sarebbe stato il tuo lavoro, il tuo mondo?

Posso dire di aver respirato il profumo del gasolio fin da piccola. Mio nonno paterno, che lavorava come conducente professionale per l’Acotral, l’azienda consortile trasporti laziali di Roma, mi portava con sé nelle autorimesse, per guardare da vicino gli autobus e i motori. Da lì è nato il mio interesse. Con la patente B mi sono accorta che mi piaceva molto guidare e così ho conseguito anche la C e ho cominciato a lavorare nel trasporto di persone. Oggi sono conducente di autobus da 20 e 30 posti per un’azienda NCC di Genova e faccio viaggi urbani ed extraurbani, anche verso varie parti d’Italia.

La società per cui lavoro ha un parco macchine molto ampio e svolgiamo servizi di ogni genere: dal trasporto scolastico a quello dei lavoratori della MSC Crociere, che portiamo dal porto agli alberghi oppure da Malpensa a Genova per gli imbarchi, fino alle gite di studio universitarie oppure quelle prettamente turistiche verso destinazioni con Portofino, Santa Maria Ligure e altre nella Riviera

Perché hai deciso di partecipare al Sabo Rosa?

Devo ammettere che quando ho visto l’ammortizzatore rosa mi sono innamorata subito, perché mi piace molto la componentistica dei mezzi pesanti. Poi credo sia una bellissima iniziativa, che dà rilievo alle donne autista nell’ambito del trasporto. C’è davvero molto fermento, in questo momento, e le ragazze alla guida sono sempre di più. Questa cosa mi piace molto ed è interessante lo spazio che il Sabo Rosa dà al movimento.

Quali sono i lati positivi del tuo lavoro e quelli che vorresti cambiare?

Innanzitutto mi piace perché mi permette di lavorare in autonomia, anche se ovviamente sono in contatto con la clientela e i colleghi. Poi guidare mi rilassa molto ed è gratificante quando alcuni clienti che ho servito in passato chiamano in azienda per chiedere che sia io l’autista per il prossimo viaggio. Sui lati negativi devo dire, dal mio punto di vista, che gli autisti sono poco tutelati, a livello di legge. Quando succede qualcosa per strada viene spesso data la colpa al conducente e così scatta subito la sospensione della patente. All’estero c’è un’attenzione diversa per chi lavora alla guida. Poi, purtroppo, gli autisti oggi non sono trattati molto bene e sono figure quasi marginali, soprattutto nel turismo.

 

 

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Auguri a tutte le partecipanti!

Abbiamo riportato qui nel nostro blog tutte le storie delle trenta partecipanti al quattordicesimo concorso per il “Sabo Rosa” . Manca ormai poco all’assegnazione del Premio offerto ogni anno dalla Roberto Nuti Group, in occasione della Festa della Donna, e che viene conferito a una lavoratrice del mondo dei trasporti. Il “premio” consiste in un esemplare unico dell’ammortizzatore Sabo tinto di rosa e in un pranzo in onore della vincitrice. Come sapete hanno diritto a ricevere il SABO Rosa: autiste di camion, bus, autoscale; meccaniche, dirigenti di aziende di trasporto, dipendenti o lavoratrici autonome in ogni settore della filiera: dalla produzione alla ricambistica, passando per la logistica.

Quest’anno sono veramente tante le partecipanti, sperando che sia un segno che la presenza femminile nel mondo dell’autotrasporto – sia di merci che di persone – sta aumentando, facciamo a tutte l’augurio di essere la vincitrice.

Anche se, per noi, sono già tutte vincitrici: per la passione che mettono nel proprio mestiere e per la grinta e la determinazione a superare tutti gli ostacoli e i pregiudizi che purtroppo ancora ci sono, anche se grazie a una presenza sempre maggiore di donne al volante le cose stanno pian piano migliorando. Auguri a tutte le colleghe e buona strada sempre!

 

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La storia di Roberta

 

Roberta è un’altra figlia d’arte, viaggiava in pullman con suo papà già da piccola e per lei è stato naturale intraprendere la stessa carriera. Sono stati i suoi colleghi a suggerirle di partecipare al Sabo Rosa 2023.

Il link:

https://www.sabo.it/roberta-sepede/

La sua intervista:

Roberta Sepede

Attività: autista di autobus
Residenza: Campobasso

Quando hai capito che quello del trasporto sarebbe stato il tuo lavoro, il tuo mondo?

Fin da piccola ho sentito il richiamo dei camion. Mio padre è autista e quando mi portava con lui sui pullman, anche nei lunghi viaggi all’estero, ero felicissima. Quindi è stato naturale, per me, seguire le sue orme. Oggi trasporto passeggeri lungo la tratta che corre da San Salvo, in provincia di Chieti, a Roma Tiburtina e Fiumicino, per la ditta di trasporti abruzzese Dicarlobus.

Perché hai deciso di partecipare al Sabo Rosa?

Alcuni colleghi e amici mi hanno inviato il link, suggerendomi di partecipare perché sono una delle pochissime autiste della mia età in Abruzzo e Molise. Mi prendono come esempio, sperando che altre ragazze seguano la mia strada.

Quali sono i lati positivi del tuo lavoro e quelli che vorresti cambiare?

I lati positivi sono diversi, perché guidare mi piace molto. La tratta che faccio è sempre la stessa, quindi non ho occasione di vedere posti nuovi, ma quando la ditta mi assegna un noleggio posso visitare luoghi diversi e interessanti.  Il lato negativo sono le ore che passo fuori. La giornata lungo la linea San Salvo – Roma dura in totale 12 o 13 ore, fra il viaggio vero e proprio e il tempo che si passa fermi a Fiumicino, nell’attesa di ripartire. È un lavoro impegnativo che, sempre più spesso, ultimamente è reso difficile per colpa di alcuni passeggeri che fanno perdere la pazienza per la loro arroganza.

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