Ruote storiche
Domenica 7 maggio si è tenuto a Montecchio Maggiore (Vicenza) un raduno di mezzi d’epoca e c’era anche un gruppo di camion ben disposti davanti il duomo.
Allego alcune foto e il video realizzato da “Garage Storico”.


Domenica 7 maggio si è tenuto a Montecchio Maggiore (Vicenza) un raduno di mezzi d’epoca e c’era anche un gruppo di camion ben disposti davanti il duomo.
Allego alcune foto e il video realizzato da “Garage Storico”.
Ciao a tutte/i
allego la locandina del raduno che si terrà questo weekend 29-30/04/2023
Buon divertimento!
E’ bastato un messaggio al cellulare per combinare il nostro incontro, eravamo vicinissime quindi è stata l’occasione per conoscerci! la raggiungo alla Forst di Trento (non al bar eh) dove stava caricando una navetta per la Val di Non, e qui scatta la foto di rito!
mi racconta che due anni fa ha preso le patenti superiori per scommessa, che chiaramente ha vinto, una soddisfazione che si è trasformata in un lavoro come autista di bilico alla Frioli.
E’ la prova che se credi in te stesso arriva sempre l’occasione di realizzare il proprio sogno, certo i primi tempi non sono mai facili, ma superati quelli poi, grazie anche alla voglia di imparare e mettersi alla prova, si riesce!
Le consegno il nostro libro con la promessa di ritrovarci presto, che poi in trentino non è così difficile che le nostre strade si incrocino! Buona strada Lucia è stato un piacere conoscerti!
Leggere può essere una passione. Quando si apre un libro e si comincia a leggerlo è come varcare una soglia ed entrare in un mondo parallelo. La mente comincia a dare forma e colore alle parole scritte, i personaggi assumono una loro fisionomia e di solito ci si immedesima in uno dei protagonisti. Si cerca di indovinare le loro prossime mosse e anche il loro passato…
Per mia esperienza personale un libro è più avvincente di un film, probabilmente perché non ha limiti temporali né di pagine, ci possono volere giorni per leggerlo tutto mentre i film devono essere “compressi” in un paio d’ore…
Ma ci sono libri per camionisti? O libri dedicati ai camionisti? O addirittura libri scritti da camionisti? Secondo me si può rispondere di si a tutte e tre le domande. Partendo sempre dal presupposto che a una persona piaccia leggere, indipendentemente dal tipo di lavoro, o meglio di vita che fa, la risposta alla prima domanda è generica, ognuno ha i suoi gusti e sceglie in base a quelli, sia che faccia o meno il camionista.
Alle altre due domande qualche camionista potrebbe obiettare che passa già la vita su un camion ci mancherebbe anche che si metta a leggere libri che lo riportano ancora in cabina anche nel tempo libero…
Eppure ci sono diversi libri che hanno i camionisti come protagonisti, e ce ne sono anche di scritti direttamente da chi svolge questo lavoro (come ben sapete anche noi ci siamo cimentate in questa impresa col nostro libro che racconta la storia di 52 colleghe).
Cosi ho pensato di proporvi qualche titolo tra quelli che ho letto, non sono tutti recenti ma non per questo meno interessanti, un libro per il fine settimana è il titolo di questa nuova rubrica, buona lettura a tutti!
Roberta è un’altra figlia d’arte, viaggiava in pullman con suo papà già da piccola e per lei è stato naturale intraprendere la stessa carriera. Sono stati i suoi colleghi a suggerirle di partecipare al Sabo Rosa 2023.
Il link:
https://www.sabo.it/roberta-sepede/
La sua intervista:
Attività: autista di autobus
Residenza: Campobasso
Quando hai capito che quello del trasporto sarebbe stato il tuo lavoro, il tuo mondo?
Fin da piccola ho sentito il richiamo dei camion. Mio padre è autista e quando mi portava con lui sui pullman, anche nei lunghi viaggi all’estero, ero felicissima. Quindi è stato naturale, per me, seguire le sue orme. Oggi trasporto passeggeri lungo la tratta che corre da San Salvo, in provincia di Chieti, a Roma Tiburtina e Fiumicino, per la ditta di trasporti abruzzese Dicarlobus.
Perché hai deciso di partecipare al Sabo Rosa?
Alcuni colleghi e amici mi hanno inviato il link, suggerendomi di partecipare perché sono una delle pochissime autiste della mia età in Abruzzo e Molise. Mi prendono come esempio, sperando che altre ragazze seguano la mia strada.
Quali sono i lati positivi del tuo lavoro e quelli che vorresti cambiare?
I lati positivi sono diversi, perché guidare mi piace molto. La tratta che faccio è sempre la stessa, quindi non ho occasione di vedere posti nuovi, ma quando la ditta mi assegna un noleggio posso visitare luoghi diversi e interessanti. Il lato negativo sono le ore che passo fuori. La giornata lungo la linea San Salvo – Roma dura in totale 12 o 13 ore, fra il viaggio vero e proprio e il tempo che si passa fermi a Fiumicino, nell’attesa di ripartire. È un lavoro impegnativo che, sempre più spesso, ultimamente è reso difficile per colpa di alcuni passeggeri che fanno perdere la pazienza per la loro arroganza.
Quasi un colpo di fulmine quello di Ilenia per il mondo dell’autotrasporto! E si è iscritta al Sabo Rosa per combattere una mentalità ancora troppo maschilista in questo settore e con la speranza di vedere sempre più ragazze al volante!
Il link:
https://www.sabo.it/ilenia-olia/
La sua intervista:
Attività: autista di autobus
Residenza: Simaxis
Quando hai capito che quello del trasporto sarebbe stato il tuo lavoro, il tuo mondo?
È successo da adulta ed è stato qualcosa di improvviso, potrei quasi dire che una mattina mi sono svegliata e mi sono detta: “Oggi prendo le patenti”. Così ho fatto. A 24 anni ho cominciato a guidare gli autobus. Successivamente ho seguito il corso per diventare istruttrice di guida e a breve darò l’esame. Vorrei che tante ragazze seguissero il mio esempio e prendessero le patenti, perché siamo poche a fare questo lavoro. In questo momento lavoro per un’azienda privata che svolge servizi urbani ed extraurbani, di linea e per gli studenti, da Terralba a Oristano. A volte capita di fare un po’ di trasporti turistici, ma sono lavori che si svolgono in giornata. In Sardegna si arriva ovunque in massimo due ore.
Perché hai deciso di partecipare al Sabo Rosa?
Il Sabo Rosa è uno strumento importante per abbattere la mentalità maschilista che ancora predomina in questo settore, per far credere alle ragazze che siamo in grado di fare qualsiasi cosa. È un simbolo importante per noi.
Quali sono i lati positivi del tuo lavoro e quelli che vorresti cambiare?
Questo lavoro mi piace così tanto che mi fa superare anche i momenti più difficili. Situazioni date dai pregiudizi a cui siamo sottoposte quotidianamente, anche da persone che non ci conoscono. È una realtà molto difficile, perché spesso le ragazze sono considerate meno capaci degli uomini oppure si incontrano colleghi che mettono il bastone fra le ruote od omettono dettagli importanti per il solo gusto di farti sbagliare.
Il libro e… “Monimiao”!
Lei è una delle prime ragazze del gruppo, e anche se ha dovuto abbandonare il volante del camion per fare l’autista di mezzi più piccoli, resta sempre una di noi!
La sua storia è una delle 52 raccontate nel nostro libro, quello che tiene tra le mani.
Ciao Moni, buona strada sempre!
Nuovi ” scatti” del nostro libro nelle vostre mani!!!
Lady truck Marzia, una delle “scrittrici!
Un’amica, Dafne
Una collega, Joara
Buona lettura e buona strada sempre!!!
Vi ricordate di Beatrice? Qualche settimana fa le ho consegnato il nostro libro, ora la sua bella storia la potete leggere sulla pagina di “Uomini e trasporti” a firma di Elisa Bianchi.
Una ragazza giovane ed entusiasta di aver intrapreso questa professione, a cui auguriamo tanta buona strada per il futuro!!! Vai Beatrice!!!
Questo è il link dell’articolo:
E questa è la prima parte della sua storia:
Classe 1995, varesotta, diplomata in lingue, inizia a lavorare nell’azienda di famiglia che si occupa di edilizia. Poi, da qualche piccola consegna con il furgoncino a conseguire le patenti C, E e Cqc, salire su un bilico e non scendere più, il passo è stato breve
Si chiama Beatrice Donghi, classe 1995 e originaria della provincia di Varese. Colpisce la sua storia perchè Beatrice non è “figlia d’arte”, ma ha un curriculum professionale che lascia innegabilmente di stucco chiunque. Diplomata in lingue, inizia a lavorare da subito nella ditta edile di famiglia. «Dato il mio titolo di studio mi sarei dovuta occupare della parte di ufficio, ma un giorno mi è stata chiesta una mano con il furgoncino della ditta e da quel giorno io l’ufficio non l’ho più visto». All’epoca, però, Beatrice non dava una mano solo alla guida del furgoncino. «Facevo di tutto all’occorrenza, anche la manovale quando c’era da aiutare in cantiere. Preparavo la malta, guidavo gli scavatori e i muletti telescopici. Sono cresciuta tra i cantieri e trovarmi lì a lavorare è stata una conseguenza naturale. Per me era come lavorare con tanti zii, perché i dipendenti mi hanno vista crescere e anche per loro la mia presenza lì era del tutto normale». La strada di Beatrice, però, stava per cambiare e questa volta non per naturale evoluzione delle cose, ma per una passione nascosta in lei da sempre.
Dopo aver preso la patente C e il CQC per tre anni ho guidato un camion con cassone ribaltabile e gru, ma lavorare in famiglia non è sempre facile, iniziava a pesarmi il fatto che non ci fosse una separazione tra vita famigliare e vita lavorativa e soprattutto più guardavo i camion, più mi brillavano gli occhi e mi convincevo che fosse quella la mia strada. Così ho preso il coraggio con due mani e comunicata alla famiglia la mia decisione – accolta favorevolmente e sostenuta – ho cercato lavoro come autotrasportatrice. Ho mandato una trentina di curricula in una sola notte e la mattina successiva sono stata ricontattata da un’azienda della zona, che è quella per cui oggi lavoro. Per i primi tre mesi ho lavorato nell’ambito dei traslochi e nel mentre studiavo per prendere la patente E, ma dal giorno successivo al conseguimento il mio sogno si è realizzato. Sono salita sul bilico e oggi non ho intenzione di lasciarlo.
Di tutto: bobine di carta, tubi di plastica, alimentare non da frigo, polimeri di plastica. Una cosa però è rimasta in comune con il mio precedente lavoro: capita ogni tanto di trasportare ancora cemento.
Lavoro prevalentemente nel Nord e nel Centro Italia e spesso capita di passare fuori le notti con il camion.
Lavoro da poco in questo settore, ma mi sono resa conto da subito che la situazione per quanto riguarda i servizi non è delle migliori. Quando mi capita di trovare aree di sosta con servizi dedicati alle donne rimango davvero sorpresa, eppure mi è capitato. Una volta in zona Bergamo e un’altra in zona Brescello. Forse è un buon segnale.
(…) Il continuo della sua storia sulla pagina ufficiale di Uomini e trasporti
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