camionisti

Tragedia annunciata?

 

Ciao a tutti e tutte,

questa volta non parlo di donne camioniste ma di un “problema” segnalato da un collega, e non è un problema da poco, lo potete vedere nelle foto qui sotto e leggere nel testo, speriamo che non diventi l’ennesima tragedia dovuta all’incuria di chi non fa il suo dovere… poi parliamo di sicurezza sul lavoro????

 

Messaggio da Chiodo…

“Guardate le condizioni di questo pilastro…. siamo in attesa di una tragedia annunciata: SOPRA passa la corsia che porta al Terminal container Sech a Genova…tutti i giorni ci sono decine di camion fermi in attesa di entrare per le operazioni portuali, quanto peso devono sostenere questi pilastri? Quanto resisteranno ancora? Siamo SOLO camionisti ma non vorremmo essere le nuove vittime dell’incuria delle amministrazioni competenti.
Qualcuno vuole intervenire per cortesia????? “

Tutto il tempo che passiamo in coda preghiamo…. che non tocchi a noi di venire giù insieme alla sopraelevata…

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Una collega racconta

In questo video di K44 RISPONDE, “Gli autisti in area di sosta: cosa cercano, cosa trovano“, c’è anche la testimonianza di una collega che fa l’internazionale e racconta la sua esperienza, le differenze tra Italia e paesi europei per quanto riguarda i servizi offerti dalle aree di servizio. lei si chiama Diana Danila, questo è il link del video:

 

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“In bilico”

 

Oggi vi parlo di un libro, un romanzo “speciale”. Nelle mie ricerche sul mondo dei camion nel web, mi sono imbattuta in questo titolo: “In bilico”. Sono andata subito a vedere: è edito da “Il mio libro”, scritto da Marco C. Roi. Sulla copertina, sotto il titolo c’è scritto “Racconto di un viaggio su quattordici ruote (due di scorta), e la foto di uno Scania bilico.

Il mio pensiero immediato è stato: “Lo voglio leggere!”

Cosi me lo sono fatta ordinare da mio fratello e in meno di una settimana è arrivato. Nel sito si potevano leggere le prime pagine e me le ero già divorate… ma appena è arrivato me le sono rilette tutte perché…perché c’erano frasi che mi appartenevano. E in questi giorni ogni minuto libero l’ho dedicato alla lettura del libro.

“Della vita del camionista non c’è nulla da temere, se non la possibilità di non poterne più fare a meno”.

Inizia cosi questo libro, ed è bello. E’ bello perché è la storia di un ragazzino, soprannominato Jonathan (come il famoso gabbiano) che viaggia in camion con Luiss.

E Luiss, prima che un camionista è un UOMO. E si prende la briga di portare in viaggio con se, ogni volta che gli è possibile questo ragazzino che ha un padre violento e alcolizzato. Lo porta con se e gli insegna tutto quello che c’è da sapere sul mestiere del camionista, tutti i trucchi e i segreti della guida, come posizionare un carico, ecc.. Ma soprattutto gli insegna a vivere. Gli insegna la STORIA, quella stessa storia che a scuola era una materia noiosa, gliela spiega portandolo in viaggio per le città europee dove la storia ha lasciato il segno. E gli fa conoscere la musica degli anni 60/70 da Jim Morrison con i Doors a Janis Joplin, dai Who ai Pink Floyd ai CCR e tanti altri. Canzoni che diventeranno la colonna sonora della sua vita.

Non vi dico altro, solo che ho pianto e riso insieme ai protagonisti, e mi è piaciuto leggerlo e ho riascoltato le stesse canzoni che ho amato in gioventù e…

E ve lo consiglio, e ringrazio di cuore l’autore per averlo scritto.

Buona strada Marco C. Roi !

Questo è il link:

https://ilmiolibro.kataweb.it/libro/narrativa/383520/in-bilico-4/#commenti

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In viaggio sulle strade del ferro!

 

Un appuntamento imperdibile per gli appassionati (e le appassionate!) di mezzi pesanti d’epoca!

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“Il camionista” – folklore italiano

 

Una canzoncina divertente che racconta di un camionista fermato dalla Polizia appena partito, ma poichè aveva lasciato a casa la patente gli toccò  tornare indietro a prendere i documenti e….

Per sorridere un pò…

 

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LES COWBOYS FRINGANTS – L’Amérique pleure

 

E’ un pò di tempo che questa canzone di un gruppo Québécoise: “Les Cowboys Fringants”  mi fa da colonna sonora,  il testo è stupendo…è stata scritta nel 2019, ma è attuale più che mai, questo è il video:

 

Queste sono le parole:

 

Encore un jour à se l’ver 

En même temps que le soleil 

La face encore un peu poquée 

D’mon quatre heures de sommeil (yeah!) 

J’tire une coup’ de poffes de clope 

Job done pour les vitamines 

Pis un bon café à l’eau d’mope 

Histoire de s’donner meilleure mine 

 

 J’prends le Florida Turnpike 

Demain soir ch’t’à Montmagny 

Non trucker c’pas vraiment l’Klondike 

Mais tu vois du pays (yeah!) 

Surtout ça t’fait réaliser 

Que derrière les beaux paysages 

Y’a tellement d’inégalités 

Et de souffrance sur les visages

 

 La question qu’j’me pose tout l’temps : 

Mais comment font tous ces gens 

Pour croire encore en la vie 

Dans cette hypocrisie?

C’est si triste que des fois quand je rentre à la maison

Pis que j’parke mon vieux camion

 J’vois toute l’Amérique qui pleure 

Dans mon rétroviseur…

 

Moi je traîne dans ma remorque 

Tous les excès d’mon époque 

La surabondance surgelée 

Shootée, suremballée (yeah!)

Pendant qu’les vœux pieux passent dans l’beurre 

Que notre insouciance est repue 

C’est dans le fond des containers 

Que pourront pourrir les surplus

 

La question qu’j’me pose tout l’temps : 

Mais que feront nos enfants 

Quand il ne restera rien 

Que des ruines et la faim? 

C’est si triste que des fois quand je rentre à la maison 

Pis que j’parke mon vieux camion

J’vois toute l’Amérique qui pleure 

Dans mon rétroviseur…

Sur l’Interstate 95 

Partent en fumée tous les rêves 

Un char en feu dans une bretelle 

Un accident mortel (yeah!)

 Et au milieu de ce bouchon

 Pas de respect pour la mort 

Chacun son tour joue du klaxon 

Tellement pressé d’aller nulle part

 

La question qu’j’me pose tout l’temps : 

Mais où s’en vont tous ces gens? 

Y’a tellement de chars partout 

Le monde est rendu fou 

C’est si triste que des fois quand je rentre à la maison 

Pis que j’parke mon vieux camion 

J’vois toute l’Amérique qui pleure 

Dans mon rétroviseur… 

Un aut’ truck stop d’autoroute 

Pogné pour manger d’la ch’noute 

C’est vrai que dans la soupe du jour 

Y’a pu’ tellement d’amour (yeah!)

On a tué la chaleur humaine 

Avec le service à la chaîne 

À la télé un aut’ malade 

Vient d’déclencher une fusillade

 

La question qu’j’me pose tout l’temps : 

Mais comment font ces pauvres gens 

Pour traverser tout le cours 

D’une vie sans amour? 

C’est si triste que des fois quand je rentre à la maison 

Pis que j’parke mon vieux camion

J’vois toute l’Amérique qui pleure 

Dans mon rétroviseur…

 

Ouais, n’empêche que moi aussi 

Quand j’roule tout seul dans la nuit

J’me d’mande des fois c’que j’fous ici 

Pris dans l’arrière-pays (yeah!) 

J’pense à tout c’que j’ai manqué 

Avec Mimi pis les deux filles

 Et j’ai ce sentiment fucké 

D’être étranger dans ma famille

 

La question qu’j’me pose tout l’temps :

Pourquoi travailler autant 

Éloigné de ceux que j’aime 

Tout ça pour jouer la game 

C’est si triste que des fois quand chu loin de la maison

 Assis dans mon vieux camion 

J’ai toute l’Amérique qui pleure 

Que’q’part au fond du cœur

 

 

 

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“Un camion dans la tete”, un libro di Carole Pither

 

Il libro di cui vi parlo oggi non è recente, anzi, risale al 2003. Ma poiché ho appena finito di leggerlo non potevo scriverne prima. Mi è stato regalato, con mia grande gioia da uno dei miei fratelli. Si intitola “Un camion dans la tete”, scritto da Carole Pither. E’ la storia di una passione. La passione che lega i camionisti francesi, anzi tutti i camionisti nel mondo, ai loro camion, al loro mestiere. Da allora probabilmente molte cose sono cambiate sulle strade d’Europa e non solo, ma la passione credo faccia ancora parte della vita di tanti routiers,

L’autrice del libro è una giornalista che ha passato un paio d’anni in viaggio con vari camionisti condividendo con loro la cabina, i problemi, le strade, le gioie e i dolori della vita on the road. E si è appassionata cosi tanto da voler prendere la patente per i mezzi pesanti per poter comprendere meglio cosa unisce questi uomini e queste donne (poche, ma ci sono anche loro nel libro) al loro camion, al loro stile di vita. Per poter provare la sensazione di essere alla guida di un camion. Per capire questo “mondo a parte” dal di dentro e non da semplice spettatrice. Naturalmente è scritto in francese e purtroppo non c’è la versione italiana. Per leggerlo ogni tanto ho avuto bisogno del vocabolario, ogni tanto ho intuito il senso delle frasi, di sicuro ringrazio la mia prof di francese per i suoi insegnamenti ai tempi della scuola!

Il primo viaggio Carole lo fa in compagnia di Didier, a bordo di una bisarca diretta in Ucraina. Estenuanti attese alle dogane, in colonna per ore e ore e senza nessun servizio igienico a disposizione… e povertà ovunque intorno a loro. Poi viaggia su un camion frigo decorato, guidato da “Cherokee” l’indiano, molto conosciuto nel mondo dei raduni, dove va a incontrarlo per la prima volta. Poi è la volta di Annie, con lei va dalla Francia all’Inghilterra e ritorno. Annie è la presidentessa del gruppo “La route au feminin” che riunisce le camioniste francesi. Doveva fare un altro viaggio in compagnia di una donna, Monique, sulla rotta per la Spagna, ma un drammatico incidente in cui la routiere resta vittima finendo in ospedale (un’automobilista si addormenta al volante, fa un salto di corsia e vola contro la cabina del suo camion) glielo impedisce. Va comunque a incontrarla e le confida il suo sogno di voler fare la patente, non per diventare camionista a sua volta, ma per capire meglio il mondo dei camionisti da cui è sempre più affascinata. E naturalmente porta a termine il suo progetto.

Altri viaggi li fa in giro per il mondo: in Canada a bordo di un magnifico Peterbilt California 379, e in India a bordo di un Tata che trasporta tè a Calcutta, un mondo completamente diverso. Tornata in Europa viaggia su un camion che trasporta bestiame dagli allevamenti ai macelli.

E mentre viaggia prende appunti, cerca di capire, si pone domande, si rende conto di aver imparato molto sul mondo dell’autotrasporto, sulle varie tipologie di mezzi, ecc, ma una giornalista senza anima non ha più valore di una comune macchina da scrivere. Quello che conta è l’aspetto umano, arrivare a capire, cercare di scoprire qual è la fonte dell’ossessione per la strada che unisce  i camionisti di tutto il mondo. E perché ai camionisti non importa accogliere gli estranei nel loro mondo a parte.

I viaggi continuano e cosi si ritrova a percorrere le rotte del Medio oriente con i pochi camionisti europei che ancora vi si avventurano, uomini duri e solitari. Poi una brutta disavventura sembra infrangere il suo ideale: forse i camionisti non sono tutti brava gente. Ma nell’ultimo viaggio, quello con Pete, si ricrederà…

Ci ho messo tanti anni per avere l’opportunità di leggerlo, ma devo dire che ne è valsa la pena, se masticate il francese io ve lo consiglio, chi è camionista si riconoscerà in molte situazioni narrate nel libro, chi non lo è forse capirà qualcosa di più di un mondo che è intorno a tutti noi ma per molti versi sconosciuto.

Buona lettura e buona strada sempre!

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Una canzone per il fine settimana…

 

Una canzone per il fine settimana, quello in cui i camionisti tornano a casa (non sempre….)

Camionista tu” è dedicata da una ragazza a suo papà camionista, lei si chiama Melany, il genere è il neomelodico, la storia è quella di tanti nostri colleghi, sempre in giro su e giù per le strade d’Italia e d’Europa per non far mancare niente alla famiglia… niente tranne la propria presenza.

Buon ascolto e buon fine settimana!

 

 

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Mancano i camionisti? Cerchiamoli in TV…

 

Negli ultimi mesi, ma sarebbe meglio dire negli ultimi anni, circola insistentemente la notizia che mancano nuovi autisti, sia in Europa che nel nord America. La preoccupazione principale è che quando andranno in pensione tutti gli ultra cinquantenni, che ora sono la maggioranza, non ci saranno abbastanza giovani in grado di sostituirli, e, incredibile ma vero, dei camionisti ce n’è un gran bisogno!

Ma come mai i giovani non vogliono più fare i camionisti? Le risposte possono essere tante e diverse, le più frequenti sono che gli autisti non sono pagati abbastanza per il lavoro che svolgono, e che conseguire patenti superiori e CQC costa troppo sia in termini di soldi che di tempo. Una volta, almeno in Italia, la maggior parte dei ragazzi prendeva la patente a militare e poi la convertiva, in più si faceva esperienza sul campo accompagnando padri, zii, amici nei loro viaggi (cosa ormai VIETATISSIMA da anni). E, mia personale opinione, sbagliatissima. Chi ha imparato il mestiere in quel modo era molto più preparato alla guida, nelle manovre e nelle operazioni di carico/scarico di chi oggi esce da un lungo corso teorico con qualche ora di guida, ma che tutte sommate fanno poco più di un viaggio medio che si effettua in una normale giornata di lavoro. E i risultati si vedono sulle strade… Tornando alla carenza di autisti, ogni tanto vengono organizzati e finanziati corsi da varie associazioni per invogliare un po’ di giovani…

Ma bisognava fare qualcosa di più per avvicinare i ragazzi al mestiere, per fargli credere che…

Cosi negli ultimi anni sono fiorite, in tutta Europa, trasmissioni, format, reality, che hanno come protagonisti i camionisti e il loro lavoro sulle strade del continente. Un mestiere avventuroso, pieno di soddisfazioni, anche con problemi e imprevisti da risolvere, ma che i nostri “eroi dell’asfalto” affrontano col sorriso sulle labbra portando sempre a termine con successo la loro missione: consegnare il carico in tempo! E a fine giornata, soprattutto quelli italiani, si ritrovano in trattoria, dove come vuole la leggenda, si mangia bene e tanto spendendo il giusto.

Ma tutto questo non era sufficiente. Cosi hanno pensato di rivolgersi alle donne. Le stesse donne che ancora, in alcuni casi sono discriminate, ma in carenza di  autisti maschi si potrà far andar bene anche loro! E cosi ecco le nostre “regine della strada”  che  affrontano viaggi impegnativi, carichi gravosi da sistemare, manovre millimetriche, nello stesso modo dei più grintosi colleghi uomini, dimostrando che questo è un lavoro che possono fare tranquillamente anche le giovani fanciulle.

Riusciranno queste trasmissioni a inoculare il seme della passione nelle giovani leve?

Perché se manca la passione, e credo sia proprio quella la carenza principale, le persone sul camion a fare vita randagia non ci salgono di sicuro. Nelle trasmissioni gli autisti lavorano tutti per ditte serie, rispettano tutte le regole, vengono trattati bene. Non è che non esistono aziende cosi, anzi, ci sono e probabilmente loro non avranno mai problemi a trovare autisti. Ma nella realtà ci si scontra troppo spesso con situazioni molto diverse, dumping sociale, stipendi all’osso, contratti capestro, regole assurde. E ancora porte sbarrate, come in questo periodo di pandemia dove tante volte gli autisti non sanno nemmeno dove lavarsi la faccia se non con l’acqua che hanno nel loro bidone o con le salviette umidificate. Sui servizi igienici stendiamo un velo pietoso, quando chiedi e te li negano cosa fai? Vai a farla sotto il camion? E la sera non sai dove cenare perché i ristoranti sono chiusi… praticamente sei trattato come l’ultima ruota del carro, sei solo un numero, non una persona.

 

Allora queste belle trasmissioni, perché poi sono belle e avventurose, rimarranno solo delle belle trasmissioni, come i telefilm di “BJ MacKay”, di “Movin On” e di “Due assi per un turbo” che da ragazzi guardavano, sognando di vivere le medesime avventure, i camionisti over-cinquanta che ormai sono quasi a fine carriera!

 

Buona strada a tutti!!!

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L’Autostrada del Sole… un sogno realizzato a metà…

Vi state chiedendo come mai vi propongo un video del 1959 dell’Istituto Luce?

Ve lo dico subito, perchè racconta un pezzo della nostra storia, quando le autostrade erano ancora in costruzione e si viaggiava principalmente sulle vecchie strade statali. Perchè si vedono tante vecchie auto e tanti vecchi camion di cui molti/e di noi non  hanno mai visto il passaggio e perchè parla anche del lavoro dei camionisti: “I trasporti su strada ogni giorno si incrementano sviluppando la giovane categoria di lavoratori, i camionisti che alla guida dei loro enormi autotreni divorano chilometri e chilometri da un punto all’altro della penisola….”

Prendetevi il tempo di guardarlo questo video, ne vale la pena, parla di anni pieni di speranze e di entusiasmo!

L’unica cosa che purtroppo – per noi – non si è avverata è la predizione  finale:

” L’Autostrada del Sole appare già come una tra le realizzazioni più perfette in questo campo, altre autostrade sono state già approvate dal governo e si aggiungeranno a questa fornendo la penisola di una viabilità efficiente che eliminando pericoli darà sicurezza e snellirà il traffico. Anche i nostri camionisti avranno una vita meno dura e pur intensificando la loro attività disporranno loro, uomini della strada di molto più tempo da dedicare alle gioie della casa.”

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