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10 domande a ….Gloria

 

Sempre da “Uomini e trasporti”, Voci on the road, un’intervista a cura di Elisa Bianchi, alla nostra collega Gloria

Il link: https://www.uominietrasporti.it/dopolavoro/voci-on-the-road/10-domande-a-gloria-benazzi/

  • Come è iniziata la tua avventura con l’autotrasporto?

Sono figlia d’arte, la mia famiglia aveva una ditta di trasporti tramandata da generazioni e fin da piccola ho sempre avuto a che fare con questo mondo. Quando sono cresciuta ho iniziato ad aiutare in azienda, soprattutto per quanto riguarda gli aspetti più logistici e burocratici, ma io volevo guidare, anche se mio papà non era d’accordo.

  • Come hai superato questo ostacolo?

A 21 anni ho preso le patenti con i soldi che avevo messo da parte lavorando come onicotecnica. La svolta è arrivata grazie al mio ragazzo, Luca, anche lui autista, che mi ha spronato a non lasciar sbiadire il mio sogno di mettermi alla guida. Ho fatto richiesta per lavorare nella sua stessa azienda e mi hanno assunta.

  • Oggi che cosa trasporti?

Ho realizzato il mio sogno di trasportare fiori, viaggio con il mio compagno sulla tratta Olanda, Belgio e Italia.

  • Cosa ti piace di più del tuo lavoro?

Il profumo intenso che si sente quando arrivo al mercato dei fiori in Olanda e i camion customizzati che si vedono girare all’estero. Io amo disegnare e penso che alcuni mezzi siano delle vere e proprie opere d’arte viaggianti. Sto restaurando un camion d’epoca e presto potrò personalizzare anche il nostro camion. Sto preparando i bozzetti delle grafiche.

  • E cosa ti piace di meno?

Essermi scontrata con la realtà. Spesso mancano i servizi per le donne e se non ci fosse Luca con me mi sentirei in difficoltà a entrare nei bagni degli uomini. Ormai i camion sono accessoriati con tutto, quello che manca “fuori”, quindi, sono i servizi e i posti sicuri dove potersi fermare a riposare.

  • Pensi che la situazione sia migliore all’estero?

Credo che in Italia la figura dell’autista sia ancora molto stereotipata. Per quanto riguarda le donne, poi, si pensa ancora che ci spettino dei compiti che non possono essere affidati agli uomini, e viceversa. Come donna ho dei limiti, ma non penso mi possano ostacolare in questo lavoro.

  • Cosa bisogna fare per avvicinare più donne e giovani come te al settore?

Avvicinare i giovani alla professione di autista oggi è più difficile perché se non si nasce figli d’arte non è facile comprendere o scoprire quanto sia affascinante. Se non si investe quindi su altri fronti nessuno potrà mai avvicinarsi spontaneamente. Anche le donne che fanno questo lavoro sono spesso figlie d’arte o mogli che viaggiano con il marito. In questi mesi mi sono resa conto che forse ci sono più donne che giovani alla guida, ma molte cercano di passare inosservate e quindi alla fine sembriamo sempre poche.

  • Perché le autiste si nasconderebbero?

Penso che lo facciano per sicurezza. Se io viaggiassi da sola avrei paura a esporre il mio essere donna in determinate circostanze. Se mi dovessi fermare di notte in un’area di servizio ed entrare nel bagno degli uomini perché non ci sono bagni per le donne vorrei mi vedesse meno gente possibile.

  • I social network possono aiutare ad avvicinare le donne al settore?

I social consentono di condividere la propria esperienza con grande facilità. Possono fare la differenza, portare alla luce degli esempi, delle fonti di ispirazione per altre donne.

  • Che cosa manca oggi al settore per riqualificarsi?

Serve sicuramente più unione, che è quella che fa la forza.

 

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Un vecchio articolo…

 

Girando e rigirando nel web, ogni tanto capita di imbattersi in qualche vecchio articolo che racconta la storia di colleghe camioniste. Questo de “L’Unità” risale ad aprile del 1995 e racconta le storie di Barbara, che all’epoca aveva 22 anni, e di Ester, che ne aveva 32.

Chissà se  dopo 28 anni (dall’articolo) viaggiano ancora o se hanno cambiato “strada”?

Vi metto il link dove potete leggerlo in pdf:

https://archivio.unita.news/assets/main/1995/04/14/page_011.pdf

 

Buona lettura e buona strada a tutti!

 

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Manuela e l’escavatore!

 

Un altro video del grande marvin 345 dedicato a Manuela, questa volta, oltre al camion ci fa vedere come manovra l’escavatore. grande Manuela, buona strada sempre!

 

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Jasmine, la nostra giovane collega!

 

Abbiamo già pubblicato qualche articolo dedicato a Jasmine, la nostra giovane collega, ma è proprio perchè è giovane e appassionata di camion che ci piace!! In un settore in cui il ricambio generazionale sembra non esserci quasi più è bello leggere storie di giovani ragazze che diventano camioniste! Chissà, magari il futuro dell’autotrasporto non sarà tutto in rosa, ma almeno un tocco qua e là è assicurato!

Buona strada sempre Jasmine!

Questo è il link dell’articolo su “Il Mattino di Padova” :

https://mattinopadova.gelocal.it/regione/2023/04/03/news/personaggi_veneto_jasmine_pojana_camionista_regina-12735386/

Inizia cosi:

Jasmine Pojana, 25 anni, la camionista che si sente una regina: «Al volante assaporo la mia libertà»

Padovana di Fontaniva, sin da piccolissima viaggiava in cabina seduta accanto al padre autotrasportatore. «Grazie a lui quando sono nella cabina di un camion mi sento su un trono»

Enrico Ferro

Da piccola sedeva sul sedile del passeggero accanto al padre camionista, amava guardare il mondo dal quel trono con le ruote, altissimo rispetto a tutte le altre macchine. Vent’anni dopo Jasmine Pojana è diventa la regina del quel trono.

È una camionista. «Essere passeggera è un conto, ma guidare il camion è tutt’altra storia», dice con l’entusiasmo di una bambina che stringe tra le mani il suo giocattolo.

Come è nata l’idea di fare questo lavoro?

«Io praticamente sono nata in camion, perché mio papà ha sempre fatto questo mestiere. Prima era dipendente, poi si è messo in proprio.

Sono sempre andata con lui, dall’età di 3 anni. Con il tempo la passione per questi camion grandi è cresciuta, finché mi sono fatta la patente. Volevo lavorare in questo settore, o almeno provare. Ed eccomi qua».

Come funziona il suo lavoro?

«La nostra sede è a Fontaniva, dove abito. Io parto la mattina, vado a Padova e Venezia, carico il cassone con il transpallet e prendo verso Milano. In genere scarico a Pavia o Cremona. Faccio le consegne e torno. Il mio è un lavoro giornaliero, la notte non resto fuori. In genere entro le 21 sono a casa, ma non è scontato».

Cosa le piace del suo lavoro?

«Salire in cabina di guida, accendermi la radio e partire: mi porta in un altro mondo. Mi sento libera. È questo che mi piace.

Ci sono tante insidie e anche momenti non facili: il meteo, le rotture, gli incidenti. Ma a me piace e mi dà soddisfazione.

Poi non è così scontato vedere arrivare un ragazza giovane alla guida di un camion. Tutti mi fanno complimenti e a me fa piacere. Mi sento una regina».

Ha mai avuto la sensazione di essere discriminata in questo ambiente così maschile?

«Non ho mai trovato un muro davanti a me. Se ho avuto bisogno di un consiglio, ho sempre trovato persone disposte ad aiutarmi».

Qualche fischio molesto?

«Nel mazzo qualcosa sì, qualcuno magari si avvicina e fa di tutto per attaccare bottone. Ma io metto subito in chiaro le cose, non mi piace quando le persone fraintendono e non ho problemi a tenerli al loro posto».

 


 

(…) il resto dell’articolo sulla pagina ufficiale del Mattino di Padova

 

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La storia di Silvia

 

In questo video la storia di Silvia, mamma e donna camionista per passione, presentata dal suo titolare che vede nelle donne al volante una buona opportunità per migliorare l’immagine dell’autotrasporto.

Buona visione e buona strada sempre a Silvia!

 

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Teresina!

 

 

E’ bello quando si gira per il web trovare notizie sulle pioniere del volante (di un camion!), e soprattutto è bello che non ci si dimentichi di loro, questo video è di pochi giorni fa ed è dedicato a Teresina Bruno, la prima donna camionista italiana. Abbiamo già scritto di lei altre volte, ma è sempre bello ricordarla!

E’ suo figlio Mauro che nel video racconta la vita della mamma, al volante di un camion nell’immediato dopoguerra,  e dei problemi che ha dovuto affrontare all’epoca.

Il video si conclude con la panchina che le è stata dedicata nel “Sentiero delle donne ” a Settimo Torinese.

Buona strada sempre!

 

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la storia di Simona Piersanti

Simona Piersanti: «Sul camion festeggio di nuovo i 18 anni»

Classe 1984, marchigiana, autista e, scesa dal camion, mamma a tempo pieno. Simona Piersanti quest’anno festeggia un compleanno molto speciale, i suoi 18 anni in cabina, inseguendo la sua più grande passione: guidare

a cura di Elisa Bianchi

Fonte: https://www.uominietrasporti.it/uet-blog/anche-io-volevo-il-camion/simona-piersanti-sul-camion-festeggio-di-nuovo-i-18-anni/

 

 

 

 

 

 

 

 

La voce è allegra, l’entusiasmo lo stesso di quando ha iniziato, la passione, neanche a dirlo, non se ne è mai andata. Simona Piersanti, 39 anni, originaria di Serra de Conti – un piccolissimo paese in provincia di Ancora, nelle Marche – è in cabina da quando di anni ne aveva appena venti e quest’anno festeggia un compleanno molto speciale: 18 anni come autista.

Figlia di un camionista, inizia a viaggiare fin da piccolissima, quando il padre la portava con sé nei suoi lunghi viaggi. Con lui macina chilometri su chilometri e più il tempo passa più capisce che quella sarà anche la sua strada. Il papà – oggi anche collega – è il suo primo sostenitore, ma la mette in guardia sulle difficoltà del mestiere. Così Simona inizialmente tentenna: «Subito dopo il diploma- racconta – provai a darmi una possibilità in altro campo. Iniziai a lavorare come impiegata in un’azienda di import-export, ma la vita sedentaria da ufficio non faceva per me che sono sempre stata uno spirito libero. Ho resistito un anno, poi ho capito che dovevo inseguire la mia passione più grande: guidare».

Così trova lavoro in una cantina vinicola dove le affidano il furgone per le consegne, ma lei è abituata a mezzi molto più grandi. L’occasione arriva grazie a un altro grande amore, quello per l’uomo che oggi è suo marito. «Aveva un’azienda di trasporti – l’Autotrasporti Simonetti Antonio di Serra de Conti – e così, compiuti 20 anni, ho deciso di fare sul serio. Ho preso le patenti e ho chiesto di lavorare per la sua azienda, per la quale ancora oggi sono dipendente». Simona torna a viaggiare, questa volta a bordo di una motrice con la quale trasporta “un po’ di tutto”, come dice lei, attraversando in lungo e in largo le Marche, la Toscana, l’Umbria e l’Emilia-Romagna, e riscoprendo la libertà che le dà stare al posto di guida.

…il resto dell’articolo lo trovate cliccando su questo link

Buona strada a Simona! 

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10 domande a… Monica “Iron duck”

intervista a cura di Elisa Bianchi

Fonte:   https://www.uominietrasporti.it/dopolavoro/voci-on-the-road/10-domande-a-monica-iron-duck/

 

 

 

 

 

 

  • Da quanti anni fai l’autotrasportatrice?

Il colpo di fulmine per questo lavoro scoppiò nel lontano 1984. Due anni dopo, nell’86, presi le patenti e l’anno successivo iniziai a lavorare per la ditta di autotrasporto della famiglia del mio ragazzo.

  • Perché hai scelto «Iron duck» come soprannome?

All’epoca avevo un braccialetto regalatomi da mio papà con la scritta «Anatra metallica» sulla chiusura. Mi è sempre piaciuto, oltre a essere un ricordo prezioso, così lo scelsi come nominativo.

  • Con quel nome hai aperto anche un canale Youtube. Come è nata l’idea di fare dei video?

È in iniziato tutto con ChiodoVideo, il capostipite dei camionisti YouTuber italiani. Guardavo i suoi video e mi piacevano molto, così nel 2009, su suo suggerimento, mi sono lanciata anche io. Iniziai con dei video fotografici, tra cui Dreamer on the road, perché in fondo è quello che sono, una sognatrice a cui piace trasmettere emozioni e la propria passione.

  • Come scegli i temi di cui parlare?

La scelta è del tutto casuale, quando faccio un viaggio parlo di quello che capita. Per le musiche, invece, cerco sempre di scegliere qualcosa che mi trasmetta delle emozioni.

  • Cosa vedi cambiato dagli anni ’80 ad oggi?

Il modo di fare trasporto è cambiato radicalmente negli anni. Per esempio, una volta si dormiva qualche ora quando si era stanchi e si viaggiava quando si era riposati. Oggi esistono più limiti, ma si viaggia sempre con la fretta, un occhio alla strada e uno al tachigrafo per controllare le ore di guida. Non c’è più tempo per la solidarietà o per parlare al baracchino. Di conseguenza sono cambiati molto anche i rapporti umani.

  • Meglio il passato o il presente?

A volte mi ritrovo a pensare di essere un po’ nostalgica, il mondo deve andare avanti lo so, però il progresso troppo spesso aggiunge tecnologia e toglie umanità.

  • Come descriveresti la tua vita oggi?

Particolare. Questo mestiere deve piacere, per una donna forse ancora di più. Ci vuole spirito di adattamento che non mi è mai mancato. Non mi è mai servito restare a casa molto tempo, volevo stare sul mio camion. Oggi non faccio più viaggi lunghi, ma va bene così, ho già fatto le mie esperienze.

  • Il tuo ricordo più bello in tanti anni di questo lavoro?

Anni fa presi parte a un’intervista “7 donne su 7 camion”. Dopo la pubblicazione un giorno mi suonò il telefono. Era la Renault Trucks. Inizialmente pensai addirittura che si trattasse di uno scherzo. Invece avevano apprezzato la mia intervista e mi invitarono nella loro sede in Francia a visitare lo stabilimento. Per un’appassionata come me è stato un sogno che si è realizzato.

  • Ti aspetti che in futuro ci saranno più donne?

I numeri dicono che le donne al volante di un camion stanno aumentando ma non mi capita spesso di vedere volti nuovi. Ancora oggi ci sono tante difficoltà e porte sbattute in faccia, ci sono stereotipi che vanno superati, anche per avvicinare i giovani, non solo le donne. Dovremmo forse prendere spunto dall’estero e fare in modo che si arrivi all’età per guidare già con un po’ di esperienza pregressa, per esempio grazie ad un tirocinio.

  • Il tuo motto?

La passione aiuta a vivere meglio, e fare di una passione il proprio lavoro aiuta a tenersi giovane.

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I primi 25 anni di Elda!

 

Oggi è il compleanno di Elda,  una delle prime “ragazze” del nostro gruppo, sempre solare e appassionata del suo lavoro. E per farle gli auguri pubblichiamo l’articolo che le ha dedicato “Uomini e Trasporti”  in occasione dell’8 marzo, a firma di  Elisa Bianchi.

Auguri Elda e buona strada sempre!!!

 

Questo è il link dell’articolo:

https://www.uominietrasporti.it/uet-blog/anche-io-volevo-il-camion/elda-guarise-i-miei-primi-25-anni-in-cabina/

Questo è il testo:

Elda Guarise, «I miei primi 25 anni in cabina»

25 anni a bordo del suo camion e ancora molti altri davanti a sé, perché come dice lei «per farmi scendere dovete tagliarmi le gambe». Elda Guarise, 60 anni il prossimo 13 marzo, è una delle prime dieci Ambassador di Volvo Trucks. Un marchio che per lei è come “la squadra del cuore”. Il campionato è quello dell’autotrasporto, diventato – per sfida – la sua più grande passione

 

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Silvia e il camion

 

Silvia è una delle colleghe che ha partecipato al concorso del Sabo Rosa, in questo articolo è intervistata da Gabriele Bolognini per il sito “Camion & Furgoni Mag” in occasione della Festa della Donna.

Questo è il link:

https://www.camionefurgonimag.com/silvia-dalla-santa-e-il-camion/

E questo è l’articolo che racconta la sua bella storia di bambina che viaggiava col papà e poi ha intrapreso il suo stesso mestiere:

 

Come celebrare al meglio la “Festa delle Donne” se non raccontando la storia della grande passione di Silvia per il camion?

Silvia ha 49 ed è nata a Conegliano Veneto, fa la camionista da 15 anche se avrebbe voluto iniziare questo lavoro da molto tempo prima.

“La vita a volte ti porta su altre strade – racconta Silvia – da ragazzina scalpitavo, volevo rendermi indipendente, così sono partita per la Germania a fare le stagioni. Ho lavorato nelle gelaterie, nei ristoranti, nelle gastronomie e pure in fabbrica. Intanto covavo dentro la passione per il camion e mettevo da parte i soldi per prendere le patenti. Una grande passione ereditata da mio papà camionista. Sin da piccolina, finita la scuola, mi portava in viaggio con lui sul suo Scania 142.”

“Io ero felicissima. Facevamo l’estero. Ricordo i giorni passati assieme a lui in dogana per andare in Inghilterra quando si incontrava con gli altri colleghi. Era sempre una festa. Poi, purtroppo, i miei si sono separati quando io avevo 10 anni e così sono finiti i viaggi in camion. Papà in quel periodo – erano gli anni ’70 – aveva tentato di mettersi in proprio ma purtroppo le cose non andarono bene, così andò a lavorare per una grande impresa di costruzioni, la Federici, in Africa. Io avevo uno splendido rapporto con lui. Ci scrivevamo sempre. Poi a 14 anni mi fece il biglietto aereo e lo raggiunsi in Algeria. Stavano costruendo il porto di Algeri. Siamo stati qualche giorno insieme poi tornai a casa da mia madre. Dopo quella breve vacanza, una volta diventata maggiorenne, lo andai a trovare molte altre volte. Almeno una volta l’anno mi comprava il biglietto e lo raggiungevo ovunque; Congo, Nigeria, Malawi.”

Patenti e camion

Dopo 10 anni passati in Germania, Silvia decide di tornare in Italia per realizzare il suo sogno di sempre: “Appena tornai a Treviso mi sono iscritta all’autoscuola ed ho preso le patenti. Poi mio fratello mi presentò un suo amico camionista – ricorda Silvia – Ci innamorammo ed iniziammo a lavorare insieme per la stessa ditta. Al tempo facevamo molto estero. Io guidavo uno Scania, proprio come mio papà, e lui un Volvo. Furono anni stupendi. Giravamo tutta Europa: Francia, Germania, Inghilterra…”

Col passare degli anni la famiglia è cresciuta e: “Abbiamo avuto due bambine e ci siamo spostati a Paterno in Basilicata, sua terra d’origine. Per stare vicina alle mie figlie, finché erano piccoline, sono scesa dal camion per fare la mamma. Poi quando sono diventate un po’ più grandi ho ripreso a viaggiare, ma solo sul nazionale con la cisterna.”

Oggi Silvia lavora ora per la Patertrans, società del Gruppo Paterlegno che si occupa di commercio di imballaggi in legno, prevalentemente pallet, nuovi e usati e di servizi per due importanti gestori internazionali di parchi pallet a noleggio. Guida un DAF XF 530 Euro 6 che le è stato assegnato nuovo tre anni fa.

“Patertrans è la seconda società del gruppo che gestisce logistica e trasporti – spiega Silvia – carichiamo pallet usati presso le aziende e li consegniamo alla Paterlegno dove li rimettono in ordine per essere rivenduti. Ritiriamo anche rifiuti in legno che vengono riciclati per la produzione di nuovi pallet. Dopo anni di cisterna, dove non conosci ne sabato, ne domenica, Natale o Pasqua, finalmente sono passata alla centina. Lavoro cinque giorni a settimana ed i weekend li posso trascorrere con le mie ragazze, Dharma, che adesso ha 18 anni e Zoe che ne ha 16. Il titolare della ditta, molto carinamente, mi ha fatto scrivere i loro nomi in rosa su un angolo esterno del frontale del camion. Quando mi hanno consegnato il DAF nuovo mi sono emozionata alla vista dei nomi delle mie bambine.”

Ogni giorno una nuova avventura

“Generalmente lavoro 5 giorni a settimana, il deposito è a soli 17 chilometri da casa mia. Lavoriamo in tutta Italia, da nord a sud, da est a ovest. Si può dire che in ogni viaggio conosco posti nuovi del nostro Paese – racconta Silvia – Capita anche di andare dagli stessi clienti. Quando devo trovare qualche località che non conosco controllo sempre la cartina geografica prima di consultare il navigatore di bordo. Poi cerco di visualizzare la località in modalità satellite per individuare i punti critici, se ce ne sono. A volte capita che dei clienti ti diano un indirizzo per il prelevamento del carico senza rendersi conto che arrivi con il bilico. Una volta mi è capitato vicino Livorno, a Cecina. Mi fecero arrampicare su una stradina di collina in mezzo a un bosco, stretta e sterrata. Avevo i rami che mi entravano in cabina. Una volta arrivata in quello che loro chiamavano piazzale, ho dovuto fare mille manovre per girare il camion in uno spazio estremamente ristretto e senza protezioni sul bordo. Una piccola distrazione e sarei finita sulla scarpata. Ma fa parte del gioco. L’importante è cercare sempre di prevenire determinate situazioni.”

Un camion confortevole come una casa

“Per cinque giorni alla settimana il DAF diventa la mia seconda casa – racconta SilviaGli interni dell’XF sono molto curati e c’è un impianto clima da sosta eccezionale. La temperatura si regola anche da un pannellino situato nella parete posteriore della cabina appena sopra il lettino. Quest’ultimo è molto comodo e poi, per me, che sono piccolina, è quasi una piazza e mezzo. Ci sono tanti spazi per stivare i bagagli e tante prese USB per la ricarica del telefono. Poi c’è un bel frigo capiente sotto la cuccetta dove metto le provviste per il pranzo: tutte cose che mi posto da casa. Però la sera per cena vado al ristorante. Anche se non si direbbe vedendomi, sono una gran mangiona e non riesco a rinunciare a un bel piatto di pasta. Quindi, se posso, mi fermo in locali che già conosco, altrimenti in autostrada cerco sempre aree di ristoro Sarni. La loro cucina mi piace molto.”

Lassù qualcuno mi guarda

Il papà di Silvia ora non c’è più: “È venuto a mancare nel 2011 in Congo. Sono sicura che sarebbe molto orgoglioso di me e della mia carriera da camionista. E sono sicura che da lassù mi guarda sempre!”


 

Buona strada sempre Silvia!

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