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La storia di Franca

 

In questo  articolo de “Il gazzettino” di Padova del 2018, la storia di Franca che qualche anno fa ha deciso di cambiare vita e salire sul camion!

Questo è il link:

https://www.ilgazzettino.it/pay/padova_pay/franca_dai_piatti_al_volante_vi_spiego_una_scelta_di_vita-3628105.html

E questo è l’inizio dell’articolo:

 

Franca, dai piatti al volante: «Vi spiego una scelta di vita»

Domenica 25 Marzo 2018

Franca, dai piatti al volante: «Vi spiego una scelta di vita»

 

L’INTERVISTA / 1
ARZERGRANDE Serviva raffinati piatti in tavola lavorando in alcuni eleganti ristoranti del Padovano e del Veneziano, ora guida un bestione pesante 180 quintali quando è a carico pieno. «Non chiamatemi camionista. Mi piace la definizione di autotrasportatrice» mette subito le mani avanti Franca Perosa, 44enne chioggiotta che vive ad Arzergrande. Da questo piccolo comune padovano fa base per poi viaggiare in tutto il nord Italia, lavorando in un settore composto quasi esclusivamente da colleghi uomini. Franca Perosa è infatti la titolare dell’azienda di autostraporti che porta il suo nome. La sede legale è ad Arzegrande, quella commerciale a Padova. L’inizio dell’avventura è stato frutto di una scelta di vita ben precisa.
Franca, come ha iniziato?
«Ho lavorato per anni nel settore della ristorazione, nell’area della Saccisica e non solo. Facevo la responsabile di sala, ho svolto pure il corso da sommelier e quello per la degustazione di formaggi. Mio marito faceva già il camionista, ma non riuscivamo mai a incrociarci con gli orari. Quando lui era a casa io lavoravo, e viceversa. È a quel punto che ho deciso di farla finita con la ristorazione.
Dalla cucina al volante?
«Esattamente. Prima sono salita in camion con mio marito, giusto per farli compagnia, poi ho deciso di cimentarmi anche io alla guida. Sono partita con un furgone, lavorando per una cooperativa, ma è durato poco. Ero giovane, avevo voglia di crescere. Per questo mi sono formata, ho preso la licenza di autotrasportatrice e ho iniziato a lavorare in proprio. A luglio 2007 ho aperto un’azienda assieme al mio marito».

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(…) continua sul sito del Gazzettino.

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Una pioniera svizzera!

 

Questa volta vi linko la storia di Mathilde, una collega svizzera ora in pensione, che si racconta alla rivista “Swiss camion” nell’edizione numero 5 del 2018.

Questo è il link dell’articolo (in francese, e anche in tedesco)

https://www.swisscamion.ch/fr/article/conduire-un-camion-etait-un-droit-et-non-une-obligation/

https://www.swisscamion.ch/article/ein-duerfen-kein-muessen/

E questo è l’inizio dell’articolo:

Mathilde Laager: elle a toujours été très active comme en témoignent ces médailles obtenues lors des gymkhanas des Routiers Suisses, mais aussi lors de marches populaires et de concours de tir.

«Conduire un camion était un droit et non une obli­ga­tion!»

C’est à 66 ans qu’elle a décidé de dépo­ser son per­mis poids lourds et, fina­le­ment, elle ne le regrette pas. La Gla­ro­naise Mathilde Laa­ger (67 ans) a exercé le métier de conduc­trice de poids lourds avec pas­sion, sans pour autant renon­cer à ses acti­vi­tés de mère, de res­tau­ra­trice et d’agri­cul­trice. Elle a eu une vie bien rem­plie.

Ména­gère, tel est le métier qui figure sous la rubrique «pro­fes­sion» du per­mis de la caté­go­rie D qu’elle a obtenu le 21 octobre 1976. Avec quelques dif­fi­cul­tés car, lors­qu’elle a réussi son per­mis, le Ser­vice des auto­mo­biles ne retrou­vait plus les docu­ments cer­ti­fiant qu’elle avait déjà obtenu le per­mis de conduire des voi­tures en 1968. De plus, sa mère n’ap­pré­ciait pas du tout le fait que Mathilde sou­haite se consa­crer à un «métier d’hommes». «Heu­reu­se­ment que mon père m’a tou­jours sou­te­nue!» Les moteurs l’ont tou­jours fas­ci­née: elle avait même com­mencé un appren­tis­sage dans la méca­nique, qu’elle a fina­le­ment aban­donné suite aux pres­sions de sa mère qui l’a inci­tée à faire un appren­tis­sage de ven­deuse en den­rées ali­men­taires, «mieux adapté à sa condi­tion», for­ma­tion qu’elle a du reste ter­mi­née avec une excel­lente note (5,75). Elle s’est ensuite mariée «afin de se consa­crer à d’autres choses».

«Depuis que j’al­lais à l’école, j’ai tou­jours admiré les camions et les hommes qui les condui­saient. J’avais l’ha­bi­tude de don­ner un coup de main lorsque des chauf­feurs déchar­geaient des mar­chan­dises au col­lège de Koh­len jus­qu’au jour où ils m’ont donné l’oc­ca­sion de mon­ter dans la cabine pour faire le tour de la cour d’école», se sou­vient-elle. «Depuis ce jour-là, plus rien n’a pu me rete­nir. J’étais une rebelle!»

Entre 1968 et 2009, il n’y a pas une marque de camions qu’elle n’a pas conduite: DAF, Fiat, MAN, OM, Sau­rer, ­Scania, Steyr, Volvo… «Le Sca­nia m’a impres­sion­née par sa puis­sance et son couple. Le DAF par ses équi­pe­ments élec­tro­niques, mais le plus confor­table, c’était quand même mon Steyr», pré­cise-t-elle.

Durant sa car­rière, Mathilde a roulé pour quatre entre­prises de trans­ports mais éga­le­ment en tant que conduc­trice à la tâche, auxi­liaire, rem­pla­çante et «chauf­feur indé­pen­dant». Ses col­lègues mas­cu­lins ne lui ont pas tou­jours faci­lité la tâche: «J’avais par­fois l’im­pres­sion qu’en tant que femme, je devais en faire deux fois plus qu’un homme pour être accep­tée. Mais, au bout du compte, ce sont les clients qui me deman­daient.»

 

1997: Mathilde Laager prend la pose sur une grue à containers Belotti.
1982: avec son MAN 12.230 de 17 tonnes.
1974: au volant d’un camion-silo Volvo F88.
De 1973 à aujourd’hui: à gauche, devant son camion Fiat lors d’un transport de meubles; au milieu, devant un Volvo N1227 à benne basculante et, tout à droite, lors d’un transport de paille dans son exploitation agricole Bergheimetli avec son regretté mari Hans Laager qui est décédé l’année passée.
1988: chez Ems-Chemie devant un camion équipé du «Klaus».

(…) il continuo della storia sulla pagina ufficiale di Swiss camion

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Un altro vecchio articolo…

 

Girando e rigirando nel web ogni tanto mi imbatto in qualche vecchio articolo dedicato a colleghe camioniste,  articoli che mi piace riportare qui nel blog per creare quella sorta di album della memoria della nostra categoria di donne autiste.

Spesso leggo che siamo circa in 2000 a fare questo mestiere in Italia, il 2% del totale dei camionisti, io guardo nelle cabine dei camion che incrocio per strada tutti i giorni, ma difficilmente vedo altre donne, questo logicamente non vuol dire che non ci siano, probabilmente facciamo tragitti diversi e non è facile incontrarsi. Allora quando trovo qualche articolo on line, per me è come incrociare una nuova collega, e siccome mi piace pensare che siamo una grande famiglia, apro loro la porta del blog e le invito ad entrare!

Questo è un articolo del mese di maggio del 2013 de “La provincia“, dedicato a Clara di Gera Lario.

Questo è il link:

https://www.laprovinciadicomo.it/stories/Homepage/377107_io_donna_che_guida_i_tir_e_soprattutto_unazienda/

E questo il testo:

Mercoledì 22 Maggio 2013

«Io, donna che guida i Tir
E soprattutto un’azienda»

 

 

GERA LARIO Esistono attività professionali prettamente maschili e che comunemente si credono precluse al mondo femminile.

Ma la realtà è ben diversa, come per  Clara Spelzini, che non solo guida camion imponenti ma conduce, con profitto,la Spelzini Trasporti, azienda di Gera Lario specializzata in trasporti legali ed eccezionali. Un lavoro tradizionalmente  maschile che la Spelzini, però, dimostra di  saper bene amministrare e gestire, sebbene le difficoltà iniziali non siano mancate.

«Quando ho aperto l’attività nel 2004 inizialmente ero un po’ spaventata – racconta la giovanissima  imprenditrice, oggi 32 anni –  poi l’ambiente mi è piaciuto subito.  All’inizio l’approccio è stato difficile perché  gli uomini  facevano fatica ad accettare ordini da una donna.  In seguito si sono abituati e abbiamo imparato a collaborare».

Oggi l’azienda è cresciuta e lavora in Nord Italia, Svizzera e Austria. Ha trasportato anche a Sondrio la statua di Garibaldi.

L’INTERVISTA SUL GIORNALE DI OGGI

m.lualdi

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Un articolo di qualche anno fa…

 

Questo è un articolo di qualche anno fa della “Gazzetta di Mantova”  trovato nelle mie ricerche su web…

Era il mese di ottobre del 2005 e raccontava la storia di alcune camioniste della provincia.

Questo è il link:

https://ricerca.gelocal.it/gazzettadimantova/archivio/gazzettadimantova/2005/10/23/NL1PO_NL103.html

E questo è il testo, buona strada colleghe:

“Una e mezzo su cento ce la fa: le mantovane col rimorchio”

“Restano una sparuta minoranza, certo, ma ora in 1,6 casi su cento il camion lo guidano loro. Sono i dati raccolti dall’Unione provinciale artigiani di Mantova. Sul territorio, infatti, i cosidetti padroncini sono un migliaio e ben 16 di queste imprese artigianali del trasporto hanno come titolare una donna.  All’epoca di Nora Pizzati di donne al volante di un Tir c’era solo lei, ora invece il fenomeno si allarga anche se resta appannaggio tipicamente maschile. A Mantova di donne camioniste ne risultano tre, un paio a Bagnolo San Vito, Castiglione delle Stiviere e San Giorgio, poi presenze isolate: una a Bancole, Bozzolo, Curtatone, Marmirolo, Ostiglia, Pegognaga e Solferino. Tra le più giovani spicca Sandra Sala, ora 27enne, che ha cominciato a guidare nell’ottobre 2003, quando di anni ne aveva solo 25. Sandra vive e lavora a Bagnolo dove ha preso in mano l’azienda del papà Franco, quando lui ha cominciato a non stare più bene. Un male gravissimo che nel giro di un paio di mesi lo ha portato via. E cosi lei, seconda di quattro sorelle, si è rimboccata le maniche e ha preso in mano le redini di una ditta specializzata nel trasporto del latte. La passione per il lavoro non le manca – racconta la mamma – e ogni mattina alle 7 e un quarto parte per raccogliere il prodotto dalle varie aziende agricole mantovane e conferirlo alla latteria sociale. Sempre sulle orme del papà la vocazione per la guida di mezzi pesanti che ha portato Mara Piadena alla guida della ditta che si occupa del soccorso stradale in tutta l’area dell’Alto Mantovano, con base operativa a Castiglione delle Stiviere. E ora Mara è affiancata in ufficio dalla figlia 21enne, Elisa Quaranta. I camion-rimorchio più pesante, però – confessano – non lo guidano loro, ma uno dei dipendenti, tutti e due uomini.”

(gm)BR

 

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Camioniste dal mondo: Argentina!

 

Un articolo di marzo dedicato da Iveco Argentina a cinque donne camioniste!

Non è scritto in italiano naturalmente, ma si capisce lo stesso!

Questo è il link:

https://ar.motor1.com/news/493263/mujeres-camioneras-una-pasion-que-crece-dia-a-dia/

Inizia cosi:

Mujeres camioneras: Una pasión que crece día a día

En el marco del Día Internacional de la Mujer, IVECO en Argentina reconoce la labor de cinco mujeres camioneras que realizan su trabajo a bordo de utilitarios y camiones de la marca.

Como todos los 8 de marzo, hoy se conmemora la lucha de la mujer por una participación más amplia e inclusiva dentro de la sociedad, con el foco puesto en su desarrollo íntegro en todos los ámbitos. Por este motivo, y gracias a la ruptura de patrones que se viven en la actualidad, cada vez hay más mujeres al volante de camiones circulando por las rutas argentinas. Ellas eligen esta profesión como un trabajo que llevan a cabo con responsabilidad, compromiso y pasión, lanzándose a las rutas para transportar bienes esenciales para todos los argentinos.

Uno de los casos es el de Marianela Gariboglio, de 23 años, que desde pequeña supo que su pasión y su sueño máximo era ser camionera. “Vengo de una familia de camioneros, somos parte de la quinta generación. Me crié entre camiones, siempre fue mi sueño. Mi principal motivación fue mi papá, a quien veía llegando de cada viaje con una sonrisa enorme. Siempre dije que quería ser camionera y nunca me faltó el apoyo de toda mi familia”, destaca con una gran sonrisa en su rostro. Marianela obtuvo su carnet para conducir camiones con tan sólo 21 años y hoy trabaja trasladando cargas generales, ladrillos y cartones en las provincias de Entre Ríos, Santa Fe y Córdoba. Además, manifiesta: “Estoy feliz de tener esta oportunidad de estar haciendo lo que amo y que toda mi vida quise hacer. Ser camionera fue mi sueño y desde chiquita es mi cable a tierra. Disfruto de cada viaje con todo mi corazón y siento orgullo cada vez que me cruzo a alguien de mi familia en la ruta. Para mí no hay nada más lindo que compartir esto con ellos”.

 

Damaris Giuliana Bär tiene de 24 años de edad y comenta que desde pequeña soñaba con manejar un camión. Al igual que Gariboglio, Damaris posee una historia familiar junto a los camiones, ya que su padre, hermano y primos se desarrollan en el rubro desde siempre. La historia de Damaris es singular, ya que a los 19 años era parte de las Fuerzas Armadas en la ciudad de Puerto Santa Cruz y, luego de tres años de servicio, hizo realidad su sueño de ser camionera. “Soy muy feliz viajando y sé que estamos marcando una nueva tendencia en la ruta inspirando a las mujeres para que no dejen de luchar por sus sueños”, destaca Bär a bordo de su camión Stralis con letras rosadas en el parabrisas que la identifican como “La Malcriada”.

 

Otra joven mujer en el transporte es Karen Espindola, quien realiza cargas generales en las provincias de Buenos Aires y Santa Fe. A bordo de un Hi-Way transporta productos de PVC, alimentos y cereales. Al igual que todos los camioneros del país, vivió una situación atípica debido a la pandemia y comenta: “Me la rebusco en la ruta para calentar agua, trabajamos con todas las prevenciones y lo más importante es que sigo manejando y trabajando en las rutas de mi país”. La fraternidad es un aspecto muy importante en la vida de las mujeres al volante. Ellas consideran que forman una red de apoyo y se tienen unas a otras para informarse novedades y cuestiones de interés relacionadas a su trabajo. Esto es un fiel reflejo de lo que demuestra Paola Louys al conversar sobre su labor diaria como camionera. “Tengo muchas anécdotas, y aun son más cuando somos mujeres las que trabajamos a bordo de un camión” afirma.

 

Paola trabaja en un negocio de venta de indumentaria de talles especiales en el que comenzó a utilizar un utilitario para trasladar sus pedidos. “Este mundo nuevo comenzó cuando fui a sacar el registro de conducir. Llegué al lugar y eran todos hombres, todos estaban expectantes. Cuando terminamos el curso, un compañero me confesó que nunca se hubiese imaginado que iba a aprobar para tener mi registro de conducir”, agrega Paola.  Paola sostiene que, manejando camionetas de gran tamaño en Capital Federal y GBA, sentía la mirada de todos en cada recorrido que hacía. “En la empresa donde trabajo surgió la posibilidad de manejar un Daily y la verdad es que estoy muy contenta. El vehículo tiene un andar espectacular, se trabaja muy bien con ellos. Son ágiles en la ciudad, algo que para mí es fundamental. Me considero una camionera y sé que también es una gran salida laboral. Esto empieza como un trabajo y luego termina como una pasión. En mi familia tuve muy buena aceptación, fue un gran desafío para mí y lo compartí con todas las mujeres que tengo a mi alrededor”, y agrega: “Tengo 47 años, y mi sueño es trabajar con camiones aún más grandes”.

 

En este homenaje encontramos también a Marcela Ocamica, que con su nuevo y flamante Tector traslada rollos, fardos y alimentos para caballos. Oriunda de Cardales, provincia de Buenos Aires, comenzó su trabajo hace 30 años en Capilla del Señor, donde se casó y tuvo cuatro hijos: Nicolás, Sebastián, Jeremías y Guillermo. Su familia siempre se dedicó a la siembra de granos y a la confección de fardos y rollos, y Marcela tuvo la tarea de aprender a desarrollarse en el rubro. Es así que comenzó a distribuir pedidos pequeños con un Daily para luego hacerse cargo de la logística con el Tector que conduce actualmente. “Lo que más me gusta de todo es manejar mi IVECO”, argumenta Marcela, mientras muestra las fotos de su trabajo en el campo y declara: “Estoy todo el día en la ruta yendo y viniendo, y estoy muy contenta de lo hago. A veces mis hijos me dicen que me quede más en casa pero yo soy feliz con lo que hago y no me canso”.


 

 

L’articolo completo di foto sulla pagina ufficiale.

 

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Grazia: una pioniera da Matera!

 

La ricerca delle nostre pioniere del volante continua, questa volta ho trovato questo articolo dedicato a Grazia, classe 1939, prima donna di Matera a guidare autotreni!

Grande Grazia, buona strada sempre!!

Questo è il link dell’articolo:

https://giornalemio.it/eventi/con-grazia-e-sicurezza-sui-bisonti-della-strada/

Inizia cosi:

Con ”Grazia” e sicurezza sui bisonti della strada


Sì. Continuano a chiamarli così i camion dalle generose volumetrie, peso e capacità, che affrontano strade spesso non al passo con i tempi, che richiedono efficienza, controllo, prontezza di riflessi e buon senso quando è il caso di riposarsi e far riposare i cavalli di un accessoriato turbo star. E per la signora Grazia Ambrosecchia, materana, classe 1939, la guida di autotreni dalla Sicilia alla Lombardia, dal Belgio all’Olanda, fino al 1982 sono stati un lavoro e una passione, che le hanno consentito di effettuare trasporti e di girare in lungo e in largo.

Si sono ricordati di lei, domenica scorsa, gli appassionati del Lambretta Club Matera-Sassi-Basilicata e del Club auto moto storiche di Matera consegnandole una targa, per il 4° memorial Leonardo Cascione, il compianto fondatore del Lambretta club, che ha macinato migliaia di chilometri proprio come la signora Grazia.

La consegna fuoriporta a Montescaglioso ed è stata l’occasione per ricordare una stagione della vita, trascorsa sui camion, tra partenze, arrivi, sacrifici e soddisfazioni, come l’attestato per guida di mezzi pesanti su strade nazionali e internazionali ricevuto nel 2003. Nel servizo postato sul canale youtube, all’indirizzo https://youtu.be/AHfCc9CYGrY, l’intervista rilasciata al collega e presidente del Lambretta Club, Giovanni Scandiffio. Tanti ricordi, aneddoti per la nostra camionista che conseguì la patente di guida di categoria B nel 1966 e quelle per condurre i mezzi pesanti nel 1972-1973. Smise a 65 anni di condurre ” macchine” sulle strade italiane ed europee. Il prossimo 19 ottobre compirà 82 anni. Auguri e sulla torta un camioncino con un carico di candeline ci sta tutto…

(continua sul sito ufficiale)

 

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La storia di Gilda

 

Un articolo da “Il Corriere delle Alpi” della scorsa estate, la storia di Gilda, alla quale auguriamo buona strada che ha dato una svolta alla sua vita e si è messa al volante di un camion!

Questo è il link dell’articolo, per leggerlo tutto però bisogna essere abbonati::

https://corrierealpi.gelocal.it/belluno/cronaca/2021/06/06/news/gilda-l-amore-e-una-vita-nuova-dall-hotel-al-trasporto-tronchi-1.40359102

Inizia cosi:

Gilda, l’amore e una vita nuova: dall’hotel al trasporto tronchi

 

Cortinese, 46 anni, la Dipol ha dato un taglio secco ad una vita «che non mi apparteneva». Ora guida “bestioni” da 16 metri insieme al suo Roberto, titolare di un’azienda di trasporti

CORTINA D’AMPEZZO. Un taglio secco ad uno stile di vita che le andava stretto da tempo e un amore sbocciato a bordo di un camion. Una seconda vita, quella di Gilda Dipol, iniziata grazie alla conoscenza di Roberto ed a quello stesso camion che oggi, fiera, guida con destrezza nonostante i suoi sedici metri di lunghezza. Ampezzana doc, Gilda ha 46 anni e qualche anno fa ha detto “basta” con il lavoro che per più di vent’anni ha portato avanti nell’albergo di famiglia, il San Marco.

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Un premio per Giorgia!

 

Un premio per la nostra amica e collega Giorgia, da sempre appassionata di camion, a cui auguriamo una buona strada sempre!

Il link dell’articolo su “Libertà”:

https://www.liberta.it/news/cronaca/2021/10/12/oltre-1-600-ore-sul-camion-giorgia-chinelli-non-ha-rivali-in-italia/

 

E l’inizio:

Oltre 1.600 ore sul camion, Giorgia Chinelli non ha rivali in Italia

12 Ottobre 2021

 

È una che se vuole asfalta, Giorgia Chinelli, 42 anni, determinata, lucida, incapace ad arrendersi, fin da quando frequentava il corso da estetista e intanto appena maggiorenne faceva la campagna in fabbrica per pagarsi la patente C. Sa guidare i “bisonti” che si vedono sulle autostrade e nei cantieri, ma soprattutto è cresciuta tra la Cementirossi e la Unicem, tra le miniere di Albarola e i sassi del Nure, e lì ha sentito il richiamo degli otto cilindri Scania. Il risultato è incredibile: oltre 1.600 ore lavorate in un anno, tanto che si è aggiudicata il premio “Women can build”, “Le donne possono costruire”, alla terza edizione della manifestazione Casse Edili Awards, alla Fiera del Levante di Bari.

(….) continua sulla pagina del giornale.

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La storia di Paola…

 

La storia della nostra collega Paola che per poter guidare un camion ha dovuto emigrare: i pregiudizi purtroppo ci sono ancora… Buona strada sempre Paola!

Questo è il link dell’articolo del Giornale Trentino:

https://www.giornaletrentino.it/cronaca/trento/paola-cestari-di-roncafort-io-emigrata-per-poter-fare-la-camionista-1.3038812

 

Inizia cosi:

Paola Cestari di Roncafort: “Io, emigrata per poter fare la camionista”

“Qui nessuno voleva assumere una donna. I colleghi? Mi sono guadagnata il loro rispetto al volante. Mi diverto quando danno per scontato che sia la segretaria. Quando passo da Trento bevo un caffè con i miei all’area di servizio Paganella”

di Daniele Peretti

 

TRENTO. Paola Cestari: quando era piccola e vedeva un camion diceva orgogliosamente che da grande lo avrebbe voluto guidare. Da grande quando osserva il suo “Gangal” (“diavoletto” in dialetto tirolese) la gente le dice: “Ti si illuminano gli occhi come quando un bambino vede il giocattolo preferito”.

Ma per Paola Cestari, 39 anni originaria di Roncafort, realizzare il suo sogno non è stato per nulla facile: è dovuta emigrare. “La C/E l’avrei voluta prendere già nel 2006, ma mi sono trovata di fronte ad una situazione che mi ha fatto rimandare l’iscrizione che ho poi fatto nel 2013. Presa la patente ho iniziato a presentare domande alle aziende di trasporto trentine, ma la risposta più educata che mi sono sentita dare è stata “non ce la sentiamo di assumere una donna””.

Paola non si arrende, anzi: “ All’Interporto c’era un’area di sosta di un’azienda tedesca, ho fatto domanda e mi hanno offerto un lavoro. Non è stato facile decidere, ma alla fine ho lasciato l’Italia ed ho iniziato l’internazionale, che era il mio sogno”. Ma le radici non sono mai state tagliate: “Lavoro dal martedì al sabato, ma quando posso o passo da Trento per lavoro mi fermo. Se lavoro, i miei mi raggiungono all’area di servizio Paganella e si beve un caffè o si mangia qualcosa. Se sono libera vado a casa dei miei genitori a Roncafort”.

(…) continua sul sito ufficiale.

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La storia di Lola

 

Ecco un’altra bella storia di una ragazza che ha mollato tutto per diventare camionista, non il sogno di una vita, ma una scelta maturata negli ultimi anni e ora realizzata, questa è la storia di Marta, “Lola” per gli amici, la trovate nelle pagine di “Uomini e trasporti”  a questo link:

https://www.uominietrasporti.it/uet-blog/anche-io-volevo-il-camion/come-lasciare-tutto-per-correre-dietro-a-un-camion/

 

L’articolo,  di Elisa Bianchi,  inizia cosI:

Come lasciare tutto per correre dietro a un camion

Stravolgere la propria vita per inseguire il sogno di guidare un camion. No, non è la trama di un bel film, ma una storia di vita vera e, soprattutto, una storia di coraggio e determinazione. È la storia di un’autista, Marta Bertazzo – “Lola” per chi la conosce e la vede a bordo del suo mezzo – che dopo quindici anni trascorsi a lavorare come grafica pubblicitaria ha lasciato tutto per ritrovare se stessa, in cabina

39 anni, coraggio da vendere e la calma nella voce di chi sa di aver intrapreso la strada giusta, Marta soppesa le parole, così come racconta di aver soppesato bene la sua scelta prima di lanciarsi in questa avventura. «Mi è sempre piaciuto guidare, ma mai avrei creduto di farlo per lavoro. È un sogno relativamente recente, un’idea che ha iniziato a balenarmi in testa solo qualche anno fa, fino ad allora l’unico camion che avessi mai visto era quello della Coca Cola nelle pubblicità natalizie», racconta ridendo.

Cosa è scattato poi?

Sono una persona riflessiva, se mi viene un’idea non la assecondo subito, lascio che si sedimenti e quando mi rendo conto che continua a tornarmi in testa, allora valuto il da farsi. Cinque anni fa quando ho capito che quella per la guida era una passione troppo forte ho comprato un fuoristrada. Ho iniziato ad approcciarmi a questo mondo e mi è piaciuto. Allora lavoravo come grafica e sviluppatrice di siti internet, nessuno in famiglia faceva l’autista, mio papà era un programmatore di software, mamma un’educatrice privata. Non è stata una decisione presa d’istinto quella di lasciare tutto per fare l’autista. Ho aspettato, ho riflettuto e alla fine ho deciso. Mi piaceva lavorare come grafica, ma a un certo punto mi sentivo troppo dentro a quei pixel, avevo bisogno di persone, di concretezza, avevo bisogno dell’asfalto. Era l’autunno del 2019 quando mi sono iscritta per prendere la patente C, poi è arrivato il Covid. Ho studiato durante il lockdown e nel giro di un anno ho preso anche la CQC e la E. Sapevo di dover arricchire il mio curriculum, completamente vuoto in questo settore, per crearmi più possibilità in futuro.

 

(…) il resto della storia di Lola nella pagina ufficiale di “Uomini e trasporti”

Buona strada Marta!!!

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