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Senza titolo 59

Ciao  a tutte/i
Vi esprimo la mia preoccupazione riguardo quel che è successo in questi giorni in Veneto. Innanzitutto ringrazio chi si è preoccupato di sapere la situazione, fortunatamente la mia zona non è stata soggetta a straripamenti, ma sarà questione di giorni visto che hanno annunciato che tornerà a piovere. Spero solo che si riesca ad affrontare al meglio gli ulteriori aggravamenti visto i precedenti, che sono stati a dir poco disastrosi. In settimana ha portato non poco disagio a noi camionisti come pure i viaggiatori o chi semplicemente si recava al lavoro o a far la spesa. Già lo scorso weekend non era il massimo visto che un mio amico di rientro a Peschiera da Treviso ha rischiato ben 6 volte la vita sabato notte. Poi la pioggia non ha più smesso portando al peggioramento lunedì 1 Novembre. Mi trovavo a Bolzano da Paolo ed ero lontana da quel che stava accadendo vicino casa mia. Arriva una telefonata dai miei per avvisarmi della situazione decidendo così di aspettare di rientrare e rimandare a martedì mattina presto, facendo un percorso alternativo, evitando così la zona devastata dall’allagamento generale. Nel pomeriggio riprendo il lavoro con un trasferimento dove il deposito che dovevo andare a caricare si trovava verso Vicenza proprio prima del blocco ovvero della rotatoria dove la polizia municipale invitava tutti a fare dietro front. Infatti al cb un collega mi chiama per avvisarmi della cosa, ma fortunatamente ero già arrivata. Al contrario lui non sapeva cosa fare visto che doveva andare a est di Vicenza e piuttosto agitato chiedeva informazioni su cosa fare. Il fiume Bisatto era quasi arrivato al ponte, mancava solo un metro e poi… ma questo ha tenuto e così la circolazione ha continuato senza problemi. Nel frattempo mi studio mentalmente il percorso alternativo anch’io visto che dovevo scaricare a Verona e l’autostrada A4 era chiusa da Montebello e Verona est, la statale poi era impraticabile e si poteva prendere la “porcilana” strada parallela alla statale 11 oppure prendere la transpolesana a Legnago e salire,  come pure hanno fatto da chi veniva da Milano e doveva andare direzione Padova e Venezia. Finito di scaricare mi dirigo verso Verona, ma ci mancava il ribaltamento di un camion sulla piccola che ci ha bloccato per un bel pò su una rotonda, trombe e clacson erano all’unisono.  Qualcuno si muove, si riparte, incrocio Davide che mi avvisa che la statale si era liberata, così prendo quella direzione. C’è poco da aspettare, intanto riapre il casello di Soave S.Bonifacio entro e via verso la sede. Che avventura. Scarico e ricarico per l’Alto Adige, qui tutto ok, rientro e ancora colonne allo svincolo dalla Brennero alla A4, la tangenziale è abbastanza incasinata, qualcuno consiglia di prendere per Milano, uscire a Sommacampagna e riprenderla perché comunque direzione Venezia si poteva andare ma fino a Verona est, perché uscita obbligatoria. Da lì poi i camion sono stati dirottati sulla “Porcilana” e non vi dico che razza di convoglio si è formato che sembrava fermo. Non è stato facile in questi giorni, fino a quando giovedì hanno riaperto il tratto autostradale, dal quale si poteva vedere benissimo in che condizioni erano le campagne con i vigneti e le case limitrofe allagate. Perfino l’area di servizio San Lorenzo fra Montebello e Soave è stata invasa che non è ancora accessibile. Intanto si è fatta una stima dei danni di diversi milioni di euro con case danneggiate, auto distrutte, allevamenti massacrati, negozi e fabbriche chiuse e forse per sempre. Ecco un video:

 

Nella speranza che tutto torni presto alla normalità, vi auguro sempre una buona strada!

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Dal Youtube

Ciao a tutte/i
ho visto questi video in un blog e ho pensato di condividerli qui, spesso dimentichiamo che facendo questo mestiere facciamo scelte che pesano anche sui nostri affetti, in questi video, la moglie di un collega racconta le sue ansie e le sue considerazione…

BUONA STRADA a TUTTE/I!!!

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Da Repubblica

INCHIESTA ITALIANA
Trucchi, caffè, droghe, niente soste
camionisti-schiavi diventano assassini

Il 37% dei sinistri in autostrada coinvolge i Tir. E in sei episodi su dieci si tratta di tamponamenti. Tanti chilometri, niente riposo. E chi si ribella è fuori. Il ribasso selvaggio è uno dei connotati del settore. Crescono gli illeciti e l'evasione. E si ricicla denaro
di LUIGI CARLETTI

Ha caricato il suo tir ben oltre le 44 tonnellate consentite. Starà a 55, forse a 60, ma in altri viaggi ha sfiorato anche le 70. Enzo parte da Battipaglia, trenta chilometri a sud di Salerno, carico di verdura e di frutta. Sono le sette di sera e all'alba di domani deve essere a Milano. Destinazione mercati generali. Ottocento chilom etri d'asfalto, servono dieci ore. Che diventano almeno dodici, calcolando i limiti di velocità e le pause imposte dal codice della strada. Ma dodici ore sono troppe. Perciò Enzo non si fermerà, se non per quei pochi minuti dovuti a necessità fisiologiche. Certo non rispetterà gli ottanta all'ora. "Così non si arriva mai", spiega. Si terrà sveglio con i caffè, che di notte le Autostrade offrono gratuitamente. E se serve con le anfetamine o altre droghe. Quanto al cronotachigrafo, la "scatola nera" che registra tutto, userà i soliti trucchi e cercherà di farla franca. Perché Enzo, come migliaia di altri suoi colleghi, non ha alternative. Le condizioni sono queste e se non ci sta, l'impresa che lo ha ingaggiato ne ha pronti a decine per sostituirlo: romeni, ucraini, marocchini e anche italiani. Disposti a tutto, per un posto da camionista che frutta tra i 1.000 e i 1.500 euro al mese, mentre lo stipendio regolare medio è, da contratto, di 2.200 euro. Ogni giorno su strade e autostrade circola un milione di mezzi pesanti. L'87% delle merci viaggia su gomma. Se si ferma l'autotrasporto, si ferma il Paese. Sono autisti di ogni nazionalità(quasi tre milioni le patenti italiane attive), provenienza e destinazione. Tra questi si fa largo la categoria dei disperati, almeno il 30%, secondo le stime degli esperti. Sono i camionisti-schiavi. Costretti a percorrere la penisola in tempi record. Sottopagati e sotto minaccia. Bombe viaggianti che, al minimo errore, possono provocare delle stragi. È già successo. E non passa giorno che la cronaca non registri fatti riconducibili a questo fenomeno in costante crescita. Una deriva della sicurezza che il governo ha tentato di arginare con l'inasprimento del codice della strada. Misure che però, ancora una volta, intervengono soprattutto a valle. Ma le cause stanno altrove. Che cosa sta accadendo nel mondo dell'autotrasporto? E cos'ha provocato questo deterioramento delle condizioni di sicurezza che, inevitabilmente, ci riguarda tutti?

L'alibi della crisi
"Il nostro è sempre stato un ambiente difficile", dice Franco Feniello, presidente dell'associazione "Italia Truck" e per trent'anni, lui stesso, camionista. "Ma la recessione è diventata l'alibi per far passare qualsiasi prepotenza. In Italia ci sono migliaia di imprese che fanno dello sfruttamento selvaggio il loro antidoto alla crisi. Pur di battere la concorrenza si offrono alla committenza a prezzi stracciati e poi tagliano i costi: sui mezzi e sugli uomini. Lo Stato dovrebbe intervenire non solo con i controlli sulla strada, ma andare a guardare in casa di questi imprenditori. Ne scoprirebbe delle belle".

In alcune occasioni lo Stato si muove. A Mantova la polizia stradale ha arrestato Antonio Rosignoli, imprenditore di 51 anni. L'accusa è estorsione contro i suoi dipendenti. Secondo i magistrati li minacciava di licenziamento se non avessero sovraccaricato i camion, fatto turni massacranti e alterato i cronotachigrafi. Negli stessi giorni, a Rimini, la polizia municipale ha fermato un autista bengalese che trasportava pacchi postali per una società italiana. Keerthy Warnakulasuriya, 41 anni, era stato alla guida del camion per 35 ore e 52 minuti con poche, brevissime pause.

Nell'aprile scorso la Procura di Forlì ha chiuso l'operazione "Over Time" che ha portato in carcere dieci persone. Gli autisti di "Tir Spagna" (Cesena) e "Ces Tir" (Pesaro) – hanno spiegato gli inquirenti – "erano costretti all'incondizionata obbedienza dei diktat dei vertici aziendali, pena il licenziamento o l'essere adibiti a prestazioni meno remunerative e più stressanti".

A capo dell'organizzazione c'erano Marino Buratti, di Cesena, e Santo Crea, di Reggio Calabria, nomi già incontrati in un'altra, dolorosa vicenda del dicembre 2009.

L'ultimo viaggio di Michela
"Non sto bene ma devo andare, altrimenti poi che gli dico a quelli là?". Queste furono le ultime parole di Michela Ciullo raccolte da un amico sindacalista. "Quelli là" erano i responsabili di "Tir Spagna" e "Ces Tir", le due società poi finite nel mirino degli investigatori. Così nella notte del 5 dicembre scorso Michela Ciullo si mise alla guida del suo tir carico di verdure. Da Latina a Cesena, 400 chilometri sulla E45. Poco dopo le 5 del mattino sfondò il guard-rail e precipitò per 40 metri dal viadotto di Verghereto. Era quasi arrivata ormai, ma la stanchezza ebbe il sopravvento. Michela, 38 anni, una figlia di 19, era una camionista molto particolare: delegata della Filt-Cgil e componente della segreteria territoriale del sindacato. Oggi la Cgil attende la chiusura dell'inchiesta, e il possibile rinvio a giudizio dei titolari delle due aziende, per costituirsi parte civile. Sarebbe il primo caso in Italia.

Da Genova a Cosenza, da Foggia a Vicenza, il rendiconto dell'attività di controllo, è fitto di interventi e di sanzioni. Roberto Sgalla, direttore della Polizia stradale, spiega che nei primi sei mesi del 2010 i mezzi commerciali fermati sono stati il 199% in più rispetto al 2009 e le violazioni contestate il 538% in più. Ma questi numeri raccontano soprattutto un'evidenza: più s'interviene, più si scopre un mare di irregolarità di ogni tipo. "Gli ultimi provvedimenti sono stati estremamente utili", osserva Sgalla. "Basti pensare alla norma su alcol zero per tutti i conducenti e alla corresponsabilizzazione della committenza nella condotta di guida dell'autista. È però importante agire anche a monte: più controlli incrociati nelle aziende di autotrasporto. A tutti i livelli". In Italia ci sono 158.709 imprese iscritte all'albo. Secondo Eurostat, in realtà, sono 93.427. Quasi cinquantamila società non hanno neanche un veicolo. Quindi che cosa fanno? E che ruolo hanno, oltre all'intermediazione e al subappalto più o meno regolare?

L'infiltrazione della criminalità
Bartolomeo Giachino, sottosegretario ai Trasporti in quota Pdl, promette: "Faremo pulizia ed entro la fine dell'anno, in collaborazione con le Province, le cancelleremo dall'albo". Altre 51mila imprese sono monoveicolari. In quello che rimane, il 38% possiede tra due e cinque automezzi. "È un settore condannato al nanismo", rileva Giuseppe Mele, di Confindustria, una delle voci più importanti della committenza. "Con questa frammentazione dell'offerta, ci sarà sempre qualcuno pronto a ribassare oltre i limiti".

Il subappalto del subappalto e il ribasso selvaggio sono due tra i connotati più forti del far-west nell'autotrasporto. "Crisi morale", la definisce Cinzia Franchini, vice-presidente della Fita-Cna e lei stessa autotrasportatrice. "Sempre più imprese adottano metodi illegali, riciclano denaro, evadono le tasse e praticano la concorrenza sleale. Se non si interviene su questo cancro, poi si possono sbandierare tutte le norme e i controlli del mondo. Ma il numero dei camionisti-schiavi aumenterà e di pari passo crescerà la loro pericolosità sulle strade".

L'infiltrazione della criminalità organizzata nell'autotrasporto non è recente, eppure si è mimetizzata meglio che in altri settori. In alcune regioni, per esempio l'Emilia-Romagna, le denunce sono quotidiane. Enrico Bini, presidente della Camera di commercio di Reggio Emilia, parla apertamente di imprese legate alla 'ndrangheta, insediatesi nel territorio poco dopo il Duemila con i lavori dell'alta velocità. Dal movimento terra fino al trasporto a tutto campo. "Hanno cominciato a proporsi a prezzi notevolmente più bassi, totalmente fuori mercato", spiega Bini. "La committenza, senza eccezioni, si è tappata il naso e le ha fatte lavorare. Risultato: per le aziende locali, che rispettano la legge e non hanno soldi da riciclare, è stato un colpo durissimo. Tanto che alcune hanno cominciato a praticare gli stessi metodi".

"Negli ultimi anni la 'ndrangheta e la camorra hanno investito pesantemente nell'autotrasporto", conferma Antonio Nicaso, docente ed esperto di organizzazioni criminali. "I camion sono un'ottima copertura dei guadagni illeciti e un mezzo fondamentale per le varie attività: dal trasporto dei rifiuti a quello della droga". In Emilia-Romagna 63 clan mafiosi (tra cui 23 'ndrine) si spartiscono gli affari sul territorio. Gli interessi nell'autotrasporto sono diffusi. Chi sono i camionisti di cui si servono? E qual è il livello di sicurezza dei mezzi che conducono sulle nostre strade?

Quando i camionisti fanno il trenino
Stefano è romeno. Lui non sa chi fossero esattamente i suoi ex datori di lavoro. Sa solo che, prima di riuscire a trovare un'impresa regolare, era costretto a viaggiare per 15-16 ore di guida consecutive. Guidava soprattutto di notte, quando i controlli sono meno frequenti. "Ho fatto anche 20 ore. Le pause? Cinque, dieci minuti al massimo per un caffè. Di giorno riesci a stare attento, però di notte è proprio un problema. Diventi come una macchina, neanche pensi… non sei più un uomo". Quanti chilometri si possono reggere guidando ore e ore di seguito? Stefano ricostruisce uno dei suoi ultimi viaggi prima di licenziarsi. "Sono partito da Lainate, vicino a Milano. Sono andato a Livorno, poi da lì di nuovo in strada fino a Pesaro. Da Pesaro a Treviso. Da Treviso sono passato per l'Emilia e ho fatto rientro a Milano. Tutto in una stessa giornata, viaggiando anche di notte. Mi ricordo che alla fine erano 1.160 chilometri".
 

Le ultime statistiche disponibili dicono che nel 2008 sono stati 26.491 i camion coinvolti in 13.836 incidenti con 274 morti e 10.483 feriti. Sulle autostrade la percentuale di incidenti con mezzi pesanti è del 37%. Il tamponamento è l'impatto più frequente (60%). A causarlo sono prevalentemente il colpo di sonno, poi la distrazione, l'alta velocità, la distanza di sicurezza. "La categoria dei camionisti è fatta in gran parte di persone responsabili", dice Giovanni Castellucci, amministratore delegato di Autostrade per l'Italia. "Certo che quando non rispettano le regole, magari facendo il trenino, allora lì i rischi sono alti".

Il "trenino" è un banale, pericolosissimo sistema di risparmio del gasolio. Uno in fila dietro l'altro per sfruttare la scia creata dal primo. Si corre di più e si consuma di meno. Ma se il primo sbaglia, o frena all'improvviso, o evita un ostacolo all'ultimo istante (per esempio un'auto in corsia d'emergenza), non è detto che anche gli altri ci riescano. "È tutto vero, però in queste condizioni anche pochi euro sul gasolio possono essere importanti", ammette Cosmin, altro autista romeno perennemente a rischio licenziamento. "La realtà è che siamo dei disperati e che se qualcuno non interverrà su chi decide le nostre vite, qui sarà sempre peggio". Ma se il mondo dell'autotrasporto è così frammentato e in piena deregulation, a quali misure dare la precedenza? E nei confronti di chi?

La responsabilità della committenza
Silvia Velo, vicepresidente Pd della commissione parlamentare Trasporti, è lapidaria: "Bisogna puntare sulla committenza. Finora ha sempre opposto resistenza, ma è ora di cambiare: chi manda in giro le merci deve essere davvero responsabile del comportamento di chi guida. Solo così si può evitare lo sfruttamento pericoloso dei camionisti. Le recenti normative non hanno rappresentato un passo in avanti". "Abbiamo già fatto moltissimo", si difende il sottosegretario Bartolomeo Giachino. "Oggi il camionista è obbligato a viaggiare con istruzioni scritte da parte dell'impresa che lo vincolano al rispetto della legge". Quello delle "istruzioni scritte al conducente" assomiglia però a un vecchio gioco delle parti. Un escamotage che non coinvolge più di tanto la committenza, in quanto il "non scritto" (arrivare il prima possibile, costi quel che costi) ha sempre un peso determinante nella condotta degli autisti. Perciò l'impressione è che le tensioni e le storture finiscano sempre per ripercuotersi sull'anello più debole della cosiddetta "filiera". E l'anello più debole è quello dei camionisti, costretti talvolta a pagare al datore di lavoro perfino la cuccetta in cabina: 30 euro al giorno per poter dormire nel camion.

"Ci vuole un fisico bestiale, per fare il camionista" ha scritto uno di loro sul retro del suo bestione rosso. Se poi a dettare le condizioni è qualcuno senza scrupoli, della bestia servono anche altre caratteristiche: incapacità di pensare ad alternative e una progressiva sottomissione al "padrone". Fino all'abbrutimento. Fino a perdere il senso della realtà. Fino, appunto a diventare uno schiavo al volante. Pericoloso per sé e per gli altri.
(15 ottobre 2010) 

 

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Donne… in pericolo

Ciao a tutte/i

oggi ho letto questa notizia e sono rimasta ammutolita, come tutte le altre volte che ho verificato che ci sono etnie che pur di non perdere il possesso sulle loro donne, mogli, figlie o sorelle che siano, sono pronti a sopraffarle fisicamente e nei casi più gravi a ucciderle.
Qui finisce la mia democrazia, di violenti ne abbiamo già in abbondanza  indigeni,  se mantieni un atteggiamento violento nei confronti delle donne della tua famiglia, torni subito da dove sei venuto, perchè questo Paese, almeno con le leggi rispetta le donne.
Non vorrei mai leggere che una madre muore per proteggere la figlia dalle "sprangate" dei familiari…

 3/10/2010 (19:13) – LA TRAGEDIA DELL'IMMIGRAZIONE
Uccisa a sassate dal marito pakistano
La figlia rifiutava le nozze combinate

Butthamad Kahn portato via dai carabinieri a Novi (Modena)

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
MODENA
Padre e figlio «puniscono» a sprangate la figlia e sorella che rifiuta un matrimonio combinato, poi con un sasso, usato forse solo dal genitore, mettono a tacere la disperata difesa della madre: la giovane è grave, ma non in pericolo di vita, la mamma è morta sotto i colpi di una storia che ricorda quella di Hina Saleem, la pachistana di 21 anni che voleva vivere «in modo occidentale» e che per questo fu sgozzata il 10 agosto 2006 a Sarezzo (Brescia) nella casa dei genitori.

Una similitudine rovesciata. Là morì la giovane Hina Saleem e la madre di fatto accettò le scelte del padre. Qua è la mamma di Nosheen Butt a pagare il prezzo più alto per una ribellione ritenuta evidentemente oltraggiosa da «morire». È successo nel pomeriggio attorno alle 16.30 nel cortile di un edificio del centro abitato di Novi di Modena, via Bigi Veles 38. In quella casa la famiglia e i cinque figli vivono da alcuni anni e all’interno del giardino si consuma il dramma, ancora tutto da definire e da decifrare. Ma sembra proprio, almeno così si apprende nell’ambiente investigativo, che la ventenne Nosheen si sia ribellata alla decisione familiare di affidarla in sposa a un connazionale. Pare che in casa in quel momento ci siano anche due degli altri tre figli più piccoli che la coppia, Hamad Kahn Butt, operaio di 53 anni, e Begm Shnez, 46, ha generato, mentre la terza, la più grandicella, sarebbe stata fuori. Sembra che a colpire la ragazza, con una spranga che l’ha ridotta in gravi condizioni, sia stato il fratello di 19 anni, Humair Butt, anche lui operaio, aiutato dal padre, che poi avrebbe impugnato una pietra con la quale colpire la moglie, di 46 anni, uccidendola.

Alla scena hanno assistito alcuni vicini, che hanno chiamato i soccorsi. Sono intervenuti il 118, per una corsa verso il grande ospedale di Baggiovara in cui se non altro è stata giudicata non a rischio di morire la figlia «ribelle», e i carabinieri, che sono riusciti a fermare padre e figlio e a portarli in caserma a Novi per un lungo interrogatorio: hanno scelto di fare scena muta, di non rispondere alle domande.

Sono molti gli interrogativi che restano aperti quando è ormai calata la notte sul paesone della ricca provincia modenese che tanta immigrazione ha attirato negli ultimi anni. È grande la comunità pakistana, impiegata soprattutto in agricoltura. Ma sconcerta la somiglianza tra questa storia di cronaca nera e quell’altra di quattro anni fa nei dintorni di Brescia, per la quale Mohamed Saleem, il padre di Hina, è stato condannato a 30 anni di carcere, insieme con i due cognati della vittima per hanno avuto 17 anni a testa per avere aiutato il padre ad occultare il cadavere. A Novi un rifiuto di nozze combinate, a Sarezzo la voglia di vivere liberamente la relazione col proprio fidanzato italiano. In entrambi i casi, la logica del possesso fino alle più estreme conseguenze ha reso spietati assassini due padri. E soggiogate fino alla morte le mogli, le figlie.

Tratto da : La Stampa.it

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Si torna ai contanti…

  

 Ciao a tutte/i
leggendo questo articolo mi è venuta in mente la conversazione telefonica con una collega della settimana scorsa, si torna indietro anzichè andare avanti… avevamo raggiunto le condizioni per viaggiare con poco contante in cabina, tessere, bancomat, carte di credito e telepass ci agevolavano ed ora si dovrebbe tornare a riempire il portafoglio perchè si potrebbe incorrere in una sanzione che prevede il pagamento in contanti; mi tornano in mente le lacrime di rabbia quando in meno di una settimana, con due camion diversi e diversa dinamica ci ho rimesso due borse e parecchie centinaia di euro… la stessa pattuglia che raccolse la denuncia disse che in un momento di crisi, i camionisti rimanevano un facile bersaglio perchè dovendo viaggiare hanno sempre cifre che gli permettano di far fronte alle necessità e i "professionisti" lo sanno bene.
Altro discorso per la merce, che in caso di sequestro del mezzo o semplice ritardo per un fermo di ore,  verrà consegnata in ritardo o avariarsi…;
spesso poi l'autista ha informato l'azienda delle avarie del mezzo ma non sono state eseguite le riparazioni e se rifiuta di partire viene "ricattato" che fuori c'è la fila di altri conducenti pronti a partire…
Senza portare il discorso su rappresentanti dello Stato che hanno infangato la loro categoria "bevendo" caffè più o meno costosi… ;
A voi le considerazioni, su questa parte delle modifiche del codice della Strada in vigora da alcune settimane, ma che portano sempre e solo a colpire i Camion, più controlli possono portare al rispetto delle normative e reprimere le infrazioni, ma lo stesso Ente che legifera dovrebbe anche considerare che se i trasporti venissero retribuiti col giusto ricavo, molte di esse non verrebbero commesse.5banconote[1]

Pagamenti su strada solo in contanti
 
 03 settembre 2010
Il nuovo CdS impone in alcuni casi l'immediato pagamento della sanzione, pena il fermo del camion. Ma la Polizia non ha i Pos per le carte di credito.
 
La riscrittura dell'articolo 39 del Codice della Strada è nata per evitare il mancato pagamento delle sanzioni da parte degli autotrasportatori stranieri, ma può rivelarsi un boomerang per le imprese italiane. Infatti, come rileva TrasportoUnito, la norma vale per tutti i veicoli sanzionati ed in alcuni casi prevede il fermo del camion in caso di mancato pagamento. Pagamento che, però, allo stato attuale deve essere effettuato solo in contanti, perché le Forze di Polizia non sono attrezzate per ricevere pagamenti con moneta elettronica (bancomat o carta di credito).
 
Quindi, gli autisti dovranno tornare a riempire i portafogli di contante, dopo che negli anni scorsi si erano progressivamente "sgonfiati" grazie all'utilizzo delle carte di credito per l'acquisto di carburante e per il pagamento dei pedaggi. Ciò comporta per l'impresa sia un'immobilizzazione di capitale (in un periodo di scarsa liquidità), sia il pericolo di furti e rapine. L'alternativa è dedicare una risorsa aziendale che accorra in tutta la Penisola a sbloccare i veicoli fermati.
 
"Il provvedimento pone anche alcuni dubbi di legittimità", spiega Maurizio Longo, segretario generale di Trasportounito. "Il fermo amministrativo propone una sproporzione fra il valore della sanzione e quello del mezzo posto sotto sequestro ed alle merci che si trovano a bordo. Inoltre, siamo di fronte ad una difformità di trattamento tra chi guida un'autovettura e un veicolo pesante. Tra l'altro, il fermo amministrativo del veicolo, in attesa del pagamento della cauzione in denaro contante, espone l'impresa di autotrasporto anche al rischio d'inadempimento del servizio, del ritardo nella consegna, se non addirittura delle responsabilità per avaria della merce".  

Tratto da: Trasporto Europa
 
 
 
 

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Fatalità…

 Torremaggiore: Fa manovra col camion travolge e uccide il padre
 
Stava facendo manovra con un camion dell’azienda di famiglia ma non aveva fatto i conti con il destino. Quello beffardo, sempre in agguato dietro la porta. Quello capace di trasformare un incidente in una tragedia difficile da dimenticare.
È la sceneggiatura dell’incidente avvenuto ieri mattina sulla strada provinciale “142” (ex statale “16”) per San Paolo Civitate, a pochi chilometri dal centro abitato di San Severo. Un imprenditore di 59 anni, Antonio Gernone, è morto investito dal mezzo pesante che stava guidando il figlio, Rocco, di 37 anni. È successo sul tratto di carreggiata antistante il distributore di servizio “Esso”, lo stesso dove una quindicina di anni fa venne ucciso il guardiano.
Rocco Gernone, a bordo del suo autocarro, stava facendo manovra nei pressi del distributore quando ha investito il padre Antonio che, pare si fosse prima allontanato in macchina e che poi, per motivi rimasti sconosciuti, fosse tornato indietro a piedi. Quando il figlio si è accorto di aver investito il genitore era troppo tardi: il familiare era deceduto sul colpo.
Raccapricciante la scena presentatasi agli occhi dei soccorritori che, quando sono giunti sul postoi, hanno trovato il figlio ammutolito e inginocchiato affianco al corpo senza vita del padre.
Sul posto sono giunti uomini del com missariato e del locale distaccamento della polizia stradale, nonché gli oepratori del “118” e a seguire i vigili che hanno regolato il traffico che ha subito rallentamenti e stop per alcune ore prima di essere deviato su strade comunali e sulla statale “16 Adriatica”.
Il corpo della vittima è stato rimosso e trasferito all’obitorio del cimitero di San Severo a disposizione dell’autorità giudiziaria.
I Gernone sono molto conosciuti a Torremaggiore dove gestiscono un deposito di mezzi pesanti per il movimento terra e sono titolari di un’impresa che pratica la manutenzione di strade e marciapiedi per diversi Comuni del comprensorio. Azienda molto apprezzata e stimata per il lavoro s vo l t o.
Appena consumatasi la tragedia la notizia è giunta a Torremaggiore dover per tutta la giornata non si è parlato d’altro. La notorietà dei protagonisti e la dinamica dell’incidente hanno subito reso la notizia di pubblico dominio.

BUONA STRADA a tutte/i!!! 

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Giornata contro la violenza sugli animali

contro la violenza                                      controleviolenzesuglian[1]BUONA STRADA a Tutte/i, pollastre comprese!!!

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Buona Convalescenza TANIA!!!

 Ciao a Tutte/i
Le notizie che non si vorrebbe mai sentire sono quelle di quando una di noi subisce un infortunio, ma il nostro lavoro è pieno di rischi e può succedere di farsi male, ora  è in ospedale per qualche giorno, poi andrà a casa, ma dovrà affrontare alcune settimane di convalescenza e speriamo che nel blog trovi un buon passatempo; Le mandiamo un abbraccio per augurarle una pronta guarigione e un’ottima convalescenza e BUONA STRADA Sempre!!!
11032010339
gisy

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DODICI RUOTE

 Ciao a tutte/i                                                
 
Su ISORADIO da alcuni mesi, a diversi orari, c’è DODICI RUOTE, una trasmissione che da voce ai trasportatori, a cui si può intervenire telefonicamente per esprimere la propria opinione sull’argomento del giorno, quando è in diretta; oppure si viene contattati per parlare di un argomento specifico, che ritengono interessante e si registra.
 Fabio Montanaro, Massimo De Donato e Michele La Torre seguono il nostro percorso da sempre, qualche volta ci riservano uno spazio, prossimamente andranno in onda due conversazioni con Michele La Torre, non sappiamo quando ma l’importante è dare la possibilità a chi vuole conoscere il nostro gruppo di averne gli strumenti e se ne condivide lo spirito di farne parte.
Quotidianamente vengono affrontati diversi aspetti del settore, analizzate problematiche e invitati interlocutori che dovrebbero dare delle risposte ai quesiti posti; non sempre è realizzabile, ma almeno ci provano e apprezziamo l’impegno… Grazie!!isoradio_logo
… gli ascoltatori possono intervenire in trasmissione      
 
Chiamando il numero verde 800.050.777,
 
 inviando un sms al numero 333.781303
 
 scrivendo un'email a dodiciruote@rai.it.
 
 

12/07/2010

AMBIENTE & LOGISTICA truck ,
Problematiche dell'Autotrasporto

Nella puntata di LUNEDI 12 Luglio si parlera'principalmente di AMBIENTE & LOGISTICA…e piu' in generale di tutto il mondo dell'autotrasporto dalla A di Ambiente alla Z di ztl. Ospiti:L'Onorevole Bartolomeo Giachino Sottosegretario ai Trasporti e Il Prof Rocco Giordano esperto dell'Albo. Dodici ruote, in viaggio con i professionisti del volante, il nuovo rotocalco radiofonico sul mondo dei trasporti, realizzato in collaborazione con il Comitato Centrale dell'Albo degli Autotrasportatori.
 
BUONA STRADA a DODICI RUOTE e BUON ASCOLTO A tutti!!!

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Dalla parte dei bambini

 Ciao a tutte/i

Circa un anno fa, ad un raduno di camion in Veneto, mi è stato presentato Massimiliano Frassi, sono rimasta colpita da che persona semplice e modesta sia; c’eravamo scritti email e seguo il blog da diverso tempo, ma trovarmelo davanti e potergli parlare è stato emozionante, una di quelle persone da cui hai tutto da imparare e nonostante ciò non predica da nessun pulpito, parla e basta, descrive e informa con tutta la sua semplicità… L’incontro è stato casuale, entrambi stupiti… foto di rito che non ho mai ricevuto, ma non mi serve, conservo nel cuore quel ricordo.prometeo
Abbiamo parlato di tante storie tristi e del loro sviluppo, di qualche passo della legislatura per tutelare i bambini vittime di violenza, di tremendi inciampi della magistratura quando deve punire coloro che commettono questi reati e… vengono presi, perché molti riescono a sfuggire…
Abbiamo parlato di tanti che s’impegnano ad aiutarlo in questo percorso, ma sempre troppo pochi rispetto a ciò che servirebbe… e tra le tante cose, una piccolissima… portare a conoscenza di più persone possibile il loro blog e il loro sito, perché parta un messaggio che si può avere un aiuto, che esiste qualcuno che può aiutare i bambini abusati, che parlarne è il primo passo verso la fine delle violenze, perché tutte siamo dalla parte dei bambini… e anche solo visitando questi siti portiamo un piccolo aiuto…  L’INFERNO DEGLI ANGELI è un titolo appropriato, ci sono storie che sembrano incredibili per quanto scabrose e leggerle è condividere, in minima parte, il dolore degli abusati.
Ciao Max, grazie per tutto quello che fai e per i tuoi insegnamenti;

 

 
 www.associazioneprometeo.org ;

 www.massimilianofrassi.splinder.com

Dalla parte dei bambini
 
Buona Strada a Max Frassi e alla sua ONLUS!!!
 
 
 

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